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Posted by – February 25, 2015

Viaggio nel porto dei senzatetto

È sotto gli occhi di tutti ma per il momento non ha diritto ad esistere ufficialmente. Il destino del Centro ticinese di prima accoglienza per senzatetto, aperto un anno fa nel Mendrisiotto dal Movimento dei senza voce (Mdsv), sembra al momento essere speculare a quello dei sans-papiers: per poter restare dov’è ha bisogno dell’invisibilità. Discreta nella sua presenza sul territorio, la struttura è un rifugio aperto a tutti coloro che – come dice Maria Invernizzi Piccioni del Mdsv – «sono macinati dagli eventi della vita, dalla clandestinità forzata, dalla tossicodipendenza, dalla malattia o dall’indigenza.»

Una casa come tante altre e tutt’intorno un cortile. Il Centro è all’interno di un paese del Mendrisiotto, niente che possa far pensare che in questo piccolo “porto” hanno trovato riparo decine di equadoregni colpiti da mandato di espulsione. Ed insieme a loro, negli ultimi tempi, persone che hanno avuto bisogno di un tetto sotto cui riparare: chi per un giorno, chi per qualche mese. Illegali e no. La legge punisce chi ospita persone illegali, sans-papiers, ed è per questo che il Centro non può esistere ufficialmente visto che al suo interno accoglie anche loro, giunti qui per fame o per sfuggire alla persecuzione.
L’appartamento è decoroso, quattro stanze per un totale di 16 posti letto, soggiorno. «Ci sono stati momenti – ci racconta Maria Invernizzi Piccioni, che ci accompagna nella visita al Centro – in cui abbiamo dovuto ospitare anche 20 persone. Qui le persone sostano da un giorno ad un massimo di tre mesi che è il limite da noi fissato per evitare che il Centro diventi un parcheggio. Naturalmente, questo limite può variare di fronte ad un caso che necessita di più tempo.» Ora, dopo la partenza degli equadoregni, che hanno costituito l’emergenza cantonale a livello di sans-papiers, gli ospiti sono ridotti a quattro. Solo uno di loro, il 25enne Delâl* (vedi riquadro), è senza permesso di soggiorno e a rischio di espulsione mentre fra gli altri c’è chi vi si trova oltre che per necessità anche per sfuggire alla solitudine dell’emarginazione, come Livio*, 28enne ticinese con problemi di tossicodipendenza che pur essendo sotto tutela non ce la fa a vivere da solo e che per questo ha chiesto di poter alloggiare al Centro. O chi, come Riccardo e Mila*, due missionari laici cileni, di passaggio in Ticino e con pochi soldi in tasca, condivide la sorte di chi ha un pesante passato di sofferenza e che ha in progetto l’apertura in Cile di un centro per accogliere giovani disadattati e con problemi di tossicodipendenza.
Un via vai che comunque connota l’appartamento come anomalo rispetto alle altre abitazioni del nucleo. «Devo dire che i vicini del quartiere – afferma Invernizzi-Piccioni – sono a dir poco adorabili. Mai una lamentela, neanche quando abbiamo ospitato il folto gruppo degli equadoregni con i quali c’è stato qualche momento di esuberanza o di tensione. Ci hanno sempre trattato con gentilezza e la loro tolleranza merita tutta la nostra riconoscenza.»
Prima di visitare la struttura, sostiamo in casa di Gigi*, un ragazzo il cui appartamento è contiguo a quello del Centro. È lui a fungere da tramite fra gli ospiti e i membri del Mdsv. La malattia lo costringe a casa ma gli permette di dare una mano a quelli del Movimento. «Lo faccio volentieri – ci dice – perché credo profondamente nella solidarietà umana. Qui ho visto passare tanti, tutti con storie durissime. Per alcuni, giunti smarriti e senza più voglia di vivere, sostare al Centro ha significato poter prendere una boccata d’ossigeno, non sentirsi braccati dall’angoscia. Quando sei depresso e disperato, l’avere un pasto caldo, il potere fare una doccia o il poterti sfogare non dico che ti cambia la vita ma ti aiuta a non precipitare le cose. Sono contento di poter dare una mano: gli ospiti sanno che io ci sono e quando hanno bisogno mi chiamano. E così anche per quelli del Mdsv che per qualsiasi evenienza possono contare su di me.»
Senza la presenza di Gigi, la già difficile situazione del Centro sarebbe ancora più precaria. Non è facile infatti riuscire a tenerlo in piedi, ci sono quotidianamente tanti problemi da risolvere e le risorse a disposizione del Mdsv sono ridotte all’osso, tanto che le uniche sacche disponibili a cui è possibile attingere sono la disponibilità di volontari e le offerte mandate al movimento. «Agli ospiti che possono – afferma la rappresentante del Mdsv – chiediamo un contributo di 5 franchi al giorno ma sono pochi coloro che riescono a pagarsi il soggiorno. È davvero dura e abbiamo più volte rischiato di chiudere. Fortuna però che quando ci siamo trovati alle strette, ci sono pervenute le donazioni “miracolose” di alcuni benefattori che ci hanno permesso almeno di coprire le spese dell’affitto, che ammontano a 1’500 franchi mensili. Speriamo che i miracoli continuino… «Ci sarebbe inoltre – prosegue Maria Invernizzi Piccioni – un urgente bisogno di una persona, almeno a metà tempo, che si occupasse del Centro ma fino ad oggi ci è stato materialmente impossibile assumerla. In un Centro come il nostro arrivano persone che hanno grossi problemi, talvolta persone provenienti da culture diverse che si ritrovano a convivere sotto lo stesso tetto. E si sa che dalle convivenze possono scaturire tensioni anche per motivi banali come la semplice cura della casa. Al momento, cerchiamo come possiamo e con l’aiuto di Gigi di risolvere i problemi quotidiani che si presentano. Ma abbiamo un urgente bisogno, oltre che di finanziamenti, anche di persone disponibili a prestare ore di volontariato. Le cose da fare sono tantissime (da piccoli lavori manuali per il mantenimento del Centro all’aiuto per disbrigo di documenti al prendere contatto con i servizi esistenti quando una situazione lo richiede) ma troppo pochi i volontari che ci danno una mano.»
Dunque le casse vuote non sono l’unico assillo a cui il Mdsv deve far fronte. «Ci sono persone che arrivano qui e che non sanno più cosa fare della loro vita, con addosso una forte depressione. Ci sono situazioni per le quali dobbiamo poter far capo a figure professioniste – continua la nostra interlocutrice – come medici, assistenti sociali, consulenti giuridici. Fortunatamente fino ad oggi abbiamo trovato alcuni professionisti sensibili che si sono messi a nostra disposizione gratuitamente.»
Chi arriva al Centro riceve aiuto e sa che non gli verrà chiesto conto del suo passato. «Ciò che chiediamo è il rispetto reciproco tra ospiti e di alcune regole elementari: niente consumo di droghe o alcol all’interno della struttura. Per il resto, noi dal canto nostro – dice Maria Invernizzi Piccioni – cerchiamo d’instaurare con loro un dialogo e, laddove è possibile, di aiutarli ad orientarsi, a costruirsi un minimo di progettualità nella vita. Sia ben chiaro: non vogliamo sostituirci ai servizi sociali esistenti, piuttosto ci attiviamo per tamponare quel vuoto che i servizi non riescono a colmare. Ma se persone disperate arrivano da noi è perché non hanno trovato accoglienza da nessun altra parte.»
«Disponendo di maggiori mezzi – interviene Gigi – sicuramente ci sarebbe la possibilità di accogliere più persone. Di uomini e donne che sono “alla frutta” ce ne sono purtroppo tanti in giro: chi per un brutto divorzio alle spalle, chi per dipendenza dal gioco, da droghe o da alcool, chi con sul groppo dei ricoveri alla clinica neuropsichiatrica. Non dico che il centro possa rappresentare la soluzione per tutti questi problemi però credo che il potersi ritrovare con persone che comunque hanno ancora fiducia nella tua capacità di ripresa, che sono solidali e senza tornaconto, possa costituire uno stimolo.»
La condizione di semiclandestinità a cui è costretto attualmente il Centro resta un handicap di base per chi potrebbe farne capo ma non può perché non ne conosce l’esistenza. «È il nostro paradosso – dice la nostra interlocutrice –: siamo qui per coloro che ne hanno bisogno ma solo una minoranza riesce, attraverso i passa parola o le conoscenze personali, a raggiungerci. Per questo è importante che il governo favorisca l’esistenza di centri come il nostro (di cui il Cantone è privo) e ne riconosca la necessità permettendone così l’accesso a quelle persone che si ritrovano in situazioni di disperata precarietà.»

*I nomi sono inventati per proteggere l’anonimato delle persone coinvolte ma la loro vera identità è nota alla redazione.

Chi volesse sostenere il Centro con ore di volontariato può contattare il Mdsv allo 091 825 05 63 (www.senzavoce.ch; info@senzavoce.ch) oppure può versare un contributo sul Conto corrente postale n° 65-9483-6 intestato al Movimento dei senza voce con la causale “Centro di prima accoglienza”.

