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Il G8 dominato dall'aggravarsi della crisi finanziaria

Di Stefan Steinberg
13 luglio 2009

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 9 luglio 2009.

C’è un tragico simbolismo nella convocazione del vertice dei leader delle nazioni industrializzate di quest 'anno (G8) ieri nella città italiana di L'Aquila. All'inizio di quest'anno la piccola città italiana è stato scossa da un terremoto che ha lasciato il suo centro medievale in rovina e ha causato la morte di oltre 300 vittime.

La decisione del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi di spostare il vertice dalla sua sede prevista, una nave di lusso al largo delle coste della Sardegna, alla caserma della Guardia di Finanza nella periferia della città in rovina di L'Aquila, è stata una cinica manovra volta a deviare l’attenzione dei media dall’intensificarsi della crisi sociale del paese. Tuttavia, per molti aspetti il nuovo contesto è del tutto appropriato.

Più di un quarto di secolo dopo la sua fondazione,anche il club delle nazioni del G8 si trova in rovina. In seguito alla crisi finanziaria internazionale, le nazioni del G8 si sono dimostrate completamente incapaci di elaborare una qualsiasi risposta comune per contenere la più grande crisi che ha afflitto il sistema capitalista dagli anni ‘30. Al contrario, gli antagonismi nazionali e regionali tra i principali membri del G8 si stanno rapidamente inasprendo.

Originariamente fondato nel 1975, sulla base di una iniziativa dei leader della Germania e della Francia di creare un coerente quadro finanziario a seguito della devastante crisi petrolifera del 1973, il gruppo è composto da: Canada, Francia, Germania, Stati Uniti, Italia, Giappone, Russia e Regno Unito. Un altro posto alla conferenza annuale del G8 è destinato all'Unione europea che non può ospitare o tenere un vertice.

Per decenni, la premessa per la riuscita collaborazione del G8 è stato il dominio economico, militare e politico degli Stati Uniti. Ora, l’aggravarsi della crisi finanziaria ha rivelato l'entità della crisi economica e sociale degli Stati Uniti e gettato le relazioni politiche internazionali nel caos. L’intero quadro dei rapporti politici del dopoguerra si sta disgregando, e i capi di governo dei paesi membri del G8 ora ammettono apertamente che il gruppo non rappresenta più lo stato attuale delle relazioni internazionali, e che è ormai un anacronismo.

Il G8 attualmente esclude un certo numero di stati la cui economia è in rapida crescita, in particolare la Cina, ora la quarta maggiore potenza economica mondiale, l'India e il Brasile, che hanno un PIL di dimensioni equivalenti alla Russia, membro del G8.

Il governo italiano ha cercato di aggiustare lo squilibrio della composizione del G8 invitando non meno di 40 nazioni e organizzazioni internazionali per la riunione, e per la prima volta il G8 ha in programma di rilasciare una dichiarazione congiunta con il gruppo di nazioni emergenti, G5 - Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa più Egitto.

Il frenetico ordine del giorno stilato dal governo italiano - una serie di incontri in tre giorni tra 40 diverse nazioni- non può nascondere il fatto che il G8 non è in grado di accordarsi su eventuali decisioni vincolanti o di vere e proprie misure per affrontare le implicazioni sociali e politiche della crisi finanziaria.

Commentatori politici più esperti stanno già liquidando eventuali aspettative sul vertice. Secondo Milena Elsinger, un’analista presso il Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik e.V. (DGAP—Consiglio Tedesco sulle Relazioni con l’Estero), il vertice produrrà solo "vaghe dichiarazioni di intenti".

Per quanto riguarda il G8 stesso, solo una settimana prima del vertice il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato apertamente al parlamento tedesco che il forum non è più in grado di affrontare le sfide future. "Stiamo vedendo che il mondo sta crescendo insieme e che i problemi che abbiamo di fronte non possono essere risolti dai soli paesi industrializzati", ha detto la Merkel. Ha poi retrocesso il G8 a un forum per le discussioni preliminari: “decisioni globali e rilevanti che vengono prese in una più grande configurazione”.

Merkel e altri leader europei intendono creare una nuova struttura economica e politica che aumenti il peso specifico dei principali paesi europei nell’economia mondiale-in particolare, contro il persistere di una posizione dominante dell'America. A questo proposito, il rafforzarsi delle relazioni con le economie emergenti come la Cina, l'India e il Brasile è di importanza cruciale. Prima di partire per il vertice di L'Aquila, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha organizzato una visita di alto livello del Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

La posta in gioco è alta. Nonostante gli strenui tentativi da parte di Berlusconi e degli altri capi di Stato del G8 di mostrare il lato migliore della crisi e sottolineare l'importanza di presunti "verdi germogli" di crescita, il vertice è dominato dalla crisi finanziaria che diventa più profonda.

Alla vigilia del vertice, il primo ministro britannico Gordon Brown ha dichiarato che era imminente una seconda ondata della crisi finanziaria, mentre il capo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio Pascal Lamy ha ammonito che "il peggio della crisi in termini sociali deve ancora a venire, il che significa che c’è da aspettarsi il peggio della crisi anche in termini politici. "

Dietro le quinte del G8, è in corso una corsa selvaggia per stabilire nuovi allineamenti politici e nuove alleanze. In particolare, molti stati in tutto il mondo sono intenti ad intensificare le relazioni politiche e commerciali con l’economia emergente in più rapida crescita - la Cina, la cui partecipazione è stata considerata di vitale importanza per il successo del G8.

