Guerra dei cent'anni
Guerra dei cent'anni | |||
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In senso orario, da in alto a sinistra:
Giovanni I di Boemia nella battaglia di Crécy Flotte Inglesi e franche- castigliane nella battaglia di La Rochelle Enrico V e l'esercito inglese nella battaglia di Agincourt Giovanna d'Arco aduna le forze francesi durante l'assedio di Orléans |
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Data | 1337 - 1453 | ||
Luogo | Francia, Castiglia e Paesi Bassi | ||
Esito | Decisiva vittoria francese | ||
Modifiche territoriali | La Francia conquista tutti i feudi inglesi, tranne Calais | ||
Schieramenti | |||
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Con guerra dei cent'anni[1] si definisce uno tra i vari conflitti intercorsi a partire dall'XI secolo tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, non continuativamente, 116 anni, dal 1337 al 1453, e si concluse con l'espulsione degli inglesi da tutti i territori continentali fatta eccezione per la cittadina di Calais conquistata dai francesi solo nel 1558. Nel processo di formazione dello Stato unitario francese, già avviatosi sotto i primi re Capetingi, rappresentò una lunga pausa, ma alla sua conclusione la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.[2]
Il conflitto fu costellato da tregue più o meno brevi e interrotto da due periodi di vera e propria pace della durata rispettivamente di 9 e 26 anni che lo dividono così in tre fasi principali: la guerra edoardiana (1337-1360), la guerra carolina (1369-1389) e la guerra dei Lancaster (1415-1429), alle quali deve essere aggiunta la fase conclusiva della guerra (1429-1453). Tale suddivisione è tipica della storiografia anglosassone, mentre altre periodizzazioni, in particolare quella francese, prevedono una prima (1337-1389) ed una seconda fase (1415-1453).
Dal punto di vista militare in questo periodo vennero introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi dell'Europa occidentale videro la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si trattò, ancora, del primo conflitto in cui si impiegarono in Europa le armi da fuoco, in particolare le bombarde, utilizzate per la prima volta ad opera degli inglesi nel corso della battaglia di Crécy.
La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, per quanto attiene la storia dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che la sua fine (1453, anno che vide pure la caduta di Costantinopoli) è una delle date convenzionalmente poste dalla storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo.[3]
Indice
- 1 Il contesto storico
- 2 Cause della guerra
- 3 La fase edoardiana
- 4 Guerra carolina
- 5 Guerra dei Lancaster
- 6 Giovanna d'Arco e la vittoria francese
- 7 Trattati della guerra dei cent'anni e dei conflitti ad essa correlati
- 8 Conseguenze della guerra
- 9 Ruolo delle popolazioni basche e bretoni nella guerra
- 10 Costi della guerra
- 11 Armamento e tattiche militari
- 12 Cronologia essenziale
- 13 Personaggi di rilievo
- 14 Le conseguenze
- 15 Note
- 16 Bibliografia
- 17 Voci correlate
- 18 Altri progetti
- 19 Collegamenti esterni
Il contesto storico[modifica | modifica wikitesto]
Variegati, e spesso conflittuali, erano stati i rapporti tra Francia ed Inghilterra nei secoli precedenti, sin da quando Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia e quindi vassallo del re di Francia, era asceso al trono inglese; il matrimonio tra Enrico II d'Inghilterra ed Eleonora d'Aquitania aveva poi portato alla Corona inglese l'Aquitania e la Guienna, mettendo così in mano ai sovrani d'oltremanica, in qualità di feudatari, vasta parte del territorio francese.
Lo stridente legame tra i vassalli inglesi e i re francesi sfociò in aperto conflitto quando Giovanni Senza Terra si schierò col nipote Ottone IV per la successione ad Enrico VI di Svevia mentre Filippo Augusto, impegnato nell'unificazione monarchica del territorio francese, appoggiava Federico II: con la vittoriosa battaglia di Bouvines ed il successivo trattato di Chinon la Francia si riannetteva i possedimenti a nord della Loira (Berry, Turenna Maine e Angiò) mentre l'Inghilterra conservava in Francia solo l'Aquitania e il Ponthieu.
Dopo un breve periodo in cui le parti si capovolsero, e un sovrano francese (Luigi VIII di Francia, nel 1216-1217) sedette sul trono d'Inghilterra, i successori di Filippo Augusto portarono avanti la politica di riunificazione territoriale, sia con le alleanze e i matrimoni, sia con le armi. Il trattato di Parigi del 1259 complicò ulteriormente la situazione: con vari aggiustamenti territoriali, se pure pose temporanea fine ad un periodo di lotte durato oltre ottant'anni, ribadì il ruolo di feudo dei possedimenti inglesi in Francia lasciando inalterate le ragioni di conflittualità fra le due potenze.[4]
Francia[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1284 il re Filippo IV il Bello continuò la politica unitarista intrapresa dal suo predecessore accorpando alla corona anche il Regno di Navarra collocato nei Pirenei. Nello stesso anno il matrimonio con Giovanna I di Navarra portò alla Corona i territori di Champagne e Brie adiacenti all'Île-de-France. Con l'ascesa al trono di Filippo IV gli inglesi iniziarono a preoccuparsi delle influenze esercitate da Filippo nei confronti della regione delle Fiandre, da sempre una riserva commerciale per i sovrani inglesi che di fatto ne avevano il controllo e vi esportavano ingenti quantitativi di lane grezze prodotte in patria.[5]
Nel 1302 nella battaglia di Courtrai (cittadina situata nelle Fiandre Occidentali), in cui i francesi si trovarono di fronte le milizie delle città fiamminghe insorte contro il dominio di Filippo IV, si assistette alla prima grande sconfitta della cavalleria feudale, determinata in gran parte dall'inadeguatezza delle tecniche di guerra.[6]
Filippo continuò il suo progetto unitarista annettendo al Regno di Francia tutti i territori papali e confiscando i beni delle abbazie, il che determinò la successiva ostilità di papa Bonifacio VIII; cercò di annettere al suo Regno anche i feudi inglesi presenti sul territorio francese ma da questo azzardato tentativo derivò una rivalità di lunga durata che sfociò nella guerra dei cent'anni.
