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La “sinistra” italiana e Nichi Vendola

Di Marc Wells
6 dicembre 2010

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 2 dicembre 2010 e in tedesco il 4 dicembre 2010

La crescente popolarità di Nichi Vendola, presidente della regione Puglia e leader di Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL), è un fenomeno che merita una attenta analisi.

Con l’apertura della crisi del governo Berlusconi, aperta con le dimissioni del leader neo-fascista Gianfranco Fini dalla maggioranza, la prospettiva di un governo di ampia coalizione è sempre più probabile. Martedì, Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico, ha apertamente dichiarato la sua disponibilità ad allearsi con “tutti coloro che ci stanno, anche UDC e finiani”.

Vendola, che è pronto a partecipare alle primarie del PD e a diventarne il nuovo leader (i sondaggi lo danno in vantaggio rispetto a Bersani), è aperto ad un accordo simile. Con riferimento a Gianfranco Fini, ha recentemente osservato che il neo-fascista “appare un interlocutore, diciamo, più presentabile... Il fatto che dall’altra parte ci sia un linguaggio più civile va bene ... Pensare di co-optarlo da questa parte [la “sinistra”] significa che abbiamo veramente poca fiducia in noi stessi e nelle nostre ragioni “.

In altre parole, Vendola non si considera in sostanziale disaccordo con il programma della destra, è solo una questione di fiducia in se stessi nell’attuazione di misure dure contro i lavoratori. Così vasto è il vuoto nella sinistra italiana.

Quali che siano le conseguenze immediate della crisi politica in Italia, personaggi come Vendola stanno attirando l’attenzione della borghesia. Con l’intensificarsi della crisi del capitalismo possono essere chiamati a fornire una copertura “di sinistra” a politiche di estrema destra.

Vendola è stato eletto alla carica di Presidente della regione Puglia unendosi alla coalizione del centro-sinistra de L’Unione (creazione dell’ex primo ministro Romano Prodi) e vincendo le sue primarie. Ha una lunga storia nelle fila dello stalinismo italiano. Da giovane studente nel 1972 si iscrisse alla Federazione Giovanile Comunisti Italiani (FGCI). Successivamente divenne un membro dello stalinista Partito Comunista Italiano (PCI) e del suo Comitato Centrale nel 1990. Dopo il collasso dell’Unione Sovietica il PCI si dissolse. Vendola, con il supporto di altri stalinisti, fu responsabile della formazione di una nuova entità denominata Rifondazione Comunista (PRC).

Nelle elezioni del 2008, il PRC subiva una sconfitta umiliante perdendo tutti i seggi parlamentari, come diretta conseguenza del suo sostegno alle politiche di destra del governo Prodi. La politica di quel governo fu stata caratterizzata da duri attacchi a pensioni, welfare e diritti democratici, oltre all’attuazione di politiche militari aggressive che includevano l’ampliamento della base USA a Vicenza e maggiori finanziamenti per le truppe in Afghanistan e in Libano meridionale.

Un anno dopo, Vendola continuava la sua traiettoria a destra, lasciando il PRC e formando il partito che attualmente guida, una vasta coalizione con ex democristiani, stalinisti, ambientalisti ed ex-radicali.

La carriera politica di Vendola è stata basata sulla sua fedeltà incondizionata all’apparato statale e alla borghesia nazionale. Nell’arco di due decenni, ha navigato nel labirinto burocratico delle istituzioni italiane occupando svariati posti legislativi e di governo, da deputato parlamentare a membro della Commissione Cultura, Scienze ed Istruzione, della Commissione Giustizia, della Commissione Anti-Mafia e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici.

È ‘importante capire gli eventi che hanno formato l’orientamento di Vendola da un più ampio punto di vista internazionale. Alla fine degli anni 70, mentre Vendola stava sviluppando la sua prospettiva politica, la borghesia stava lanciando una controffensiva in risposta alle lotte operaie del periodo 1968-1975. In tutti i paesi, i governi, grazie ai tradimenti degli stalinisti e dei socialdemocratici, furono in grado di adottare misure volte a sopprimere il potenziale rivoluzionario che si era sviluppato. L’espressione più orribile di questo processo fu l’istituzione del regime di Pinochet in Cile.

