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La Conferenza Stampa del Presidente George W. Bush

Di David North
20 Marzo 2003

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Secondo una massima antica, anche gli imbrogli dovrebbero fare un po’di senso. Questa è una regola che il presidente degli Stati Uniti—per ragioni che sono principalmente politiche ma anche in parte neurologiche—non è capace di osservare. Gli scopi politici dell’amministrazione di Bush esigono una tale spudorata e constante falsificazione della realtà che tutti i collegamenti sono perduti tra quello che il presidente dice e quello che la massa popolare generalmente percepiscono. Gl’imbrogli dell’amministrazione assume necessariamente, quindi, un grottesco carattere di “ben ti sta!”

Questa situazione non è aiutata dal fatto che il presidente è privo di ogni capacità mentale, e tanto meno di ogni disciplina intelletuale, di contruire una argomentazione logica. Eppure, anche se i suo comunicati ufficiali sono così assurdi e illogici, il popolo sono aspettati di accettare, senza pensare o riflettere, quello che il presidente dice. Cioè, il popolo deve aspettarsi di comportarsi come il personale della Stampa e delle Media.

Nel momento che precedettero la conferenza stampa del presidente del Giovedì sera, la Media predisse che Bush avrebbe usato questa occasione per spiegare al popolo americano perché l’invasione in Irak sarà necessaria ed inevitabile. La realtà, quello che Bush ha fornito fu una monotona litania di imbrogli evidenti e illogici.

Parlando di fronte ad una piccola e controllata audienza di politicanti della Media, che capirono di non sollevare dubbi e tantomeno di fare domande, anche indirettamente, la leggittimità della campagna di querra dell’amministrazione , Bush intonò i motti conformi alla stupidità, imperniato incessantemente sullo stesso tema apocalittico: l’imminente minaccia costituita dal diavolo incarnato, Saddam Hussein, e dalle armi di massima distruzione.

Gli Stati Uniti, il presidente disse, è “confrontato dalla minaccia posta alla nosta nazione e alla pace da Saddam Hussein e dalle sue armi di terrore.”

Il noto studioso americano di storia, Richard Hofstadter, scrisse parecchi decenni fa una ricerca interessante sul ruolo della paranoia nella politica americana. Se lui fosse ancora vivo, avrebbe aggiornato il suo libro con un intero capitolo sulla corrente fissazione del presidente con Saddam Hussein. Ascoltando Bush dilungarsi ossessivamente sul cattivo uomo di Baghdad, fu difficile evitare l’impressione che dentro i confini dell’immatura e bizzarra immaginazione di Bush, il presidente iracheno assunze la forma del babau.

“Saddam Hussein e le sue armi di totale distruzione sono una diretta minaccia a questa nazione ... Io non lascerò il popolo americano in balia del dittatore iracheno e le sue armi ... Saddam Hussein è una minaccia alla nostra nazione ... Una volta noi pensavamo che potessimo controllare una persona come Saddam Hussein, che oceani ci potevano proteggere dal suo tipo di terrorismo ... Io credo che Saddam Hussein sia una minaccia al popolo americano ... Lui è un assassino ... Lui è il maestro dell’inganno ... Il popolo americano sa che Saddam Huessein ha armi di totale distruzione ...”

Quando Bush tenta di vagare oltre a queste locuzioni programmate, si trova a dovere affrontare problemi seri. Fece dichiarazioni che sono spudoratamente false, e che furono chiaramente e direttamente smentite dodici ore dopo dai Leaders del programma d’ispezione dell’ONU, Hans Blix e Mohamed ElBaradei.

Bush disse nella dichiarazione introduttiva d’apertura: “Gli agenti segreti iracheni continuono a nascondere agenti biologici e chimiche per evitare di essere scoperti dagli ispettori. In alcuni casi, questi materiali furono trasportati in diversi luoghi ogni 12 o 24 ore o collocati in veicoli parcheggiati nei quartieri residenziali.”

Questa affermazione, che ripete semplicemente le asserzioni dichiarate dal Ministro degli esteri, Colin Powell, nella sua presentazione disastrosa lo scorso mese all’ONU, fu di nuovo confutata da Blix durante il suo rapporto di Venerdì al Consiglio di Sicurezza.