Il futuro sospeso di Delal

Sono le 19.30 circa quando entriamo nel soggiorno del Centro. In un angolo la televisione troneggia, mentre al tavolo siede Delâl intento a chiacchierare con Rosa, una giovane equadoregna venuta a trovarlo. L’aria è velata da un sottile strato di fumo e il posacenere colmo di cicche indica che Delâl di sigarette ne ha già fumate parecchie. Nella camera accanto Livio riposa mentre Riccardo e Mila, i due missionari laici cileni (si veda l’articolo principale), non hanno ancora fatto rientro. Dei quattro ospiti Delâl è l’unico sans-papier al momento. Ha 25 anni e da due mesi si trova al centro in attesa che la sua situazione si appiani. «Sono curdo – ci racconta – e sono giunto in Italia clandestinamente nel 2000, da lì sono partito per Zurigo dove ho raggiunto uno zio. Mi sono sposato con una ragazza curda che aveva il permesso di soggiorno e ora ho un figlio di 4 anni che non vedo da due. Stavo bene, facevo diversi lavori tramite un’agenzia di collocamento ma le cose con mia moglie non sono andate per il verso giusto e lei ha chiesto il divorzio. Con il divorzio ho perso anche il diritto di stare in Svizzera e sono venuto in Ticino dove c’è un parente con cui ho avuto dei diverbi e così mi sono trovato da solo senza sapere dove andare. Non posso avere un lavoro perché non ho un permesso e non posso avere un permesso perché non ho un lavoro.»
Un giorno, tramite una ragazza del Movimento dei senza voce viene a sapere del Centro. «Venivo ospitato qua e là – dice Delâl– e mi sentivo a pezzi, rifugiarmi qui mi ha permesso di prendere fiato. Non vedo futuro per me, e nelle mie condizioni è difficile avere degli amici. Ma ciò che mi angoscia di più è non poter vedere mio figlio, non sapere come sta crescendo. Non voglio che veda suo padre ridotto così. Ho rotto con i parenti e se non fossi qui al Centro sarei chissà dove, senza un tetto dove ripararmi. Sogno di riavere un permesso e di ricostruirmi una vita ma per il momento spero solo di ricominciare a vedere davanti a me un futuro meno nero.» mapi

L’indigenza non può attendere

Nel 2003 il Mdsv aveva consegnato al Consiglio di Stato una petizione sottoscritta da 1’600 persone per la creazione di Centro di prima accoglienza, una richiesta a cui le autorità hanno risposto incaricando un monitoraggio sui senzatetto e sui Nem (richiedenti l’asilo sulla cui domanda le autorità non sono entrate in materia) in Ticino, uno studio i cui risultati dovrebbero essere pubblicati a breve. Ma chi sta nell’indigenza, chi si ritrova all’addiaccio d’inverno senza un riparo, chi non ha un pasto caldo, chi non può soddisfare in alcun modo i suoi bisogni primari, non può aspettare. Come non potevano aspettare gli equadoregni che illegalmente negli ultimi anni hanno transitato sul nostro territorio. Un nutrito gruppo di persone senzatetto di fronte all’indigenza dei quali due anni fa anche lo stesso Consiglio di Stato per un Natale optò per una soluzione umanitaria permettendo loro di essere accolti dal Centro della Croce rossa. Una soluzione per le vacanze natalizie finite le quali gli equadoregni – come denunciarono ancora quelli del Mdsv – si ritrovarono ricacciati nella precarietà di prima. Non però abbandonati perché in quel periodo grazie al Mdsv (nato proprio a sostegno degli equadoregni) riuscirono ad avere, se non altro, la solidarietà di molti ticinesi, alcuni dei quali decisero di accoglierli sfidando il divieto della legge ad ospitare persone illegali.
Scelta difficile e rischiosa che, lo scorso anno costò alla ticinese Karin Witzig del Mdsv una condanna con la condizionale e una multa per aver nascosto e accolto nella sua casa alcuni equadoregni clandestini destinati all’espulsione. D’altronde, seppure su un altro fronte, il Tribunale federale – facendo riferimento all’articolo 12 della Costituzione – a proposito degli aiuti urgenti ha giudicato inderogabile il diritto fondamentale a condizioni minime d’esistenza di cui deve godere ogni persona, clandestina o meno, che si viene a trovare in una situazione di disagio e precarietà. mapi

 

Retour à Carabuela la tête haute et le cœur grand ouvert

Entre 2002 et 2005, le Tessin a dépensé 367 000 francs pour tenter de se débarrasser des clandestins équatoriens. En vain. Il a décidé de changer de tactique.

«Nous ne voulons pas voir nos enfants grandir sans père, nous ne voulons pas nous séparer de nos communautés et de notre culture. Nous avons connu la difficile expérience de l’exil, quand nous cherchions du travail persécutés par les autorités. Nous ne voulons pas la répéter.» La lettre est arrivée à Lugano le 31 mars. Elle émane de l’association Jatari, créée dans le village de Carabuela, en Equateur, par des émigrés refoulés du Tessin. Elle se conclut sur ces mots: «Avec le cœur grand ouvert et la tête haute, nous vous remercions très sincèrement de l’aide que vous voudrez nous apporter. Nous vous assurons de notre volonté de nous mettre au travail et de notre disposition à vous accueillir à tout moment pour partager nos maisons et nos coutumes.»

L’histoire a très mal commencé. C’était l’hiver 2002-2003. La police venait de vider un squat. Parmi les personnes hébergées, se rappelle le commissaire Sandro Bassetti, se trouvaient 74 Equatoriens: des hommes, des femmes, des enfants. «C’étaient des pauvres gens, qui s’entassaient dans des voitures toutes déglinguées, vendaient des objets artisanaux sur les marchés et faisaient la manche devant les magasins.» Cela faisait un bout de temps qu’ils jouaient à cache-cache avec la police. «On en rapatriait dix, il en revenait vingt.» Ça coûtait cher: pour 74 refoulements effectués entre 2002 et 2005, le canton a déboursé 60 000 francs. Et ce n’était pas facile: «Quand nous en arrêtions dans la rue, les gens prenaient leur défense et nous insultaient.»

Maria Invernizzi est l’une de ceux qui ont pris parti pour les clandestins: «Ils vivaient dans une situation de précarité totale, dormaient dans leurs voitures ou sous des camions. Ils n’osaient pas se rendre à l’hôpital quand ils étaient malades et leurs enfants n’étaient pas scolarisés. Nous avons exigé qu’ils soient hébergés pendant l’hiver.» Le mouvement des Sans Voix, fondée à cette occasion, a eu gain de cause. Les Equatoriens ont été accueillis trois semaines dans des tentes mises à disposition par la Croix-Rouge. Et Sandro Bassetti a appris à mieux les connaître: «Nous nous sommes rendu compte qu’ils venaient tous du même village. C’est là que nous nous sommes dit qu’il y avait peut-être quelque chose à faire pour eux sur place.»

Luigi Pedrazzini, directeur de Justice et police du Tessin était d’accord de tenter le coup. La Consono, un bureau de consultants pour les associations et les ONG, notamment dans le domaine de l’aide au développement, a été mandatée. Entretemps, le mouvement de soutien s’était amplifié. Une femme ayant été condamnée à une amende pour avoir hébergé des Équatoriens, 150 personnes se sont dénoncées à titre de soutien. Et Sandro Bassetti n’était pas resté inactif: «La mère de l’ambassadeur de Suisse à Quito vivait au Tessin. Elle est décédée et il est venu pour son enterrement. Je l’ai contacté. Il a marché à fond avec nous et m’a conseillé d’aller voir son confrère équatorien à Berne. Ce que j’ai fait.»

En mai, la Consono a réuni tous les partenaires autour d’une table: les chefs de famille équatoriens, la police et le mouvement de soutien. «Il y avait beaucoup de méfiance de part et d’autre, se rappelle Fra Martino Dotta, proche des Sans Voix. Et sur le terrain, la situation était incertaine. Les polices municipales continuaient de sévir contre les Equatoriens, ce qui n’aidait pas à les rassurer.»

Les termes du marché étaient clairs: une aide sur place contre un départ sans retour de l’ensemble des clandestins. Si ces derniers avaient de la peine à croire aux bonnes intentions de la police, Fra Martino reconnaît avoir douté des leurs: «On n’était pas sûr qu’ils joueraient le jeu. Et de fait, beaucoup ont utilisé ces discussions pour rester au Tessin jusqu’en été, ce qui leur permettait de faire les marchés, sans réelle intention de rentrer.»

Mais, bon an mal an, les choses se sont mises en place. «Au début, nous avons tâté le terrain. Il s’agissait pour nous de voir s’ils avaient dans leurs bagages un rêve qu’on aurait pu les aider à réaliser sur place. Une chose était claire: nous ne mettions pas l’argent sur la table en leur demandant de trouver un moyen de le dépenser. Ils devaient faire un projet crédible et y mettre du leur», raconte Claudio Naiaretti, de la Consono.

La première idée a été celle de tous les émigrants: construire des maisons. C’est à ça, déjà, que passait l’argent gagné en Suisse. D’autres projets ont surgi ensuite: un élevage de cochons d’Inde, de l’agriculture, une buvette à installer sur la Panaméricaine, qui passe pas loin de Carabuela. C’était le moment d’aller voir sur place.

Le voyage a eu lieu en janvier 2005. Il comprenait la directrice de Consono, Mimi Lepori-Bonetti, Claudio Naiaretti, Sandro Bassetti mais très peu d’Equatoriens. Une majorité de ceux qui avaient été associés à la préparation du projet avaient préféré partir en Espagne, où sont installés une partie des émigrants de Carabuela et où le gouvernement venait d’ouvrir une procédure de légalisation pour les clandestins.

Qu’à cela ne tienne. D’autres, sur place étaient prêts à s’activer pour profiter du projet tessinois. Ils avaient fondé leur propre association, composée d’émigrants refoulés dans les années précédentes. C’est donc cette association, Jatari, qui est devenue la partenaire des Tessinois. Une partenaire très efficace.

«Les membres versent annuellement une cotisation de 3 dollars par famille. C’est une manière de s’engager», explique Claudio Naiaretti. L’association a obtenu de bénéficier de programmes d’appui locaux dont ils ignoraient jusque-là l’existence: une aide à la construction de maisons et de canalisations, des repas pour les familles pauvres notamment. Restait à trouver le moyen de développer une activité économique qui rende l’émigration moins attractive.

«Les habitants de Carabuela ont toujours été migrants. Traditionnellement, ils fabriquent des pull-overs et des sacs tissés qu’ils allaient vendre sur les marchés des environs. Quand leurs ventes n’ont plus suffi pour les nourrir, ils sont partis vers le nord, d’abord, puis vers l’Europe. Leur principal problème est que la marge réalisée sur leur production est très faible: les mêmes intermédiaires leur fournissent la laine et leur rachètent les pulls finis. Gain par pull: moins d’un dollar. Prix des pulls sur le marché: 6 à 8 dollars.»