Inghilterra[modifica | modifica wikitesto]
L'Inghilterra, a differenza della Francia, nacque già nel 1066 come stato unitario in cui tutte le terre erano sotto il controllo del re ed il potere dei vassalli era relativamente debole. Tale unità politica permise ai monarchi inglesi di dedicarsi ad azioni di conquista su larga scala all'estero e di ampliare quindi notevolmente i propri possedimenti al di fuori dei confini originari del regno. Nel 1152 Enrico II, già duca di Normandia, duca d'Angiò et conte del Maine (tutti feudi francesi), sposò Eleonora d'Aquitania ottenendo in dote l'immenso feudo francese del ducato d'Aquitania: per eredità e matrimonio, il primo re della dinastia Plantegeneta si ritrovava ad essere il principale possessore di terre nel regno di Francia, poiché i suoi feudi erano ben più estesi di quelli del re di Francia. Sul fronte interno, Enrico tentò di rafforzare il proprio controllo sulla Chiesa non facendosi scrupolo di assassinare Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, colpevole di aver ostacolato il suo ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici (1170). Presto, il ducato di Bretagna, tra la Normandia e l'Aquitania già inglese passò in mano ai Plantageneti e nel 1180 tutta la parte ovest del regno di Francia apparteneva di fatto al re d'Inghilterra.
Davanti a un tale potere, il nuovo re di Francia, Filippo II Augusto decise di combattere gli Inglesi per allargare il proprio dominio.
I figli di Enrico II, Riccardo Cuor di Leone poi succeduto da Giovanni senza terra combatterono in Normandia e nel sud-ovest della Francia per difendere i possedimenti inglesi dalle mire di Filippo Augusto ma Giovanni fu finalmente sconfitto e il re francese recuperò la maggior parte dei possedimenti inglesi in Francia, in particolare la Normandia; di fronte al malcontento dei nobili Giovanni senza terra fu costretto a cedere notevoli poteri al Parlamento emanando la Magna Charta (1215). Nel corso del XIII secolo, gli Inglesi, sempre padroni dell'Aquitania (per il possedimento della quale dovevano prestare fedeltà al re di Francia), intrapresero nuove operazioni militari in Francia ma furono sconfitti, come alla battaglia di Taillebourg nel 1234.
Nei cinquant'anni precedenti lo scoppio della guerra dei cent'anni Edoardo I intraprese campagne di conquista in Galles ed in Scozia, sottomettendoli. Gli scozzesi, tuttavia, guidati da William Wallace e da Robert Bruce si ribellarono e sconfissero le truppe di Edoardo II nella battaglia di Bannockburn (1314). Il Galles, invece, grazie a un'opera massiccia di fortificazioni fu mantenuto saldamente in mano inglese. Queste due guerre contribuirono a formare quegli arcieri che permisero all'Inghilterra di dominare i campi di battaglia nella prima fase della guerra dei cent'anni.
Dal punto di vista istituzionale l'autorità del re d'Inghilterra era più debole e nello stesso tempo più forte di quella del re di Francia. La debolezza risiedeva nei forti poteri del parlamento (tra i quali era anche presente il diritto di veto su qualsiasi imposizione fiscale) mentre la forza era dovuta alla rete capillare di funzionari regi, detti sceriffi, che controllavano il territorio. Il peso della nobiltà nell'esercito, inoltre, era relativamente basso poiché si preferiva che i feudatari inviassero al sovrano contributi in denaro piuttosto che contingenti di cavalieri.
Cause della guerra[modifica | modifica wikitesto]
Filippo il Bello morì nel 1314. La corona fu ereditata da Luigi X, figlio primogenito, che regnò neppure due anni: dopo la morte di questi salì al trono suo figlio Giovanni I, neonato, sotto la reggenza dello zio Filippo V. Il regno del sovrano bambino finì cinque giorni dopo, avvolto nel mistero della sua morte. A lui succedette lo stesso zio Filippo V che secondo alcuni[7] avrebbe ucciso il piccolo Giovanni I o lo avrebbe scambiato con un neonato morto. Alla morte di Filippo V (1322), non avendo eredi maschi secondo la legge salica (ormai in disuso ma da lui stesso invocata ad arte per usurpare il trono di Francia a Giovanna II di Navarra, figlia di Luigi X), gli succedette il fratello minore Carlo IV che regnò per un breve periodo (1322-1328) e con lui si estinse la dinastia capetingia.
Il trono francese si trovò così ad essere conteso tra due pretendenti, entrambi nipoti di Filippo IV: Filippo di Valois, figlio di Carlo di Valois, ed il re d'Inghilterra Edoardo III, figlio di Isabella di Francia. Grazie al sostegno dei grandi feudatari di Francia Filippo poté cingere la corona e inaugurare la dinastia dei Valois. Ma Edoardo III non si arrese, si proclamò legittimo successore al trono francese e dichiarò la guerra.
Oltre alla causa principale, quella dinastica, gli storici ne hanno individuate altre: sicuramente la conquista francese delle Fiandre, territorio legato commercialmente all'Inghilterra, contribuì non poco allo scoppio della guerra, soprattutto quando gli inglesi finanziarono apertamente la rivolta che nelle Fiandre era divampata contro i francesi. A ciò si aggiunga la confisca da parte di Filippo VI dei feudi della Francia settentrionale che erano proprietà dei sovrani inglesi da secoli, sin dai tempi del normanno Guglielmo I d'Inghilterra. Non trascurabile appare poi il ruolo ricoperto da Roberto III d'Artois, cognato di Filippo VI e grandemente impegnatosi nel favorirne l'ascesa al trono, che cadde in disgrazia quando venne accusato di essersi impadronito con la frode (e forse con l'assassinio della zia Mahaut) della contea d'Artois; per sfuggire alla condanna nel 1336 si rifugiò in Inghilterra alla corte di Edoardo III di cui divenne ascoltato consigliere. Roberto, desideroso di vendetta, fomentò le pretese dinastiche e i sentimenti antifrancesi del suo protettore, fungendo anche da utile contatto con la nobiltà della Francia settentrionale, ostile a Filippo.[8]
A lungo la storiografia ufficiale ha condensato nella rivalità storica fra le dinastie tutte le maggiori cause della guerra; solo in epoca più recente si è rivolta con maggiore interesse alla "questione della Guienna", indicando la conservazione e la legittimazione definitiva del possesso di tale provincia come il vero obiettivo di Edoardo III, il quale con strategia difensivistica avrebbe impostato tutto il conflitto a tale scopo. Negli ultimi anni si sostiene tuttavia la buona fede delle pretese dinastiche di Edoardo e a tali fini sarebbe stata rivolta l'intera sua azione politica e militare: i baroni di Francia in definitiva avrebbero incoronato Filippo non in quanto convinti del suo diritto al trono ma perché consideravano Edoardo a tutti gli effetti uno straniero. La legge salica sarebbe stata, pretestuosamente, chiamata in causa solo trent'anni dopo per una legittimazione postuma: i Valois da parte loro fecero di tutto per convincere i propri sudditi dell'illegittimità delle pretese inglesi, il che contribuì non poco all'esacerbarsi del conflitto.[9]
La fase edoardiana[modifica | modifica wikitesto]
I re d'Inghilterra si erano sempre trovati in una posizione di sudditanza feudale rispetto a quelli di Francia in ragione dei feudi posseduti in Continente. Questo fattore portava ad una duplice ambiguità: da una parte i monarchi francesi avrebbero potuto in ogni momento avanzare pretese legittime su tali domini, dall'altra la presenza così massiccia di possedimenti inglesi su suolo francese rappresentava una vera e propria spina nel fianco per il debole regno capetingio.
