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Cambio di governo

Di Marianne Arens
17 febbraio 2014

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 15 febbraio 2014

Giovedì sera Enrico Letta ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, a seguito della mozione di sfiducia nei suoi confronti, quale leader del partito, votata dallo stesso PD.

Matteo Renzi, eletto segretario del partito a dicembre scorso, e che si definisce “rottamattore” (nel senso di rottamatore della vecchia politica e della classe politica che lo sostiene), ha organizzato una sorta di congiura di palazzo per rovesciare Letta. Renzi ha convocato la direzione del partito e, in un discorso di 20 minuti, ha presentato un programma di emergenza, che chiama “Impegno Italia”, da essere realizzato da un nuovo governo che dovrebbe rimanere in carica fino al 2018, senza elezioni.

Letta non è andato alla riunione e molti dei suoi sostenitori hanno lasciato la sala; successivamente la mozione è stata adottata con una maggioranza di 136-16 voti.?In questo modo, il partito ha, a tutti gli effetti, approvato una mozione di sfiducia nei confronti del proprio leader.?Letta ha annunciato le sue dimissioni e ha detto che le avrebbe presentate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, venerdì.

Nel suo discorso alla direzione del partito, Renzi ha dichiarato che un nuovo governo per l’effettuazione di “un rilancio radicale e profonde riforme” non può aspettare nuove elezioni e che l’Italia non può permettersi altri sei mesi “nella palude”, aspettando che venga adottata una nuova legge elettorale. Ha parlato di un’“ Italia che deve recuperare semplicità e coraggio.” Per questo, il PD deve essere disposto a correre un rischio.

Renzi vuole prendere la direzione del governo stesso. Secondo quanto riportato da “L’Unità”, ha già in tasca un elenco completo del team di governo.?Intende continuare la coalizione corrente con i partiti di destra Scelta Civica e Nuovo Centro Destra. Il leader di quest’ultimo, l’ex vice primo ministro Angelino Alfano, non ha ancora segnalato il suo sostegno.

Matteo Renzi ha annunciato modifiche costituzionali immediate, tra queste una nuova legge elettorale e l’abolizione del Senato. Aveva già sostenuto che l’abolizione del sistema bicamerale e delle amministrazioni provinciali potrebbe portare € 1,5 miliardi di risparmi in spese statali.

Prima della sua “congiura di palazzo”, a Renzi era stato assicurato il sostegno da parte della grande impresa italiana. Mercoledì scorso, aveva incontrato, per una lunga discussione, Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, che ha pubblicamente elogiato i piani di Renzi per la riforma del mercato del lavoro.

Mentre i governi precedenti accentuavano le misure di austerità, per ridurre l’elevato debito pubblico, che guida l’economia sempre più profondamente in recessione, Renzi vuole focalizzare la sua attenzione sulle leggi del lavoro e della previdenza sociale, che finora hanno offerto poca protezione ai lavoratori italiani. ?I suoi modelli, in questo riguardo, sono Tony Blair, primo ministro laburista britannico (1997-2007) e Gerhard Schröder, cancelliere tedesco socialdemocratico (1998-2005), che ha eliminato diritti del lavoro stabiliti decenni prima, riuscendo così a creare un enorme settore a basso salario.

La proposta per una nuova legge sul lavoro di Renzi, il cosiddetto Jobs Act, darà ampio sollievo ai datori di lavoro e renderà il mercato del lavoro più “flessibile”, per mezzo di un contratto di lavoro unificato.?Tutti i lavoratori, colletti bianchi o blu, avranno diritto alla retribuzione integrale, ai diritti dei lavoratori e alla tutela contro il licenziamento solo dopo tre anni di “libertà vigilata”.?Queste misure porteranno al diffondersi ancora più veloce del lavoro a contratto e delle agenzie di lavoro. Gli stipendi e i salari dei lavoratori italiani cadranno drammaticamente.

La Cassa Integrazione, il sistema gestito dal governo e che fornisce i miseri pagamenti per i lavoratori licenziati, verrà abolito e sostituito da un'indennità di disoccupazione eguale per tutti.?I lavoratori in aziende come la Fiat potranno quindi essere più facilmente licenziati e costretti, a causa delle bassissime compensazioni per la perdita del lavoro, ad accettare un lavoro a basso salario.?Nonostante un enorme disavanzo pubblico, Renzi vuole tagliare di un altro 10 per cento le tasse sulle aziende.

Se il colpo di stato di Renzi riesce, sarà il quarto primo ministro in quattro anni. Enrico Letta è stato in carica appena 10 mesi; il quotidiano finanziario svizzero NZZ adesso lo descrive come; “alfiere dell’immobilità”, ”tappabuchi“ e ”ultima spiaggia“.

Forza Italia di Silvio Berlusconi, che non è nel governo, ha chiesto un dibattito aperto in Parlamento per quanto riguarda il cambio di amministrazione. Però Berlusconi, in gennaio, aveva già avuto parecchie ore di conversazione con Renzi, nella sede PD e precedentemente aveva proposto una coalizione ”extra-grande“, nella quale siederebbero, oltre a lui stesso, Beppe Grillo e Renzi.

Renzi è stato incoraggiato dall’atteggiamento dei leader sindacali ad intraprendere il suo colpo di stato interno.?Il capo della CGIL, Susanna Camusso, aveva accolto come “giusto” l’approccio di Renzi, dicendo che i giovani lavoratori avrebbero trovato lavoro più facilmente.?Anche i cosidetti “di sinistra”, come Maurizio Landini della FIOM e Nichi Vendola di SEL, hanno inondato Renzi di lodi.

L’ultimo cambio di governo dimostra ancora una volta che il PD, che ha avuto origine nel Partito Comunista Italiano, è oggi un organo esecutivo diretto della borghesia italiana ed europea e del mondo bancario. La piccola ala cristiano-democratica, che comprende sia Matteo Renzi che Enrico Letta, ha preso il controllo ed è sostenuta da vecchi funzionari del Partito Comunista, come Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani.

Il retroscena di questo sviluppo è la crisi economica.?Il debito nazionale, negli ultimi dieci anni, è aumentato di oltre € 500 miliardi e un anno fa ha superato i 2 trilioni di euro.?Come risultato dei diversi programmi di drastica austerità messi in atto dai governi di Berlusconi, Monti e Letta, il prodotto interno lordo è diminuito costantemente.?Emblematica di questo declino economico è stata, pochi giorni fa la partenza della sede direzionale Fiat dal Paese.