Jatari a décidé d’acheter une arcade dans la ville voisine d’Otavalo pour y écouler elle-même une partie de la production de ses membres. Les gains ainsi réalisés doivent aller en partie aux producteurs et en partie à l’association afin de lui permettre de développer d’autres projets. Les premiers pourront compter sur une marge doublée – 2 dollars par pull. La seconde devrait engranger 9000 dollars par mois. Et, espère Claudio Naiaretti, le fait que l’expérience est limitée à une partie seulement de la production de Carabuela devrait éviter de trop déstabiliser les rapports entre Jatari et les intermédiaires qui se trouvent privés d’une partie de leurs revenus.

C’est un écueil possible. Il y en a d’autres. Les émigrants revenus de Suisse ont découvert qu’en se regroupant, ils pouvaient devenir très forts. Mais leur expérience passée est moins solidaire. Certaines familles en ont exploité d’autres en prenant leurs terrains en gage pour financer leur émigration. La transformation est possible, estime Maria Invernizzi: «Les nécessités de la survie les avaient poussés à l’individualisme. Mais ils ont un fort sens de la communauté.» En outre, la Consono prévoit d’assurer un monitoring du projet pendant trois ans par l’intermédiaire d’un travailleur social embauché sur place, Pablo Imbambura.

En attendant, l’espoir reprend. Jatari a mis sur pied un programme d’alphabétisation pour la grande partie des habitants qui ne savent ni lire ni écrire. C’est l’association de soutien Jatari Tessin, présidée par Fra Martino, qui doit recueillir les fonds dès cet automne. Et le Conseil d’Etat a décidé récemment d’aller de l’avant avec le projet de production de pulls.

Le Tessin a-t-il réglé son problème? Pour le moment, oui. Seules deux Equatoriennes y résident encore: l’une vient d’avoir un enfant, l’autre a perdu un fils après une longue maladie soignée à Lugano. Les habitants de Carabuela ont intérêt à laisser la situation en état, même ceux qui ne font pas partie de l’association Jatari, car ils bénéficient indirectement du projet. Restent les «Espagnols» qui pourraient avoir la tentation de revenir d’ici peu profiter du niveau de vie plus élevé de Lugano. Mais beaucoup ont des familles au pays.

«Il est trop tôt pour parler de succès», estime Luigi Pedrazzini. Mais déjà d’autres gouvernements cantonaux ont fait part de leur intérêt. Et surtout, en agissant ainsi, le Tessin a rendu hommage, souligne-t-il, à sa propre histoire. «Au XIXe siècle, nous étions un peuple d’émigrants. Nos ancêtres sont partis pour l’Australie, la Californie. Et ces gens, comme nous alors, sont poussés loin de chez eux par la misère et l’exploitation. Alors, si on peut faire quelque chose pour les aider…» En termes comptables, en tout cas, cela valait la peine. Le Tessin devrait investir quelque 150 000 francs dans le projet Jatari. La guérilla contre les clandestins équatoriens lui en avait coûté 367 000 sans résultat.

PROGETTI

Posted by – February 25, 2015

Comitato di sostegno in favore della creazione di un centro di prima accoglienza in Ticino

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Piazza_scritte

I senza voce

“Ci hanno rubato la voce, quelli che gridano
ci hanno rubato lo sguardo, quelli che acciecano
e la lingua ce l’hanno rubata quelli che rubano.
Ma la nostra voce non è morta
dorme in fondo alla gola come il torrente d’inverno
la nostra lingua rinasce come la coda della lucertola
i nostri occhi hanno solo nascosto la loro luce
dietro una nuvola.”
Alberto Nessi

“Mayday ritiene che sia data la possibilità a tutti, indipendentemente dallo statuto giuridico, la religione, l’appartenenza etnica, e soprattutto a tutte le persone sprovviste del minimo vitale per sopravvivere in Svizzera, di trovare un alloggio sicuro ed un pasto caldo –ad un prezzo simbolico- nel momento del bisogno.”
Mayday

“La povertà non è un crimine e dare un letto a chi è nel bisogno onora la tradizione umanitaria Svizzera.”
Giovanni Rossetti

“La dignità è un diritto. Garantire alle persone –indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, etnica, religiosa- le condizioni per una vita nella dignità e nella sicurezza è un atto di civiltà e un valore irrinunciabile. Un essere umano e un paese sono anche quello che sanno condividere con l’Altro.”
Marco Galli

“La lotta per i diritti di cittadinanza e per la giustizia sociale deve fondarsi prioritariamente sulla cultura dell’accoglienza e della solidarietà.”
Soccorso Operaio Svizzero

“In ogni persona è nascosta una storia e una vita, essa va liberata dal silenzio. Tutti hanno diritto al futuro.”
Collettivo studenti SUPSI-Lavoro Sociale

“Viviamo in una società delle diversità, ma pure delle crescenti disparità. In tutti i campi, compresa la possibilità di esprimere pubblicamente i propri bisogni e le proprie aspirazioni. Alcune voci si fanno sempre più forti, altre non sono nemmeno più udibili. Fra queste, la voce dei senza tetto è senz’altro una delle più fievoli. Dobbiamo reimparare ad ascoltare le esigenze primarie di tutti. Anche in Ticino.”
Matteo Ferrari

“Come associazione che lavora per l’inserimento nel mondo del lavoro di donne straniere e svizzere a grave rischio di emarginazione sociale non possiamo che essere d’accordo sulla vostra iniziativa perché nessuno si senta straniero in Canton Ticino!”
Associazione Opera Prima

“Finché le scarpe saranno un privilegio voglio camminare scalza”
Collettivo Zapatista, Lugano

“Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà!”
CSA il Molino

“Le finalità di solidarietà con i popoli andini ci accomunano e confermano che anche da noi é necessario ribadire con determinazione il diritto ad un’esistenza degna per tutti, mettendo in discussione le leggi restrittive che neganoil diritto all’esistenza di esseri umani in difficoltà.”
Rayos de Sol-solidarietà

ALTRE ADESIONI:

Fausto Beretta Piccoli Assistente sociale osp. Civico
Alessandra Lombardi Ginecologa
Marina Carobbio Medico
Associazione Cultura Popolare, Balerna
Gruppo Anarchico Bonnot, Lugano
Coordinamento Anti-WTO Ticino
Club ’74, Mendrisio
Associazione Giullari di Gulliver
Lokarno Autogestita
Lega svizzera per i diritti dell’uomo
Circolo Anarchico Carlo Vanza

 

MdSV petizioni ecuadoriani e centro prima accoglienza

Questi sono solo i testi delle petizioni, richiedi i formulari in formato .doc da stampare a daniele.walder@bluewin.ch
Il prossimo appuntamento del MdSV è stato fissato per Mercoledì 29 gennaio alle ore 20.00 alla Casa del Popolo di Bellinzona.

PETIZIONE

PER LA CREAZIONE DI UN
CENTRO DI PRIMA ACCOGLIENZA
PER TUTTI I SENZA TETTO.

Da anni ormai anche in Ticino stiamo assistendo ad un aumento costante e graduale di persone che vivono ai margini della società, in condizioni altamente precarie e a rischio. Condizioni queste generate, da un lato da strategie politiche internazionali sempre più subordinate all’economia di mercato, che costringono molte popolazioni dei paesi periferici a cercare rifugio per la propria sopravvivenza nei paesi maggiormente industrializzati, e, dall’altro, dalle politiche immigratorie dei paesi ricchi sempre più restrittive. Queste scelte politiche non fanno altro che creare una massa enorme di individui presenti sul territorio europeo che vivono in condizioni altamente precarie, nella clandestinità e senza alcun diritto garantito.
Parallelamente, queste strategie politiche attaccano e sgretolano inesorabilmente lo Stato sociale, generando precarietà ed emarginazione anche nella popolazione indigena.
Per questi motivi, è necessario che anche in Ticino, come in altre parti della Svizzera, venga messa a disposizione una struttura che funga da centro di prima accoglienza per tutte quelle persone, sia di origine straniera che svizzera, che si trovano momentaneamente in difficoltà e che non hanno un luogo dove poter soddisfare i bisogni primari, come quello di ripararsi dalle intemperie, di dormire in un letto, di mangiare un pasto caldo, di usufruire di servizi igienici e di una lavanderia, e di essere assistiti a livello medico e giuridico. Questi sono dei diritti che ogni essere umano, indipendentemente dallo stato sociale e dal paese di provenienza, deve avere garantito ed è inaccettabile che in un paese come la Svizzera ciò non venga rispettato.

Le/i sottoscriventi di questa petizione chiedono al Consiglio di Stato

· Che si metta a disposizione una struttura logistica per tutte quelle persone, stranieri e non, che si trovano momentaneamente impossibilitati ad avere un tetto e una vita dignitosa e che si provveda al più presto alla realizzazione di un centro di prima accoglienza permanente.

