World Socialist Web Site
 

WSWS : Italiano

Il governo italiano si prepara a un attacco storico contro I lavoratori

Di Marc Wells
8 novembre 2011

Per stampare

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 2 novembre 2011

In risposta alla crescente pressione da parte dell’Unione Europea (UE), il Primo Ministro Silvio Berlusconi ha presentato a Bruxelles mercoledì scorso una “lettera di intenti” che delinea le proposte per le cosiddette “riforme strutturali per la crescita.” Il piano rappresenta la cancellazione delle conquiste ottenute dai lavoratori attraverso dure lotte nel periodo del dopoguerra.

La proposta è di fondamentale importanza per la classe capitalista europea, come riportato dal Wall Street Journal: “I leader dell’Unione Europea, e specialmente Francia e Germania, devono mantenere pressione sull’Italia al fine di tagliare il suo enorme debito pubblico e tenere a freno il deficit”, ha detto Rym Ayadi, un famoso ricercatore presso il Centre for European Policy Studies di Bruxelles.

“Senza un piano convincente che risolva il debito italiano”, conclude il WSJ, “la vittoria dell’ultimo minuto a Bruxelles non durerà a lungo”.

La crisi europea si sta intensificando: ogni misura attuata fino ad ora sta aggravando una situazione già catastrofica. Mentre la Grecia si prepara a una svendita del patrimonio pubblico, l’Italia pone serie preoccupazioni, date le dimensioni della sua economia. Ciò è alla base dell’ultimatum della UE che esige che l’Italia implementi subito il piano di austerity presentato dal governo mirato ad attaccare la posizione sociale dei lavoratori.

Gli economisti borghesi sembrano concordare sul fatto che un elevato livello di debito non è il problema principale. Considerano la mancanza di crescita economica il problema fondamentale; ciò rende sempre più difficile ripagare il debito. Poiché considerano la crescita economica dipendente dal taglio dei salari e della spesa sociale in generale, la loro conclusione è che i salari e gli standard di vita dei lavoratori italiani sono troppo elevati.

La proposta di Berlusconi è un attacco ai diritti fondamentali e gli standard di vita dei lavoratori, un manifesto della controrivoluzione capitalista. Nei prossimi otto mesi, il piano è quello di:

* Rimuovere le restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, per il presunto scopo di aumentare la produttività diminuendo i costi.

* Definire un nuovo contesto amministrativo, normativo e istituzionale per favorire deliberatamente le aziende.

* Adottare misure per facilitare l’accumulazione del capitale.

* Completare le “riforme” sul lavoro per superare il dualismo (pubblico-privato), cioè pareggiare i salari dei lavoratori pubblici e privati e i sussidi verso il basso.

Il risultato immediato sarà una drastica riduzione dei salari e delle pensioni, la rimozione dei vincoli allo sfruttamento capitalista e la mutilazione delle conquiste sociali del dopoguerra. I lavoratori saranno gettati di nuovo nelle condizioni di 80 anni fa.

La pubblica istruzione subirà una trasformazione simile a quello che è stato realizzato negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti sotto Bush (No Child Left Behind) e Obama (Race to the Top). Criteri di responsabilità saranno manipolati per convertire le scuole pubbliche in private, mentre i punteggi saranno utilizzati per scaricare la colpa sugli insegnanti per il grave sottofinanziamento delle scuole pubbliche. Verrà incentivata la concorrenza tra le università, costrette quindi a operare a scopo di lucro.

La disoccupazione giovanile, attualmente a un impressionante 29,3 per cento, sarà gestita con l’introduzione di contratti di apprendistato che pagheranno poco o nulla, con lo scopo di fornire manodopera a basso costo alle grandi aziende, senza assistenza sanitaria e prestazioni pensionistiche. L’occupazione femminile sarà “incoraggiata” da simili contratti a breve termine. I licenziamenti saranno regolati da un nuovo codice del lavoro, essenzialmente dando carta bianca a datori di lavoro di licenziare per ragioni economiche, cioè dando loro il potere di ricattare i lavoratori e costringerli ad accettare salari più bassi.

Interi settori dell’economia saranno completamente “liberalizzati”, cioè consegnati al libero mercato. Il gas, l’acqua, la gestione dei rifiuti e i trasporti saranno soggetti alla concorrenza e al profitto, mentre i commercianti e i professionisti si troveranno in una feroce competizione l’uno contro l’altro provocata dalle “liberalizzazioni” degli orari di lavoro e delle regole dei servizi.

