Celebre sopratutto per la leggenda di artista romantico e ribelle, creata intorno a lui nel corso del
XVII e
XIX secolo e che, con astuzia e lungimiranza egli stesso aveva contribuito a rafforzare nel corso della propria vita,
Salvator Rosa fu creativo e proficuo disegnatore, incisore, poeta, attore e sopratutto pittore, attivo su diversi fronti e generi stilistici: battaglie, paesaggi, bambocciate, ritratti, stregonerie, quadri di storia sacra, a soggetto mitologico e allegorico.
Nato a
Napoli nel 1615, dopo un periodo di apprendistato presso
Aniello Falcone e in seguito, con il cognato
Francesco Fracanzano, presso
Jusepe de Ribera, si trasferì a
Roma nel 1639 probabilmente in seguito ai disordini causati dalla rivolta di
Masaniello.
Poco dopo il passaggio romano, durante il quale l’artista eseguì opere stilisticamente vicine al gusto partenopeo, nel 1640 è già a
Firenze presso la corte del cardinale Giovan Carlo dé
Medici: per un decennio Salvatore domina la scena fiorentina licenziando importanti opere d’arte di soggetto mitologico e di genere, quali battaglie e paesaggi, e fondando l’Accademia dei Percossi, accolita di letterati, pittori e scienziati tra loro accomunati da una visione libera e scanzonata del vivere dai risvolti a tratti libertini. Al 1650, in occasione del Giubileo, risale il definitivo ritorno del pittore a Roma, città nella quale esordisce con impressionanti tele dai significati spesso profondi e filosofici, realizzate per essere esposte al
Pantheon, a
San Giovanni Decollato e a
San Salvatore in Lauro. Nei venti anni successivi l’opera e la poetica caratteristiche del
Rosa si svolgono nel segno di una ricerca del tutto personale da parte dell’artista, attento alle novità stilistiche e culturali della Roma di metà Seicento ma anche autonomo da esse, quasi anticipando alcuni aspetti caratterizzanti l’arte dei due secoli a venire. Salvator Rosa morì a Roma nel 1673, nella sua casa di via Gregoriana dove aveva
vissuto, dal 1650, con la compagna
Lucrezia e il figlio
Augusto. Se si eccettua il catalogo della mostra tenutasi a
Londra (
Hayward Gallery) nel
1973, i due ancora importantissimi testi di
Luigi Salerno del
1963 e del
1975, la monografia di
Jonathan Scott e gli articoli di
Helen Langdon, ben poco è stato prodotto di scientificamente rilevante negli ultimi decenni a riguardo di un artista che, solo per la sua complessità e per la sua fama, avrebbe meritato già da tempo numerosi studi approfonditi ed un aggiornato catalogo ragionato dell’opera pittorica. La mostra tenutasi a Napoli presso il
Museo di Capodimonte (aprilegiugno, 2008) è certamente un primo e fondamentale passo verso una ricognizione e nuova considerazione dell’opera e della figura del Rosa alla luce dei più moderni studi e metodi disciplinari, cui hanno fatto seguito le bellissime ed importanti mostre di Londra (
Dulwich) e
Fort Worth del
2010 curate da Helen Langdon con
Xavier Salomon e Caterina Volpi. La monografia di Caterina Volpi, già nel comitato scientifico della mostra napoletana, coorganizzatrice del Convegno internazionale di studi sull’artista tenutosi nel 2009 presso la
Bibliotheca Hertziana, cocuratrice delle mostre di Londra e Fort Worth e autrice di numerosi saggi sulla vita e sull’opera pittorica e grafica di Salvator Rosa, giunge a compimento entro il mese di
Novembre 2014 presso la
Casa Editrice Ugo Bozzi Editore Srl Roma. Il volume si articola in un ampio saggio introduttivo illustrato da oltre
300 riproduzioni di cui circa
200 a colori in cui Caterina Volpi analizza la pittura di Salvator Rosa alla luce della cultura del suo tempo e della sua biografia, con un’indagine approfondita del contesto pittorico e letterario in cui l’artista operò ed un’analisi dell’evoluzione stilistica e pittorica alla quale la sua originalissima personalità andò incontro via via, nel corso delle sue esperienze artistiche ed intellettuali.
Segue il catalogo ragionato dei dipinti, la Bibliografia, l’indice dei nomi e dei luoghi.
- published: 19 Jan 2016
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