L'inizio delle ostilità fu totalmente a sfavore dei francesi: l'esercito inglese, dominato dalla presenza dei famosi arcieri muniti d'arco lungo (longbowmen), sconfisse la cavalleria pesante francese, meglio equipaggiata ma indisciplinata. Le armate di re Edoardo III, sbarcate in Francia nel 1337, inflissero a Filippo VI una dura sconfitta nella battaglia di Crécy (1346), conquistarono Calais (1347) e agli ordini del principe del Galles sconfissero a Poitiers la cavalleria pesante del nuovo re di Francia, Giovanni II, che fu catturato e liberato solo dietro il pagamento di un pesante riscatto (1356). Tuttavia la Francia non disponeva delle ingenti somme richieste dagli avversari e Giovanni II dovette lasciare i suoi due figli come ostaggi. Quando però uno dei due figli fuggì, Giovanni, per senso dell'onore, tornò indietro e finì i suoi giorni in prigionia. Il Delfino Carlo, figlio di Giovanni e legittimo erede al trono, fu nominato quindi dagli Stati Generali difensore del regno in assenza del padre.
In seguito alla disfatta la Francia sprofondò nel caos: i borghesi di Parigi, stanchi delle continue svalutazioni monetarie e della richiesta di sempre nuove imposte, strapparono al Delfino la Grande Ordonnance (1357) che concedeva agli Stati Generali il potere di autoconvocarsi, il potere di deliberare sulle imposizioni fiscali e infine il diritto di eleggere propri rappresentanti nel Consiglio del Re, mettendo così la monarchia sotto controllo. Questa situazione indusse il Delfino a scendere a patti con gli inglesi; quando giunse a Parigi la notizia degli accordi di Londra che concedevano agli inglesi la sovranità su un terzo della Francia senza contropartita, i borghesi si ribellarono (rivolta di Étienne Marcel, del 1358). A questo punto però Carlo fuggì da Parigi e organizzò una controffensiva, vessando ulteriormente la popolazione rurale per rifornire l'esercito. Scoppiarono così numerose rivolte di contadini (le cosiddette jacquerie). Tuttavia i grandi borghesi parigini si rifiutarono di appoggiare le rivendicazioni contadine: l'esercito dei nobili riuscì facilmente ad avere ragione dei ribelli delle campagne che vennero massacrati. Parigi era isolata, Marcel fu assassinato e il Delfino poté tornare in città. Tuttavia il regno di Francia era stremato e il re Giovanni il Buono si affrettò a concludere definitivamente un patto con l'Inghilterra, concedendo a Edoardo III, col trattato di Brétigny (1360), l'intera parte sudoccidentale della Francia ottenendone in cambio la rinuncia alle pretese dinastiche.
Il motivo della netta superiorità dell'esercito inglese è da ricercarsi negli anni di esperienza conseguita nel corso di guerre lunghe e complesse (come quelle in Scozia, Irlanda e Galles). Le truppe del re di Francia erano nettamente meno preparate (poiché chiamate alle armi con l'adunata generale, ovvero il sistema dell'arrière-ban), peggio organizzate a causa dei continui dissidi che sorgevano tra i nobili e pure meno coese essendo di provenienza varia, ovvero in parte frutto feudale, in parte cittadina ed in parte mercenaria.
Guerra carolina[modifica | modifica wikitesto]
Una volta salito al trono Carlo V di Francia si ritrovò a fronteggiare una situazione difficile: la Francia era nel pieno di una vasta crisi economica, un terzo del regno era controllato dagli inglesi e le rivolte contadine ed autonomiste (come quelle fiamminghe) si susseguivano senza sosta, anche a causa degli aiuti inviati dall'Inghilterra agli insorti. A peggiorare ulteriormente le cose c'erano i continui tentativi di Carlo il Malvagio, duca di Navarra, di ottenere la corona. Si presume che ci siano stati perfino tentativi da parte sua di avvelenare il sovrano[senza fonte]. Il più grande dei problemi del regno fu il diffondersi di fenomeni di brigantaggio dovuti alla grande smobilitazione di truppe (le cosiddette Grandes compagnies, vere e proprie armate di briganti che terrorizzavano le popolazioni, rubando ed uccidendo sul loro passaggio). Nonostante tutti questi gravi problemi che mettevano il regno di Francia in ginocchio, Carlo V stabilì che occorreva riprendere le armi per riconquistare le terre perdute e, per fare ciò, fece ricorso ad un pretesto.
Una condizione degli accordi di pace prevedeva che in cambio della rinuncia inglese al trono di Francia il re francese avrebbe perso la sovranità su tutte le terre cedute. Carlo V tuttavia volle ignorare il fatto pretendendo che il Principe Nero, feudatario in Aquitania, gli prestasse giuramento di fedeltà. Al rifiuto del Principe la Francia rispose con la dichiarazione di guerra ed il conflitto con l'Inghilterra riprese (1369).
Questa volta la superiorità militare inglese non fu più tanto netta: la nuova tattica francese ideata da Bertrand du Guesclin e consistente nel cosiddetto "sciopero delle armi", ovvero nell'evitare lo scontro campale prediligendo una guerra di logoramento, colse del tutto impreparati i nemici che abituati alla vecchia guerra d'incursione si prodigavano in lunghe e infruttuose spedizioni di devastazione. Carlo V perciò riuscì a conseguire innumerevoli successi e a riconquistare la maggior parte delle terre precedentemente perse, in meno di dieci anni. Nel 1380 gli inglesi conservavano solo Calais, Cherbourg, Brest, Bordeaux e Bayonne. La vittoria sembrava a portata di mano, ma ormai la Francia doveva far fronte a nuove rivolte.
Oppresse dal peso di una pesante fiscalità le città delle Fiandre si erano ribellate e pretendevano il riconoscimento dell'indipendenza (1378). La rivolta fu probabilmente, come già detto, finanziata dagli inglesi[senza fonte] che da sempre avevano interessi in quella regione e che speravano in una nuova vittoria delle milizie cittadine fiamminghe contro la cavalleria pesante francese, come era già avvenuto nella battaglia di Courtrai o degli Speroni d'Oro. La Francia tuttavia con l'aiuto di Filippo II di Borgogna sconfisse i ribelli a Roosebeke (1382). Il duca borgognone fu ricompensato dal Re con l'annessione delle Fiandre ai propri domini.
