Livio Maitan, 1923-2004: una valutazione critica

Seconda Parte: Castro, Che Guevara e la lotta armata

11 January 2005

Questa è la seconda parte di una serie di tre parti sulla carriera politica di Livio Maitan, morto a Roma a settembre 2004 all’età di 81 anni. Con Ernest Mandel, Maitan fu uno dei portavoce piú famosi del Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, una tendenza internazionale revisionista. La prima parte è stata pubblicata il 10 gennaio. La terza ed ultima parte sarà pubblicata durante questa settimana. Questa serie è stata precedentemente pubblicata in inglese il 4, 5 e 6 novembre 2004.

Mentre il Segretariato Unificato anticipava che nell’Europa Orientale e nei paesi occidentali industrializzati una nuova offensiva socialista giungesse dalle file staliniste, nei paesi in via di sviluppo e in America Latina riponeva le sue speranze in nazionalisti piccolo-borghesi. Ciò che rimaneva comune a entrambe queste supposizioni era l’esclusione di una mobilitazione indipendente della classe lavoratrice sotto la guida della Quarta Internazionale, lasciando l’iniziativa ad altre forze sociali.

In Cina, i pablisti glorificarono le armate rurali di Mao Zedong. Pablo si offrí personalmente a disposizione del Fronte di Liberazione Nazionale algerino (FLN) negli anni ’50, e dopo la sua vittoria, aderí al primo governo algerino di Ahmed Ben Bella, coordinando relazioni con i movimenti nazionali in Africa e nel mondo.

Nel 1959, quando le forze guerrigliere di Fidel Castro riuscirono ad espellere la dittatura di Batista da Cuba, i pablisti divennero entusiasti sostenitori della rivoluzione cubana. La presupposizione che uno stato operaio fosse stato creato a Cuba costituiva la base per la riunificazione dei pablisti con il Socialist Workers Party (SWP) Americano, che aveva preso l’iniziativa di stabilire il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale nel 1953.

L’asserimento che le misure di nazionalizzazione eseguite dal regime di Castro avessero trasformato Cuba in uno stato operaio rappresentava una separazione completa dalla visione marxista di socialismo. Se dei leader guerriglieri di estrazione piccolo-borghese, che contavano principalmente sui contadini, potessero stabilire uno stato operaio senza l’esistenza degli organi di potere operaio piú basilari, allora il ruolo indipendente e conscio nella rivoluzione socialista tradizionalmente attribuito alla classe lavoratrice dal marxismo era sbagliato.

Inoltre, i pablisti ignoravano il carattere internazionale della rivoluzione socialista, che Trotski aveva sempre enfatizzato notevolmente. Visto storicamente, il socialismo rappresenta uno stadio piú avanzato di sviluppo della società umana rispetto al capitalismo. Quest’ultimo ha già sviluppato le forze produttive al di là dei limiti dello stato nazionale, e una società socialista non potrebbe ritirare ciò che è stato già raggiunto. Per questo motivo, la teoria stalinista di costruire il “socialismo in un singolo paese” è completamente falsa.

Da questo punto di vista marxista e internazionalista, le misure di nazionalizzazione adottate dal regime di Castro, che non differivano sostanzialmente da misure simili implementate da altri governi nazionalisti del tempo, erano di importanza secondaria. La questione piú importante era se la rivoluzione cubana offrisse un punto di partenza per lo sviluppo della rivoluzione socialista internazionale. A questo riguardo, le conseguenze degli eventi cubani erano devastanti.

I pablisti non erano contenti solo con il lodare la Cuba di Castro come uno stato operaio. Il modello cubano di una lotta armata condotta dalle zone rurali fu applicato a tutta l’America Latina—con conseguenze terribilmente distruttive per il movimento trotskista. Quando Che Guevara si trasferí da Cuba in Bolivia nel 1965 per lí lanciare una lotta guerrigliera, il Segretariato Unificato gli garantí il suo pieno supporto, e la sezione boliviana proclamò di essere pronta a partecipare alla guerriglia. Ad una conferenza di solidarietà dell’America Latina avvenuta a Cuba nel 1967, il Segretariato Unificato era rappresentato da Joseph Hansen del SWP Americano, il quale proclamò “il ruolo indispensabile della lotta armata sulla strada del socialismo.” (8)