La classe lavoratrice italiana aveva raggiunto uno slancio enorme e la sua militanza era osservata attentamente da tutto il mondo. Per la borghesia italiana diveniva necessario garantire la stabilità del suo ordine.

Questa è la base politica del Compromesso Storico tra il PCI e la Democrazia Cristiana, un progetto di fronte popolare in linea con la tradizione dello stalinismo, ovvero volto a subordinare la classe lavoratrice al potere dello stato capitalista. Pur non avendo avuto mai luogo a causa dell’assassinio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro nel 1978, era un chiaro segno che il PCI non aveva nulla a che fare con il marxismo e non aveva alcuna intenzione di combattere per il potere, nonostante le aspre lotte di classe che stavano travolgendo l’Italia in quel tempo.

Il 1980 in Italia ha segnato un cambiamento definitivo nel rapporto tra i lavoratori e le tradizionali organizzazioni del lavoro, così come l’inizio di un trend di sconfitte industriali. Quell’anno, i lavoratori Fiat furono traditi dai sindacati CGIL-CISL-UIL e dal PCI nello sciopero dei “35 giorni”. Il risultato finale fu una capitolazione dei sindacati alle esigenze degli azionisti. Il consiglio di fabbrica emise un comunicato dichiarando: “In sostanza l’attuale gruppo dirigente del sindacato ha di fatto accettato che per uscire dalla crisi si deve privilegiare la competitività del prodotto basata sull’aumento dello sfruttamento dei lavoratori”.

Alla luce di questo contesto, Vendola adottò una strategia di collaborazionismo di classe. Questo orientamento politico diventa chiaro con un esame più approfondito delle sue politiche e della reazione della borghesia ad esse.

Come presidente della Puglia, Vendola governa una regione con un tasso ufficiale di disoccupazione del 12,5 per cento. I dati reali sono molto più alti, dato che almeno il 21 per cento della popolazione è coinvolto nel lavoro nero. Nel 2010, il governo Vendola ha attuato sostanziali tagli sociali, da vari fondi per i disabili alla scuola materna, elementare e di istruzione per anziani, alle attività sportive. Tuttavia, è meglio conosciuto per aver facilitato lo sfruttamento della regione da parte del capitale nazionale e internazionale, in particolare nel campo delle energie rinnovabili.

Guy Dinmore del Financial Times osserva che Vendola “ha conquistato gli investitori nel crescente settore delle energie rinnovabili in Puglia. In una recente conferenza internazionale sull’energia solare, gli investitori hanno definito la Puglia come la regione più attraente del sud Italia.” Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, concorda con entusiasmo. In una recente dichiarazione in occasione dell’assemblea di Confindustria a Vicenza, ha affermato: “Vendola è il miglior governatore del Mezzogiorno, la Puglia è una regione ben gestita”.

La preferenza della Marcegaglia non è un caso di simpatia personale. C’è un solido rapporto d’affari fra le aziende da lei controllate e l’amministrazione Vendola. La sua società Ecoenergia srl sta costruendo un inceneritore vicino alla città di Modugno. L’iniziativa ha incontrato diverse difficoltà, tra cui preoccupazioni sull’ambiente, data la presunta negligenza da parte del governo locale di emettere una legittima valutazione di impatto ambientale.

Tuttavia, c’è un altro aspetto che definisce meglio gli interessi di classe che Vendola difende. In una recente intervista , Vendola ha affermato che “per quanto riguarda la parte pubblica del piano dei rifiuti, io ho cancellato tutti i termovalorizzatori. La termovalorizzazione è un pezzo dell’industria energetica, non è un problema ambientale... L’industria energetica è regolata dalle leggi della Comunità Europea e dalle leggi nazionali”.

