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Gli Avversari Italiani della Guerra Bloccano i Trasporti Militari Statunitensi

Di Marianne Arens
8 Marzo 2003

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Dallo scorso Venerdì, migliaia di manifestanti italiani contro la guerra stanno bloccando i treni militari utilizzati dalle forze armate degli Stati Uniti per trasportare soldati, armi e carri armati da una base dell’Italia settentrionale fino a Livorno dove i materiali dovranno poi essere trasportati via mare con l’uso di navi.

Il ministro italiano della Difesa, Antonio Martino, concedette ai militari statunitensi di utilizzare l’infrastruttura dello stato iniziando dal 21 di Febbraio, permettendo il trasporto di equipaggiamento militare, truppe e provviste per una guerra contro l’Irak. Furono anticipate un totale di 26 convogli per trasferire armi e altri equipaggiamenti dalla caserma di Ederle, vicino a Venezia, alle basi americane del Camp Darby.

Camp Darby era stata una delle più importanti basi statunitensi in Europa sin dalla seconda guerra mondiale ed è collocata tra Livorno e Pisa sulla Riviera Ligure, con un collegamento al porto di Livorno e alla base aerea militare di Pisa. Questo è il punto finale per ulteriori trasporti di truppe e materiali in Turchia e nel Golfo Persico.

Secondo la costituzione italiana, le decisioni riguardo all’uso dello spazio aereo italiano, all’uso delle facilità e alle infrastrutture (strade, ferrovie, porti, aereoporti, ecc.) da una potenza estera bisogna essere concordati dal Parlamento. Ma il governo di Berlusconi ha dato permesso senza i voti del parlamento italiano e lui fu poi anche appoggiato dal Presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi.

Il 21 di Febbraio, come i primi convogli partirono da Padova per arrivare a Pisa, furono bloccati per un paio di ore nel Monselice vicino a Padova. Un gruppo di circa 100 persone bloccarono i binari fino a quando furono rimossi violentemente dalle squadre speciali della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali.

Le squadre speciali conosciute come DIGOS hanno guadagnato una reputazione a seguito delle loro misure violente durante il vertice G8 a Genova del Luglio 2001 quando presero violentemente d’assalto il palazzo della scuola Diaz dove residevano i manifestanti. Queste squadre presentarono simili metodi brutali nel trattamento dei dimostranti che bloccavano i binari. Molti dimostranti furono attaccati con manganelli e furono presi a pugni e a calci. Nel Monselice, la polizia prese dettagli personali dei protestanti che d’allora furono minacciati con procedimenti giudiziari.

Ora è lasciata la decisione al deputato magistrato statale, Gaetano Santomauro, se accettare le denuncie della DIGOS e proseguire con i procedimenti giudiziari delle persone che parteciparono al blocco.

Ci sono inoltre azioni, inclusi i blocchi simbolici, vicino a Vicenza, poi a Padova, Verona, Brescia, Bologna, Firenze e Pisa. In un certo numero di occasioni, i treni furono costretti a tornare indietro o a cambiare direzione solo per essere confrontati di nuovo con altri blocchi. Le dimostrazioni spontanee nella solidarietà per le attività contro la guerra ebbero luogo anche a Milano, Firenze e Pisa.

A Fornovo, un piccolo paese vicino a Parma, una gran parte della popolazione espressero la loro solidarietà per le proteste ed il sindaco di un paese vicino si distese attraverso i binari, indossando i segni distintivi funzionari. La popolazione locale portarono bandiere bianche, appiccarono fuoco ai binari, e beppero vino e grappa prima di essere portati via dalla polizia.

A Pisa, oltre 400 poliziotti furono radunati per accompagnare un convoglio della stazione di ferrovia alla base aerea militare. In aggiunta a bloccare la stazione ferroviaria, i dimostranti manifestarono anche alla base aerea dove le scorte furono trasportate dai cargo lifters. Dimostranti, portando bandiere di colore d’arcobaleno, riuscirono a farsi largo ed entrarono nel suolo della base aerea, tentando di fermare i movimenti dei carri armati e dei veicoli militari.

In Migliarino, il macchinista di un treno passeggeri si rifiutò di continuare il viaggio usando il suo treno per bloccare i binari alla quale dovevano passare i trasporti militari. Soltanto dopo alcune ore, essendo stato minacciato al licenziamento, acconsentì a guidare il treno più lontano.

