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Settanta anni dopo l’inizio della seconda guerra mondiale

Di Nick Beams
6 ottobre 2009

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Questa prospettiva è stata precedentemente pubblicata in inglese il 3 settembre 2009.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale il 3 settembre di 70 anni fa mise in moto una catena di eventi che causarono la morte di circa 70 milioni di persone. Nel corso dei successivi sei anni, la guerra vide l’eruzione di barbarie su scala inimmaginabile—gli orrori del fronte russo, il bombardamento di Tokyo e di Dresda, l’assassinio di massa di 6 milioni di ebrei europei, e il lancio della bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki sono alcuni degli eventi che subito vengono in mente.

Si dice spesso che in guerra la verità è la prima vittima. Dopo sette decenni, tutti gli organi ufficiali della pubblica opinione stanno ancora lavorandoci assiduamente per mascherare le cause della guerra e le lezioni da assimilare.

Contrariamente ai miti dominanti, questa non fu una guerra della democrazia contro il fascismo, come similmente la prima guerra mondiale non fu una guerra “per porre fine a tutte le guerre.” Fu una guerra imperialista condotta dalle grandi potenze capitaliste—sia “democratiche” che fasciste—per la divisione del mondo e delle sue risorse a scopi di profitto.

A seguito dello scoppio della prima guerra mondiale, Lenin aveva avvertito che, a meno che la classe operaia rovesciasse l’ordine capitalistico in una rivoluzione socialista, più guerre si sarebbero inevitabilmente succedute. Qualsiasi “pace” tra le potenze imperialiste, insistitette, sarebbe solo un interludio prima dell’eruzione del conflitto successivo. Quell’avvertimento fu confermato dagli eventi.

La causa immediata della guerra fu l’invasione nazista della Polonia il 1° settembre 1939. L’anno precedente, in occasione della famigerata conferenza di Monaco di Baviera, il governo britannico del primo ministro Neville Chamberlain aveva ceduto alle richieste dei tedeschi sulla Cecoslovacchia. Sperando che l’espansione tedesca potesse essere limitata all’Europa centrale, Chamberlain tornava da Monaco dichiarando di aver raggiunto la “pace per la nostra epoca.” Appena 11 mesi più tardi, annunciava la dichiarazione di guerra.

L’invasione della Polonia, aveva messo in chiaro che la Germania non stava soltanto cercando di avanzare la sua posizione in Europa, ma aspirava a diventare una potenza mondiale. Questo fu un esito che la Gran Bretagna non poteva tollerare in qualità di principale potenza coloniale del mondo che dominava il subcontinente indiano oltre che vaste regioni in Africa, e che estraeva materiale e risorse finanziarie da ogni angolo del globo.

Un anno prima dello scoppio della guerra, la Quarta Internazionale veniva fondata. Il suo compito era quello di risolvere la crisi della leadership della classe lavoratrice e preparare la rivoluzione socialista, senza la quale, come la nuova Internazionale dichiarò, “una catastrofe minaccia tutta la civiltà umana.”

Le leadership traditrici della classe lavoratrice, i partiti socialdemocratici e i partiti comunisti stalinisti furono direttamente responsabili per lo scoppio della guerra. Se la rivoluzione spagnola, scoppiata nel 1936, fosse stata vittoriosa, avrebbe portato ad un rinnovamento della lotta rivoluzionaria in tutta Europa, minacciando anche l’apparentemente potente regime nazista in Germania.

Allo stesso modo, qualora lo sciopero generale francese del 1936 si fosse trasformato in una lotta diretta all’acquisizione del potere politico, avrebbe cambiato drammaticamente l’equilibrio delle forze. Ma entrambi questi movimenti rivoluzionari furono strangolati dalle leadership staliniste e socialdemocratiche.

Di conseguenza, come spiegò Leon Trotsky, la borghesia “si è convinta che con questi ‘leader dei lavoratori’ a sua disposizione, possa andare avanti in qualsiasi modo, perfino con una nuova strage di popoli”.

In un manifesto pubblicato nel maggio 1940, mentre le armate tedesche invadevano la Francia, la Quarta Internazionale spiegò l’essenziale rilevanza sociale di Hitler e del movimento fascista che egli guidava.

