Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 23 maggio 2008.
Mercoledí 21 maggio, durante una riunione straordinaria
tenutasi a Napoli, il nuovo governo Berlusconi ha varato nuove
normative mirate direttamente contro gli immigrati. Il nuovo decreto
viene sancito nel contesto di settimane di retate organizzate
dallo stato e violenza contro la comunità degli immigrati.
La riunione di governo è stata indetta a Napoli al fine
di gestire prima di tutto la crisi dei rifiuti. Durante levento,
Berlusconi ha designato le montagne di mondezza nella regione
come area militare strategica al fine di bloccare le proteste
della popolazione residente contro la tossicità. Il primo
ministro ha giocato questa situazione insieme alla pedina razzista,
enfatizzando che la lotta contro la criminalità straniera
era la priorità assoluta del suo governo, e strumentalizzando
la riunione a Napoli al fine di sancire una serie di misure estremamente
repressive.
Il governo Berlusconi consiste di unalleanza di partiti
di destra e estrema destra che include i postfascisti di Alleanza
Nazionale e i secessionisti (e apertamente razzisti) della Lega
Nord. Durante il periodo preelettorale, il multimilionario magnate
dei mass media ha usato la xenofobia come punto cruciale della
sua campagna. Uno dei suoi escamotage principali era quello di
identificare gli immigrati, e in particolare i Rom, come la causa
primaria dei problemi socioeconomici del paese.
Subito dopo la vittoria elettorale dellalleanza di Berlusconi,
polizia e carabinieri hanno iniziato una serie di retate contro
gli stranieri. Allinizio di maggio la polizia cominciava
a prelevare e arrestare lavoratori immigrati e le loro famiglie.
Centinaia di immigrati dallEuropa dellest, Albania,
Grecia, nord Africa e Cina venivano detenuti sulla base di varie
accuse, compresa quella di immigrazione clandestina. Cinquantatre
di quelli detenuti nelle prime settimane di questa operazione
venivano immediatamente accompagnati al confine e espulsi, in
un blitz orchestrato dai mass media.
La polizia e le forze dellordine effettuavano inoltre
altre operazioni volti alla chiusura dei campi Rom in varie aree
del paese. In un intervento sensazionalizzato dai media, la polizia
lanciava una retata contro un campo Rom a Ponte Milvio a Roma.
La polizia ha da allora mantenuto una forte presenza nellarea,
sgombrando roulotte e capanne, mentre le procedure per la deportazione
di chi non ha permesso di residenza sono state avviate.
Loperazione ha ricevuto la piena approvazione del nuovo
sindaco, il postfascista Gianni Alemanno. Durante la sua recente
campagna elettorale, questultimo prometteva lo smantellamento
dei campi nomadi, dove i Rom vivono in condizioni
da terzo mondo. Durante una sua recente visita a uno di
questi campi, Alemanno dichiarava il suo orrore a
cosa aveva visto e dichiarò: Non ci sono parole per
descrivere quello che ho visto.
Infatti, le terribili condizioni di vita in questi campi sono
interamente dovuti alla negligenza delle autorità governative.
Gli accampamenti Rom in Italia vengono regolarmente privati di
qualunque accesso ad acqua potabile o elettricità.
Il leader della Lega, nonché ministro delle Riforme
Istituzionali e Federalismo, Umberto Bossi, ha anchegli
offerto la sua opinione al riguardo: Bene, è solo
linizio. È quello che vuole la gente. Gli italiani
vogliono sicurezza e noi dobbiamo dargliela.
I pogrom a Napoli
Gli attacchi contro la comunità Rom hanno raggiunto
lapice con una provocazione deliberata. Il 14 maggio una
banda violenta attaccava un campo Rom nel quartiere Ponticelli
di Napoli e lo bruciava al suolo. Lattacco avveniva dopo
una campagna di sensazionalismo, a cura dellimpero mediatico
di Berlusconi, in cui una donna italiana accusava una ragazzina
Rom di 16 anni di aver tentato di rapirle la figlia. Come risultato
di queste testimonianze e denunce, spesso contraddittorie, una
folla si riuniva e cominciava a insultare e minacciare i Rom che
vivevano al campo di Ponticelli. I Rom ivi residenti venivano
trasferiti dalla polizia.
Un gruppo particolarmente agitato prendeva poi liniziativa
di bruciare il campo al suolo con bombe di benzina. Testimoni
sul luogo notavano fuoco dagli edifici e roulotte in fiamme. Secondo
vari reportage, tuttavia, la Camorra avrebbe avuto un ruolo predominante
nellesecuzione del pogrom.