Entro la fine dell’anno saranno attuate regole fiscali per facilitare gli investimenti privati nelle aziende, mentre i fondi pubblici saranno utilizzati per stimolare il venture capital e private equity. I regolamenti aziendali verranno semplificati, compresi gli auditing e i controlli sull’evasione, e alle aziende saranno dati incentivi fiscali generosi, anche per i lavori nelle infrastrutture pubbliche.

Con la scusa della “trasparenza, efficienza, flessibilità e minor costo della pubblica amministrazione”, nuove norme di privatizzazione e tagli sul lavoro sono in preparazione. La mobilità del lavoro sarà imposta come obbligatoria. Il documento dichiara inoltre l’intenzione specifica di implementare tagli salariali.

Una riforma costituzionale è in corso. Ciò demarca uno spostamento antidemocratico dell’equilibrio dei poteri a favore dell’esecutivo, con regole di libero mercato e un emendamento di pareggio di bilancio. L’esecutivo sarà in grado di bypassare il parlamento e cambiare le leggi sulle pensioni e sulle tasse attraverso la cosiddetta “delega.” Inoltre, avrà la facoltà di privatizzare o vendere beni pubblici. Molte di queste funzioni saranno deferite a “personalità di prestigio”, a sottolineare il carattere fortemente antidemocratico del piano. Le provincie saranno abolite, con perdite di decine di migliaia di posti di lavoro.

Infine, in un attacco finalizzato a un maggiore sfruttamento dei lavoratori, l’età pensionabile sarà elevata a 67 anni per uomini e donne entro il 2026, sia nel settore pubblico che nel privato.

I mercati finanziari hanno subito avuto un’impennata in risposta alla proposta, i titoli bancari ed energetici hanno guadagnato fino al 10 per cento. Ciò è tuttavia durato poco, visti i repentini cambi di rotta registrati lunedì e martedì con perdite cumulative fino a 10 punti, l’allarmante spread con i Bund tedeschi che ha raggiunto quota 455 punti con i rendimenti dei BTP oltre il 6 per cento, vicini al livello del 6,5 per cento, oltre il quale il debito dell’Italia non può più essere finanziato a lungo termine.

Il capitale internazionale teme che il governo Berlusconi non abbia la credibilità necessaria per imporre una così dura agenda di austerity alla classe lavoratrice. Ed è per questo motivo che figure di “sinistra” come il segretario del Partito Democratico (PD) Pier Luigi Bersani, il leader di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) Nichi Vendola, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il banchiere Alessandro Profumo (che ha sostenuto la campagna di Pisapia per le lelezioni al comune di Milano, vedi “Italia: preparativi per un governo di austerity di ‘sinistra’”) stanno ottenendo supporto dalla classe capitalista.

Non ci sono differenze sostanziali tra la “sinistra” e la maggioranza di governo in merito al loro impegno a imporre i costi della crisi sui lavoratori. Inoltre, intense discussioni sono in corso per selezionare i partner per una nuova coalizione di governo.

Bersani ha parlato di una possibile prossima allenza con la xenofoba e razzista Lega Nord, attualmente al governo dicendo “ Se loro non staccano la spina e recuperano autonomia [cioè si uniscono al PD], pagheranno il conto, sia che si voti nel 2012 sia nel 2013”.Circa la proposta di Berlusconi, ha detto che “bisogna vedere se all’Europa va bene... il problema è la credibilità... è chiaro che l’ipotesi di un governo di transizione si rafforza”.

Il vice-segretario del Pd, Enrico Letta, è stato anche più diretto. Ha spiegato che l’innalzamento dell’età pensionabile è necessario “come nel resto della UE”. Anche l’ex-stalinista Massimo D’Alema (PD) sostiene i tagli alle pensioni: “ ‘non siamo contrari ad un aggiustamento che vada nel senso della riforma Dini, accelerando nella messa a regime”. Il governo tecnico Dini nel 1995 effettuò pesanti tagli al sistema pensionistico.

Vendola è un convinto sostenitore del capitalismo europeo. In una recente intervista a L’Unità, ha dichiarato la sua intenzione di “aprire un negoziato con I partner europei” per “costruire gli elementi politici fondanti dell’Europa, a partire da una politica estera e da un esercito comune”.

Lunedì, Vendola, Bersani e il leader di Italia dei Valori (IdV) Antonio Di Pietro, hanno annunciato uno sforzo congiunto per presentare una “controlettera” alla UE. L’iniziativa espone il piano di attacco della “sinistra”: “va coinvolto anche il Terzo Polo”. Inoltre, Bersani ha enunciato la sua riforma sul lavoro: “fare in modo che un’ora di lavoro precario venga pagata un po’ di più e un’ora di lavoro stabile un po’ di meno”. Quanto alla riforma delle pensioni, la loro soluzione è: “creare un reato specifico per chi si appropria dei contributi pensionistici”.