Oltre allo straordinario disprezzo per le questioni ambientali come la gestione dei rifiuti che ritiene che in sostanza sia meglio lasciare al sistema del profitto, questa è la dichiarazione di un perfetto esemplare di politico borghese completamente asservito allo stato-nazione e all’UE, una coalizione di borghesie europee.

Con particolare riguardo a ciò che Vendola chiama favorevolmente “europeismo”, il Manifesto approvato il mese scorso al Primo Congresso di Sinistra, Ecologia e Libertà colpisce con una nota inquietante. Il documento spiega che “è in atto esattamente un violento e prolungato attacco all’euro, all’Europa come soggetto politico e al modello sociale europeo”. Il colpevole, secondo il Manifesto, è la “superclasse dei Predatori di Wall Street.” Ciò equivale alla difesa del capitale europeo contro quello americana, una formula per l’escalation di guerre commerciali e di cambio.

Un altro caso di politiche pro-liberiste di Vendola lo si può trovare nel comune di Corigliano d’Otranto, dove il consorzio Cogeam, un ramo del gruppo Marcegaglia, sta costruendo una discarica in cima al più grande serbatoio d’acqua naturale del Salento, autorizzata per 20 anni da parte dell’amministrazione Vendola.

È sotto la maschera della “preoccupazione” per l’ambiente che Vendola ha partecipato il 16 novembre alla R20, un’iniziativa sul clima promossa dal governatore della California Arnold Schwarzenegger. Vendola ha dichiarato di condividere l’esperienza della sua regione “che va in controtendenza e unisce l’economia verde, quella della conoscenza all’economia della creatività”. Queste sono parole in codice che rappresentano una strategia di marketing per attirare gli investitori.

Lo scorso agosto il giornale israeliano Haaretz ha pubblicato una rubrica denominata Vendola l’”Obama bianco”. In risposta a questo paragone, Vendola si è detto “lusingato”. In effetti, secondo il Manifesto del suo partito al Primo Congresso, gli Stati Uniti, “grazie anche alla politica economica di Obama, stanno privilegiando la ripresa economica”. Nello stesso documento si afferma che “ Qualche provvedimento di freno agli eccessi di Wall Street è stato assunto negli Stati Uniti per iniziativa del presidente Obama”.

In realtà, nel corso degli ultimi due anni, Obama ha al contrario facilitato, non contenuto, le pratiche predatorie di Wall Street. Migliaia di miliardi sono stati dati alle banche, seguiti da drastici tagli alle pensioni, all’istruzione e al mondo del lavoro. Nel settore auto in particolare, Obama ha costretto i lavoratori ad accettare la distruzione di posti di lavoro, di tenore di vita e di condizioni di lavoro, al fine di restituire redditività all’industria automobilistica degli Stati Uniti. Queste sono le politiche che Vendola approva.

Il ruolo di un politico come Vendola è quello di garantire che i lavoratori non trovino la strada per far valere i loro interessi di classe. La sua prospettiva è perfettamente in linea con le politiche nazionaliste dei sindacati, nonché della loro capitolazione ai diktat dell’Amministratore Delegato FIAT Sergio Marchionne (vedi “Attacchi senza precedenti contro i lavoratori Fiat”).

È anche significativo ricordare il ruolo di Rifondazione, il precedente laboratorio di riforma capitalista di Vendola. Al Segretario del PRC Paolo Ferrero, in una recente intervista è stato chiesto se il governo Vendola fosse la bandiera di Rifondazione. La sua risposta è stata un chiaro “assolutamente sì”. Ha elogiato le primarie come “straordinarie”, ma più significativamente ha dichiarato che Vendola sta facendo tante “cose positive” per la regione.

In condizioni di crisi profonda, queste sono le forze a cui la borghesia italiana potrà rivolgersi, al fine di affermare il proprio dominio politico.