Un testimone oculare dice al Corriere della Sera: Sotto
a un albero dallaltra parte della strada cè
un gruppo di ragazzi che osserva la scena... Il capo è
(...) uno dei nipoti del cugino del «sindaco» di Ponticelli,
quel Ciro Sarno che anche dal carcere continua ad essere il signore
del quartiere, capo di un clan di camorra che ha fatto del radicamento
nel quartiere la sua forza. Quando vede che la confusione è
al massimo, fa un cenno agli altri. Si muovono, accendono i motorini.
Dieci minuti dopo, dal campo adiacente, quello di fronte ai palazzoni
da dodici piani chiamati le Cinque torri, si alza unaltra
nuvola di fumo denso e spesso. Laccampamento è delimitato
da una massicciata di rifiuti e copertoni. Sono i primi a bruciare,
con il fumo che avvolge le case popolari. La claque si sposta,
ad appena 200 metri cè un nuovo incendio da applaudire.
I ragazzi in motorino scompaiono.
Sia il governo che la Camorra traggono vantaggi da questi ultimi
pogrom di Napoli. Lavvocato Gerardo Marotta questa settimana
riportava a LUnità che lorigine della crisi
rifiuti a Napoli aveva le sue radici al nord Italia, il quale
usa il sud come una discarica a basso prezzo di materie tossiche
di scarto. Le cause derivano dalla circostanza che le industrie
del nord da più di 40 anni, per risparmiare sui costi della
bonifica dei rifiuti tossici che producono, hanno pensato di affidarsi
alla camorra e alla mafia per sversare nelle terre del Mezzogiorno
tutti i loro scarti di lavorazione, ha detto lavvocato.
Istigando violenza razzista a Napoli le bande della camorra
sono riuscite a deviare lattenzione pubblica dal loro ruolo
nello scandalo dei rifiuti. Allo stesso tempo i pogrom sono munizioni
benvenute per il governo Berlusconi al fine di distrarre lattenzione
dallintensa crisi sociale a Napoli e nel paese in generale.
La violenza delle bande a Napoli era stata preparata da una
sistematica campagna xenofoba condotta dal governo e dai mass
media per poi essere applaudita da membri prominenti di governo.
Anteriormente ai recenti pogrom, Umberto Bossi, leader della Lega,
dichiarava pubblicamente: È più facile derattizzare
i topi che debellare gli zingari. In seguito allincendio
che ha distrutto il campo Rom a Napoli, Bossi giustificava il
pogrom asserendo che se lo stato non fa il suo dovere, lo
fa la gente.
Roberto Maroni, suo collega di partito nonché Ministro
dellInterno, rispondeva dichiarando che la miglior maniera
di prevenire attacchi su stranieri, come quelli di Napoli, era
di aumentare il potere dello stato. Tale era la meta delle misure
varate dal governo mercoledí scorso. Il pacchetto prevede:
1. Per la prima volta le entrate clandestine in Italia sono
dichiarate reato. Le autorità possono pertanto deportare
o arrestare immediatamente stranieri senza permesso di soggiorno
o residenza. Arresto o deportazione sono ammessi anche nel caso
in cui uno straniero sia definito in maniera alquanto vaga una
minaccia alla società.
2. Autorità locali hanno il potere di controllare le
condizioni di vita dei cittadini provenienti da altri paesi dellUE
prima di concedere loro il diritto alla residenza. Oltre al permesso
di soggiorno, gli stranieri dovranno provare di avere un impiego
che garantisca un reddito sufficiente per mantenere se stessi
e le loro famiglie.
3. La nuova normativa, in vigore immediatamente, permette alle
autorità anche di confiscare una proprietà affittata
a immigrati clandestini.
Al fine di implementare le nuove misure, il ministro della
Difesa Ignazio La Russa ha dichiarato che sta considerando lintervento
di truppe militari per fermare il crimine urbano, mentre il ministro
dellInterno ha annunciato il suo piano di aprire campi speciali
per lincarcerazione di criminali stranieri.
Sebbene vari esperti legali considerino la nuova legge una
violazione della legge dellUE sul libero movimento dei cittadini
fra stati membri, la reazione ufficiale della burocrazia europea
è stata piuttosto silenziosa o si è cercato di sottovalutare
la violenza razzista in Italia.
Nel parlamento europeo il gruppo PPE-DE (Partito Popolare Europeo-Democratici
Europei) ha respinto un dibattito sui pogrom avvenuti in Italia.
A novembre dellanno scorso il presidente del gruppo esplicitamente
difendeva Franco Frattini (attualmente ministro degli Affari Esteri,
ex vicepresidente della Commissione europea e ex Commissario europeo
alla Giustizia, Libertà, e Sicurezza) il quale per anni
ha richiesto allUE di sigillare i confini contro limmigrazione
illegale.
Da parte sua, il presidente del Partito Socialista Europeo
Martin Schulz ha reagito agli attacchi razzisti di stato con una
dichiarazione a mezza bocca in cui dichiarava: La situazione
italiana è difficile. Ma non vogliamo nascondere che il
problema della protezione delle minoranze e dellintegrazione
dei Rom nella società non sia un problema solo italiano
in Europa.
Il ruolo del governo Prodi e di Rifondazione
Comunista
La campagna governativa iniziale contro gli immigrati e i Rom
veniva istigata nel 2007 dal governo precedente di centro-sinistra
di Romano Prodi. Le draconiane leggi appena emanate da Berlusconi
trovano anchesse la loro genesi in provvedimenti sanciti
lanno scorso dal governo Prodicon il pieno supporto
di Rifondazione Comunista (PRC), lerede del Partito Comunista
Italianoil quale è stato presentato come un modello
dalla sinistra piccolo-borghese in tutta Europa.
In seguito a un attacco brutale subíto da una donna
italiana per presunta mano di un romeno lautunno scorso,
i mass media e lopposizione di centro destra guidata da
Berlusconi e Bossi cominciava una campagna sistematica contro
gli stranieri in generale e i Rom in particolare. In quel contesto
il Corriere della Sera presentava la situazione con un articolo
intitolato LInvasione dei Nomadi (29 settembre
2007).
Il primo a rispondere a tale campagna reazionaria era il sindaco
di Roma e segretario generale dellappena nato Partito Democratico
(PD), Walter Veltroni, il quale pubblicamente dichiarò
che il 75 per cento dei crimini veniva commesso dai Rom.
Allinizio di novembre del 2007 Veltroni pressava il governo
Prodi ad approvare un nuovo decreto, il 181 (decreto sulle espulsioni),
secondo il quale i cittadini comunitari possono essere deportati
per motivi di sicurezza dello Stato e per motivi imperativi
di pubblica sicurezza. Il decreto aveva come obiettivo principale
gli immigrati romeni, primariamente Sinti e Rom, e dava alla polizia
lautorità di deportare interi gruppi di romeni per
motivi imperativi di pubblica sicurezza.
Il 2 novembre il decreto 181 veniva firmato dal presidente
della repubblica Giorgio Napolitano, ex leader del Partito Comunista
Italiano, con il pubblico supporto del ministro per la Solidarietà
Sociale Paolo Ferrero, unico ministro di Rifondazione nel governo
Prodi di allora.
Per assicurare supporto della sua normativa Prodi chiedeva
un voto di fiducia sul decreto di espulsione. Alla fine di novembre
Franco Giordano, segretario generale di Rifondazione, fece un
appello in supporto al decreto, che venne approvato con 160 voti
contro 158. Con una sola eccezione, tutti i senatori di Rifondazione
votarono in favore.
Mentre davano il loro supporto a tale decreto repressivo sullimmigrazione,
i membri di Rifondazione esprimevano le loro speranze che la legge
non si traducesse in deportazioni di massa. Il 7 novembre 2007,
quando il primo ministro romeno Calin Popescu Tariceanu si incontrava
con Prodi e con il papa a Roma per discutere il rimpatrio di cittadini
romeni, lex leader di Rifondazione Fausto Bertinotti (a
quell tempo presidente della Camera dei Deputati) dichiarava di
essere soddisfatto dopo essere stato rassicurato dal ministro
dellInterno Giuliano Amato (PD) che non ci sarebbero state
deportazioni di massa (La Repubblica, 7 novembre 2007).
Mentre Bertinotti formulava i suoi commenti, la polizia e il
ministero dellInterno stavano già finalizzando una
lista di circa 5000 immigrati indesiderati a Roma,
Milano, Napoli, Torino e Firenze, candidati per deportazione immediata.
La lista, preparata per luso dal governo Prodi, è
stata ripresa e prioritizzata dal nuovo governo Berlusconi.
I recenti pogrom sponsorizzati dallo stato italiano rappresentano
una condanna devastante della politica di Rifondazione Comunista,
che in essenza sostiene che la miglior maniera di combattere la
destra sia quella di adottare il loro programma. Il governo Prodi
e Rifondazione in particolare sonoin gran parte responsabili per
i recenti attacchi sui Rom e su altri immigrati.