Il Malleus Maleficarum - Il Martello delle streghe
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Refusi, per errori di battitura che ho fatto nel redigere il
TTS (
Test To
Speech):
1) il papa che emise la Bolla "
Summis desiderantes affectibus del 1484" è Innocenzo
VIII, non Innocenzo
VII.
2) ho attibuito il 1489 all'anno di pubblicazione del Malleus, che è invece il 1487.
Con il termine caccia alle streghe si indica la ricerca e la persecuzione di donne sospettate di compiere sortilegi, malefici, fatture, legamenti, o di intrattenere rapporti con forze oscure ed infernali dalle quali ricevere i poteri per danneggiare l'uomo, specialmente nella virilità, o nello sciogliere o legare amori.
Il fenomeno della caccia alle streghe nacque all'incirca alla fine del XV secolo e perdurò fino all'inizio del
XVIII secolo all'interno dell'occidente cristiano.
Nella terminologia moderna, per estensione, con "caccia alle streghe" indicano fenomeni persecutori di determinate categorie di persone basati sul fanatismo ideologico e su un presunto pericolo sociale atto a scatenare il panico, per cui si giunge a negare i normali diritti di difesa agli accusati e ad avere scarsa considerazione della loro reale colpevolezza o innocenza.
Svolazzante a cavallo sul suo manico di scopa, così viene rappresentata la strega nell'iconografia popolare ed artistica,
immagine che però ricopre una realtà storica complessa, fatta di sapere sciamanico e di persecuzioni, antichissime credenze legate ai culti pagani della fertilità risalenti al mondo antico.
La Chiesa Cattolica, mentre da una parte ha sempre combattuto le credenze magiche, dall'altra è stata una forte sostenitrice dell'esistenza oggettiva di streghe, maghi e stregoni,
giustificando la credenza nel sabba diabolico. E se, da un lato ha prodotto, nei secoli, diversi documenti contro la superstizione,
dall'altro ci sono 13 bolle in cui viene accettata la realtà della stregoneria, tutt'oggi non abiurata.
"Fra tutte le eresie, la più grande è quella di non credere nelle streghe e con esse, nel patto diabolico e nel sabba" (dal
Malleus Maleficarum).
Il Malleus Maleficarum, scritto da due domenicani tedeschi,
Jacob Sprenger e
Heinrich Institor Kramer, per stabilire i criteri utili a riconoscere e punire le streghe, fu pubblicato nel XV secolo
ma non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica.
Esso fu riprodotto in ben trentaquattro edizioni con una tiratura stimata di oltre trentacinquemila copie che lo poneva al secondo posto per diffusione dopo la
Bibbia.
Ma molti sono i manuali a corollario del Malleus sui metodi di tortura e di applicazione della pena e del modo con il quale riconoscere una strega. La stessa Approbatio si è rivelata un falso, solo in tempi recenti smascherato, prodotto con la connivenza di un notaio compiacente, che all'epoca contribuì a dare al trattato l'imprimatur di opera teologicamente ineccepibile.
Le "cacce alle streghe" si concentrarono soprattutto tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 e conobbero due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal 1560 al 1650.
Le presunte streghe (e a volte anche i loro figli, soprattutto se femmine), appartenevano per lo più alle classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, prostitute, levatrici ed herbarie.
Soltanto una piccola minoranza di loro poteva essere realmente annoverata tra i veri e propri criminali, colpevoli di omicidi o di altri gravi reati. La stragrande maggioranza era invece composta da persone innocenti, di ogni età e condizione, spesso "levatrici" e guaritrici o prostitute, in un tempo in cui decotti ed infusi a base di piante usati dall'empirico sapere tradizionale delle guaritrici
risultavano non meno efficaci e sicure di medicine e medici: e, d'altra parte, la popolazione, essenzialmente rurale, non aveva altre possibilità per curarsi del ricorrere ai loro rimedi, meno costosi di quelli dei medici. Veniva considerata "strega" anche chi possedeva gatti neri, aveva i capelli rossi o un neo nell'iride dell'occhio (il cosiddetto "segno del diavolo"). Molte "streghe" vennero torturate e bruciate vive, con le motivazioni ufficiali più varie, ma spesso in base a delazioni anonime mosse anche da futili ragioni e in molti casi, perché sotto tortura, in cambio della riduzione dei tormenti, facesse il nome di persone possibilmente benestanti, ree di complicità, in modo da poter istruire il processo successivo, considerato fortemente remunerativo, dato che il condannato subiva anche la confisca dei beni.