(segue da la battaglia del Monte Ia parte)
...A garanzia di questo principio, almeno in un primo momento, si pone la
Francia con il suo peso politico e il suo esercito. Già all'inizio del 1832, l'illusione della conquistata libertà nell'
Emilia e
Romagna cade miseramente, facendo ritornare le truppe austriache del generale
Johann Joseph Radetzky a imporre, a sostegno del nuovo
Papa Gregorio
XVI, il vecchio ordine costituito. Ai primi di dicembre del 1831, si sparge la voce a
Cesena che il Papa e il suo ministro di stato,
Card. Tommaso Bernetti, stanno concentrando a
Rimini un esercito di circa cinquemila mercenari, avanzi di galera assoldati, in particolare, nel frusinate, pronti a muovere per la riconquista della Romagna. Il 26 dicembre giungono a Cesena
300 volontari liberali di
Forlì,
Meldola e Civitella con un cannone, l'11 gennaio del 1832 arrivano altri
100 liberali forlivesi, il 15 gennaio 100 liberali faentini e imolesi e il 17 gennaio 270 liberali bolognesi, tra cui molti studenti universitari, con un cannone, fuso a Forlì dai fratelli Balestra di
Longiano. Arriviamo così al 19 gennaio con la venuta di diverse centinaia di volontari da
Faenza, Forlì,
Forlimpopoli,
Bertinoro, Meldola, Longiano,
Montiano Cervia e
Cesenatico e con il terzo cannone, che viene collocato nell'incrocio fra le strade di Cesenatico e di Savignano. Le campane delle chiese cesenati suonano a martello e così pure il campanone, i tamburi richiamano i duemila, forse duemilacinquecento, patrioti liberali, male armati, nella
Piazza Maggiore.
Questi, in parte, vengono dirottati alle pendici della Basilica del Monte, più precisamente a
Villa Neri, dove viene collocato anche un cannone. L'ultimo cannone viene posto vicino alla Basilica. La mattina presto del 20 gennaio giungono altri volontari.
Alle ore 8, viene da Forlì, diretto a Rimini un colonnello austriaco, il barone
Marshall, 'il quale, sotto colore ( tenta ) di farsi intermediario amichevole, visita le posizioni' . Alle ore 10, '[... ] si apprende che i papalini si accostano, con una colonna, comandata dal colonnello Barbieri, per la strada di Savignano; un'altra, sotto la guida del capitano Zorini, per quella di Cesenatico. Alle ore 11, essendo i pontifici vicino al
Rubicone, i liberali si ripiegano sul colle Tranzano. Altri s'appostano al Palazzaccio della famiglia
Serra.[...] Alle 11 e mezza, quelli che stavano al Monte, veduta una squadra di dragoni sul ponte del Mattalardo, cominciano a tirare colpi di cannone, che però non colpiscono nel segno. I dragoni si fanno sempre più vicini alla città e con la loro artiglieria colpiscono i liberali che stanno sotto l'Ospedale, ferendone molti, ed avendo anch'essi molti feriti. Una parte sale la piccola collinetta che conduce al Monte, mentre gli altri tirano di cannone contro la città. Il gruppo di liberali che stava al Monte, visti i nemici su per la collinetta, fa sopra di essi una scarica, uccidendone uno e ferendone altri; quindi si ritira.
Così fanno anche gli altri gruppi, riuscendo a portar seco i tre pezzi d'artiglieria. Le truppe pontificie, arrivate al luogo detto 'le banchette', trovata chiusa la porta
Romana [oggi porta
Santi], prendono a tirarci col cannone. Quaranta dragoni, girando dietro la chiesa di
San Pietro, giungono alla porta Cervese, che trovano chiusa, ma con l'aiuto di alcuni di dentro, riescono a levar la serratura, aprano ed entrano per primi nella città. E' l'una e mezza pomeridiana e subito si recano in piazza e vi occupano i quattro angoli. Gli altri soldati pontifici, dopo vari colpi di cannone, riescono con un colpo a tagliare nel mezzo il catenaccio di porta Romana, e, rotta e frantumata la porta stessa, entrano anche loro in città, sempre tirando con i fucili contro le finestre e per tutte le strade, finché, pervenuti in piazza, v'innalzano la bandiera del Papa al
Municipio ed alla
Rocca. [...]
Ottocento dragoni a cavallo non entrano in città ma, girando di fuori, proseguono fino al Ronco, perché i liberali non taglino il ponte. La battaglia è durata due ore e mezza, con fuoco continuo da entrambe le parti; i morti, che si son visti, sono circa cinquanta, compresi alcuni contadini venuti su coi papali, per rubare.' Fin qui il cronista cesenate Mattia Mariani (n.1802 -- m.1872), che non è certamente di parte liberale, e tenta di attenuare il massacro e le nefandezze compiute dall'esercito pontificio.
- published: 09 Aug 2013
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