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Il governo Renzi invia armi all’Iraq del nord

By Marianne Arens
29 agosto 2014

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 25 agosto 2014

La settimana scorsa, il primo ministro Matteo Renzi ha fatto una visita lampo in Iraq, sulle orme del ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier (del partito socialdemocratico SPD). Contemporaneamente, a Roma, le commissioni parlamentari hanno votato, per la prima volta, per la consegna di armi ai combattenti Peshmerga curdi.

Renzi si è recato in Iraq non solo in qualità di capo del governo italiano, ma anche come rappresentante dell’Unione Europea (UE), la cui presidenza, nella seconda metà del 2014, è andata all’Italia. Il 20 agosto, durante un incontro con l’ex primo ministro iracheno Nouri al-Maliki nella capitale irachena, Renzi ha detto: “L’Europa deve essere in Iraq in questi giorni, altrimenti non sarebbe più l’Europa”.

Spostandosi da Baghdad a Erbil, ha visitato un campo di profughi e ha sottolineato che l’Italia ha già spedito diversi aerei carichi di aiuti. Il primo ministro iracheno designato, Haidar Al Abadi, e il presidente iracheno, Fouad Mazuum, hanno incontrato Renzi per colloqui, attirando più volte l’attenzione su: “l’amicizia tra i nostri popoli”.

Renzi agisce in stretta collaborazione con il Ministero degli Esteri tedesco. Mercoledì scorso, i comitati per la difesa e degli affari esteri in entrambe le camere parlamentari hanno impiegato argomentazioni identiche per giustificare il voto per la più veloce consegna possibile di armi e munizioni ai curdi nel nord dell’Iraq.

I discorsi del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del ministro degli Esteri Federica Mogherini hanno messo in chiaro che è in corso un’iniziativa concertata dell’UE. “Il Mediterraneo e il Medio Oriente si trovano ad affrontare un pericolo, che sta anche minacciando l’Europa e l’Italia”, ha detto il ministro degli Esteri Mogherini alla stampa; lei è il candidato proposto da Renzi per succedere a Lady Catherine Ashton come Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Secondo Mogherini, l’Europa e l’Italia hanno “il dovere politico e morale di proteggere i civili.”

Il ministro della Difesa Pinotti ha detto al Senato che l’Italia non è l’unico paese attivo nella regione, ma che è lì insieme alla Francia, l’Inghilterra e la Germania e che l’Italia non solo fornirà armi all’Iraq, ma anche un forte sostegno diplomatico. La Pinotti ha sollevato la prospettiva di un vertice europeo sulla situazione in Iraq e nella regione, e ha annunciato che farebbe pressione per una conferenza internazionale al vertice. Ha aggiunto che l’UE stava lavorando “in costante comunicazione con gli attori della regione e con i paesi che hanno un’influenza chiara e diretta in Iraq”, citando come esempi l’Iran, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania.

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La propaganda per giustificare forniture di armi, per motivi umanitari, si manifesta in forme particolarmente assurde in Italia. Ad esempio, il primo ministro Renzi ha pubblicato una foto su Twitter posando con alcuni bambini profughi, con il commento: “La guerra non dovrebbe essere dichiarata ai bambini”.

La verità è che il governo sta incontrando problemi a giustificare il suo cinismo e la sua doppiezza. Mentre versa lacrime di coccodrillo per i problemi di profughi nel nord dell’Iraq, intensifica i suoi attacchi contro i rifugiati che vogliono attraversare il Mediterraneo verso l’Europa.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano (NCD), ha annunciato l’intenzione del governo di chiudere la cosiddetta operazione di salvataggio dei rifugiati denominata Mare Nostrum; Alfano ha detto: “la Mare Nostrum non avrà un secondo anniversario,” aggiungendo che il programma era davvero valso la pena, ma che era stato progettato fin dall’inizio solo come misura temporanea.

Parzialmente supportata dai fondi dell’UE, l’Operazione Mare Nostrum è stata lanciato dalla guardia costiera italiana nel mese di ottobre 2013, quando quasi 400 persone sono annegate in un solo giorno in un naufragio al largo dell’isola di Lampedusa. Sebbene l’operazione sia servita a rafforzare le forze armate italiane, ha anche contribuito al salvataggio in mare di quasi 100.000 rifugiati nella prima metà del 2014. Solamente lo scorso fine settimana circa 1.900 persone sono state salvate, secondo i rapporti della guardia costiera.

