Made in Algeria – Genealogia di un territorio

Made in Algeria – Genealogia di un territorio è la prima esposizione di grande portata ad essere mai stata realizzata e consacrata alla rappresentazione del territorio algerino. L’obiettivo è quello di animare un dialogo tra carte, disegni, dipinti, fotografie, documenti storici e opere di artisti contemporanei che hanno percorso le terre d’Algeria. Le carte originali giunte fino a noi, di rara qualità estetica, non sono mai state presentate al pubblico. L’Algeria, Paese poco aperto al turismo di massa, resta in effetti ancora oggi una realtà poco conosciuta. Il suo lungo e splendido litorale non ha infatti subito lo stesso processo che ha sfigurato le altre coste del Mediterraneo. Spiagge, montagne, pianure e deserti si stendono su circa due milioni di chilometri quadrati, ma sono comunque pochi quelli che possono dire di essersi avventurati su questo territorio.

L’origine del progetto di esposizione Made in Algeria risiede nella questione dei grandi esploratori europei, delle loro conoscenze e dei loro racconti di viaggio, soprattutto quelli dei naturalisti. Sorprendentemente anche ai loro tempi, come ai giorni nostri, non si sapeva nulla dell’Algeria. Il XVIII secolo europeo, che si appropriava nel frattempo del mondo e che ne censiva la fauna, la flora e gli uomini, non riusciva in realtà a cogliere questo territorio della riva di fronte, come invece avveniva altrove in America, in Asia e in Oceania.

Algeri e le sue fortificazioni, la sua ostilità, i suoi pirati e i suoi miti, generavano a tal punto desiderio e paure che solo agli uffici diplomatici e allo spionaggio era consentito alimentare la conoscenza di tali luoghi e amministrarne la vigilanza. Nel XVIII secolo, consultare una carta europea del territorio di Algeri significa, innanzitutto, leggere informazioni di seconda mano, che si basano su ipotesi cartografiche e che contrastano con la precisione delle carte nautiche.

Made in Algeria vuole essere l’analisi innovativa di un’avventura moderna che è cominciata più di due secoli fa e i cui effetti sono visibili ancora oggi: la conquista dell’Algeria e il tipo di colonialismo che vi si è sviluppato. L’invenzione cartografica dell’Algeria è infatti andata di pari passo con la sua conquista e la sua descrizione. L’esposizione si propone quindi di indagare il processo di fabbricazione di un territorio coloniale. Questo obiettivo, raggiunto non senza difficoltà, è giustificato anche dalla necessità di sostenere, attraverso nuove esperienze e nuove scoperte tecnologiche, l’inventario, l’appropriazione, la valorizzazione e la sorveglianza di un territorio e dei suoi popoli. In questo senso, l’Algeria è stata uno dei luoghi cardine della modernità europea, uno dei suoi principali laboratori, quello che ha permesso di sperimentare il rendimento di un territorio grazie all’osservazione dei suoi abitanti. A partire dal 1882, nessun centimetro di questo suolo sarebbe più stato libero da vincoli e costrizioni.

Circa 250 opere saranno riunite in occasione di questa esposizione. Archivi sonori e audiovisivi, carte rare – alcune di importanza fondamentale e mai esposte in precedenza -, opere provenienti dai più grandi musei francesi e stranieri saranno presentate assieme a creazioni contemporanee inedite.

I sovraintendenti:

Zahia Rahmani e Jean-Yves Sarazin

 

traduction par Valentina Tallamona


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