riceviamo e diffondiamo:
Udine, giovedì 7 aprile 2016
Avevo pensato tempo fa di scrivere qualcosa su questo tema, non
appena sentita la nuova eccitante notizia del rito democratico. Poi mi
ero riproposto di lasciar perdere. Scusate, ma la poca attitudine della
gente a chiamare gatto un gatto mi ha spinto a desistere dai miei
propositi silenziosi e rompere ancora una volta i coglioni, attività
nella quale credo di eccellere.
Ebbene, il 17 aprile 2016 la democrazia invita i suoi complici a
recarsi alle urne per votare un referendum inerente (ma in realtà non
su) le trivellazioni. Se ne sarà certamente sentito parlare: la
sinistra, istituzionale, movimentista e libertaria che sia (pur sempre
sinistra è), non fa che blaterarne da un po’.
C’è chi andrà a votare a favore delle trivellazioni. Il progresso è importante e se fa rima con “cesso” è solo per caso.
C’è “invece” chi andrà a votare contro le trivellazioni (a fianco dei
fascisti di Forza Nuova) e si sentirà con la coscienza a posto, bravo,
bello, ambientalista e soprattutto super-democratico. E passo passo, di
giorno in giorno, di urna in urna (fino a quella finale), la Società,
“la nostra casa comune”, sarà un posto migliore, magari pure col
giardino e la casetta del cane. Certo, le trivelle ci saranno ancora, i
petrolieri pure e il mondo che li genera anche, ma, per dio!, non si può
mica volere tutto dalla vita, no? Bisogna sapersi accontentare.
Soprattutto delle occasioni che la liberalità della democrazia ci dona.
In fondo il Popolo si esprimerà, quel benedetto 17 aprile, alla fine del
calendario dell’avvento. Potere del Popolo, demos… cratia… Bello, no?
C’è “poi” chi in genere non vota ma andrà a votare lo stesso. Sì, sì,
lo so, la storia la conosco già: i politici e i partiti sono brutti e
cattivi e noi abbiamo perso fiducia in loro, o – com’era?, ah, sì – “non
ci sentiamo più rappresentati”, se proprio dobbiamo al massimo un
votino “di protesta” qua e là, o addirittura siamo anarchici e
libertari. Sì, a noi il nazionalismo non piace e la parola “partiti”
neppure: meglio chiamarli federazioni… italiana, francese, iberica… Però
questa è un’altra storia: basta purismi, per dio!, basta celodurismi,
che cazzo!, se c’è di mezzo il nucleare o l’acqua pubblica (…
pubblica?!) o le trivellazioni o i referenda si parla di democrazia
diretta. Avanti, compagni, ops compagne, o compagn*, no compagnx, anzi
compagn-, tutt* per la R*v*luz**ne!, f*n* alla pr*ss*ma urna!
C’è infine chi non andrà a votare. Si è obiettato infatti, e a ragione,
che il referendum non è contro le trivellazioni, ma al massimo per
impedire che le compagnie petrolifere (che non si toccano) continuino a
estrarre gas e petrolio nei pozzi già attivi in mare entro le 12 miglia
marine (quelli oltre non si toccano) anche dopo la fine del periodo di
concessione del permesso (che non si tocca). ‘na battaglia veramente
radicale, non c’è che dire. E non ci sarebbe infatti niente da dire se,
come sempre, la società civile (nell’allargata accezione companierista
che io gli attribuisco) non avessero scelto di non capire un cazzo (oh,
ma che arrogante giovinastro!).
Questo è un argomento di critica, fondato sì, ma pur sempre
recuperabile. Se per assurdo si proponesse un referendum per la messa
fuori legge delle compagnie petrolifere, delle trivellazioni, dei pozzi
petroliferi e delle concessioni per l’estrazione del gas, allora che
cosa diremmo?, che allora in quel caso il referendum va bene?, e la
Legge pure?
Questo lo dico perché la critica che io muovo al referendum è ben altra
e questa non può proprio essere recuperata. Il referendum è volto al
miglioramento della Legge, dello Stato e della Società. E se ci si dice
anarchici (e non a-caco-archici, ma an-archici, negatori di ogni
dominio, di ogni autorità, non solo di quelli brutti e cattivi… come se
ce ne possano essere anche di buoni) non si può, non per dovere ma anche
solo per una questione linguistica, volere alcun miglioramento della
Legge, dello Stato e della Società, che sono autorità. Migliorare
qualcosa, con rivendicazioni di diritti, libertà civili e leggi più
“green”, non fa altro che migliorare quello che dovrebbe essere un
nemico, e migliorandolo lo si rende più accettabile, fortificandolo. Se
le persone rinchiuse ad Auschwitz avessero ottenuto, dopo apposito
referendum popolare, il diritto a una cucina un po’ più dignitosa, il
lager sarebbe diventato quindi accettabile? È un caso limite,
strilleranno in molti. E, di più: paragonare qualcosa al nazismo
equivale a sminuire il male. Certo, ma non farlo destinerebbe gli orrori
del passato a non insegnarci niente e a ripetersi all’infinito sotto
volti nuovi, cosa che infatti succede quotidianamente (p.e., con campi
di concentramento per le “razze inferiori” un tempo denominati lager,
oggi C.I.E.). E, restando in tema, Adolf Hitler non fu forse eletto
democraticamente e l’Austria annessa al III Reich con l’Anschluss
tramite un vero e proprio “referendum popolare” degno della migliore
“democrazia diretta”? Perché qualcosa dovrebbe essere giusto per il
semplice fatto che lo decide il Popolo? Cosa mi rappresenta questo
sacrosanto Popolo? Io sono me stesso, e il Popolo chi cazzo è?
E per finire un’esortazione: nelle urne ci stanno le ossa: la vita, per piacere, cercatela altrove!
https://thehole.noblogs.org/post/2016/04/08/udine-7-4-16-contro-il-referendum/
https://lincendiario.noblogs.org/post/2016/04/14/affinita-udine-7-4-16-contro-il-referendum/