“I governi democratici, che a loro tempo salutarono Hitler come una crociata contro il bolscevismo, ora ne fanno una sorta di Satana, inaspettatamente liberato dal profondo degli inferi, che vìola la santità dei trattati, le linee di confine, le norme e i regolamenti. Se non fosse per Hitler il mondo capitalista fiorirebbe come un giardino. Che miserabile menzogna! Questo epilettico tedesco con una calcolatrice nel cranio e un potere illimitato nelle sue mani non è caduto dal cielo o salito dagli inferi: costui non è altro che la personificazione di tutte le forze distruttive dell’imperialismo. Proprio come Gengis Khan e Tamerlano apparivano ai più deboli popoli pastorali come flagelli di Dio, mentre in realtà non facevano altro che esprimere la necessità di tutte le tribù pastorali di acquisire terre da pascolo e saccheggiare accampamenti, cosi Hitler, scuotendo le vecchie potenze coloniali alle fondamenta, non fa altro che dare un’espressione più definita alla volontà imperialista di potere.”

La guerra iniziò come conflitto europeo, ma rapidamente si estese a tutto il globo. Nel XIX secolo, le potenze capitaliste erano state in competizione tra di loro sulla base di un mercato mondiale in espansione. Ma la Grande Depressione e la contrazione del mercato mondiale avevano visto la scissione dell’economia globale in blocchi contrapposti.

Il Giappone, di fronte al crollo dei mercati di esportazione, cercò di superare la sua crisi, attraverso la conquista della Cina e la creazione di un impero in Oriente. Ma ciò era intollerabile per gli Stati Uniti, che a loro volta cercavano di espandersi verso il Pacifico, rendendo così inevitabile la guerra. L’attacco giapponese a Pearl Harbor nel dicembre del 1941 fu semplicemente la miccia di una guerra che era stata in preparazione nel corso del decennio precedente.

Per l’imperialismo tedesco, le risorse dell’Europa centrale e sud-orientale erano insufficienti per tenere il passo con la più grande potenza capitalista, gli Stati Uniti. L’invasione dell’Unione Sovietica il 22 giugno 1941 era volta a creare una base economica per un impero tedesco in grado di sostenere la sua posizione di potenza mondiale.

Gli Stati Uniti, per loro conto, erano divenuti una potenza sulla base delle vaste risorse del continente americano. Ma tali premesse non erano più sufficienti. Questa fu la lezione della Grande Depressione, che aveva colpito così duramente l’economia statunitense. Il mercato mondiale doveva essere aperto a esportazioni, investimenti e tecnologia americani, in modo da garantire profitti americani. Questa prospettiva era incompatibile, da una parte, con i tentativi da parte di Germania e Giappone di costruirsi propri imperi, e dall’altra con l’impero già alleato di Washington, la Gran Bretagna. Tutti avrebbero dovuto cedere il passo alla politica americana di “Open Door”.

Alla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti furono in grado di stabilizzare il sistema capitalista mondiale sulla base della loro poderosità economica e la netta superiorità di cui godevano rispetto ai suoi esausti rivali. Il susseguente boom post-bellico e la guerra fredda con l’Unione Sovietica fornirono la struttura per la regolamentazione delle rivalità inter-imperialiste, che erano esplose in guerre mondiali ben due volte nello spazio di soli tre decenni.

Oggi, le fondamenta di questo equilibrio non esistono più. L’eruzione della crisi economica e finanziaria più profonda dai tempi della Grande Depressione sta, ancora una volta, creando le condizioni per la trasformazione della concorrenza sul mercato mondiale in un conflitto feroce di tutti contro tutti.

La profonda crisi del capitalismo americano e il suo crescente ricorso a mezzi militari per superare la sua perdita di potere economico, in aggiunta all’ascesa di nuove potenze e rinnovate aspirazioni di quelle tradizionali, stanno creando le condizioni per un altro conflitto imperialista, ancora più terribile dell’ultimo.

Diventa necessario assimilare queste lezioni storiche. La minaccia di una guerra imperialista potrà essere eliminata per sempre solo attraverso il rovesciamento del sistema di profitto capitalistico e la creazione di una economia mondiale socialista pianificata razionalmente e regolata democraticamente al fine di soddisfare le esigenze umane. Questa è la prospettiva del partito mondiale della rivoluzione socialista, il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale.