Tharros
Promontorio di
S. Giovanni di
Sinis, estremità meridionale della Penisola del Sinis, sulla costa occidentale dell'isola.
Secondo le fonti classiche il nome di Tharros sarebbe da ricondurre ad uno degli insediamenti nuragici originari del luogo. Il toponimo infatti deriva da una radice mediterranea *tarr_, ampiamente attestata dall'
Anatolia a
Creta, alla Penisola
Iberica.
Le brevi menzioni, presenti per lo più in testi geografici o in opere di compilazione enciclopedica, concordano tutte nel localizzare la città sulla costa occidentale della
Sardegna. Probabilmente la città del
Capo San Marco dovette costituire un'importante stazione nell'ambito della strada litoranea occidentale che già in epoca punica, con partenza da
Carales (
Cagliari), toccava le città del
Sulcis e dell'Oristanese, giungendo sino a Turns Libisonis (
Porto Torres).
Intorno alla II metà dell'
VIII secolo i navigatori fenici di
Tiro si stanziarono nell'estremità meridionale della penisola del Sinis attirati dall'importanza strategica del suo promontorio meridionale, che assicurava un approdo sicuro con qualsiasi condizione climatica. La città fenicia divenne immediatamente uno dei più importanti centri commerciali del
Mediterraneo occidentale.
Risale a questo momento la costituzione del santuario funerario nell'area dell'insediamento indigeno denominato topet dagli archeologi. Il topet, documentato a Cartagine,
Hadrumetum, Costantina in
Africa,
Mozia in
Sicilia e a Karales,
Nora,
Bithia, Sulcis, Monte Sirai in Sardegna è un'area delimitata all'aperto destinata all'offerta alla divinità (
Baal Mammone, in seguito anche
Tanit) dei bambini morti per cause naturali.
Questi venivano incinerati e deposti in piccole urne di terracotta assieme a piccoli animali sacrificati e bruciati.
Dalla fine del VI secolo a.C., in età cartaginese, nel rituale si inserì la deposizione di stele e cippi con simboli della divinità.
La città di Tharros contava due necropoli, con una prevalenza di sepolture ad incinerazione, ben distinte topograficamente: dislocate una a sud presso la
Torre Vecchia e l'altra a nord, presso la costa di
San Giovanni sotto l'attuale abitato. Probabilmente la città possedeva un centro insediativo policentrico, con un centro portuale, nell'area di
San Giovanni di Sinis, e un centro alle pendici del colle della
Torre di San Giovanni.
Il porto di Tharros, nel periodo compreso tra la fine del VIII e la conclusione del VI secolo a.C. vide un'intensa attività di scambio con l'imbarco di grano proveniente dal Campidano settentrionale e i prodotti minerari del
Montiferru.
Attorno al 510 a.C., con l'avvento del dominio cartaginese, la città vide l'introduzione di un nuovo rituale di sepoltura, ad inumazione e del correlato tipo di tomba a camera intagliata nell'arenaria, dotata di accesso gradonato.
Tharros già a partire dal
VII secolo a.C. era dotata di caratteri urbani ben precisi ma con l'avvento cartaginese subì una monumentalizzazione visibile sia nei santuari, sia nel tofet, sia nella cinta muraria.
Quest'ultima costruita interamente con grossi blocchi d'arenaria, fu completamente ristrutturata in età tardo antica. Sono due i templi riconducibili alla dominazione punica, localizzati entrambi sul versante orientale del colle di San Giovanni: il tempio delle semi colonne doriche del IV/
III secolo a.C. ed il tempio a pianta di tipo semitico, un'area quadrangolare, intagliata nella roccia con altari a bancone e corte porticata centrale. Tharros conobbe una fase di depressione amministrativa ed economica a partire dalla conquista romana del
238 a.C. a causa della prevalente politica filo-punica della sua classe dirigente e dei mutati equilibri commerciali che privilegiarono le rotte tirreniche rispetto a quelle del Mediterraneo occidentale e meridionale.
Sull'epoca di abbandono della città non si hanno dati certi. Il "Codice Sanjust" (apografo cinquecentesco di un originale del XV sec.) riferisce di un ripopolamento attorno alla metà del
Mille, a opera di Navarresi. Nel manoscritto "In Sardiniae Chorographiam",
Giovanni Francesco Fara (morto nel 1591) fissa l'abbandono di Tharros attorno al 1070, quando gli abitanti si sarebbero trasferiti nell'entroterra a
Oristano guidati dall'arcivescovo e dal re del
Giudicato d'Arborea. Nel 1183 un cronista arabo descrive Tharros come una città morta.
COME RAGGIUNGERLO
Da Cabras si percorre per circa 12 km la strada provinciale per San Giovanni di Sinis.
- published: 08 Jul 2013
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