“Come ho notato il 14 Febbraio,” Blix dichiarò, “autorità dei servizi segreti hanno affermato che armi di distruzione di massa sono trasportati nei pressi di Irak da carri e, in particolare, ci sono unità di produzioni mobili per arme biologiche. Irak dichiara che tale attività non esistono. Alcune ispezioni ebbero luogo in dichiarati e non dichiarati terreni in rapporto alle strutture di produzioni mobili. Laboratori di mobili e di alimentazione furono visitate, come anche gli enormi contenitori con attrezzature per sementi. Non ci fù trovata alcuna evidenza di attività proscritte.”

Bush disse anche: “Noi abbiamo ricevuto da molte fonti di servizi segreti che scienziati iracheni militari continuano ad essere minacciati di morte se loro cooperassero con gli ispettori dell’ONU.” Questa affermazione fu anche sfidata da Blix il giorno seguente.

“Nel mese scorso,” Blix disse, “Irak ci ha procurato i nomi di tante persone che possaoo essere fonti pertinenti d’informazione, in particolare, persone che parteciparono durante le varie fasi della distruzione unilaterale delle armi biologiche e chimiche e che proscrissero missili nel 1991.”

Sebbene ammettendo che ci furono presente dei problemi durante il colloquio, Blix notò: “Irak sembra di avere incoraggiato gli intervistati di non richiedere la presenza di ufficiali iracheni, le guardie di corpo, o le registrazioni dei colloqui.” Blix spiegò che gli ispettori avevano intenzioni di richiedere alcune interviste al di fuori dell’Irak.

Comunque nonostante certi punti deboli, Blix offri una valutazione ottimista del progresso generale delle interviste. Li giudicò di essere “utili” e notò che “Da quando noi abbiamo dato inizio a queste richieste di colloqui, 38 individui furono chiesti interviste private, delle quali 10 accettarono le nostre condizioni, 7 di questi durante la scorsa settimana.”

Nel corso della conferenza stampa, il presidente Bush dichiarò ripetutamente che l’Irak non si sta disarmando. Durante la vera pubblica distruzione, dei missile dell’iracheno Al-Samoud, Bush proclamò in modo spudorato: “Se il regime iracheno si disarmasse, noi lo sapremmo perché noi lo potremmo vedere. Le armi dell’Irak sarebbero presentati agli ispettori ed il mondo sarebbe testimone della loro distruzione.” Bush, tanto meglio, poteva dire: “non crediate quello che vedete perché io vi sto dicendo che voi non lo vedete.”

Questo fu troppo per il normalmente imperturbabile Blix, che abbandonò la sua ampiamente formulazione prudente e diplomatica per pronunciare una risposta beffarda all’asserzione assurda di Bush. “La intrapresa distruzione dei missili di Al-Samoud costituisce una misura sostanziale di disarmo—infatti, la prima durante gli anni ‘90,” Blix dichiarò nel suo rapporto del Consiglio di Sicurezza. “Noi non siamo testimoni alla rottura di stuzzicadenti. Si stanno distruggendo armi letali.”

È istruttivo, e anche deprimente paragonare il testo delle osservazioni di Bush durante la sua conferenza stampa con quelle di Blix e ElBaradei. Nelle dichiarazione del presidente, non si può trovare niente che si possa descrivere anche minimamente come una disputa. Ci sono, piuttosto, una serie di asserzioni, disposte in frasi che sono in genere lunghe soltanto dai 5 a 10 parole, dove non è presentata nessuna prova corraborante. Un esempio tipico del medoto di Bush è l’ordine seguente delle tre frasi: “Saddam Hussein no si disarma. Questa è la realtà. Non si può negare.”

Non c’è bisogno di essere un simpatizzante della politica o della missione di Blix e ElBaradei per riconoscere che sono entrambi uomini di grande intelligenza e talento. Loro hanno l’abilità d’integrare e sintetizzare una grande quantita di prove complesse. A modo loro, e con la sottigliezza richiesta dalla loro professione, cercano veramente di influenzare l’opinione del pubblico internazionale ricorrendo alla forza di dibattito. Ogni conclusione fornisce le fonti di prove verificabili in modo adatto.

