Civitella del Tronto, comune di 5208 abitanti incluso nella Comunità
Montana della
Laga, provincia di
Teramo, Abruzzo,
Italia.
Civitella si ritiene sorga sull'antica area della picena
Beregra. Le prime testimonianze storiche la collocano nei secoli IX-X. Il paese fu invaso dagli ascolani quattro anni dopo che nel 1251 avevano dichiarato guerra ai teramani per fini espansionistici. A salvare i civitellesi intervenne papa Alessandro IV che pose fine ai cruenti e sconsiderati saccheggi ascolani evidenziati dal vescovo aprutino Matteo I. Memore dell’invasione ascolana e consapevole dell’importanza strategica di avere in zona di confine un baluardo efficiente, Carlo d’Angiò ordinò la fortificazione di Civitella che iniziò il 25 marzo 1269. Già nel secolo
XIII il paese appartenente al
Regno di Napoli era cinto da mura e per la sua particolare posizione geografica di confine con lo
Stato della Chiesa ebbe sempre una grande rilevanza strategica. Passò dagli angioini agli aragonesi nel 1442.
Alfonso d’
Aragona, dopo aver sconfitto
Francesco Sforza e riconquistato anche Civitella nel 1443, trasformò il castello civitellese in una piazzaforte nel 1450 in vista dei venti di guerra con la
Francia. Nel 1495 i civitellesi continuarono però a subire gli abusi del castellano e per protesta danneggiarono ben quattro delle cinque torri del castello che venne brutalmente saccheggiato. Le tasse del tribunale della Grascia, il fenomeno del banditismo e le servitù militari che i civitellesi dovettero affrontare continuarono anche dopo il trattato di pace di
Blois e portarono la popolazione allo stremo. Nel 1557 fu posta d'assedio da parte del francese Duca di
Guisa, generale di Enrico II alleato con papa
Paolo IV, che benché feroce e violento non riuscì a espugnare la città, tanto che nel maggio dello stesso anno tolse l'assedio e si ritirò presso
Ancona. Proprio in questa guerra tra francesi e spagnoli Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto in quanto protagonista della Guerra del
Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza che il popolo della cittadella riuscì a riportare venne apprezzata nell'intero regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali per quarant'anni e a spese del demanio regio furono restaurati gli edifici e la fortezza. Per lo stesso episodio nel 1589 fu elevata al grado di Città e le fu conferito il titolo di Fidelissima da
Filippo II di
Spagna. Nel 1627 a Civitella furono avvertiti terremoti e un altro sisma si verificò il 21 gennaio 1703. La fedeltà di Civitella agli Asburgo continuò anche negli anni bui di Filippo IV e Carlo II. Nel 1707 i civitellesi caduti in mano austriaca anche per via del Trattato di
Utrecht persero ogni beneficio fiscale. Il 16 agosto 1734 gli austriaci lasciarono Civitella alle truppe di Filippo V e la dominazione borbonica ebbe inizio. Venne assediata nuovamente dalle truppe francesi nel 1798 cadendo con disonore e nel 1806: in questo caso il forte difeso dal maggiore irlandese
Matteo Wade sostenne un assedio di quattro mesi contro le ben più numerose truppe napoleoniche, capitolando onorevolmente il 22 maggio 1806. Una famosa pagina di storia legata a Civitella e alla sua fortezza è quella relativa al
Risorgimento. Nel
1860 dopo aver attraversato l'Emilia-Romagna e le
Marche l'esercito di
Vittorio Emanuele II di Savoia il 26 ottobre strinse d'assedio Civitella, durante il quale i soldati borbonici resistettero per ben duecento giorni. Nonostante il Regno delle
Due Sicilie fosse finito il 13 febbraio 1861 con la caduta di
Gaeta e la resa fosse stata suggellata il 17 marzo con la proclamazione in parlamento a
Torino del
Regno d'Italia, Civitella continuò a combattere cadendo solamente il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l'Unità d'Italia. Questo episodio ne fece l'ultima roccaforte borbonica che si arrese accettando di fatto la fine del Regno delle Due Sicilie. Come sempre durante un assedio, una volta isolata la fortezza da possibili aiuti esterni, gli assedianti guidati dal generale
Luigi Mezzacapo (un napoletano di scuola borbonica) bombardarono la struttura per demoralizzare gli ultimi reparti borbonici. Sapendosi isolati e privi d'ogni speranza di soccorso diversi reparti situati in alcune ali della fortezza si arresero. Eppure un'ultima parte dei militari nonostante l'uscita dei camerati decisero pur allo stremo delle forze di resistere ancora per poi arrendersi solo alla fine. I superstiti furono presi prigionieri e trasferiti in strutture detentive tra cui il
Forte di
Fenestrelle, dove furono trattati in condizioni disumane con un’altissima mortalità per i maltrattamenti e le privazioni subite, ricordando che i Savoia erano molto più interessati all’espansione del loro regno che non agli ideali dei
Patrioti risorgimentali che cercarono sempre di ostacolare.
Riprese video effettuate mercoledì 20 maggio
2015; protagonisti della visita
Veniero Granacci e
Sergio Sibilla.
- published: 30 May 2015
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