Documentario Gomorra - Francesco Schiavone detto Sandokan
Francesco Schiavone (
Casal di Principe, 3 marzo
1953) è un criminale italiano.
Soprannominato
Sandokan per una leggera somiglianza fisica con l'attore
Kabir Bedi, divenne famoso per le lotte di potere avvenute nella sua cittadina natale soprattutto negli anni settanta e ottanta, ed è attualmente ritenuto il boss più importante del clan dei casalesi.
Ha iniziato la sua carriera criminale come autista e guardia del corpo di
Umberto Ammaturo; venne arrestato per la prima volta nel
1972, all'età di 18 anni appena, per possesso illegale di armi da fuoco. Schiavone è stato coinvolto in alcune guerre fra diversi clan camorristici, guerre nelle quali negli ultimi decenni hanno perso la vita decine di persone nella zona di
Napoli.
Si schierò con
Antonio Bardellino e
Mario Iovine, leader di spicco della
Nuova Famiglia, contro la
Nuova Camorra Organizzata (
N.C.O.) di
Raffaele Cutolo.
Quando il boss della N.
C.O. fu sconfitto, una faida interna scoppiò tra i
Bardellino e gli Iovine.
Dopo una nuova faida scoppiata tra gli Schiavone ed i De
Falco, Vincenzo De Falco fu ucciso il 2 febbraio
1991, a Casal di Principe. Per rappresaglia, Mario Iovine fu ucciso il 6 marzo 1991 in
Portogallo. Schiavone è stato arrestato il 25 aprile 1991. Mentre era in custodia, la fazione De Falco è stata sconfitta. Dopo l'omicidio di Iovine divenne il capo principale del clan dei Casalesi, divenendone il boss assoluto.
Arrestato prima il 13 dicembre
1990 e poi l'11 luglio
1998 in un bunker del suo paese natale grazie alle indagini condotte da
Sergio Sellitto, è stato condannato all'ergastolo per associazione di tipo mafioso.
Attualmente, per i reati di camorra da lui commessi, è sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall'art.
41 bis della legge sull'ordinamento penitenziario. In casa di Schiavone, all'atto dell'arresto, furono rinvenuti dipinti di sua realizzazione e moltissimi libri, fra cui diverse opere su
Napoleone Bonaparte. Il 16 giugno 2008, durante le fasi finali dell'appello del processo
Spartacus che si svolgeva presso il tribunale di
Santa Maria Capua Vetere, Schiavone compare in videoconferenza dal carcere de
L'Aquila dove era detenuto, dichiarando di non voler comparire in video perché non voleva essere considerato come una fiera in gabbia.
Il 19 giugno 2008, con la conclusione del processo, viene condannato definitivamente alla pena dell'ergastolo, insieme ad altri componenti del clan dei Casalesi. All'udienza finale, in aula era presente anche lo scrittore
Roberto Saviano. Successivamente alla condanna, il 28 giugno 2008, viene trasferito nel carcere di
Opera, dove rimane sotto il regime del 41 bis, ossia il carcere duro. Nonostante ciò, nel gennaio
2010 Schiavone riuscì a incontrare il boss di
Cosa nostra Giuseppe Graviano durante l'ora d'aria, creando grande allarme tra i magistrati napoletani.