Brulotti

Quattro abbandoni e una abolizione

Anne Archet
 
1. Devo abbandonare ogni forma di identità
L'identità è esterna all’individuo. È la conseguenza della sua appartenenza imposta a una categoria sociale che gli è pre-esistente. Queste categorie sociali sono arbitrarie — perché essere donna, nera, lesbica o proletaria sono categorie sociali e non il fatto di avere gli occhi verdi, essere ambidestri, albini o intolleranti al lattosio? — e determinano se gli individui che vi sono catalogati siano più o meno oppressi. Identificarsi in una categoria significa fare propria la sua oppressione oppure assumere il suo ruolo di carnefice come costitutivo della propria persona.
 
2. Devo abbandonare ogni presunzione di innocenza
Ogni richiamo all'innocenza non è solo inutile, è pericoloso. Sostenere che una persona meriti libertà, protezione o giustizia perché è innocente — perché si è astenuta da ogni peccato, da ogni crimine e da ogni trasgressione — implica che esistano forme d'oppressione che si meritano e altre che non si meritano...
Brulotti

Contro la loro guerra, contro la loro pace... per la Rivoluzione sociale

 

La guerra avanza a pieno regime e raduna le truppe. Le carneficine compiute dal regime di Assad, dall’Isis e dai bombardamenti democratici affogano nel sangue ogni possibilità rivoluzionaria in Siria. E dall’Iraq al Mali, dallo Yemen all’Ucraina, il terrore quotidiano devasta irreparabilmente vite e territori per interessi economici e politici, nel nome di una religione, di una etnia, di una nazione.
Con differenti intensità, la sporca guerra dell’oppressione permette ai soldati di scatenarsi contro intere popolazioni, costrette a subire o a seguire l’uno o l’altro campo. In gennaio e nel novembre 2015, i massacri di Parigi ci hanno ricordato che l’orrore della guerra non si limita a campi di battaglia più o meno lontani.
ANCHE QUI i soldati di dio massacrano per imporre il loro ordine, mentre lo Stato francese rafforza ulteriormente il suo proclamando la guerra a tutto spiano. L’esercito viene dispiegato e lo stato d’emergenza si perpetua. Mezzi di sorveglianza e uniformi pompati al massimo, pestaggi e grilletto facile, caccia ai migranti e agli indesiderabili, leggi e misure contro tutto ciò che può assomigliare a un «nemico interno», il messaggio è chiaro: un giro di vite e tutti devono marciare al passo.
Contro una logica di guerra che, sempre per il potere, divora i corpi e le menti, è tempo di rompere le righe e di diffondere la lotta per la libertà.

Brulotti

A proposito di nichilismo

Noël Demeure - Albert Libertad

Pur avendo oltre un secolo, questo scambio di corrispondenza fra un lettore e il più noto redattore del settimanale l'anarchie, non ha perso di significato. Certo, agli odierni sostenitori del nichilismo non interesserà riprendere l'antica tradizione (per altro populista) russa. Eppure ci sembra continui a sussistere una certa confusione fra una negazione dell'esistente fine a se stessa, che si conclude in un desolante deserto emozionale ed ideale, ed una negazione dell'esistente come preludio di un assolutamente altro tutto da immaginare e sperimentare. Come si vedrà, già Albert Libertad insisteva sulla differenza fra "nulla" e "nulla creatore".

Intempestivi

Incivili!

Ancora uno sforzo, è quasi finita. Meno male, perché non se ne poteva più. Erano settimane che ci scassavano i neuroni con la legge sulle unioni civili (con o senza "stepchild adoption"). E le associazioni LGBT che la volevano (ma non così, di più), e la Chiesa che non la voleva (ma non così, per niente), e certi partiti che-non-ci-sono-cittadini-di-serie-B, e certi altri partiti che-bisogna-impedire-una-rivoluzione-contronatura...
Alla fine, già passata alla Camera, anche il Parlamento italiano sta per votare una legge che regolamenterà la situazione di chi non ha voluto (o non può) saperne di matrimoni, né religiosi né civili. Fra poco, le coppie di fatto avranno i loro bei diritti da rivendicare davanti allo Stato. Basterà sbrigare qualche piccola formalità (registrare un accordo in Comune, o sottoscrivere un patto dal notaio), e la legittimità è assicurata. L'amore riconosciuto dalla legge, garanzia di pensione reversibile o di un'eredità incassata allo sportello.
Contenti?
Noi no. Indifferenti, semmai, dato che al diritto crediamo quanto al figlio di una Vergine. Non esiste e, se esistesse, bisognerebbe eliminarlo come tutto ciò che ha la malsana pretesa di stabilire cosa (e come e con chi) dire, fare, baciare... vivere e morire.