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PETIZIONE

PER IL PROLUNGAMENTO DELL’INTERVENTO UMANITARIO
A FAVORE DI TUTTA LA COMUNITÀ ECUADORIANA
PER IL PERIODO INVERNALE

Da anni nel nostro paese arrivano cittadini ecuadoriani che cercano una via di scampo alla crescente miseria che dilaga nel loro paese. In Ecuador, le esasperate politiche neoliberiste e la recente dollarizzazione hanno ridotto allo stremo il 75% della popolazione (dal 1995 al 2000 l’indice di povertà é passato da 3,1 a 9,1 milioni di persone). In questo paese la seconda maggior entrata in grado di ridare una seppur misera speranza all’economia nazionale è rappresentata dai fondi che gli emigranti (dal 1996 al 2001 ben 2,5 milioni di ecuadoriani hanno cercato miglior sorte dei paesi “ricchi” su un totale di 12 milioni di persone) mandano alle proprie famiglie. Gli emigranti affrontano ogni sorta di disagio e privazione in balia della più totale precarietà nella speranza di provvedere alla sopravvivenza per se stessi e per i propri cari. Non avendo nella gran parte un permesso di lavoro e di soggiorno sono ritenuti, per la legge, clandestini e si ritrovano a dover percorrere itinerari dolorosissimi da uno Stato all’altro in perenne allerta, braccati dalla polizia anche se non hanno commesso nessun crimine. Su richiesta del Movimento dei Senza Voce il Consiglio di Stato, quale misura umanitaria, ha permesso agli ecuadoriani presenti in Ticino di passare le festività al Centro della Croce Rossa di Cadro. Finalmente sono stati rispettati i diritti umani fondamentali, sanciti dalla carta internazionale dei diritti umani e sottoscritti dalla Svizzera. La fine delle festività ha significato per gli ecuadoriani il ritorno allo statuto di senza diritti. La decisione del Consiglio di Stato di “allontanare” tutte le persone senza permesso di soggiorno valido significherà, per loro, tornare a dormire all’addiaccio nell’abitacolo delle automobili, non poter cucinare un pasto caldo, non usufruire di servizi igienici, non poter lavare gli indumenti, non avere un’assistenza medico-sanitaria, un’assistenza giuridica e un accompagnamento sociale. Tutto questo lontano dai nostri occhi e dalle nostre responsabilità, perpetuando un continuo scarica-barile con i paesi confinanti di persone che vivono una condizione umana intollerabile. Quest’affanno alla burocrazia legale degli Stati legata ai permessi degli stranieri annulla, di fatto, i diritti umani e la dignità dell’esistenza stessa di ogni individuo.

Riteniamo la decisione del Consiglio di Stato inaccettabile e chiediamo:

· Che si prolunghi l’emergenza umanitaria, permettendo la permanenza in Ticino della comunità ecuadoriana per tutto il periodo invernale, ossia fino alla fine di marzo.
· Che venga concesso alla comunità ecuadoriana un permesso per svolgere le loro attività di musicisti e di venditori ambulanti e consentire loro e alle loro famiglie di sopravvivere autonomamente.

ATTUALITÀ

Posted by – February 25, 2015

Grande manifestazione nazionale
sabato 18 giugno 2005 (Giornata dei rifugiati), ore 14.00, Waisenhausplatz, Berna

noi tutti, che viviamo in svizzera, siamo la svizzera.

Indipendentemente dalla nostra provenienza, dal nostro passaporto e dal nostro status di soggiorno. Noi tutti, che viviamo in Svizzera, siamo la Svizzera, una Svizzera che vede la propria identità nel perseguire la democrazia, l’ideale dei diritti umani e la molteplicità delle sue culture.

basta con l’odio verso gli stranieri.

Da anni siamo confrontati con slogan anti-stranieri, partiti politici anti-stranieri, leggi dello stato anti-stranieri e autorità anti-stranieri. A tutto questo noi non intendiamo abituarci. Infatti essi mettendo i soggetti più deboli gli uni contro gli altri, brutalizzano la nostra società. .

basta con la politica di blocher.

Il progetto di società blocheriana è compromettente: agitazioni politiche razziste sono già state usate come preludio per uno smantellamento sociale senza scrupoli e per creare uno stato poliziesco e autoritario. Chi accumula consensi con una politica contro i migranti, non ha posto nel Consiglio Federale.

noi siamo la svizzera.

La costituzione svizzera nel suo preambolo vuole una società in cui „ la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli ed in questo, essere consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà “. Noi vogliamo usare la nostra libertà e difendere i diritti fondamentali: verso tutti quelli che li ledono, siano essi privati o autorità dello stato.

I nostri diritti fondamentali *
Art. 8: Uguaglianza giuridica / divieto di discriminazioni

Tutte le donne e gli uomini di questo mondo hanno gli stessi diritti. Laddove questi principi vengono calpestati da privati o autorità dello stato è d’obbligo opporre resistenza.

Art. 10: Diritto alla vita e alla libertà personale

Noi non vogliamo essere i carcerati di una Svizzera-prigione „ nella quale ogni carcerato prova la sua libertà, nella quale egli medesimo ne è guardiano ” (Dürrenmatt). Noi vogliamo come soggetti attivi della società sviluppare la nostra libertà e sicurezza. Attraverso la solidarietà tra di noi.
t untereinander.

Art. 12: Diritto all’aiuto in situazioni di bisogno

Noi non accettiamo, che il pur sempre universalmente valido minimo diritto fondamentale ad aiuti in caso di bisogno venga usato abusivamente come strumento di pressione o che venga concesso solo come forma di umiliazione.

Art. 13: Protezione della sfera privata

I migranti non sono una minaccia, ma lo stato di sicurezza che viene potenziato continuamente. Con i suoi controlli onnipresenti lo stato attacca costantemente la nostra libertà personale.

Art. 15: Libertà di credo e di coscienza

Noi non ci lasciamo aizzare contro persone di altre religioni. Dei manipolatori che generano capri espiatori, che ci mettonol’uno contro l’altro, ne abbiamo abbastanza. Essi desiderano, che noi pieghiamo la schiena e sotto pedaliamo. La Svizzera ha bisogno di meno paura e più solidarietà. La solidarietà non è passata di moda, ma è sempre più necessaria.

Art. 16: Libertà d’opinione e d’informazione

Basta con la paura di fronte a Blocher ed ai suoi seguaci che ammutoliscono la molteplicità delle opinioni e che non lasciano parlare chi li critica. Con la libertà d’espressione noi comprendiamo qualcos’altro che non il diritto dei ricchi, con portafogli milionari che propagano impunemente la loro „verità” o bugie razziste.

* I titoli degli articoli sono stati fedelmente ripresi dalla Costituzione federale.

Firmatari (Stato 13.6.05)

ACOR SOS Racisme, AGORA, Aktion ungehorsamer Studierender (AuS) Bern, AM!KA, Arbeitsgruppe Schweiz-Kolumbien ASK, Arti-Fri-Ciel Fribourg, Asylforum Aargau, attac schweiz, Augenauf Bern, augenauf Zürich, Bewegung für den Sozialismus BFS, BIRD, CaBi Antirassismus-Treff St. Gallen, CEDRI, Centre de Contact Suisses-Immigrés Genève, cfd Christlicher Friedensdienst, Collectif des travailleur/euses sans statut légal de Genève CTSSL, Collectif pour une Alliance Socialiste (CAS) Vaud, Collectif vaudois de soutien aux sans-papiers (CVSSP), Collettivo Sindacati.ch, Comedia, Communauté de St’Egidio – Lausanne, Coordination Asile Vaud, Coordination asile.ge, coordination Journée des Réfugiés Lausanne, coordination romande contre la LEtr, CRAN, CUAE, DADAvos, Democratici di Sinistra in Svizzera, DIDF Demokratik Isci Dernekleri Federationu, Demokratische JuristInnen Schweiz DJS, ELISA, EN QUATRE ANS ON PREND RACINE Lausanne, Europäisches BürgerInnenforum EBF, FAUCH, Fédération Européenne du Syndicalisme Alternatif (FESAL), FEEL, FIMM Schweiz, Flüchtlingsgruppe Dreifaltigkeit Bern, Föderation irakischer Flüchtlinge, Fondation suisse du Service Social International, Frauen für den Frieden, Frauenrat für Aussenpolitik (FrAu), Freiplatzaktion Zürich, Freundeskreis Cornelius Koch, Gassenküche der SIKB Bern, Génération POP, Gewerkschaftsbund Baselland, Grüne Partei der Schweiz, Grünes Bündnis Bern, Grünes BündnisLuzern, Grüne Partei Bern, Gruppe für eine Schweiz ohne Armee GSoA, Humanistische Partei Zürich, IGA – Interprofessionelle Gewerkschaft der ArbeiterInnen, IGA Solothurn – SOS Racisme, IG Sozialhilfe, infoladen kasama, Integrationsnetz Zug, isa Informationsstelle für AusländerInnenfragen, Junge Alternative JA!, Junge Grüne Schweiz, JUSO Schweiz, Kommunistische Arbeiterpartei Irak – Schweizerkomitee, KUTÜSCH, Lassalle-Haus Bad Schönbrunn, l’autre syndicat La Côte, Ligue Suisse pour le Droit de l’Homme, Médecins Altermondialistes-Septembre Blanc, Menschenrechte Schweiz MERS, MigrantInnenRaum Aargau, Mouvement Jurassien de Soutien aux Sans-papiers, Nationale Koordination der Sans-Papiers-Kollek-tive, Neue Partei der Arbeit Basel, Organisation Socialiste Libertaire OSL, Partei der Arbeit Schweiz, Partito della Rifondazione Comunista Schweiz, phase1, POP & Gauche en mouvement, Plate-forme pour une table ronde sur les sans-papiers, REGARDS AFRICAINS, Religiös-Sozialistische Vereinigung der Deutschschweiz, Rote Falken Zürich, Roter Faden, Sankofa – Plattform für Menschen Afrikanischen Erbes, Service Civil International Schweizer Zweig, Schweizerischer Friedensrat, Schweizerisches Arbeiterhilfswerk SAH, Schweizerischer Gewerkschaftsbund SGB, Schweizer WeltbürgerInnen, SGA des Kantons Zug, Socialist Party of Iran, Solidaritätsnetz für Menschen ohne geregelten Aufenthalt Region Bern, Solidaritätsnetz Ostschweiz, Solidarité sans frontières, solidaritéS Genève, Solifonds, SP second@s plus, SP Schweiz, Stiftung Gertrud Kurz, TERRE DES FEMMES Schweiz, terre des hommes schweiz, Toleranz95 Chur, Unia Migrationskonferenz, Université populaire albanaise, Villa Rosenau, vpod schweiz.

