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Antiamericanismo: "L’antiimperialismo" degli sciocchi

Di David North e David Walsh
22 settembre 2001

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Una sezione di commentatori del ceto medio ha reagito all’attacco raccapricciante contro le città di New York e Washington con cinismo e callosità.

Che cosa accadde l’undici di settembre? Un gruppo di persone apparentemente ispirate dal fondamentalismo islamico, una delle ideologie più reazionarie del mondo, dirette due aerei contro il World Trade Center ed un terzo contro il Pentagono, mentre un quarto aereo si schiantò nella Pennsylvania occidentale. La conseguenza di questa strage fu la perdita di più di 6,000 esseri umani, la maggior parte di loro civili, e rappresenta la più gran quantità di morti in un solo giorno non vista mai in America sin dalla guerra civile.

Questo fu un atroce reato politico, il risultato prevedibile di cui fu un rinforzamento dello stato capitalista e un ravvivamento dello sciovinismo di destra, e che preparava un intervento militare statunitense nell’Asia Centrale.

Il futuro socialista dell’umanità dipende dal risveglio degli istinti più umani e generosi della classe operaia mondiale. Quello che è successo l’undici di settembre—la fine terribile di migliaia di persone innocenti, tra loro impiegati, vigili del fuoco, custodi e uomini e donne d’affari—oltraggia profondamente questi istinti.

Nella nostra prima dichiarazione sulla tragedia, [Le origini politiche dell’attacco terroristico a New York e Washington], il World Socialist Web Site iniziò un’analisi delle profonde origini politiche di quest’avvenimento. La nostra avversione verso l’attacco terroristico non significa alcuna diminuzione della nostra opposizione al governo degli Stati Uniti, o alcun’intenzione di assolvere funzionari americani della loro responsabilità per la costruzione di queste forze fondamentaliste islamiche. Dicendo questo, in ogni modo, la reazione biasimevole di certi opinionisti della piccola borghesia su questo evento sottolinea l’abisso tra l’opposizione socialista all’imperialismo e l’antiamericanismo volgare.

Un esempio significativo è un articolo pubblicato il 18 settembre sul Guardian, il giornale quotidiano britannico, scritto da Charlotte Raven, un ex-membro della Militant Tendency, editrice dell’ora defunto Modern Review e al presente una semi-celebrità e cinica professionale. L’articolo è intitolato: “Un tiranno con un naso sanguinante è tuttavia un tiranno”, il tiranno in questione essendo gli Stati Uniti.

In primo luogo, la tragedia dell’undici settembre non fu “un naso sanguinante”, fu una catastrofe. Migliaia di persone furono incenerite all’istante quando gli aerei colpirono i grattacieli, molti di più di migliaia morirono quando tonnellate di macerie crollarono su di loro. Chiunque sia emozionalmente insensibile verso terrore e sofferenza di migliaia di persone in seguito a quest’attacco, non ha nessun diritto di chiamarsi socialista.

Raven scrive: “È perfettamente possibile condannare l’azione terroristica e detestare gli Stati Uniti ora come prima della distruzione del World Trade Center. Molti si saranno svegliati il mercoledì con quella combinazione d’emozioni... L’America è la stessa nazione che era prima dell’undici settembre. Se non ti piaceva allora, non c’è nessuna ragione di pretenderlo adesso.” Raven si riferisce agli “Stati Uniti”, punto e basta, e questo non è un’inavvertenza. È ripetuto per tutto l’articolo. Lei non usa mai dei termini come “il governo degli Stati Uniti”, “l’élite dirigente degli Stati Uniti,” o un equivalente. L’uso della nazionalità come ingiuria sarà sempre reazionaria. Confrontati con il più mostruoso governo della storia—il regime nazista di Hitler—i socialisti non sono mai discesi a riferire con disprezzo alla “Germania” o ai “tedeschi”.