Il rapporto di ElBaradei fu sopratutto irrefutabile, e ancora più schiacciante nelle due confutazioni degli imbrogli dell’amministrazione di Bush a paragone di quello di Hans Blix. ElBaradei iniziò indicando che la infrastruttura industriale dell’obiettivo stato iracheno esclude qualsiasi possibilità che questa nazione sia nella condizione d’intraprendere un serio programma di armi nucleari.

“All’inizio fatemi esprimere una osservazione generale: cioè, che durante gli ultimi quattro anni, sulla maggior parte dei terreni iracheni, la capacità industriale è considerevolmente degradata, dovuta alla lontananza di sostegno dai paesi esteri che fu spesso presente alla fine degli anni ‘80; alla partenza di un gran numero di qualificato personale iracheno nell’ultimo decennio, e la mancanza di una sistematica manutenzione dell’Irak di attrezzamenti sofisticati. Soltanto in pochi terreni ispezionati ci fu un’impegno in ricerca industriale, ci fu un miglioramento allo svillupo ed industria degli impianti, e assunti nuovi personali. Questo complessivo peggioramento della capacità industriale e direttamente pertinente alla capacità dell’Irak a riprendere un programma di armi nucleari.”

Il rapporto di ElBaradei da una indicazione della straordinaria opportunità delle ispezioni condotte in Irak, che direttamente contraddice le immagini cartoni di un personale incompetente d’ispezione, cercando a tentoni, nel buio o nel deserto, per trovare un evidenza impossibile di armi di totale distruzione, nascoste da astuti iracheni.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) ha ora condotto un totale di 218 ispezioni in 141 terreni, inclusi 21 che non furono mai ispezionati. Inoltre, gli esperti dell’Agenzia parteciparono in molte collettive ispezioni della UNMOVIC-IAEA (United Nations Monitoring Verification and Inspection Commission).

Un sostegno tecnico per le ispezioni nucleari continua ad espandere. Tre campionatori di funzionamento aereo hanno raccolto, da luoghi importanti dell’Irak, particolari campioni dell’aria che sono inviati ogni settimana ai laboratori per un analisi. Addizonale risultati di campioni di acqua, di sedimento, di vegetazione e di altri materiali analizzati furono ricevuti da laboratori competenti.

“La nostra squadra d’indagine, usando veicoli che percepiscscono radiazioni, ha compreso circa 2 mila chilometri nelle ultime tre settimana. Le indagini d’ebbero accesso in oltre 75 impianti, inclusi guarnigioni e campi militari, fabbriche di armi, stazioni dei autocarri, impianti d’industria e zone residenziali.”

Forse le più importanti parti del rapporto di ElBaradei furono quelle che risposero alle asserzioni deli Stati Uniti e Gran Bretagna, divulgate con grande clamore dalla stampa che gli iracheni stanno partecipando ad iniziative illegali per continuare il loro programma di armi nucleari.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno dichiarato, senza produrre prove, con gran fanfara alla fine del 2002 che l’Irak tentò d’importare tubi di allumino con lo scopo di produrre centrifughe richieste per la produzione segreta di armi nucleari—questa dichiarazione dei governi inglesi ed americani proclamata di essere una questione di primaria preoccupazione lo scorso dicembre. Le smentite dell’Irak di queste asserzioni furono ignorate dai governi americani ed inglesi.

ElBaradei riferì che la questione dei tubi di alluminio fu indaga accuratamente dall’IAEA. La sua conclusione: “Investigazioni profondite e analisi documentate non hanno trovato alcuna evidenza che l’Irak intenda usare questi 81mm tubi per progetti di armi nucleari ma solotanto per progetti di ingegneria inversa di razzi (che Irak aveva già spiegato precedentemente). . .

“Basato sull’evidenza disponibile, la squadra dell’IAEA concluse che i tentativi dell’Irak d’importare questi tubi d’alluminio non sono probabili di avere collegamenti con la fabbricazione di centrifughe e, per di più, che è molto improbabile che l’Irak avrebbe ottenuto un notevole riprogetto neccessario per usarlo in un rianimato programma di centrifughe.”