Nel 1969, il 9º Congresso Mondiale del Segretariato Unificato proclamò inequivocabilmente: “L’unica prospettiva realistica e fondamentale per l’America Latina è una lotta armata, che potrebbe durare molti anni. Per questa ragione, una preparazione tecnica deve essere vista non solo come un aspetto di lavoro rivoluzionario, ma come l’aspetto fondamentale... Per un intero periodo, la lotta guerrigliera costituirà l’asse fondamentale, pur se dapprincipio l’iniziativa apparentemente giunge dall’esterno o accade unilateralmente (come nel caso della guerriglia boliviana di Che).” (9)

Questo concetto sacrificava la teoria di Trotski di rivoluzione permanente ad una glorificazione della lotta armata, soppiantando il proletariato con i Kalashnikov e le bombe a mano come fattori rivoluzionari. Sebbene questa prospettiva sembrasse radicale ed assetata di sangue, era solo un’espressione del profondo pessimismo e disdegno per la classe lavoratrice da parte dei pablisti—e ciò era in un periodo in cui la classe lavoratrice stava crescendo rapidamente in tutta l’America Latina e allo stesso tempo si stava radicalizzando.

Chiunque avesse preso seriamente la prospettiva del Segretariato Unificato avrebbe dovuto ignorare le città e dare supporto alla lotta guerrigliera nelle zone rurali, e chi l’avesse fatto ne pagava un caro prezzo. Isolati dalla classe lavoratrice urbana e contrastati da un esercito potente, molti giovani che si erano rivolti al Segretariato Unificato in buona fede rimasero facili vittime dei militari.

All’inizio degli anni ’70 in Argentina, la stampa del Segretariato Unificato applaudiva le spettacolari iniziative armate del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari (PRT-ERP), riconoscendo questo gruppo come la sua sezione ufficiale prima del suo spostamento verso il maoismo. Alla fine, il PRT-ERP venne completamente distrutto dale forze armate.

Livio Maitan giocò un ruolo importante nello sviluppo e disseminazione di questa linea politica. Nel Segretariato Unificato era rispettato come lo specialista sull’America Latina e la Cina, ed era direttamente coinvolto nell’elaborazione di risoluzioni di partito su queste aree.

Secondo il pablista cinese Peng Shuzi, che dissentí dal Segretariato Unificato su questa questione, Maitan fu l’autore di un documento che giustificava il comitato esecutivo del Segretariato Unificato in supporto della strategia di guerriglia del 1968. (10) Al Congresso Mondiale del 1969, Maitan e Mandel erano i proponenti piú attivi della strategia di guerriglia, che comunque venne respinta da quasi un terzo dei delegati.

Nel 1997, Maitan pubblicò un articolo sul 30esimo anniversario della morte di Che Guevara in Inprecor, l’organo ufficiale del Segretariato Unificato, che riassumeva superficialmente la prospettiva dell’organizzazione di quell periodo. L’articolo era un inno a Che Guevara. Menzionando frasi tratte da varie pubblicazioni ufficiali del Segretariato Unificato, fu presentato come un “socialista per eccellenza,” ricco del “carattere internazionale della rivoluzione socialista”, e divenne un “simbolo della nuova generazione di rivoluzionari.” (11)

Il sessantotto e le sue conseguenze

Il sostegno di Maitan per la guerriglia in America Latina trovò uno sbocco immediato in Italia. Contribuí significativamente alla confusione politica che dominava la sinistra negli anni settanta e alla nascita di molti guppi maoisti e anarchici e di organizzazioni per la lotta armata che, in certi momenti, contavano su decine di migliaia di sostenitori.

In Italia la radicalizzazione dei giovani e della classe lavoratrice che ebbe inizio a metà degli anni sessanta continuando negli anni settanta diede sfogo a degli aspri conflitti col Partito Comunista Italiano, proprio mentre esso svoltava bruscamente a destra. Nel 1972, Enrico Berlinguer assunse la guida del partito. Inizialmente il suo corso “Eurocomunista”—annunciato da un piú netto distacco da Mosca e da un riavvicinamento alla socialdemocrazia—venne sostenuto dal Segretariato Unificato con entusiasmo. Il contenuto di destra di questa politica era però inconfondibile. Berlinguer mirava ad un “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana e ad entrare nel governo. Dal 1976 al 1979, il gruppo parlamentare del PCI sostenne l’alleanza di governo, anche se il partito non aveva rappresentanti nel consiglio dei ministri.