 

SVIZZERA

Confederazione svizzera

Capo di Stato e del governo: Joseph Deiss
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato

Sono pervenute ulteriori segnalazioni di maltrattamenti, uso eccessivo della forza e abusi di matrice razzista ad opera di agenti di polizia. Un emendamento alla legge sull’asilo ha impedito a molti cittadini stranieri l’esercizio effettivo del diritto a cercare asilo. Proposte del governo per ulteriori modifiche alla legislazione, che prevedevano una notevole restrizione dell’accesso al processo di determinazione del diritto di asilo, hanno rischiato la violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati. La violenza domestica contro le donne ha continuato a essere motivo di forte preoccupazione.

Razzismo
In un rapporto pubblicato nel mese di gennaio, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) ha riconosciuto che la Svizzera aveva adottato un certo numero di misure per combattere il razzismo e l’intolleranza, ma ha altresì notato che mancava ancora un insieme organico di norme giuridiche contro la discriminazione. La Commissione si è detta preoccupata per «l’aumento del razzismo e della discriminazione verso i neri africani» manifestata «dall’opinione pubblica, dai discorsi dei politici e dai mezzi di informazione e anche dal comportamento dei funzionari pubblici, in particolare della polizia». L’ECRI ha sollecitato azioni per contrastare «una generale stigmatizzazione dei neri africani come individui coinvolti nel traffico di stupefacenti e in altre attività illegali come la prostituzione». La Commissione ha osservato come anche l’argomento dei richiedenti asilo e dei rifugiati fosse oggetto di dibattito in termini negativi e ostili sia in ambito pubblico che privato, e come le procedure per il riconoscimento del diritto di asilo rilevassero la presenza di un certo numero di problemi».

Asilo
È emerso che l’esame individuale delle richieste di asilo da parte delle autorità federali spesso non è stato accurato.

Le modifiche alla legge sul diritto di asilo entrate in vigore nel mese di aprile hanno previsto, tra l’altro, la riduzione da 30 a 5 giorni il periodo entro il quale molti richiedenti asilo potevano presentare ricorso contro il rigetto della loro prima istanza. L’emendamento ha interessato tutti coloro che si erano visti rifiutare automaticamente la prima richiesta senza che il singolo caso fosse preso in esame ma soltanto in base alla presenza del loro Paese di origine in un elenco di Paesi che le autorità svizzere ritenevano sicuri per il ritorno. AI e altre organizzazioni per i diritti umani dei rifugiati hanno espresso preoccupazione perché il nuovo emendamento non concedeva ai richiedenti asilo respinti tempo sufficiente per ottenere adeguata assistenza legale e presentare un ricorso in appello.

Altre proposte del governo per ulteriori modifiche alla legge sul diritto di asilo sono state oggetto di discussione parlamentare. Nel mese di luglio l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) ha suggerito che alcune di esse erano «concentrate sul restringere l’accesso alle procedure di asilo e alla protezione internazionale e rischiavano di andare contro lo spirito e la lettera della Convenzione sui rifugiati del 1951». L’ACNUR si è detto particolarmente preoccupato perché le restrizioni proposte all’accesso alle normali procedure di asilo per le persone che non fossero in grado di presentare entro 48 ore un valido documento di viaggio o di identità, potevano sfociare in violazioni della Convenzione sui rifugiati. In dichiarazioni pubbliche rilasciate durante una visita compiuta in Svizzera nel mese di dicembre, anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa si è detto preoccupato che le modifiche alle procedure sul diritti umani stessero ponendo a rischio i diritti dei richiedenti asilo.

Razzismo, maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte della polizia
Sono pervenute regolari segnalazioni di maltrattamenti, spesso accompagnati da insulti di stampo razzista. I meccanismi per l’individuazione delle responsabilità all’interno della polizia si sono rivelati insoddisfacenti e tali abusi sono stati spesso commessi nella più totale impunità.

L’ECRI ha chiesto che venisse posto termine a ciò che aveva identificato come «pratiche di polizia chiaramente discriminatorie», come ad esempio controlli di identità, fermo e trasferimento in custodia e perquisizioni corporali – spesso effettuate in strada, compiute soltanto in base al colore della pelle. Il governo ha respinto l’affermazione che la polizia si comportasse in modo razzista, discriminatorio e violento contro le minoranze, in particolare i neri africani, ma ha riconosciuto che in taluni casi potevano essere stati commessi degli errori.

A molti detenuti, compresi minorenni, sono state negate le tutele fondamentali contro i maltrattamenti durante il fermo di polizia, come il diritto di ottenere immediatamente assistenza legale e di informare i parenti dell’arresto.

Molte forze di polizia cantonali hanno si sono dotate di pistole taser, che sparano dardi stordenti ad alto voltaggio. AI ha continuato a sollevare timori sui rischi alla salute associati a tali armi e sulla possibilità di un loro improprio utilizzo.

***Uso della forza durante le espulsioni
Nel mese di novembre il governo ha presentato, per consultazione pubblica, un disegno di legge federale volto a disciplinare l’uso, da parte della polizia, di mezzi di contenimento durante le espulsioni e il trasporto di persone su mandato delle autorità federali. Il testo rifletteva ampiamente le linee guida intercantonali per la polizia sui metodi coercitivi da impiegarsi durante le operazioni di rimpatrio forzato approvate dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia svoltasi nel 2002. La Conferenza aveva richiesto l’emanazione di norme che regolassero a livello federale i mezzi di contenimento utilizzati dalla polizia. AI ha accolto favorevolmente il testo nella misura in cui intendeva rendere legalmente vincolanti un certo numero di salvaguardie essenziali per le persone oggetto di espulsione, e ha considerato particolarmente positiva la proibizione di qualsiasi metodo coercitivo che impedisse la respirazione, visti alcuni recenti decessi ascrivibili all’impiego di tali metodi. Tuttavia, AI si è detta preoccupata per alcuni aspetti, in particolare per una norma che permette l’uso di dispositivi che causano scosse elettriche, comprese le pistole taser. A dicembre anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa si è detto preoccupato per l’impiego di taser durante i rimpatri forzati.

Nel mese di dicembre il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT) ha pubblicato i risultati della sua visita condotta in Svizzera nell’ottobre 2003. Scopo principale della visita era valutare l’adozione delle misure che il Comitato stesso aveva raccomandato in passato in merito alle procedure e ai metodi di contenimento impiegati nel corso delle operazioni di espulsione forzata dall’aeroporto di Zurigo-Kloten. Il CPT ha anche rivisto il trattamento dei cittadini stranieri detenuti, in attesa di espulsione, nella zona di transito e nella prigione n.2 dell’aeroporto.

Il Comitato ha preso atto del «considerevole lavoro intrapreso» dalle autorità per adottare le sue precedenti raccomandazioni. Pur tuttavia, ha dichiarato di aver raccolto un certo numero di denunce, soprattutto relative a insulti razzisti, minacce e occasionali maltrattamenti fisici durante le perquisizioni compiuti da agenti di polizia incaricati del controllo dei passaporti alla frontiera. Secondo le denunce, tali trattamenti avevano il fine di persuadere i cittadini stranieri a tornare spontaneamente nel proprio Paese di origine e a non entrare in territorio svizzero o a non presentare domanda di asilo in Svizzera. Il CPT ha dichiarato che le denunce più «preoccupanti» si riferivano a violenze fisiche inflitte per ritorsione in casi di espulsione non riuscita. Il Comitato ha formulato una serie di raccomandazioni per affrontare tali preoccupazioni ponendo enfasi, tra le altre cose, sull’esigenza di ricordare agli agenti di polizia che le denunce di maltrattamenti saranno oggetto di indagine e, se provate, severamente punite; sull’importanza di offrire sistematicamente un esame medico, dopo il ritorno dalla detenzione, a ogni cittadino straniero in caso di espulsione non riuscita; e sull’integrazione nei programmi generali di addestramento della polizia di informazioni sul rischio di asfissia posturale durante il contenimento fisico di persone che oppongono resistenza. Al momento della pubblicazione del rapporto, le autorità svizzere avevano dichiarato di aver già adottato un certo numero di misure per mettere in pratica queste e altre raccomandazioni espresse dal Comitato.

Manifestazioni
Sono giunte ulteriori segnalazioni di uso eccessivo e ingiustificato della forza da parte della polizia nell’ambito di alcune manifestazioni e di uso improprio di equipaggiamenti progettati per la temporanea inabilitazione o neutralizzazione di persone. AI ha chiesto che nessuna arma in grado di sparare proiettili come pallottole di gomma e “marcatori” (cartucce di plastica contenenti vernice e metallo), pistole taser e gas chimici irritanti e paralizzanti sia impiegata nei cantoni senza rigorose indagini indipendenti in merito alle potenzialità di un loro uso improprio e agli effetti sulla salute. AI ha anche chiesto regole rigide, in linea con gli standard internazionali, per disciplinare l’uso di tali strumenti. Inoltre, l’organizzazione ha sollecitato che tutti gli agenti impegnati in interventi diretti con il pubblico in operazioni di polizia nel corso di manifestazioni mostrino a prima vista qualche forma di identificazione personale, ad esempio un numero di matricola.

***Aggiornamenti
* Denise Chervet è ricorsa in appello contro la decisione di un magistrato di non incriminare l’agente di polizia che, dopo una manifestazione del marzo 2003 a Ginevra, le aveva sparato con un arma a impatto cinetico, causandole una ferita permanente al volto, e ha chiesto che venisse accusato di lesioni personali gravi. A dicembre un tribunale ginevrino ha approvato la decisione del giudice istruttore ma ha precisato che alcuni aspetti dell’episodio dovevano ancora essere chiariti. A fine anno era attesa una decisione del magistrato in merito all’eventuale ulteriore prosecuzione delle indagini. L’ufficiale che aveva autorizzato l’uso dell’arma era in attesa di processo con l’accusa di lesioni personali colpose.