Gli inglesi cercarono una soluzione al conflitto. La prima proposta fu presentata da Edoardo III che proponeva di trasformare l'Aquitania in un principato soggetto alla Francia ma governato dal nipote del sovrano inglese, il futuro re Riccardo II. La cosa tuttavia fu accantonata in breve. Ma Riccardo non si arrese: infatti, appena salito al trono d'Inghilterra (1377) ripropose la tregua convinto della necessità della pace. Non ebbe successo e nel 1381 si ritrovò a fronteggiare una serie di rivolte contadine scoppiate in seguito alla predicazione di John Wyclif.
Armagnacchi e Borgognoni[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la morte di Carlo V (1380), il figlio Carlo VI salì al trono di Francia sotto la reggenza dei quattro duchi d'Angiò, Borgogna, Orléans e Berry. La politica francese in questo periodo proseguì sulla falsariga di quella seguita sotto il monarca precedente e in questo modo la posizione dei Valois continuò a rafforzarsi. Nel 1385 tuttavia il giovane sovrano prese direttamente le redini dello Stato ma con esiti tutt'altro che positivi: il re infatti dimostrò subito una personalità instabile e mostrava i primi segni della pazzia che si palesò ufficialmente a partire dal 1392 e che privò il paese della sua guida.
A partire dal 1393 la Francia fu governata da un consiglio di reggenza presieduto dalla regina Isabella. Il membro più influente del consiglio era il duca di Borgogna (Filippo l'Ardito) che era anche lo zio del re Carlo VI mentre il fratello del re, Luigi d'Orléans, cercava di contrastare il potere di Filippo.
Nel 1404 Filippo l'Ardito morì e suo figlio, il nuovo duca di Borgogna Giovanni senza Paura, ebbe nel consiglio di reggenza un'influenza molto minore del padre e si scontrò con Luigi d'Orléans per ottenere il controllo della Francia. Nel 1407 l'uccisione del duca Luigi ad opera dei partigiani di Giovanni fece sfociare la lotta per il potere in una vera e propria guerra civile.
Il successore di Luigi fu il figlio Carlo che nel suo desiderio di vendetta raccolse intorno a sé diversi nobili, detti orleanisti, e nel 1410 si alleò con il suocero Bernardo VII, conte d'Armagnac, ed i suoi cavalieri guasconi (da cui il nome di Armagnacchi). Egli intraprese così un'accanita lotta contro la fazione dei Borgognoni. Questi ultimi per tentare di vincere non esitarono a chiedere l'aiuto degli inglesi aprendo l'ultima e decisiva fase della guerra dei cent'anni.
Guerra dei Lancaster[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la deposizione di re Riccardo II nel 1399 (morto l'anno successivo), e la fine della dinastia dei Plantageneti salì al trono d'Inghilterra il primo dei Lancaster (la dinastia da cui prende il nome la terza ed ultima fase della lunga guerra): Enrico IV. Enrico fece un'apparizione del tutto breve poiché salì al trono già molto anziano e governò durante il periodo di tregua che divide la Fase Carolina dalla Fase dei Lancaster. Il popolo mal sopportava il nuovo re perché aveva avuto in passato screzi familiari con il beneamato dal popolo Riccardo II che in un momento addirittura lo esiliò. Alla morte di Enrico IV (1413), il testimone passò ad Enrico V, suo primogenito.
Intanto sull'altra sponda della Manica anche i francesi passarono, anche se brevemente, da una dinastia ad un'altra: difatti Carlo VI non poté più regnare poiché malato probabilmente di schizofrenia; a quel punto salì al trono anche se non legalmente Filippo II di Borgogna. Luigi di Valois, duca d'Orléans nonché fratello di Carlo VI, duellò per la corona con Filippo II: alla fine l'ebbe vinta ma la battaglia non finì qui. Ciò fece scaturire l'odio reciproco tra le due dinastie che sarebbe durato vari secoli. Quindi l'erede legittimo della corona di Francia divenne il figlio di Carlo VI: Carlo VII.
Enrico V approfittando di queste lotte interne intervenne a favore dei Borgognoni e annientò l'esercito francese nella battaglia di Azincourt (1415). Il destino della Francia sembrò segnato (in quell'evento cadde fra l'altro prigioniero il maresciallo di Francia Jean II Le Meingre detto Boucicault): le forze congiunte degli inglesi e dei borgognoni occuparono in breve tempo l'intera parte settentrionale del regno, Parigi cadde e gli armagnacchi furono costretti a scendere a patti: Caterina, figlia di Carlo VI, andò in sposa ad Enrico (trattato di Troyes, 1420).
Così alla morte di Carlo VI e di Enrico V (1422) il figlio del re inglese, Enrico VI, venne incoronato a soli nove mesi "Re di Francia e d'Inghilterra". La madre, Caterina di Valois, fu allontanata dal figlio e non lo poté educare poiché il consiglio di reggenza inglese (che fu costituito per l'età prematura del nuovo re ed era capeggiato dal signore di Bedford) pensava potesse influenzare il bambino facendolo passare dalla parte francese.
Gli inglesi a questo punto pensarono che fosse giunto il momento propizio per dare il colpo di grazia al regno di Francia e violando i patti stipulati a Troyes si apprestarono ad assediare Orléans, città simbolo della parte armagnacca, mentre il delfino Carlo VII impotente si era ritirato nel Sud.
Giovanna d'Arco e la vittoria francese[modifica | modifica wikitesto]
Giovanna d'Arco[modifica | modifica wikitesto]
Quando tutto sembrava perduto una giovane contadina lorenese, Giovanna d'Arco, si recò dal Delfino Carlo dichiarandosi inviata da Dio per risollevare le sorti del regno di Francia (1429). La ragazza sosteneva di essere stata spinta ad agire in prima persona per il bene della Francia dalle voci dell'arcangelo Michele e delle sante Caterina d'Alessandria e Margherita d'Antiochia. Sebbene gli storici inglesi minimizzino il ruolo che ella ebbe nello svolgersi degli eventi, è tuttavia impossibile ignorare che da quel momento in poi la guerra registrò una svolta di non poco conto. Le truppe del delfino infatti guidate da Giovanna ruppero l'assedio di Orléans (da tale impresa derivò il soprannome di "Pulzella d'Orléans") infliggendo una pesante sconfitta alle forze inglesi e portando alle stelle il morale dei francesi che imbaldanziti sconfissero una seconda volta l'esercito del Bedford nella battaglia di Patay e riuscirono a liberare tutti i territori occupati fino a Reims, dove Carlo VII si fece incoronare.