Il fatto che il piú famoso dei “trotskisti” italiani auspicasse un “rinnovamento” del PCI, mentre allo stesso tempo incoraggiava le diffuse illusioni che il movimento di protesta coltivava nei confronti di Mao e Che Guevara, tagliò la nuova generazione che entrava nella vita politica del paese fuori dalla vera prospettiva marxista della Quarta Internazionale.

L’organizzazione di Maitan, i Gruppi Comunisti Rivoluzionari(GCR), non raggiunse mai un’influenza significativa. I suoi membri non superarono mai i duecento, e si presentò indipendentemente alle elezioni solo una volta nella sua storia, nel 1980.

Ciò nonostante, l’influenza di Maitan non va sottovalutata. Per decenni, migliaia di membri passarono attraverso il GCR. Molti di coloro che giocarono un ruolo di primaria importanza nei gruppi radicali degli anni settanta provenivano dalla scuola di Maitan. Negli anni novanta, la maggior parte di essi si raggruppò ancora una volta assieme a Maitan sotto l’ombrello di Rifondazione Comunista.

Nel 1968, all’apice della rivolta studentesca, Maitan perse temporaneamente il controllo della sua organizzazione. La maggioranza del GCR voleva terminare il lavoro politico svolto all’interno del PCI e dissolvere l’organizzazione nel movimento spontaneo. Essi non solo rifiutavano l’orientamento verso il PCI, ma anche il richiamo al trotskismo in una qualsiasi forma organizzativa. Al congresso del GCR, un membro della maggioranza giustificò questa linea liquidazionista affermando che “L’eredità trotskista è ormai l’eredità comune di tutti i rivoluzionari e la sua difesa non può fungere da raison d’être per un’organizzazione.” (12)

Maitan non era preparato ad abbandonare immediatamente il lavoro all’interno del PCI, ma confessava ai suoi avversari che, se necessario, avrebbe saputo orientarsi in maniera diversa. Rispondendo ad essi durante il congresso, Maitan dichiarò che non bisognava sopravvalutare l’organizzazione, e che bisognava invece concentrare gli sforzi per “azione verso l’avanguardia.” Egli aggiunse che “Il giorno in cui una tendenza rivoluzionaria piú grande della nostra si svilupperà in Italia, dimostrandosi capace di guidare il movimento di massa, noi useremo il criterio che ci sembra corretto. Non faremo certo valere la nostra anzianità e saremo in grado di contribuire al successo di tale movimento ... Ma questa situazione tuttora non esiste.” (13)

Le posizioni sia di Maitan che dei suoi avversari escludevano lo sviluppo di un movimento indipendente della classe lavoratrice sotto la bandiera della Quarta Internazionale. La scissione era basata invece su una questione di tattica, cioè se fosse giunto il momento di abbandonare il PCI e allinearsi al movimento di protesta piccolo-borghese.

Piú tardi la maggioranza fondò il gruppo Avanguardia Operaia, che proclamava apertamente il suo aderimento al maoismo. Esso giustificava il rifiuto della Quarta Internazionale affermando che questa era un ostacolo alla crescita dei trotskisti assieme “alle correnti obiettivamente di sinistra, come il maoismo e il castrismo.”

Un’altra sezione della maggioranza si orientò verso il gruppo del Manifesto, formato nel 1969 da alcuni leader dissidenti del PCI, per la maggior parte intellettuali, che proponeva un miscuglio composto da certi atteggiamenti tradizionali del PCI ritracciabili alla guida di Palmiro Togliatti, concezioni filosofiche proprie della Scuola di Francoforte, e da posizioni maoiste. Oggi l’unica cosa che rimane di questo gruppo è il quotidiano dallo stesso nome.

Col sostegno della minoranza, Maitan rifondò il GCR, il quale abbandonò rapidamente il lavoro all’interno del PCI, cercando di prendere contatto con quei gruppi radicali che si andavano formando. Nel 1969, il nono Congresso del Segretariato Unificato decise che l’atteggiamento da adottare era “verso la nuova avanguardia con il suo rapporto con le masse.” Questo stesso congresso esprimeva sostegno per la lotta armata nell’America Latina. Maitan propose una risoluzione sulla Rivoluzione Culturale cinese.