*A maggio il governo di Ginevra ha pubblicato il rapporto redatto dalla Commissione extraparlamentare d’inchiesta, istituita per indagare sulla gestione da parte delle autorità cantonali ginevrine, inclusa la polizia, della sicurezza e delle manifestazioni in occasione del summit G8 ospitato, nel giugno 2003, nella vicina Francia. Decine di persone avevano denunciato la brutalità e l’uso eccessivo e ingiustificato della forza da parte della polizia durante le manifestazioni contro il G8 a Ginevra e nel circondario, e almeno 15 persone avevano sporto denuncia formale contro la polizia. Nel mese di giugno è stato riferito che il procuratore generale di Ginevra aveva notificato a 8 querelanti che le indagini in merito alla loro denuncia sarebbero state interrotte senza ulteriori azioni penali poiché era impossibile identificare gli agenti coinvolti.

La Commissione ha informato AI che non era suo compito l’indagine di casi particolari. Il suo rapporto finale non ha fatto riferimento specifico alle denunce di uso eccessivo della forza da parte degli agenti se non laddove, secondo certe testimonianze, «il principio di proporzionalità sembra non essere sempre stato rispettato» nel corso di una manifestazione svoltasi il 3 giugno. La Commissione ha formulato 52 raccomandazioni alle autorità e ad altri attori chiave coinvolti negli eventi del G8, inclusi gli organizzatori delle manifestazioni. Le raccomandazioni relative alla polizia comprendevano la proposta creazione di unità specializzate nel mantenimento dell’ordine pubblico in tali occasioni, vista la loro complessità e frequenza e l’attuale mancanza di esperienza della polizia. La Commissione ha anche sottolineato il principio di proporzionalità nelle operazioni di ordine pubblico, ha raccomandato l’acquisizione e la gestione in modo coordinato di equipaggiamenti di polizia tra i differenti cantoni e ha chiesto che gli agenti di polizia riportino un numero di matricola durante gli interventi di mantenimento dell’ordine pubblico.

Violenza sulle donne
Non è diminuita la larga diffusione della violenza domestica. Un emendamento al codice penale ha consentito alle autorità di perseguire d’ufficio reati di violenza domestica, incluso lo stupro. Sono state introdotte o erano in corso di preparazione in vari cantoni norme finalizzate a proteggere le vittime della violenza domestica e a permettere alla polizia di allontanare temporaneamente i responsabili delle violenze dal luogo di residenza. Sono risultate necessarie ulteriori misure di tutela, tra cui maggiori sforzi per perseguire i responsabili, per fornire un adeguato numero di case protette in cui ospitare le vittime e per affrontare la situazione delle donne straniere, il cui permesso di soggiorno in Svizzera dipendeva direttamente dal matrimonio o dalla coabitazione continuativa con il marito durante i primi tre anni di residenza.

Rapporti di AI
Europe and Central Asia: Summary of AI Concerns in the Region, January-June 2004: Switzerland (AI Index: EUR 01/005/2004)

DOCUMENTAZIONE

Posted by – February 25, 2015

Ecuador, l’ascesa di Gutierrez
di Cristiano Morsolin

Ecuador

Mercoledi scorso 15 gennaio si è insediato il nuovo presidente dell’Ecuador Lucio Gutierrez che nel discorso ufficiale ha invitato tutti gli ecuadoriani “a partecipare ad un gran dialogo nazionale, per lottare contro la corruzione e la povertà; non possiamo sviluppare il nostro paese pagando per il debito estero il 40% del PIL.

“Promuoverò una visione di interculturalità e diversità nelle relazioni internazionali per costruire una politica estera finalizzata ad una maggior indipendenza economica e politica”, ha aggiunto l’ex colonnello Gutierrez, che ha vinto le elezioni del novembre scorso con il sostegno di Alleanza Società Patriottica, del movimento Pachacutik e del partito roldosista, sconfiggendo con il 54.5% dei suffragi il multimilionario bananero Alvaro Noboa, rappresentante dei poteri forti economici e finanziari locali.

Nel pomeriggio ha festeggiato l’investitura in modo inedito e simbolico in mezzo ad una moltitudine colorata di 40.000 persone, in maggioranza indigeni e poveri delle classi popolari, stipati nello stadio olimpico “Atahualpa” nell’ambito di una “cerimonia della speranza” come un “giuramento di fronte al popolo”.

Nel piccolo paese Andino è stato eletto l’ex-colonnello Gutierrez, che nel gennaio 2000 aveva detronizzato il discusso Mahuad partecipando a quel triunvirato di governo popolare che poi gli costò 40 giorni di carcere, intollerabile per lo sceriffo del mondo USA che aveva subito minacciato l’embargo. Troppo facile equipararlo a Fidel Castro o a Chavez, è un militare ribelle anomalo che ha scelto di investire sui movimenti popolari riconoscendo il protagonismo degli indios, storicamente esclusi, ricercando la “via andina al socialismo”, una sorta di terza via latinoamericana appoggiata dall’ex operaio Inacio Lula da Silva in Brasile, da Evo Morales in Bolivia, da Chavez in Venezuela, del rivoluzionario Fidel a Cuba, tutti presenti a Quito insieme anche al Premio nobel per la pace Rigoberta Menchù.

Dopo oltre 500 anni l’Ecuador è stata scelta la prima ministra degli Esteri Ninà Pacari, esponente di spicco del Coordinamento delle Nazionalità indigene CONAIE insieme al neo ministro dell’agricoltura Luis Macas (che si dovrà confrontare con la violazione massiccia dei diritti sindacali nel primo produttore di banane a livello mondiale).

E’ la continuazione della rivoluzione del poncho iniziata con la coscientizzazione promossa di Mons. Leonidas Proanò, padre della teologia della liberazione dal volto indio, che portò alla prima rivolta del 1990 conosciuta come “Leviantamento del Inti Raymi” (Festa del Sole).

Non a caso la candidatura unica a sinistra è stata promossa anche dall’impegno di Mons. Alberto Luna Tobar, già arcivescovo di Cuenca e di P. Edoardo Delgado ( una scelta che, su pressione della potente Opus Dei capitanata da Mons. Arregui, gli costo l’allontanamento dalla carica di Rettore dell’Università Politecnica Salesiana di Quito, che aveva aperto le porte agli indios durante il leviantamento del gennaio 2001)

Il nuovo governo appena insediatosi, dovrà garantire risposte, vie di scampo ad una crisi acutizzata dalla dollarizzazione che impoverisce strutturalmente la maggioranza povera provocando oltre un milione di immigrati spesso alla mercè di sfruttatori e gang criminali; il 50% dei minori di cinque anni soffre di denutrizione, le spese sociali per la salute, la scuola, la sicurezza alimentare vengono tagliate per pagare il debito estero che annienta la sovranità nazionale.

Continuano le violazioni dei diritti umani per le fumigazioni al confine con la Colombia, subendo le violente conseguenze del PLAN COLOMBIA che sta regionalizzando un conflitto (come hanno sempre documentato e per questo sono minacciati di morte i vari Alexis Ponces dell’Assemblea Permanente Diritti Umani APDH, Pablo de la Vega del Centro di Documentazione sui diritti umani “Segundo Montes Mozo”, Jhonny Jimenez del Servizio Pace e Giustizia SERPAJ, la Commissione Ecumenica diritti umani CEDHU), mascherando la lotta al narcotraffico con lo sterminio di chi si impegna per la lotta sociale: le comunità nere e indigene, dirigenti sindacali, campesinos, difensori dei diritti umani. Ne è una drammatica conferma l’Oleodotto OCP (che vede implicati anche ENI- Agip e Banca Nazionale del Lavoro contro cui si è mobilitata anche un’apposita campagna di pressione in Italia con la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, CRIC, Attac, ecc.), considerato strategico per i suoi interessi economici da parte dei poteri transnazionali .

I movimenti popolari (in prima fila Accion Ecologica, Accion por la Vida, la comunità di Sarayacu) si oppongono alla distruzione e allo sfruttamento della Madre Terra, la ‘Pachamama’, in Amazzonia e lungo il tracciato dell’Oleodotto OCP e sollecitano nuove politiche di sovranità nazionale nei confronti delle multinazionali petrolifere come la Texaco e l’Agip, politiche capaci di difendere l’ecosistema e i popoli che da oltre 500 anni resistono alla conquista depredatrice e neoliberista.

La crisi che attanaglia il Paese Andino con il 70% della sua popolazione al di sotto della soglia della povertà è drammaticamente analizzato dall’economista Alberto Acosta (esperto di debito estero a livello mondiale): “Gli indici di povertà e di concentrazione della ricchezza in Ecuador sono inacettabili: il 5% dei minori di cinque anni muore per malattie curabili. Il 44% dei minori di età scolare ha deficienze nel livello di istruzione. L’81 % di minori e madri povere non ha accesso all’attenzione medica. Il salario minimo (148 dollari) non copre neanche la metà della cesta familiare di base. Per questi bambini non ci sarà futuro mentre la corruzione regna nella società, mentre i ricchi ostentano un tenore di vita costruito sulla miseria della maggioranza, mentre le elites di potere, le politiche economiche ortodosse sviluppano la civilizzazione della diseguaglianza, idolatrando l’ideologia neoliberale”.

Questa drammatica situazione richiede un’inversione di rotta delle politiche governative troppo spesso ostaggi di corrotti e ladri (non a caso il presidente Gutierrez incontrerà Bush il prossimo 11 febbraio anche per ottenere l’estradizione di un gruppo di banchieri corrotti, riparati negli Stati Uniti, che hanno ancora grossi conti in sospeso con la giustizia): debito estero, ALCA, un parlamento del Mercosur, lotta alla povertà, consulta popolare sono priorità in agenda.

Per esempio la proposta di un’Area di libero commercio delle Americhe (Alca), presentata dagli Stati Uniti per favorire i commerci nei vari Paesi del Continente, sarebbe per l’Ecuador un “suicidio: nelle condizioni attuali non esistono garanzie per la nostra impresa nazionale” ha già commentato Nina Pacari alla guida del dicastero internazionale, facendosi portavoce anche di quella opposizione all’ALCA promossa durante le giornate di mobilitazione latinoamericana proprio per le strade di Quito a fine novembre.