Il fatto che gran parte dei rifugiati sono persone provenienti da Libia, Siria e da tutto il Medio Oriente, tra cui molti palestinesi in fuga dai bombardamenti israeliani, dimostra chiaramente il vero carattere del presunto “umanitarismo” delle potenze occidentali. Queste persone sono in fuga perché la NATO insieme agli Stati Uniti e all’imperialismo europeo sono coinvolti in guerre sanguinose nei loro paesi e sostengono queste guerre, direttamente e indirettamente, con armamenti.

In Italia i rifugiati non hanno una qualsiasi protezione giuridica né rosee prospettive di futuro. Quelli che trovano lavoro spesso finiscono come schiavi a basso salario, impiegati dalla mafia per la raccolta della frutta.

Le spedizioni di armi in Iraq settentrionale in realtà vengono utilizzate per battere i tamburi di guerra, fomentare il nazionalismo e promuovere il riarmo dello Stato.

Quando ha assunto l’incarico nel mese di febbraio, Renzi ha usato un discorso di due ore davanti al Senato per chiedere la “riunione della nazione”, la “fine delle lotte ideologiche” e il “coraggio di prendere decisioni radicali”; ha annunciato attacchi massicci ai servizi sociali e all’amministrazione statale, nonché la riduzione dei costi salariali accessori dei datori di lavoro e le tasse sulle aziende. A quel momento Renzi aveva proclamato che il paese era diventato “corroso dalla ruggine e impantanato e gravato da una burocrazia soffocante,”

Da allora, la crisi economica e sociale si è intensificata. Adesso, Renzi vuole sfruttare l’intervento militare in Iraq per rinnovare e intensificare il suo attacco contro i lavoratori italiani.

La situazione è già catastrofica per molti lavoratori. Una gran parte della classe lavoratrice è condannata ad un’esistenza permanentemente precaria. Il giornale on line L’Informazione ha esposto le condizioni di profonda povertà in Sicilia; esse includono i resoconti di lavoratori che non possono più permettersi un affitto e devono dormire con le loro mogli e bambini, in auto. Poi ci sono le famiglie composte da nonni, figli e nipotini costrette a sopravvivere con la pensione di un singolo lavoratore pensionato, compreso il caso di una famiglia allargata di 10 membri che vive in un appartamento di tre stanze e che deve cavarsela con una sola pensione di 800 euro.

Un milione e mezzo di persone, soprattutto nel sud Italia, vive, ufficialmente, sotto la soglia di povertà. In realtà, la cifra è molto più alta. I giovani sono particolarmente colpiti, con circa il 44 per cento dei tra i 15 e i 24 anni ufficialmente disoccupati. Per quanto riguarda i pensionati, la riforma delle pensioni di Mario Monti di due anni fa ha innalzato l’età pensionabile, aumentando drasticamente la povertà degli anziani. Secondo l’agenzia di statistiche ISTAT, il 30 per cento dei pensionati oggi sono così poveri che devono rinunciare a ogni trattamento medico.

I lavoratori sono minacciati di licenziamenti di massa e da brutali tagli dei salari, per esempio, alla Fiat, Electrolux e Alitalia, come pure nel servizio pubblico. La politica di riforma del lavoro “Jobs Act” del governo Renzi rende certo che i dipendenti possano essere licenziati senza problemi, che i posti di lavoro lavori nel servizio pubblico possano essere soppressi facilmente e che i contratti di lavoro temporaneo siano estesi a tre anni.

Dalla prima metà del 2014 l’Italia è di nuovo pienamente nella morsa della recessione. La pressione su Renzi per attaccare la classe operaia ancora più brutalmente sta quindi crescendo. Il Corriere della Sera invita pertanto Renzi a procedere in modo più determinato, scrivendo: “Perché non sta andando avanti con la riforma del lavoro, come aveva promesso?”

In diversi lunghi incontri Silvio Berlusconi e i leader sindacali hanno assicurato il loro sostegno a Renzi. Anche Il partito di pseudo-sinistra di Nichi Vendola, il SEL, sta sostenendo le politiche di guerra e di crisi della borghesia. In un articolo di due giornalisti pro-SEL, Renzi è stato invitato ad esercitare una forte campagna per la riforma delle Nazioni Unite; essi hanno scritto che “il compito di esercitare operazione di polizia internazionale”, non dovrebbe essere lasciato ai curdi e che invece l’ONU dovrebbe venire “aggiornata” per consentirle “di intervenire con le armi per difendere i civili disarmati, ove ciò sia necessario.”