Presentare “gli Stati Uniti” come un monolito imperialistico predatore, come Raven e altri fanno, può solamente confondere e disorientare la gente. Non solo serve come barriera ad internazionalismo genuino, ma trascura il carattere contraddittorio della storia e società americana. Che cosa vuol dire “detestare gli Stati Uniti”? Quale tipo d’elemento sociale parlerebbe in questo modo? Gli Stati Uniti sono un’entità complessa, con una storia complessa, elementi di cui sono chiaramente ignobili, elementi di cui sono profondamente nobili. Gli Stati Uniti hanno attraversato due rivoluzioni—la rivoluzione americana e la guerra civile—le grandi battaglie della depressione e le lotte per i diritti civili. La contraddizione tra gli ideali democratici e principi rivoluzionari in cui la nazione fu fondata, e dall’altra parte la sua realtà sociale e politica, è sempre stato il punto di partenza della lotta per il socialismo negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti furono, se uno considera la connessione tra teoria e politica, il prodotto dell’illuminismo. Costituirono i principi politici, reso concreto nella dichiarazione d’indipendenza e nella costituzione, piuttosto che religione o principi etnici, come base dell’identità nazionale. Questa origine della nazione sulla lotta per ideali astratti—democrazia e l’ideologia del repubblicanesimo—risuonò in tutto il mondo. La rivoluzione americana contribuiva abbastanza agli eventi che trasformarono la Francia un decennio più tardi.

Anche dopo 200 anni, gli Stati Uniti stanno ancora riflettendo sulle implicazioni politiche e storiche dei suoi principi fondatori. La popolazione americana, poliglotta ed estremamente varia, è ossessionata con problemi ideologici, anche se il suo metodo spesso è molto prammatico. Come la reazione popolare dimostrò dall’elezione 2000 rubata da Bush, ci rimane un impegno profondo negli elementari principi democratici. Comunque, un basso livello di coscienza di classe e l’insuccesso delle masse americane di generalizzare dalle loro esperienze, fornisce l’élite dirigente dell’opportunità di profittare precisamente di queste nozioni democratiche allo scopo di accecare temporaneamente una parte della popolazione per le sue vere intenzioni. Per Bush e i suoi stessi generi “difendere la libertà e la democrazia” è solamente una frase codifica per il diritto dell’élite americana di disporre di tutto il mondo. All’ordinario cittadino americano queste parole significano qualcosa piuttosto differente. La realtà funesta della “nuova guerra contro il terrorismo” del governo statunitense, con il suo grandioso proposito di riorganizzare un’intera regione del mondo per essere d’accordo con gli interessi geopolitiche americani, sveglierà ultimamente la coscienza popolare, supposto che i socialisti internazionalisti eseguano il lavoro necessario.

Tutti i problemi enormi nella lotta per il socialismo trovano in molti modi la loro più complessa espressione in America. Come questo potrebbe essere diversamente? Se uno non può trovare punti di partenza per una più alta forma di organizzazione sociale negli Stati Uniti, in quale angolo del mondo si potrebbero trovare? Ed oltre, l’individuo che non vede alcuna base per il socialismo in America, chiaramente rinuncia tutte le prospettive di un socialismo mondiale. Il marxista si è sempre distinto dal radicale generale dalla sua fiducia nel potenziale rivoluzionario della classe operaia americana. A questo proposito, l’élite dirigente degli Stati Uniti ha un più grande accorgimento sulla vera natura della società americana che dei radicali ottusi. La borghesia americana inveisce notte e giorno contro il socialismo e il comunismo, in un modo sproporzionato alla minaccia attualmente posta dal movimento socialista negli Stati Uniti, perchè capisce, o almeno intuisce istintivamente che nella società capitalista più avanzata il socialismo offre tale alternativa razionale e attraente.

America è nello stesso tempo la più avanzata e la più reazionaria di tutte le società. La sua cultura attira e ripugna, però affascina sempre. Il pubblico ufficiale della società e molti americani ordinari smentiscono la vera esistenza di distinte classi sociali, e tuttora la nazione è lacerata dalla più profonda differenziazione sociale. Queste contraddizioni sociali solamente si aggraveranno, come gli sviluppi economici di questa settimana hanno già dimostrato, mentre l’intenzione di guerra procede.

Gli Stati Uniti hanno prodotto Franklin, Washington, Jefferson e Lincoln, come pure un proletariato straordinario e capi socialisti. Le sue immense contraddizioni sono probabilmente esemplificate dalla figura di Jefferson, il padrone di schiavi—che scrisse uno dei più grandi e sinceri inni in riguardo alla libertà umana.