Mentre per Giovanna sarebbe stato opportuno continuare la guerra fino alla totale cacciata degli inglesi, il sovrano preferì intavolare delle trattative col nemico. La Pulzella allora continuò le proprie spedizioni fino a quando nel 1430 fu catturata dai Borgognoni a Compiègne e consegnata agli inglesi per 10.000 lire tornesi,[10] processata per eresia e infine condannata a morte (1431) senza che apparentemente Carlo VII intervenisse. La figura di Giovanna fu riabilitata solamente al termine della guerra (1456), per diventare un personaggio leggendario della storia francese e uno dei simboli più significativi della Francia monarchica e cristiana. Con la Rivoluzione francese del 1789 anche questa immagine, come tantissime altre dell'Ancien Régime, sarà spazzata via o perlomeno oscurata dai nuovi simboli della rivoluzione. Nel 1920 (a 489 anni di distanza dalla sua morte) Giovanna d'Arco fu canonizzata da papa Benedetto XV e nello stesso anno la Francia le dedicò una festa nazionale tuttora in vigore.
Pace di Arras e fine delle ostilità[modifica | modifica wikitesto]
Finita la guerra civile e scacciati gli inglesi da buona parte del territorio, Carlo VII, "re di Francia", convocò una riunione ad Arras per stipulare gli accordi per poter costituire il Regno di Francia e rendere definitiva la pace tra armagnacchi e borgognoni. La Conferenza di Arras è ricordata per esser stata la prima conferenza europea. Ad essa presero parte i francesi, i borgognoni, i lussemburghesi e i Savoia. Carlo VII cedette a Filippo III la Contea di Mâcon e le città della Somme che costituirono con l'Olanda settentrionale e meridionale gli Stati Generali dei Paesi Bassi, uno Stato nazionale basato (come oggi) sul modello francese. Inoltre il duca di Borgogna rimase vassallo del monarca francese ma diventò ufficialmente indipendente da questo. Il trattato di Arras pose finalmente termine alla guerra civile tra armagnacchi e borgognoni. Fu firmato il 21 settembre 1435.
L'Inghilterra, così rimasta isolata sul continente, subì ripetute sconfitte da parte delle truppe di Carlo VII. Nel 1436 perse Parigi mentre, in seguito alle campagne avvenute tra il 1448 ed il 1453 culminate nella battaglia di Castillon, il controllo della Guienna e della Normandia passò definitivamente ai francesi. Agli inglesi rimase solo il porto di Calais che sarebbe caduto nel 1559.
Trattato di Picquigny[modifica | modifica wikitesto]
Le disfatte subite in Francia non portarono subito alla pace poiché un qualunque trattato avrebbe portato alla rinuncia da parte degli inglesi a qualsiasi pretesa sul trono francese e inoltre l'Inghilterra in quel periodo era sconvolta dalla guerra delle due rose. Solo il 29 agosto 1475 Luigi XI, nuovo re di Francia, ed Edoardo IV, nuovo re d'Inghilterra, si riunirono con le loro rispettive corti a Picquigny per firmare il trattato che avrebbe messo fine alla guerra. I conflitti anglo-francesi ripresero nei primi anni del XVI secolo durante le guerre d'Italia e poi nuovamente verso la fine del XVII secolo durando fino al 1815 in quella che è definita da alcuni storici la seconda guerra dei cent'anni.
Trattati della guerra dei cent'anni e dei conflitti ad essa correlati[modifica | modifica wikitesto]
- Trattati di Westminster (1153), Le Goulet (1200) e di Parigi (1258)
- Ebbero lo scopo di chiarire la situazione dei feudi inglesi in terra francese.
- Trattato di Malestroit (1343)
- Sancì una debole tregua che durerà, con molte interruzioni, fino al 1346.
- Trattati di Brétigny-Calais (1360)
- Assegnarono ai Plantageneti l'Aquitania ed altri possedimenti continentali in cambio della rinuncia alla pretesa al trono da parte degli inglesi.
- Trattato di Guérande (1365)
- Decretò il ritorno della Bretagna alla Francia, in quanto Giovanni IV di Montfort, a cui venne assegnato il ducato di Bretagna, scelse Carlo V come proprio re.
- Trattato di Troyes (1420)
- Comportò la nomina di Enrico VI di Lancaster a Re di Francia dopo la morte di Carlo VI nel 1422.
- Trattato di Arras (1435)
- Con esso venne sancita la pace franco-borgognona, con la conseguente promozione della riconquista francese.
- Trattato di Picquigny (1475)
- Sancì la fine, a tutti gli effetti, della guerra dei cent'anni.
Conseguenze della guerra[modifica | modifica wikitesto]
La guerra dei cent'anni coprì per intero l'ultimo scorcio del Medioevo e di conseguenza Inghilterra e Francia (in particolare quest'ultima) alla fine del conflitto apparivano molto differenti rispetto a prima. L'Inghilterra si era trasformata in seguito alla pace finale da potenza con forti interessi sulla terra ferma a stato marittimo del tutto tagliato fuori dalle vicende continentali (e ciò si fece sentire durante tutto il periodo successivo). Ma gli stravolgimenti maggiori si ebbero in Francia: se all'inizio del Trecento il regno aveva un'impronta fondamentalmente feudale e la corona deteneva solo un potere limitato, a metà Quattrocento un esercito permanente aveva soppiantato le milizie feudali e cittadine, l'autorità regia rappresentata dai balivi si era estesa a tutto il territorio ed era stata creata una fiscalità centrale. Il potere dei feudatari inoltre era stato notevolmente limitato e non erano più presenti possedimenti stranieri (con le uniche eccezioni di Calais e della Borgogna) all'interno dei confini.
Ruolo delle popolazioni basche e bretoni nella guerra[modifica | modifica wikitesto]
Gaelico-Bretoni[modifica | modifica wikitesto]
Gli inglesi (al contrario di quanto avverrà in seguito nella storia) appoggiarono i bretoni promettendo autonomia; infatti sin da prima della guerra dei cent'anni la Bretagna era una zona molto autonoma ed influenzata dagli inglesi. In Bretagna si firmò la tregua di Malestroit che fu molto flebile e di poca durata (1343-1346). Nel 1347 fu conquistata dai francesi dopo la rottura della tregua sopraindicata. Dopo che i francesi persero la battaglia di Auray la Bretagna tornò ad essere, con il primo trattato di Guérande, uno Stato vassallo del regno di Francia ma molto autonomo; infatti il duca di Bretagna scelse Carlo V come proprio re e non Edoardo III d'Inghilterra; nel trattato si arbitra per la prima volta dell'autonomia della Bretagna.