Ancora più devastante alla compagna di propaganda angloamericana fu lo smascheramento rivelata da ElBaradei dell’asserzione che l’Irak tentò di acquisire uranio dalla Nigeria. Nel dicembre del 2002, i servizi segreti inglesi sostenevano di avere scoperto documenti che indicavano un tentativo degli ufficiali iracheni di negoziare l’acquisto di uranio durante una visita in Nigeria il febbraio del 1999. In un bollettino d’informazione datato 19 dicembre 2002, il Dipartimento di Stato Americano esigette di conoscere il perché la sottomissione di 12000 pagine dell’Irak all’ONU “ignori i tentativi di ottenere uranio dalla Nigeria.” Il “bollettino” chiese “perché il regime iracheno nasconde il loro ottenimento di uranio?”

ElBaradei riportò al Consiglio di Sicurezza:

“Per quanto riguarda L’Aquiito dell’Uranio, la IAEA ha fatto progresso nella sua investigazione ai rapporti che l’Irak cercò di acquisire uranio dalla Nigeria negli ultimi anni. L’investigazione fu concentrata sui documenti forniti da un certo numero di stati che indicano un accordo tra Nigeria e Irak per la vendita di uranio tra il 1999 e 2001.

“La IAEA discusse questi rapporti con i governi dell’Irak e Nigeria, dove entrambi hanno negato che ci furono luogo tale attività. Da parte sua, l’Irak ha procurato all’IAEA una spiegazione dettagliata delle sue relazioni con la Nigeria, ed ha descritto una visita da un’ufficiale iracheno ad un certo numero di nazioni africane, inclusa la Nigeria, il febbraio 1999, che l’Irak pensò abbia dato origine a questi rapporti. La IAEA fu capace di esaminare la corrispondenza proveniente da alcuni dipartimenti del governo di Nigeria, e paragonando lo stile, il formato, i contenuti e le firme della corrispondenza con idocumenti legati all’ottenimento dell’uranio.

“Basato su una analisi approfondità, la IAEA conclude, con l’accordo di altri esperti, che questi documenti—che hanno costituito la base per i rapporti di recenti transazioni di uranio tra Irak e Nigeria—infatti non sono autentici. Quindi noi concludiamo che queste asserzioni specifiche sono infondate.”

Se ci possiamo permettere di esporre le conclusioni senza un linguaggio formale, il governo di Blair ha usato a Londra documenti forgiati dai servizi segreti per inventare un’argomento a favore della guerra.

Questi furono alacremente colti al volo dall’amministrazione di Bush, che con ogni probabilità sapeva che i documenti erano falsi, per lo stesso scopo. Determinate le consequenze intenzionali di questa falsificazione—l’invasione dell’Irak e la morte e ferite di centinaia di migliaia di persone irachene—quelli che hanno pianificato, realizzato, e fatto uso di questa provocazione sono criminali nel più profondo ed essenziale senso del termine.

Nella sua conclusione, ElBaradei ricapitolò i risultati del lavoro dell’IAEA in Irak: “Dopo tre mesi di ispezioni indiscreti, non abbiamo trovato alcuna evidenza o indicazione plausibile della ripresa di un programma di armi nucleari in Irak.”

I rapporti e conclusioni collettivi di Blix e ElBaradei comprendono una sconvolgente confutazione delle dichiarazioni fatte dal presidente americano la sera prima. Per essere franco, se le loro intenzioni fossero soltanto per respondere a Bush, loro hanno fornito molto più di quello che era necessario per compiere tale compito limitato.

Dover ascoltare Bush divagando senza meta su tante assurdità, esige non solo la sospensione di ogni giudizio, ma che si sospenda anche tutte le attività cognitive. Accerchiando Irak con 300000 soldati, Bush dichiarò per esempio, che: “Noi cambieremo il regime dell’Irak per il bene del popolo iracheno.”

L’intera conferenza stampa abbondò di tali contraddizioni stupide e sconsiderate.

Anche quelle persone che come noi, grazie alla responsabilità professionale, sono obbligati ad ascoltare e leggere quello che il presidente dice, non può evitare nel sentirsi in qualche modo degradati da questa esperienza. Nonstante i proverbiali sei gradi di separazione, non si può fare a meno di vergognarsi da questo spettacolo di ignoranza, cinismo e sadismo che viene trasmessa in televisione dalla Casa Bianca. Dopo tutto, una volta Abraham Lincoln abitò in quell’edificio.