Inizialmente, Maitan cercava anche una collaborazione più intima con i dissidenti PCI del Manifesto. “Nella politica delle convergenze nella sinistra rivoluzionaria dobbiamo continuare a privilegiare il Manifesto,” scrisse nel 1972. “Nella dialettica che è esistita ed esiste nel Manifesto abbiamo avuto e dobbiamo avere la possibilità di inserirci. Ciò non significa che escludiamo altre forze.” (14)

Più tardi, a partire dalla metà degli anni settanta, egli si orientò invece verso quelle organizzazioni che erano emerse dal movimento studentesco. Il PDUP (Partito di Unità Proletaria), Avanguardia Operaia e Lotta Continua erano emerse da questi molteplici gruppi come le organizzazioni più importanti. Esse adoravano Mao, Ho Chi Minh e Che Guevara, e rappresentavano un misto di prospettive spontaneiste e pseudo-rivoluzionarie. Promuovevano scioperi e forme di “azione diretta”, giocando un ruolo molto attivo nelle dispute politiche e sociali di quel periodo. Esse potevano contare, in tutto, su circa diecimila membri e simpatizzanti.

Il calo delle lotte sociali dopo il 1974 gettò questi gruppi in una crisi profonda. Una minoranza di essi si diede alla lotta armata e al terrorismo, un fenomeno che assunse una forma più ampia in Italia che forse in qualsiasi altro paese europeo, e che contribuì al disorientamento della classe lavoratrice. Il resto abbandonò le forme di lotta radicali ed attiviste, riorientandosi verso forme di lotta politica più tradizionali. Nel 1976 le tre organizzazioni di cui sopra presentarono congiuntamente alle elezioni parlamentari sotto il nome di Democrazia Proletaria.

Il GCR appoggiò in pieno questa campagna elettorale. Maitan fece dei discorsi assieme a Adriano Sofri di Lotta Continua durante comizi elettorali a cui parteciparono migliaia di persone. Ma il risultato elettorale fu deludente. La Democrazia Cristiana rimase il partito più forte, seguita da vicino dal PCI, il quale ottenne il miglior risultato della sua storia. Democrazia Proletaria ricevette mezzo milione di voti e sei seggi in parlamento. La sua quota dell’1,5 per cento dei voti fu però molto più bassa delle sue previsioni. Lotta Continua, l’organizzazione con cui il GCR aveva collaborato più strettamente si dissolse poco dopo le elezioni.

L’assenza di una prospettiva realistica per la classe lavoratrice consentì alla classe dominante italiana ed al PCI, suo pilastro più importante, di sopravvivere alle violente battaglie di classe tra il 1968 e il 1975, e passare alla controffensiva. Le organizzazioni di sinistra caddero in una disperazione che continuò per tutti gli anni ottanta. Democrazia Proletaria, originariamente concepita come un’alleanza elettorale, continuò ad esistere, diventando una sorta di crogiolo per i rimasugli delle organizzazioni radicali.

Nel 1989, il gruppo di Maitan (rinominato Lega Comunista Rivoluzionaria, LCR) si unì a Democrazia Proletaria. Due anni dopo, l’intera organizzazione si allineò con Rifondazione Comunista, che era emersa dal dissolto PCI.

Da quel momento in poi, Maitan e i suoi sostenitori dedicarono tutti le loro energie politiche alla costruzione di Rifondazione, come il pablista francese Alain Krivine conferma nel suo obituario di Maitan: “Dal 1991 in poi Livio continuò ad essere eletto alla guida di questo nuovo partito. È un dato di fatto che i membri della Quarta Internazionale decisero di partecipare completamente nella sua costruzione fin dalla nascita, in accordo con i suoi dirigenti... Alcuni dei nostri compagni assunsero posizioni di responsabilità al Senato, nelle organizzazioni di partito, o alla guida del quotidiano Liberazione.” (15)

Da continuare

Note:
8) Quarta Internazionale, nov/dic. 1967
9) “Risoluzioni del Nono Congresso Mondiale sull’America Latina,” Quarta Internazionale maggio 1969
10) “Critiche delle Posizioni dell’SWP (USA) di Peng Shuzi, 16 marzo 1981
11) “La Quarta Internazionale, la rivoluzione cubana e Che Guevara” Inprekorr nº 318
12) Bandiera Rossa, 15 aprile 1968, citato da Yurii Colombo, op cit.
13) Bandiera Rossa, 1 aprile 1968, citato da Yurii Colombo, op. cit.
14) Quarta Internazionale n. 5-6, giugno 1972
15) Alain Krivine, “Ciao compagno!,” Rouge 30.9.2004