Nella Sardegna, conflitti violenti ebbero luogo tra la polizia e circa mille dimostranti nella quale bloccavano la base della NATO della Isola della Maddalena. La polizia usò lacrimogeni.

L’organizzatore principale di questi fatti fu il capo dei “Disobbedienti,” un gruppo fondato dalla politica di “disobbedienza civile.” Altri che parteciparono includono membri dell’organizzazione del sindacato COBAS, membri della Rifondazione Comunista, i Verdi Italiani, come anche tanti individui non affiliati.

Luca Casarini, capo dei “Disobbedienti,” dichiarò che fu solo il governo ad essere responsabile per il trattenimento dei trasporti pubblici perchè autorizzò i trasporti senza consultare il Parlamento. Domandò: “Con quale diritto possono usare i treni e gli impianti della ferrovia in un modo militare e abusarli per una guerra che il popolo non vuole?”

I macchinisti ed i lavoratori della ferrovia che furono ordinati di accompagnare i convogli si rivolsero ai loro sindacati, la CGIL, per ricevere un sostegno nel loro rifiuto nell’eseguire tali ordini. Il segretario del sindacato regionale della CGIL in Toscana, Roberto Martelli, espresse che in principio i lavoratori ferroviari non possono essere costretti ad assistere quei convogli che trasportano “morte e materiali distruttivi.” Disse che “trasporti di merci che sono utilizzati per la guerra” sono anche un pericolo per la società in generale.

Comunque Guido Abbadessa, il segretario generale della sezione di trasporto della CGIL espresse il suo rammarico che il sindacato non potrà appoggiare i lavoratori ferroviari che rifiutono di eseguire gli ordini per ragioni di coscienza, perchè le ferrovie italiane hanno un impegno al ministro della Difensa Italiana. Come segretario generale, lui dibatte che in primo luogo deve rispettare le norme legali, oltre a badare agli interessi dei suoi membri.

Il segretario generale nazionale della CGIL, Guglielmo Epifani, ha chiesto di fare trattative con il governo. Da parte sua, una persona che parla per il partito al potere (Forza Italia) del Primo Ministro, Silvio Berlusconi, descrisse i boicotti e le proteste come un “terrorismo rosso.”

Negli ultimi giorni, extra convogli furono sorvegliati al massimo dai carabinieri e dalle forze armate, ma neanche loro furono capaci di garantire passaggio libero per i treni. Fino a Martedì sera, solo sei treni giunsero alla loro destinazione. Lunedì e Martedì, i passeggeri tirarono i segnali d’allarme in vari treni per bloccare la linea tra Padova e Pisa.

Per il momento, la CGIL ha consentito di dichiarare uno sciopero ufficiale per sostenere le misure di boicottaggio dei scaricatori di porto che rifiutano di caricare materiali militari. Lo sciopero fu confermato da Guido Abbadessa il 26 Febbraio nel giornale La Stampa.

Un blocco totale dei “treni morti” fu pianificato per il 26 Febbraio. Migliaia dimostrarono sulla Linea di Vicenza, Padova, Ferrara, Bologna, Firenze, e Pisa fino a Camp Darby. Un rappresentante del Forum Sociale Europeo spiegò: “Noi abbiamo intenzione di continuare quello che abbiamo fatto negli ultimi giorni, senza creare rischi riguardo a noi e agli altri, e non susciteremo alcun problema all’intero popolo, e non reagiremo a qualsiasi provocazione.”

A Genova, una dimostrazione contro la guerra fu organizzata all’entrata della fabbrica di automobili—FIAT—per tutti quei lavoratori dell’industria automobilistica che desiderano partecipare alla protesta. Una dimostrazione centrale fu anche organizzata a Pisa. Dimostrazioni su scala nazionale sono programmate in Italia il Sabato.

Visto la protesta, il governo italiano sta considerando di deviare i convogli al porto di Brindisi, locato nell’Italia meridionale. Secondo il giornale Il Manifesto, altri convogli di treni saranno diretti verso i Balcani. Conforme a tali piani, le forze armate degli Stati Uniti fecero una richiesta il Martedì al governo sloveno di autorizzare il trasporto di venti treni carichi di soldati, armi ed carri armati attraverso il loro paese per arrivare alla Turchia.