Sono in molti a credere in questo nuovo scenario dove la resistenza è andata al potere: un’Altra America è possibile !

SANS-PAPIERS, CRONOLOGIA DELLE LOTTE

ASE 1 Dall’occupazione di St.Ambroise alllo sgombero di St.Bernard

Lunedì 18 marzo 96 Arrivo alle 10:00 delle famiglie alla chiesa di Saint-Ambroise

Mercoledì 20 marzo Sgombero della chiesa Saint-Ambroise alle 5:00 Arrivo alle 15:00 alla palestra Jappy

Domenica 24 marzo Sgombero della palestra Jappy alle 6:00 La LCR (Lega Trotzkista Rivoluzionaria) ospita nella sua sede gli occupanti. 79 persone sono fermate

Lunedì 25 marzo Droits Devant (Associazione per la casa per tutti) li ospita

Mercoledì 27 marzo Sud-Poste (nuovo sindacato molto attivo durante il movimento di dicembre) li ospita

Sabato 6 aprile Costituzione del gruppo di mediazione

Mercoledì 10 aprile I Sans-papiers sono ospiti nei locali della SNCF (ferrovieri) 5 rappresentanti del gruppo di mediazione sono ricevuti da un consigliere del Primo ministro

Martedì 16 aprile Creazione del collettivo “Des papiers pour tous”

Mercoledì 1 maggio Partecipazione degli africani alle manifestazioni del 1° maggio

Giovedì 2 maggio Sciopero della fame di 43 uomini e 13 donne africani

Mercoledì 22 maggio Gli Africani smettono lo sciopero della fame dopo avere ottenuto da parte della questura una “verifica” dei loro dossier (205 casi)

Lunedì 3 giugno Conferenza stampa organizzata dal movimento per i Sans-papiers Creazione del coordinamento nazionale dei Sans-papiers

Sabato 15 giugno Manifestazione contro il razzismo. 6.000 manifestanti con gli Africani in testa al corteo

Martedì 25 giugno Un gruppo di Sans-papiers occupano la Sede Comunale del 18° Distretto

Mercoledì 26 giugno Dei rappresentanti del gruppo di mediazione sono ricevuti nel gabinetto del Primo ministro per avere la notizia che solo 22 su 205 Africani verranno regolarizzati con un permesso di soggiorno valido per un anno. Gli altri devono lasciare il territorio francese nel arco di un mese

Venerdì 28 giugno Un gruppo di Africani decide di occupare la Chiesa S.Bernard (18° Distretto di Parigi)

Lunedì 1 luglio Dei Sans-papiers occupano la Chiesa S.Hippolyte (13° Distretto di Parigi) e iniziano un sciopero della fame

Mercoledì 3 luglio Manifestazione per i Sans-papiers. Dai 2.000 ai 3.000 partecipanti. Per la prima volta si vede la presenza della comunità asiatica di Parigi ad una manifestazione sul problema dell’immigrazione

Venerdì 5 luglio 10 africani iniziano uno sciopero della fame nella chiesa di S.Bernard

Martedì 9 luglio Il ministero degli Interni chiede ai questori di regolarizzare la situazione dei genitori stranieri con figli francesi

Mercoledì 10 luglio 21° charter dell’attuale ministro degli interni J.L. Debré (75 stranieri del Mali e del Marocco sono espulsi)

Martedì 16 luglio Dopo l’11° giorno di sciopero la questura impone agli scioperanti una visita medica quotidiana

Sabato 20 luglio Prima riunione del coordinamento nazionale dei Sans-papiers alla Camera del Lavoro Gli occupanti di S.Hippolyte smettono il loro sciopero della fame

Giovedì 25 luglio Conferenza stampa dei Sans-papiers con la presenza del filosofo J. Derrida La manifestazione prevista per la sera è vietata dalla questura. Il quartiere è circondato da un imponente dispositivo poliziesco.

Mercoledì 31 luglio Alle 2:00 nasce Omou nella Chiesa di S.Bernard Di nuovo la questura vieta un corteo previsto per il tardo pomeriggio davanti alla Questura

Giovedì 1 agosto Fino all’alba, notte di solidarietà con i sans-papiers, che possono essere espulsi a partire dal 2 agosto (lo scadere dei termini di un mese che gli era stato concesso per lasciare il territorio)

Lunedì 5 agosto I sans-papiers scrivono una lettera a J. Chirac

Mercoledì 7 agosto 17:00 Manifestazione dalla Tour Eiffel al Trocadero (1.000-2.000 partecipanti) Una manifestazione silenziosa prevista dalla Piazza dell’Opera all’Elysee (Palazzo del Presidente della Repubblica) è vietata dal Ministro degli Interni.

Lunedì 12 agosto 6:00 4 pullman di celerini parcheggiano vicino la chiesa. Al 39° giorno di sciopero della fame, i 10 scioperanti sono ricoverati con la forza in diversi ospedali. 12 volontari prendono i loro posti e durante la sera i 10 tornano e proseguono il loro sciopero. 18:00 Un migliaio di persone manifestano davanti a Notre-Dame.

Giovedì 15 agosto 11:00 Messa celebrata nella chiesa di S.Bernard da padre Henri Coinde, sacerdote della parrocchia, davanti a 500 fedeli.

Venerdì 16 agosto Impressionante veglia di solidarietà a S.Bernard. Centinaia di persone confluiscono verso la chiesa e bivaccano sui marciapiedi. Vengono eretti 2 grandissimi tendoni. Nella giornata numerose personalità vengono a salutare e portare la loro solidarietà ai sans-papiers, alcuni hanno deciso di passare la notte nella chiesa.

Sabato 17 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard 6 sindacati dell’Air France rifiutano qualsiasi utilizzo degli aeri della compagnia aerea per le espulsioni dei sans-papiers.

Domenica 18 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard L. Jospin lancia un appello per la negoziazione. Debre, Juppe, Raoult (ministro per l’integrazione) riaffermano il rifiuto di qualsiasi negoziazione da parte del governo.

Lunedì 19 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard Visita di R. Hue (Segretario del PCF) ai sans-papiers

Martedì 20 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard 11:00 G. de Robien, presidente del gruppo UDF (2° partito della maggioranza) al parlamento, riceve una delegazione di sans-papiers, e annuncia la creazione di una commissione parlamentare per tentare di sbloccare la situazione. Una lettera a J. Chirac è firmata da tutti i partiti di sinistra.

Mercoledì 21 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard 17:00 Debre riceve 3 delegati dei sans-papiers Prima, lo stesso Debre investe il Consiglio di Stato affinché esprima un parere sulle modalità di applicazione delle leggi Pasqua 18:00 Manifestazione da Republique a S.Bernard. In mattinata, Juppe riunisce 9 ministri per esaminare la situazione

Giovedì 22 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard Il Consiglio di Stato rende il suo parere. Juppe dichiara in televisione che questo parere è in linea con l’azione del governo

Venerdì 23 agosto Nuova veglia di solidarietà a S.Bernard 7:30 SGOMBERO DI S.BERNARD Da 1.000 a 1.500 poliziotti sfondano le porte della chiesa ed evacuano i 300 africani e le numerose persone che si trovavano con loro. Una selezione fra bianchi e neri è operata dalle forze di polizia prima di caricarli nei cellulari. Un’attrice di colore, ma di nazionalità francese, è portata assieme agli altri neri al centro di ritenzione di Vincennes. 18:00 Manifestazione di protesta da Republique a Nation con la partecipazione di 10-20.000 persone. Migliaia di persone proseguono il corteo e si dirigono verso Vincennes gridando “Liberiamo i sans-papiers”. Questo strano corteo cammina per 5 km attraverso il bosco. Arrivati davanti il centro di ritenzione si confrontano con le numerose forze dell’ordine. A mezzanotte, 500 manifestanti si scontrano ancora con i celerini.

FASE 2 Repressioni, espulsioni e nuove lotte

Sabato 24 agosto Il concerto in sostegno dei sans-papiers è vietato. Processo di Madjiguène Cissé (una dei 3 portavoce dei sans-papiers) Commoventi testimonianze di personalità presenti durante lo sgombero della chiesa. Tutti i testimoni sottolineano le qualità di Madjiguene, la sua intelligenza e il suo senso acuto di responsabilità. Madjiguene racconta come ha dovuto affrontare, totalmente nuda davanti alla sua figlia di 6 anni anch’essa nuda, le denigrazioni di 6 poliziotte (“Non dice più niente, la portavoce!”). Il magistrato richiede 3 mesi di carcere e 3 anni di interdizione della presenza sul territorio; i giudici decidono per 2 mesi con la condizionale. Madjiguene esce libera dal tribunale… ma sempre senza documenti. Nella serata, un aereo militare decolla con a bordo 57 stranieri di cui 4 africani del Mali fermati a S.Bernard. Prima del decollo, dei manifestanti si scontrano con la polizia. A Dakar, come più tardi a Bamako, manifestazioni di protesta si svolgono e ritardano il decollo dell’aereo; decollo che si effettuerà solo grazie all’intervento dei militari francesi di base nelle due capitali africane.

Domenica 25 agosto La lotta continua !!! Le famiglie liberate si ritrovano alla Cartoucherie de Vincennes (grandissimo spazio socioculturale) Processi agli scioperanti della fame. Fine del loro sciopero dopo 52 giorni.

Mercoledì 28 agosto 18:00 Più di 15.000 persone manifestano da Republique a Stalingrad. Scontri davanti S.Bernard dove la polizia ha militarizzato l’intero quartiere. Scontri durante la notte a Belleville. Numerose manifestazione nelle grande città francesi. 2 charter di espulsi partono in serata, a bordo 3 africani di S.Bernard di cui uno ha un bambino nato in Francia, che quindi secondo la legge non potrebbe essere espulso …

Mercoledì 4 settembre Gli scioperanti della fame arrivano alla Cartoucherie, commovente festa per il loro ritorno. Meeting della CGT (sindacato comunista) a cui sono invitati dei sans-papiers, fra loro Madjiguene.

