Miniserie in 4 puntate andata in onda sul Programma Nazionale della RAI dal 16 febbraio al 9 marzo 1969. Liberamente tratta da un racconto di R. L. Stevenson, è la storia del professor Henry Jekill e della sua controparte malefica, Edward Hyde, creata in laboratorio a seguito di un esperimento genetico. L'intenzione di Jekill era cercare di isolare la parte cattiva (Hyde) da quella buona (Jekyll), permettendo in tal modo che una sola persona potesse seguire due strade completamente opposte, e realizzarsi in entrambe. Disgraziatamente Hyde prende man mano il controllo di Jekill, commettendo ogni sorta di nefandezze e causandone la drammatica fine. E' dunque una parabola del Male: dietro una sola persona si possono nascondere due differenti personalità, una volta al Bene, l'altra al Male assoluto, che sono continuamente in contrasto fra di loro e tentano di prendere il dominio dell'individuo. Rispetto alla originaria e moralissima società vittoriana, Albertazzi ambienta questa singolare trasposizione del racconto di Stevenson in epoca moderna, condizionata dai continui progressi scientifici e dal continuo evolversi del tessuto sociale. Il 1969 è l'anno della Luna, traguardo scientifico di portata straordinaria; è l'anno di Woodstock, con migliaia di giovani americani che per tre giorni abbandonano i propri interessi personali per dedicarsi a qualcosa che, a posteriori, viene visto come un sogno collettivo di riforma della società. Albertazzi, che considera l'attore uno sregolato antiborghese, proprio in questo sceneggiato afferma che "il successo non conta niente, non è neanche un fatto negativo". Nel 1969 il mondo era ancora diviso in due blocchi contrapposti e ciascuna parte era convinta che il Male risiedesse altrove, accusando, sbeffeggiando e minacciando la pace. Due mondi come Jekill ed Hyde, in continua trasformazione. Cast artistico principale: Giorgio Albertazzi, Massimo Girotti, Claudio Gora, Bianca Toccafondi, Marina Berti, Serena Bennato, Penny Brown, Ugo Cardea, Pier Anna Quaia, Mario Chiocchio, Bruno Cirino, Bianca Galvan, Orso Maria Guerrini, Nicoletta Rizzi Trama: La storia che Giorgio Albertazzi ci racconta, ambientata in un paese europeo tecnologicamente avanzato, è una storia di oggi: il “suo” dottor Jekyll è un famoso biologo molecolare che compie ricerche sulla genetica e sposta sempre più avanti i limiti etici della sua conoscenza. Indagando sull’aggressione subita da una ragazza, l’avvocato John Utterson scopre che l’assegno rilasciato a titolo di risarcimento al padre della giovanissima vittima reca la firma di Edward Hyde, noto all’avvocato per essere il beneficiario del testamento del dottor Henry Jekyll che lo ha nominato suo erede universale. Deciso a indagare su quali perversi e misteriosi legami possano unire un celebre biologo a un brutale delinquente, Utterson si accorge che una lettera firmata da Hyde - che nel frattempo ha commesso un altro efferato delitto ed è braccato dalla polizia - consegnatagli, a sua discolpa, da Jekyll, è stata scritta, in realtà, dallo stesso scienziato. Durante una partita di golf Jekyll abbandona improvvisamente gli amici e fugge; più tardi telefona al suo antico maestro, il professor Lanyon, per chiedergli di recuperare dalla cassaforte del suo laboratorio una scatola di fiale, risultato di certi suoi esperimenti. La sera, a casa di Lanyon, si presenta Hyde che pretende la consegna delle fiale e se ne inietta subito una. Davanti agli occhi terrorizzati di Lanyon inizia la mostruosa metamorfosi e al volto di Hyde si sovrappone, inequivocabilmente, la fisionomia di Henry Jekyll. Mentre Lanyon, sconvolto, decide di tenere segreta la spaventosa scoperta, Utterson, convinto della necessità di andare a fondo nella sua indagine, si introduce nel laboratorio di Jekyll e sorprende lo scienziato mentre si sta compiendo l’ultima, definitiva trasformazione del dottor Jekyll in mister Hyde. Non resta a Jekyll che raccontare a Utterson di come il suo orgoglio di scienziato lo abbia spinto a sperimentare su se stesso la possibilità di manipolare biologicamente un essere umano e di come di questa ricerca folle e irresponsabile sia alla fine rimasto vittima: la mutazione è ormai diventata un processo automatico e irreversibile che non può concludersi se non con la morte dello scienziato e con la sua tardiva e appassionata presa di coscienza delle responsabilità morali e dei limiti della scienza umana.

• published: 11 May 2015
• views: 2