Brulotti

All'altezza della situazione?

 

All'inizio si stenta a crederci — sembra proprio uno scherzo. Eppure la notizia è lì, riportata dai principali organi di informazione. In fondo, perché non credere che le cose siano andate così?
La mattina dello scorso 23 febbraio a Calenzano, alle porte di Firenze, la polizia è intervenuta per sgomberare un edificio abbandonato della ASL, occupato da alcune famiglie di migranti. Iniziato alle otto del mattino, pare che lo sgombero sia avvenuto senza intoppi. I migranti sono stati messi lì, sulla strada, in attesa di essere accompagnati ai centri di assistenza. Fra loro, tre mamme e quattro bambini. Le ore passavano, nessuno arrivava a prelevarli e loro erano sempre lì, senza cibo né acqua. Cosa sia successo, lo lasciamo raccontare alla struggente prosa del giornalista di turno...

Brulotti

Persone sconosciute

Poison Girls

Questo è un messaggio alle persone sconosciute
persone che si nascondono / persone sconosciute
sopravvivere in silenzio non va più bene
tenere la bocca chiusa / la testa nella sabbia
terroristi e sabotatori / ognuno di noi
nascosti nell'ombra / persone sconosciute

 

hey, signor medio / non esisti / non sei mai esistito
nascoste nell'ombra / persone sconosciute
l'abitudine di nascondersi sarà presto la nostra morte
morire in segreto per veleni sconosciuti

Brulotti

Tutto attorno a te

Una enorme macchina si è attivata nei giorni del 20 e 21 febbraio a Lecce, in occasione del BTM Puglia (Business Tourism Management) per discutere «Come offrire un’accoglienza memorabile nelle imprese turistiche»; così si intende trasformare il Salento e la Puglia: un parco divertimenti aperto tutto l’anno, ma solo a coloro che possono permetterselo. Persone provenienti da tutto il mondo, unite da una caratteristica fondamentale: un portafoglio sufficientemente gonfio. Sono comunemente noti col nome di turisti, un grosso affare per tutti gli speculatori del settore.
Ben prima di essere prese d’assalto da stranieri danarosi, però, le coste del Salento e della Puglia sono state, e sono tuttora, terra d’approdo di altri stranieri, sbarcati rocambolescamente e senza denaro da spendere, con un sogno nel cuore e una speranza, sopravvivere e lasciarsi alle spalle gli orrori da cui sono fuggiti: guerre, catastrofi, miseria, fame, persecuzioni.

Miraggi

L'anarchia

Marcel Schwob

…Lo schiavo ci accompagnò fino al porto dell'isola dei Buoni-Tiranni, dove alcuni ulivi agitano le loro foglie grigie e lucenti. Ci augurò buon viaggio e ritornò verso i suoi maestri. Vedemmo ancora per un po’ di tempo la sua testa che sembrava avanzare da sola nel sentiero scavato fra le dune, in mezzo ai roseti. Poi ci imbarcammo; per tutto il giorno seguente la nave fu avviluppata nella bruma. Durante la notte, il cielo si illuminò ed il timoniere ci guidò alla luce delle pallide stelle. Navigammo così dodici giorni e, il tredicesimo, scorgemmo una linea bruna all'orizzonte e minute colonne di fumo che salivano isolatamente nell'aria. Il timoniere ci disse che era l'isola degli Eleutheromani, e ci colse il desiderio di visitarla. Egli intendeva convincerci a non sbarcarvi proprio; ma noi eravamo stanchi del mare e curiosi di quegli uomini selvaggi. La nostra prua fu quindi volta verso la nuova isola dove arrivammo due ore dopo il levar del sole.
Lo sbarco fu faticoso; non so se gli Eleutheromani fossero stati avvisati (avendo pochissimi rapporti gli uni con gli altri); ma corsero in massa sulla spiaggia, reggendo ciascuno una lunga pertica, con cui tentarono di allontanarci dalla costa, immaginando che provenissimo dall'isola dei Buoni-Tiranni che temevano non poco.