Baschi[modifica | modifica wikitesto]
Il Paese Basco francese sin dalla fine del regno di Filippo Augusto (1223) divenne terra del re d'Inghilterra. Gli Inglesi ebbero con i Baschi un comportamento ambiguo poiché promisero autonomia per averli come alleati ma compirono vari saccheggi a loro danno.
Nel XV secolo il Paese Basco francese era ancora parte del dominio del re d'Inghilterra (il Béarn era semi-indipendente) e solo nel 1461 Bayonne divenne dominio reale francese e la Guascogna e il Béarn feudi francesi.
Costi della guerra[modifica | modifica wikitesto]
Finanziamento delle campagne[modifica | modifica wikitesto]
All'inizio del conflitto l'esercito francese, come del resto tutti gli altri eserciti feudali, non comportava spese eccessive per la corona: i vassalli infatti avevano il dovere di sopperire a tutte le spese dei propri contingenti se la mobilitazione era limitata a poche settimane. Se la campagna fosse durata un tempo maggiore sarebbe stato compito della corona coprire le spese. La proclamazione dell'arrière-ban inoltre forniva un aumento considerevole delle entrate che evitava che il tesoro (povero, come tutti quelli degli stati feudali) si svuotasse velocemente.
Tuttavia l'utilizzo massiccio dei mercenari, lo "sciopero delle armi" ed il declino dell'istituzione dell'arrière ban comportarono uno stravolgimento del sistema finanziario francese. Occorse incrementare il processo di svalutazione monetaria, ovvero diminuire le percentuali d'oro e d'argento delle monete per disporre di più denaro liquido, mossa che provocò effetti negativi sull'economia. La pressione fiscale si impennò e fu reso più efficiente la macchina delle tassazioni che divenne permanente.
Spese delle autorità locali[modifica | modifica wikitesto]
A causa dei propri doveri nei confronti della corona i feudatari avevano sempre avuto il compito di tenere armato un piccolo esercito personale di cavalieri e di garantirne le forniture necessarie di viveri, armi e denaro. Con la guerra dei cent'anni i costi che i vassalli della corona dovettero sostenere crebbero enormemente: le armature divennero più complesse e sicure, ma anche molto più costose e la Lancia, ovvero l'unità di combattimento composta dagli uomini alle dipendenze di un cavaliere, registrò un sensibile aumento dei propri effettivi. Queste nuove spese portarono ben presto ad un impoverimento e ad un indebolimento della nobiltà e di conseguenza a un aumento dei carichi fiscali richiesti ai contadini che già schiacciati dalla tassazione regia di guerra si ribellarono in massa (jacqueries).
Tuttavia furono le città ad affrontare le maggiori spese durante il conflitto. Esse oltre all'invio di contingenti e di grosse somme di denaro al re per la conduzione delle campagne dovettero provvedere con le uniche proprie forze alla costruzione delle fortificazioni, un vero salasso per i bilanci. Si calcola che l'erezione di una cinta muraria costasse l'equivalente di quarant'anni di entrate medie di una città e che perciò molte municipalità dovessero destinare gran parte dei propri investimenti in questo senso (si calcola, ad esempio, che Troyes, nel 1359, abbia speso il 72% delle proprie risorse finanziarie in opere di fortificazione[senza fonte]).
Crisi finanziaria e devastazione del territorio[modifica | modifica wikitesto]
La guerra sia in Francia che in Inghilterra ebbe effetti nefasti sull'economia e finì col devastare ed impoverire le campagne. La tattica inglese prevedeva l'impiego di azioni di saccheggio su larga scala ed anche di azioni massicce contro la popolazione civile come teorizzato da sir John Fastolf. Le incursioni predatorie dei Godons, com'erano chiamati i fanti inglesi, erano frequenti e temute. Era, del resto, proprio questa la strategia seguita dagli scozzesi alleati della Francia sul suolo inglese. L'agricoltura francese subì colpi durissimi nel corso del conflitto e, nel corso dello "sciopero delle armi", fu perfino negata dalle truppe regie qualsiasi protezione ai contadini[non chiaro]. Le ingenti tasse che furono imposte dai due regni per far fronte alle esorbitanti spese incontrate finirono col piegare i ceti produttivi aggravando la crisi.
Non è da sottovalutare la crisi delle finanze dei belligeranti che comportò immense conseguenze all'economia dell'Europa intera. A causa del passivo sempre più profondo i regni dovettero fare ricorso massiccio al credito impegnandosi con le maggiori banche del tempo, tanto da essere costretti a volte a dichiarare bancarotta, come l'Inghilterra (1343). Ciò portò al fallimento delle due più importanti famiglie di banchieri dell'Europa del tempo, i Bardi e i Peruzzi.
Armamento e tattiche militari[modifica | modifica wikitesto]
Nuove armi[modifica | modifica wikitesto]
Arco lungo[modifica | modifica wikitesto]
Vero protagonista delle prime battaglie del conflitto fu l'arco lungo inglese (longbow), arma con una gittata utile di ben novanta metri e con la quale tutti i sudditi del Re d'Inghilterra avevano il dovere di esercitarsi[senza fonte]. Questo nuovo tipo di arco sebbene fosse inferiore alla balestra per gittata e capacità di perforazione dei dardi appariva in qualche modo vantaggioso per il minore costo, la maggiore maneggevolezza, praticità e velocità di ricarica. Gli arcieri inglesi si dimostrarono efficacissimi nel contrastare le cariche della cavalleria pesante poiché erano capaci di uccidere i cavalli in corsa a notevole distanza e lasciare i cavalieri nemici a terra nell'impossibilità di muoversi a causa della loro pesante corazza. Il rumore prodotto dalle centinaia di archi in funzione durante le battaglie venne denominato dai Francesi "Arpa del Diavolo".
Nuove corazze[modifica | modifica wikitesto]
Nel Duecento le armature consistevano in lunghe cotte in maglia metallica dette usberghi, in cui le parti composte da piastre di metallo erano limitate. Col passare degli anni la corazza cominciò ad evolvere in un elaborato sistema di piastre per meglio proteggere dalle nuove perfezionate armi da getto: la parte in maglia diminuì a vantaggio delle piastre metalliche, ora ben articolate e foggiate su misura da artigiani specializzati nella realizzazione anche di un singolo elemento, e il costo complessivo aumentò a dismisura. Il notevole incremento delle spese sopportate per l'armamento contribuì all'impoverirsi di molte famiglie nobili ed all'aumento della pressione fiscale sui feudi.