Il monito di Lamy è stato prontamente confermato il primo giorno del vertice del G8, quando il presidente della Cina, Hu Jintao, è stato costretto a tornare in patria, a causa degli sconvolgimenti sociali e dei conflitti etnici nella provincia dello Xinjiang.

Prevalgono gli antagonismi nazionali e regionali

Mentre le principali nazioni rappresentate al vertice del G8 sono intente a stabilire nuove alleanze politiche, la loro pratica nell'attuale crisi economica è sempre più caratterizzata da interessi ed egoismi nazionali. Questo è stato chiaro fin dal primo giorno di discussione in occasione del vertice (mercoledì), che è stato in gran parte dedicato alle questioni ambientali e al cambiamento climatico.

Già prima del vertice, alti diplomatici dal piu’ ampio Forum delle Maggiori Economie a 16 nazioni hanno abbandonato un punto di riferimento nel comunicato di bozza di vertice a raggiungere l'obiettivo di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2050. La Cina e l'India hanno espresso obiezioni al traguardo, citando la mancanza di progressi compiuti dal più grande inquinante del mondo di CO2: gli Stati Uniti.

Il recente progetto di legge sul cambiamento climatico e sul risparmio energetico approvato dal Senato e la Camera dei Rappresentanti non prevede eventuali riduzioni delle emissioni di CO2 fino all'anno 2050. Il disegno di legge comprende anche disposizioni protezionistiche favorendo il commercio e l'industria americani.

Sulla base della proposta di legge degli Stati Uniti sull’ambiente, l'amministrazione Obama è considerata come un’anatra zoppa sulle questioni climatiche. Il comunicato rilasciato mercoledì non ha fatto proposte concrete e ha semplicemente confermato la totale incapacità del G8 di ottenere qualsiasi tipo di accordo valido sul calo delle emissioni dei gas serra.

Anche all'ordine del giorno di mercoledì, e senza dubbio a dominare le discussioni per il resto della settimana, è stato il come rispondere alla crisi finanziaria mondiale. Negli ultimi mesi, le reazioni a questa crisi da parte delle principali potenze del G8 sono state completamente divergenti e le differenze continuano a crescere. Un asse europeo incentrato sui governi francese e tedesco ha richiesto l'adozione di una "strategia di uscita" dalla crisi ed una azione efficace al fine di regolamentare le pratiche speculative delle grandi banche.

Contrari a un tale atteggiamento sono i settori finanziari e i governi di Stati Uniti e Regno Unito, che sono invece favorevoli ad ulteriori misure di salvataggio per le banche e sono contrari a qualsiasi controllo efficace sulle strategie di investimento bancario.

La differenza tra le due parti e’ scoppiata in occasione della riunione dei ministri delle finanze del G8 a giugno come parte della preparazione per il vertice corrente. Al vertice del G8 dei ministri delle finanze, il Ministro delle Finanze tedesco Peer Steinbrück ha richiesto una rapida fine alla spirale del debito e ha sottolineato il pericolo di inflazione. Egli ha dichiarato che ulteriori programmi di stimolo non sono "né necessari né opportuni". Egli è stato sostenuto dai delegati di Francia e Italia.

Steinbrück è stato contrastato nel corso di tale riunione dal Segretario del Tesoro americano Timothy Geithner. Quest’ultimo è stato sostenuto dal direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, che ha dichiarato che i governi devono essere disposti ad aumentare i loro programmi di salvataggio per le banche e l'industria. La posizione degli Stati Uniti e Strauss-Kahn, è stata anche sostenuta anche dal primo ministro britannico Gordon Brown.

Dal meeting di giugno, le differenze tra le due parti si sono intensificate. Solo pochi giorni prima del vertice de L'Aquila, Steinbrück ha accusato il Primo Ministro Brown di prendere la posizione della lobby finanziaria di Londra a discapito delle pianificate autorita’ regolatrici dell’UE. Le ultime dichiarazioni di Brown, che avvertono su una seconda ondata della crisi, devono essere viste come la risposta del suo governo a quello tedesco. Queste dichiarazioni sono inoltre un cenno di approvazione alle banche britanniche che Londra è pronta a liberare ulteriore denaro per il salvataggio del malato sistema finanziario del paese.

Ulteriori e più dettagliate discussioni su come rispondere alla crisi economica si terranno giovedi e venerdì, ma se ci si basa sul passato, tutti gli indicatori segnalano un intensificarsi delle tensioni tra i rivali dell’asse anglo-americano e le nazioni leader europee. L’antagonismo tra queste due fazioni, assieme ai segnali di un protezionismo rampante da parte degli Stati Uniti, la Cina, e altre grandi nazioni, presagiscono la fine del ciclo di Doha dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio. I capi del G8 avevano promesso di finalizzare queste trattative finalizzate a ridurre le barriere commerciali in tutto il mondo al vertice di quest’anno.

A solo un giorno dalla sua riunione e con tali questioni controverse come la guerra in Afghanistan condotta dagli Stati Uniti e le relazioni con l'Iran anche all'ordine del giorno, questa edizione del G8 già rispecchia l'enorme portata della discordia politica e la rivalità tra le grandi potenze.