Brulotti

Sussurri e grida dal sottosuolo

 

Fermarsi a riflettere, ora più che mai, sembra una perdita di tempo. Nel succedersi tumultuoso degli eventi, a cui nemmeno i nostri modernissimi smartphone sembrano in grado di tenere il passo, l’unica parola d’ordine possibile pare essere Fare. Ma fare che cosa?? Questo non l’ho ancora capito…
A sentire in giro, tutti/e sembrano in grado di parlare di tutto: per ogni fatto un’opinione, per ogni problema una soluzione, dagli spaccini sotto casa al terrorismo globale. Ed io che ho perennemente la sensazione di non capirci un cazzo, osservo e arranco. Al qualunquismo di molti/e riesco a far fronte, probabilmente perché con quei molti/e non ho grossi rapporti, causa principalmente la mia spocchia. Ma sono “i compagni” che mi tolgono il sonno! sono le assemblee, i volantini, i blog, le iniziative, i presidi, le azioni… le benzodiazepine! Forse sono quelle che mi servirebbero davvero.
Sì perché ci sono i migranti respinti alle frontiere, i bombardamenti occidentali su mezzo mondo, l’allarme sicurezza e la restrizione delle libertà individuali, il Rojava sotto attacco, il razzismo, la precarietà, la repressione ed un elenco smisurato di altri fronti di lotta. Ce n’è per ogni gusto e per ogni ideologia. Chi si ferma è perduto, chi riflette troppo è un intellettuale e chi non si getta nella mischia è un collaborazionista.

Brulotti

Si vis pacem kalashnikov

Claude Guillon
 

È un inatteso danno collaterale degli assassini commessi in Francia nel corso del 2015 da fanatici islamisti, un danno — di cui non dubito che alcuni miei amici libertari si rallegreranno come se fosse un progresso morale — che si fa sentire sia negli ambiti radicali, anarchici e autonomi che nella grande stampa borghese.
Voglio parlare del discredito lanciato sull'odio e sulla violenza.
Il «discorso di odio» — strettamente parlando, un sintagma privo di senso — si presume ormai che illustri il colmo della malignità umana, della mostruosità e dell’arretramento verso la barbarie.
Non solo l'assenza di significato subito percepibile — si tratta di uno stimulus e non di un messaggio utile ad una comunicazione razionale e orizzontale — sfida l'analisi, ma inoltre attribuire un senso a questa formula induce meccanicamente a considerare che — un esempio fra mille — il testo di un comunicato dell'associazione industriali sulla precarietà del lavoro non sia un «discorso di odio».

Macchianera

Derive

Sebben che siamo donne. Storie di rivoluzionarie
Paola Staccioli
DeriveApprodi, Roma, 2015

 

Un titolo che incuriosisce, quello di questo libro che racconta la vita, ma soprattutto la morte, di alcune sovversive e rivoluzionarie. Tra esse vi è, unica anarchica, Soledad Rosas, condannata, come molti sanno, alla fine degli anni ’90 per sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa; le altre donne di cui tratta il libro sono brigatiste o combattenti nella lotta armata negli anni '70 e '80. Solo una – oltre Soledad – degli anni '90/2000. L’unica testimonianza di una donna ancora in vita è quella di Silvia Baraldini, che ha scontato alcuni decenni di detenzione negli Stati Uniti tra gli anni '70/80/90 sempre per motivi legati alla lotta politica radicale. Il filo che lega queste donne, oltre al loro genere, è quello di essere delle rivoluzionarie e di essere accomunate da una morte drammatica, in qualche caso avvenuta per suicidio.