Armi da fuoco[modifica | modifica wikitesto]
La polvere da sparo è un'invenzione attribuita ai Cinesi e la sua prima menzione appare su un testo del 1044. Questa miscela fu presto utilizzata per lanciare proiettili infilati in lunghe canne di bambù o di legno. La prima formula europea per la produzione di questo esplosivo fu scritta da Ruggero Bacone nel 1267.
Il termine "cannone" lo si trova citato per la prima volta in un documento fiorentino del 1326. Esattamente vent'anni dopo (1346) a Crécy furono esplosi nel corso dello scontro alcuni colpi di artiglieria da parte degli inglesi. Fu allora che le armi da fuoco fecero il proprio ingresso nella storia della guerra dei cent'anni. Da quel momento in poi esse cominceranno a svolgere una funzione sempre più importante nel corso dei combattimenti fino a riuscirne addirittura a condizionarne l'esito (come nella battaglia di Castillon, nel 1453).
Le nuove artiglierie a polvere pirica non cancellarono subito le precedenti artiglierie a trabucco poiché questi due tipi di armi furono usati, almeno inizialmente, per scopi estremamente diversi: le prime erano impiegate con un alzo minimo e per colpi sparati in direzione orizzontale mentre le seconde per il lancio di proiettili lungo traiettorie paraboliche. Non è, tuttavia, da sottovalutare l'impatto che le armi da fuoco ebbero sulla concezione della guerra, sul modo di combattere, di organizzare e di finanziare le spedizioni e sulla preparazione degli eserciti.
Cronologia essenziale[modifica | modifica wikitesto]
- 1327 - Incoronazione di Edoardo III
- 1328 - Incoronazione di Filippo VI
- 1337 - Edoardo III avanza pretese sul trono francese: inizio della Guerra dei cent'anni
- 1346 - Battaglia di Crécy: la cavalleria francese viene annientata dagli inglesi grazie all'azione degli arcieri
- 1347 - A causa dell'insolvenza del re d'Inghilterra, falliscono le compagnie dei Bardi e dei Peruzzi
- 1348-1350 - Peste Nera
- 1350 - Morte di Filippo VI, Giovanni II il Buono sale al trono di Francia
- 1356 - Gli inglesi sbaragliano nuovamente l'esercito francese a Poitiers, Giovanni il Buono è fatto prigioniero
- 1358 - Rivolta della Jacqueries
- 1360 - Pace di Brétigny
- 1364 - Morte di Giovanni il Buono a Londra, Carlo V il Saggio sale al trono di Francia, i francesi vincono a Cocherel;
- 1367 - Rientro a Roma di papa Urbano V
- 1369 - Carlo V riprende la guerra.
- 1370 - Ritorno ad Avignone di Urbano V e sua morte
- 1374-1377 - Inglesi e francesi cercano la pace a Bruges
- 1377 - Morte di Edoardo III, Riccardo II sale al trono d'Inghilterra. Gregorio XI a Roma e fine della cattività avignonese.
- 1378 - Morte di Gregorio XI, Urbano VI eletto papa a Roma, Clemente VII eletto papa ad Avignone: Grande Scisma.
- 1380 - Muore Carlo V, Carlo VI diventa re di Francia. Agli inglesi restano solo poche piazzeforti su suolo francese (Calais, Cherbourg, Brest, Bordeaux e Bayonne)
- 1381 - Rivolta contadina in Inghilterra
- 1382 - Rivolta delle Fiandre
- 1392 - Filippo l'Ardito di Borgogna si incorona nuovo re di Francia a causa della pazzia di Carlo VI
- 1396 - La Francia conquista temporaneamente Genova
- 1399 - Enrico IV sale al trono d'Inghilterra
- 1407 - Assassinio di Luigi d'Orléans, inizio della guerra civile tra armagnacchi e borgognoni in Francia
- 1409 - Concilio di Pisa ed elezione di un terzo papa
- 1413 - Morte di Enrico IV, Enrico V sale al trono d'Inghilterra
- 1415 - Gli inglesi ricominciano la guerra per aiutare i borgognoni e sconfiggono le truppe degli armagnacchi ad Azincourt
- 1420 - Trattato di Troyes
- 1422 - Morte di Carlo VI, il trono è conteso tra Enrico VI e Carlo VII
- 1429 - Giovanna d'Arco assume la guida delle truppe francesi, sconfitta inglese ad Orléans, consacrazione di Carlo VII a Reims
- 1430 - Giovanna d'Arco è fatta prigioniera
- 1431 - Rogo di Giovanna d'Arco. Concilio di Basilea
- 1435 - Pace di Arras tra Borgogna e Francia
- 1436 - Parigi è persa dagli inglesi
- 1439-1444 - Concilio di Firenze: elezione e dimissioni dell'ultimo antipapa, Felice V, fine del Grande Scisma
- 1452 - Follia di Enrico VI
- 1453 - Battaglia di Castillon e fine della guerra dei cent'anni
- 1461 - Morte di Carlo VII
- 1475 - Pace di Picquigny
- 1559 - Annessione francese di Calais di conseguenza alla Pace di Cateau-Cambrésis con la Spagna.
Personaggi di rilievo[modifica | modifica wikitesto]
Re di Francia[modifica | modifica wikitesto]
- Filippo VI, (1328-1350)
- Giovanni II, detto "il Buono" (1350-1364)
- Carlo V, detto "il Saggio" (1364-1380)
- Carlo VI, detto "il Folle" (1380-1422)
- Carlo VII, detto "il Vittorioso" o "il Ben-Servito" (1422-1461)
- Luigi XI, detto "il Prudente" (1462-1483)
Re d'Inghilterra[modifica | modifica wikitesto]
- Edoardo III d'Inghilterra (1327-1377)
- Riccardo II d'Inghilterra (1377-1399)
- Enrico IV d'Inghilterra (1399-1413)
- Enrico V d'Inghilterra (1413-1422)
- Enrico VI d'Inghilterra (1422-1461)
Eroi francesi[modifica | modifica wikitesto]
- Giovanna d'Arco
- Étienne de Vignolles, noto con il soprannome di "La Hire"
- Jean Poton de Xaintrailles
- Jean de Dunois, noto con il titolo di "Bastardo d'Orléans"
Altri protagonisti francesi[modifica | modifica wikitesto]
Eroi inglesi[modifica | modifica wikitesto]
Altri personaggi[modifica | modifica wikitesto]
- Isabella di Baviera
- Filippo II di Borgogna, detto "l'Ardito"
- Filippo III di Borgogna, detto "il Buono"
- Giovanni I di Boemia
Le conseguenze[modifica | modifica wikitesto]
Le innovazioni tecnologiche[modifica | modifica wikitesto]
È comprensibile come l'introduzione di nuovi tipi di armamenti incoraggiasse una profonda revisione del modo di fare la guerra. Prima di tutto occorreva fornirsi di truppe ben addestrate e sempre disponibili per qualsiasi evenienza. Gli inglesi fin dai tempi delle guerre in Scozia e Galles poterono sempre fare affidamento sui propri formidabili arcieri poiché Edoardo I aveva imposto ai sudditi il dovere di addestrarsi per tiro con l'arco. Carlo V in Francia cercò di imitare questo esempio con l'istituzione di corpi di francs-archers, ovvero sudditi pratici nell'uso dell'arco con l'obbligo di prestare servizio in caso di necessità.