Raven continua, facendo ricorso alla terminologia della ciancia postmodernista: “Quando l’America parla dal suo cuore, si ritira in un linguaggio che soltanto i suoi cittadini autentici possono iniziare a capire. Alla radice di questo c’è un immenso bisogno di controllare il significato. L’America non vuole lasciare il mondo parlare per se stesso. Lo scorso martedì l’America fu presa di sorpresa e una parte del trauma di quell’evento fu la violenta emozione di essere costretti a sentire un messaggio che non ha avuto tempo di tradurre. Soprattutto, l’ulteriore urlo di rabbia fu il suono della lotta degli Stati Uniti per riconquistare il diritto di controllare il suo narrativo.”

Se Raven stia parlando di George W. Bush e degli altri servi degl’interessi imperiali americani, allora la prima frase non ha alcun significato. Codeste persone chiaramente non parlano mai dal suo cuore su questo o qualsiasi altro avvenimento. Il loro scopo è di imbrogliare e ingannare. Ma perdonateci per aver indicato che, infatti, quando “l’America”, in forma dei suoi più grandi rappresentanti politici e culturali, abbia parlato “dal suo cuore”, migliaia di persone da tutto il mondo hanno ascoltato e capito, iniziando dalla conseguenza del 4 luglio del 1776. I più progrediti lavoratori britannici hanno certamente fatto attenzione alla pubblicazione della proclamazione di emancipazione il primo gennaio del 1863. Uno potrebbe menzionare gli appelli alla classe operaia internazionale per conto di Sacco e Vanzetti e altri numerosi esempi. Noi azzardiamo a predire che tali casi accadranno anche in futuro.

Si potrebbe aggiungere che i prodotti più pregiati della cultura americana hanno anche attratto e commosso masse di persone di tutto il mondo, da Poe e Whitman, Melville e Hawthorne del diciannovesimo secolo, a Dreiser, Fitzgerald, Richard Wright ed altri del ventesimo secolo. Neppure uno dovrebbe completamente dimenticare l’influenza della musica americana, popolare e altri vari. Tanti la hanno sentita parlare dal cuore. E poi per non parlarne di contributi con rapporti internazionali nel film, della pittura, la scultura, la danza e l’architettura. Evidentemente Raven conta sui suoi lettori essendo così corrosi dal veleno soggettivo e dalla loro alta opinione di se stessi che loro lasciano sfuggire all’ovvia realtà storica e culturale.

Fu sempre stato un principale dovere dei socialisti negli Stati Uniti di svegliare gli istinti positivi e generosi che sono così profondamente radicati nella popolazione americana. Nonostante tutto, ci sono due Americhe, l’America di Bush, di Clinton e altri furfanti, e l’America del proletariato. Rivoluzionari internazionalisti hanno continuamente insistito su questo. James P. Cannon, il capo del movimento trotskista americano, dedicò un discorso su questo argomento nel luglio 1948. Delle “due Americhe”, lui osservò: “Una è l’America degli imperialisti—di un piccolo cliché di capitalisti, padroni, e militaristi che minacciano e terrorizzano il mondo. Questa è l’America che le persone di tutto il mondo odiano e temono. Poi c’è l’altra America—l’America degli operai e coltivatori ed il ‘piccolo popolo’. Loro costituiscono la grande maggioranza del popolo. Loro fanno il lavoro della nazione. Venerano le vecchie tradizioni democratiche—la sua tradizione di amicizia per i popoli di altre terre nella loro lotta contro sovrani e tiranni—il suo asilo generoso subito concesso liberamente a quelli oppressi.”

La lotta contro la politica ed i piani del governo americano richiede, in primo luogo, l’esposizione della richiesta di quest’ultimo che è la voce vera e rappresentativa del popolo. I socialisti sono obbligati a spiegare che la classe dirigente statunitense sta eseguendo politiche antidemocratiche e rapaci, con conseguenze inevitabilmente tragiche, invocando falsamente il nome del popolo americano.

Tutto questo naturalmente è un libro chiuso per il compiaciuto ceto medio, filisteo e snob, soddisfatto a fare uso di parole e frasi che vengono più facilmente ad usare. La varietà di antiamericanismo usato da Raven non è originale né intuitivo. È volgarmente disponibile e in gran quantità nei circoli del ceto medio in Inghilterra, Francia, Germania e, per quanto riguarda ciò, negli Stati Uniti. È disponibile senza restrizione. Questo tipo di prospettiva ha il vantaggio di apparire come dell’opposizione, ma non commette la sua aderenza a qualsiasi corso di azione politica che potrebbe causare dei fastidi. È una forma di falso-socialismo, il fasullo “antiimperialismo” dei cinici e dei sciocchi.