Contropelo

Dal ruolo al genere

Urbain Bizot

La critica generalizzata cui la vita sociale era stata sottoposta prima, durante e dopo il maggio 68, si applicava non solo al dominio della società da parte dello Stato e dell'economia, ma all'insieme del funzionamento derivante da tale dominio, alla parte che ciascuno traeva da questo funzionamento, quindi alla realtà dei ruoli sociali.
I ruoli sociali ricoprono integralmente il campo sociale. Questi modelli di comportamento standardizzati vanno dal padre e madre della famiglia al direttore di fabbrica passando per il poliziotto, il prete, lo psicologo, il professore, il quadro, l'uomo politico, senza tralasciare l'operaio e l'impiegato stesso (giacché all'epoca si parlava dell'auto-superamento del proletariato). E comprendevano anche i ruoli sessuali, dell’uomo o della donna, i quali, per quanto sovrapposti ai ruoli familiari, conservavano nondimeno la loro specificità...

Brulotti

Dalla bella guerra alla guerra totale

André Prudhommeaux

Alla metà del secolo XVIII, nonostante quello che certi storici prigionieri di miti retrospettivi hanno scritto, la guerra nazionale non esisteva ancora. Mentre trenta o quaranta mila mercenari di tutti i paesi si misuravano in campi chiusi per il Re di Francia, di Prussia o di Inghilterra, i veri inglesi, prussiani e francesi viaggiavano, discutevano, commerciavano liberamente e si preoccupavano pochissimo dell'esito delle operazioni. La guerra non cambiava niente alle abitudini ed ai costumi delle popolazioni delle quali qualche dinastia essenzialmente europea si contendeva la fedeltà; non aveva nessuna influenza sulla proprietà privata, poiché le frontiere restavano aperte in pace come in guerra; e quanto agli uomini armati che passavano la loro esistenza senza far niente, nella dissolutezza, in attesa di difendere i colori dei reggimento in un incontro storico, in caso di gravi disgrazie avevano assicurata una pensione all'Hotel degli Invalidi.
Era la «bella guerra», per quanto bella possa essere la guerra.

Contropelo

I luddisti e l'usura del «vecchio mondo»

Association Contre le Nucléaire et son Monde

L'energia nucleare, la sua gestione e la sua contestazione formano uno specchio ingranditore del caos in cui si dibatte la società moderna. Esse mostrano anche i rapporti di forza di cui questa società costituisce la posta in gioco. Ora appare chiaro che l'indebolimento dei nucleocrati non corrisponde ad un rafforzamento dei loro contestatori. Se i rapporti di forza non funzionano in maniera inversamente proporzionale, come i piatti di una bilancia, è perché il nichilismo dell'epoca genera disperati appelli ad arbitrati statali.
La nozione di «vecchio mondo» allarga e approfondisce quella di Antico Regime. Significa che la liberazione dei sudditi dalle gerarchie di tipo feudale o monarchico è un passo insufficiente dell'emancipazione umana. Coloro che si oppongono al «vecchio mondo» sanno che i nuovi regimi fondati su costituzioni politiche derivate dai primi assalti rivoluzionari hanno ricomposto, e non sradicato, le disuguaglianze sociali su cui si fondano le dominazioni e le sottomissioni.

Brulotti

Chiamiamo gatto un gatto

“Sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio”: questo, secondo una nota della Direzione Centrale di Polizia, sarebbe uno dei meriti di Casapound, il gruppo di estrema destra autodenominatosi “fascisti del terzo millennio”; difficile dire quali siano questi “aspetti innovativi del ventennio”: tornano alla memoria la promulgazione delle leggi razziali nel 1938; la partecipazione attiva e complice allo sterminio di milioni di ebrei, zingari, omosessuali, disabili e oppositori politici; le avventure coloniali che hanno comportato una carneficina tra le popolazioni di Libia, Eritrea e Somalia; o ancora le violenze squadriste, i campi di concentramento, gli omicidi selettivi, l'italianizzazione forzata di alcune zone di confine... Questo, e tanto, tanto altro ancora, richiama a noi quella parola “fascisti”, che non pare scandalizzare – ma ciò è ovvio – la polizia italiana, e neanche illustri esponenti politici nazionali e locali che, con simile materia escrementizia, non hanno pudore ad accompagnarsi.

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