Col passare del tempo si raffinarono le tattiche militari ed il controllo sulle truppe. Le battaglie smisero di risolversi in uno scontro frontale di cavalieri ed i comandanti dimostrarono di saper sfruttare a pieno le nuove possibilità che si offrivano loro. La cavalleria cominciò ad essere impiegata nelle fasi conclusive degli scontri o per operazioni d'accerchiamento. L'azione dei tiratori divenne via via più importante (e, generalmente, durante gli scontri campali si preferiva l'impiego di archi a quello di balestre). La fanteria grazie alla propria rilevanza quantitativa ed alla propria economicità assunse un peso maggiore in battaglia, in special modo furono valorizzati i fanti, generalmente svizzeri, armati di picche e alabarde. Comparve infine la figura dell'artigliere, un professionista esperto delle nuove armi da fuoco. È evidente come in quello scenario in cui la guerra diveniva sempre più un affare per professionisti occorreva far affidamento sempre di più sui mercenari e sui nuovi eserciti permanenti.
Lo scisma d'occidente[modifica | modifica wikitesto]
Quando papa Urbano VI trasferì la corte papale definitivamente da Avignone a Roma (1378) i francesi non accettarono la decisione e nominarono un antipapa, Clemente VII, aprendo così il grande scisma d'Occidente. La divisione tra le due curie spaccò l'Europa intera poiché mentre la Francia e i suoi alleati si posero sotto il papato avignonese, gli altri Stati (e in particolar modo l'Inghilterra e i suoi alleati) scelsero essere d'obbedienza romana. Le divisioni politiche si estesero anche al piano confessionale.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Il termine è entrato in uso, inizialmente presso gli storici anglosassoni, circa a metà del XIX secolo; cfr. Contamine 2007, pag. 7
- ^ Antonio Desideri, Storia e storiografia, p. 486.
- ^ Altre date sono tradizionalmente il 1492, scoperta dell'America, e il 1517, affissione delle tesi di Martin Lutero; cfr. Gabriella Piccinni, I mille anni del Medioevo, 2ª ed., Milano, Bruno Mondadori, 2007 [1999], p. 436, ISBN 978-88-424-2044-6.
- ^ Burne, pag.17
- ^ Le Fiandre acquistavano la lana inglese e gli inglesi compravano il vino nel Bordolese: «il denaro percepito a Brouges e a Gand pagava le botti di vino provenienti da Bordeaux», come scrive André Maurois nella sua Storia d'Inghilterra, citata da Antonio Desideri, Storia e storiografia, pp. 510-512.
- ^ Si privilegiava ancora il combattimento corpo a corpo e nelle cariche la cavalleria pesante ritenendosi disonorevole per la nobiltà il combattimento a distanza.
- ^ Tommaso di Carpegna Falconieri, L'uomo che si credeva re di Francia. Una storia medievale, Roma-Bari, Laterza, 2005, ISBN 978-88-420-7619-3.
- ^ Seward, pag. 30-31
- ^ Contamine 2007, pag. 14-15
- ^ Michel Caffin de Merouville, Le beau Dunois et son temps, Parigi, Nouvelles Éditions Latines, 2003, p. 222, ISBN 2-7233-2038-3.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
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- Alfred H. Burne, The Crecy War, Londra, Eyre & Spottiswoode, 1955.
- Franco Cardini. Quella antica festa crudele. Milano, Mondadori, 1995. ISBN 88-04-42313-7.
- Philippe Contamine, La guerra nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2005, ISBN 978-88-15-10781-7.
- Philippe Contamine, La guerra dei cent'anni, Bologna, Il Mulino, 2007, ISBN 978-88-15-12041-0.
- Noel Coulet. Francia e Inghilterra nella guerra dei Cent'Anni, in La storia, Torino, pagg. 623-650
- Antonio Desideri, Storia e storiografia. : 1-2 dalla formazione delle monarchie nazionali alla rivoluzione inglese, ed. D'Anna, Firenze-Messina, 1986
- Henri Denifle. La Désolation des églises, monastères et hôpitaux en France pendant la guerre de Cent ans. Bruxelles, Culture et civilisation, 1965.
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- Jean Favier. La guerre de Cent ans. Parigi, Fayard, 1980 ISBN 978-2-213-00898-1
- Ludovico Gatto. Storia universale del Medioevo. Roma, Newton Compton, 2003 ISBN 978-88-8289-920-2
- Eugenio Garin, Medioevo e Rinascimento, Bari, Laterza, 2005, ISBN 88-420-7669-4.
- Johan Huizinga, L'Autunno del Medioevo, Roma, Newton Compton, 1992, ISBN 88-8183-898-2.
- Andre Leguai. La guerre de Cent Ans. Parigi, Presses universitaires de France, 1974.
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- Gabriella Piccinni. I mille anni del Medioevo. Milano, Bruno Mondadori, 1999, ISBN 88-424-9355-4.
- Desmond Seward, The Hundred Years War, Londra, Robinson, 2003, ISBN 978-1-84119-678-7.
- Jonathan Sumption. Hundred Years War - Vol. 1: Trial by Battle. University of Pennsylvania Press, 2001. ISBN 978-0-8122-1801-5.
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- Barbara W. Tuchman. Uno specchio lontano, un secolo di avventure e di calamità: il Trecento. Milano, Mondadori, 1979.
Atlanti storici[modifica | modifica wikitesto]
- Atlante storico - Milano, Mondadori, 2000. ISBN 88-04-48383-0.
- Atlante storico Garzanti - Milano, Garzanti, 1969.
- Georges Duby, Atlante storico - Torino, SEI, 2000. ISBN 88-05-05857-2.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su guerra dei cent'anni
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Guerra dei cento anni di G. Castelnuovo sul dizionario della Storia
- Francia e Inghilterra: 116 anni di guerra di Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri
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