Giovedì 5 settembre I “Giovedì dei sans-papiers”. È deciso dai sans-papiers che ogni giovedì faranno un intervento pubblico. Raduno a Republique.

Lunedì 9 settembre M. Keita, uno deglscioperanti della fame, si presenta alla Questura di Parigi e riceve un permesso di soggiorno per motivi di salute, valido fino al 6 dicembre.

Giovedì 12 settembre Grande giornata nazionale di presentazione alle questure di richieste per la regolarizzazione dei sans-papiers. Diverse manifestazioni davanti alle questure.

Venerdì 13 settembre Le famiglie lasciano la Cartoucherie per stabilirsi negli locali sindacali della BNP (Banca Nazionale di Parigi) I sans-papiers sono ospiti durante la “Fete de l’Humanite” (sorella della “Festa dell’Unità”)

Giovedì 19 settembre Diversi raduni nelle città francesi

Giovedì 26 settembre Diversi raduni nelle città francesi per la preparazione della manifestazione nazionale del 28 settembre a Parigi

Sabato 28 settembre Più di 20.000 persone manifestano per ribadire la loro opposizione alla politica del governo in materia di immigrazione.

Mercoledi 2 ottobre 1996 I sans papiers si recano al Senato invitati dal gruppo del Partito comunista. Manifestazione davanti al Palazzo di giustizia in solidarietà con Alassane Traoré, condannato a quattro mesi di carcere dal Tribunale di Parigi per soggiorno irregolare. Dieci adulti e sette bambini sans papiers cinesi (appartenenti al 3° Collettivo) sono interrogati mentre andavano alla Questura di Bobigny (periferia nord di Parigi) su consiglio del personale della pubblica amministrazione che li aveva invitati a presentarsi accompagnati dai figli. Questi interrogatori di “gruppo” tendono a diventare una pratica comune. I bambini sono illegalmente costretti a passare la notte nei centri di custodia: questi eventi contrari alla legge si moltiplicano… Partenza in Seine-Saint-Denis (93: Provincia di cui fa capo Bobigny) della “carovana dei sans papiers” che inizia a percorrere la regione parigina per due mesi su iniziativa del coordinamento dei sans papiers della Regione Parigina.

Martedi 8 ottobre 1996 I delegati dei sans papiers partono per Bruxelles per essere ricevuti al Consiglio d’Europa.

Mercoledi 9 ottobre 1996 Preliminari del progetto di legge di J.L.Debré il cui scopo è quello di rafforzare le leggi Pasqua. Fra le novità: Limiti di concessione dei certificati di ospitalità.

Giovedi 10 ottobre 1996 Manifestazione organizzata dal Cordinamento dei sans papiers della Regione Parigina, piazza della Repubblica. Alcuni sans papiers, fra cui la portavoce Madjiguène, manifestano davanti al commissariato del 14° Distretto di Parigi in cui alcuni di S.Bernard sono trattenuti. Intervento delle forze dell’ordine. Madjiguène viene arrestata. Finalmente, dopo aver temuto per lei una nuova comparizione davanti a un tribunale e quindi il rischio di una condanna esecutiva, Madjiguène viene rilasciata il venerdi 11 ottobre nel pomeriggio. Secondo Ababacar Diop, l’altro portavoce dei sans papiers, le autorità hanno fatto marcia indietro davanti ai rischi di mediatizzazione.

Mercoledi 16 ottobre 1996 Morte di Amara Fofana. Amara Fofana, del Mali, è deceduto nel pomeriggio in un ospedale di Saint-Denis (93) per le consequenze di un cancro al fegato. Amara aveva 35 anni, era sposato e padre di tre figli, di cui uno nato durante l’occupazione di S.Bernard. Amara aveva partecipato allo sciopero della fame del mese di maggio, durato 21 giorni. Il 16 settembre scorso la Questura di Parigi aveva concesso a lui e a sua moglie un permesso di soggiorno di un anno con il permesso di lavoro.

Giovedi 17 ottobre 1996 I sans papiers in lutto partecipano alla manifestazione nazionale (a Parigi) indetta dalla pubblica amministrazione.

Martedi 29 ottobre 1996 Alle 9.00, per iniziativa del “3° Colletivo”, duecento sans papiers occupano l’ufficio stranieri della Questura di Parigi. I celerini sgomberano e interrogano uomini, donne e bambini.

Mercoledi 30 ottobre 1996 Fra i partecipanti della vigilia, dodici persone sono sempre trattenute dalla polizia ed altre otto sono state portate in un campo di custodia. Cinque dei nove turchi arrestati sono stati espulsi verso Istambul (uno di questi è un kurdo disertore dell’esercito, incarcerato al suo arrivo…). 29° charter organizzato da Debré, per il Marocco e lo Zaire (mentre la Francia pensa a mandare le sue forze armate in Zaire…).

Martedi 5 novembre 1996 A Lille (Capoluogo Regionale del Nord della Francia), 26 sans papiers smettono il loro sciopero della fame, dopo 26 giorni.

Mercoledi 6 novembre 1996 Il Consiglio dei ministri adotta il progetto di legge sull’immigrazione di J.L.Debré che sarà proposta alla discussione parlamentare a dicembre. 17.00: Tentativo di occupazione simbolica della Chiesa di S.Ambroise da parte di 150 sans papiers. La polizia ha già circondato la chiesa prima del loro arrivo.

Lunedi 11 novembre 1996 20.00: A Parigi, al Teatro Odéon, su iniziativa del “Collectif des papiers pour tous”, i sans papiers si autoinvitano ad una riunione del movimento zapatista. Qualche problema… I celerini circondano il teatro e il direttore del teatro è costretto a negoziare l’uscita dei sans papiers che sono protetti dalla polizia grazie ai cordoni formati dal pubblico.

Venerdi 15 novembre 1996 La commissione consultiva dei diritti umani esprime un parere molto negativo sul progetto di legge Debré.

Lunedi 18 novembre 1996 Congresso sull’immigrazione organizzato dal “Collège des mediateurs”, al Senato. vi partecipano 250 persone fra cui Ababacar Diop. Comizio organizzato dai sans papiers davanti al Senato alla fine del pomeriggio con una presenza poliziesca smisurata.

Mercoledi 20 novembre 1996 Manifestazione organizzata dalle donne sans papiers a Parigi in occasione della giornata internazionale dell’infanzia.

Sabato 23 novembre 1996 Manifestazione a Parigi. Stati Generali del movimento sociale a cui partecipano i sans papiers.

Giovedi 28 novembre 1996 Il Ministro degli Interni annuncia il suo 31° charter all’interno del quale ci sono 71 stranieri (cittadini del Marocco, del Mali, del Senegal).

Sabato 30 novembre 1996 Manifestazione a Parigi organizzata dal coordinamento nazionale per sottolineare la fine del percorso della “carovana dei sans papiers” che ha solcato la Regione Parigina dal 2 ottobre. Diverse delegazioni europee erano attese, poche hanno potuto venire a causa principalmente dello sciopero dei camionisti francesi. Ci sono state delegazioni tedesche, belghe ed italiane (Padova, Trieste, Torino). La manifestazione ha riunito soltanto 3.000 persone.

Domenica 1 dicembre 1996 Scoperta dell’esistenza di un campo di custodia illegale al porto di Gennevilliers (città della periferia Nord-Ovest di Parigi), usato in segreto dal ’94, per mancanza di posti in quello della Questura di Nanterre (già strapiena di stranieri secondo il quotidiano “Le Journal du Dimanche”). Quelli che hanno potuto visitare questa zona di non-diritto sono concordi nel definirla una “porcheria”.

Domenica 8 dicembre 1996 Giornata porte aperte al centro di accoglienza “Nouvelle France” di Montreuil (città della periferia Est di Parigi). Da mesi gli africani che vivono in questo centro di accoglienza sono in lotta contro la chiusura del centro, voluta dal sindaco comunista.

Martedì 11 dicembre 1996 Giornata di sostegno ai sans papiers ad Argenteuil (città della periferia Nord di Parigi) in occasione del passaggio della carovana dei sans papiers.

Giovedì 12 dicembre 1996 Processo di appello per cinque sans papiers di S.Bernard fra i quali Madjiguène Cissé. A Caen (città della Normandia), dibattito pubblico “Quale immigrazione per quale società?” con la presenza di 200 persone, con testimonianze di immigrati e la presenza di Madjiguène Cissé.

Venerdì 13 dicembre 1996 9.00: Processo di Camara Sema e di Dembele Lamine * 11.00-18.00: Occupazione dell’UNESCO a Parigi. Une delegazione di sans papiers che doveva essere ricevuta dal servizio giuridico di Frederico Major, è stata accompagnata da una sessantina di persone che hanno occupato il posto fino all’arrivo dei celerini. Due sans papiers sono stati arrestati dopo la conferenza stampa successiva allo sgombero. 19.00: Serata dibattito sulla lotta delle donne sans papiers all’AGECA, a Parigi.

Sabato 14 dicembre 1996 11.00: Conferenza stampa al 32 rue du Faubourg-Poissonnière (palazzo dove vivono i sans papiers di S.Bernard dopo lo sgombero della chiesa). 15.00: Raduno alla fermata Gennevilliers per protestare contro il centro di custodia.

Domenica 15 dicembre 1996 All’alba, occupazione di una palazzina al 5 rue di Aligre (12° Distretto di Parigi) sull’iniziativa di associazioni e sindacati e con la partecipazione di sans papiers. Apertura della “Maison des Ensembles” (“la Casa di chi sta Insieme”), luogo di accoglienza e di informazione per tutti i “sans” (senza documenti, senza casa, senza lavoro).

Martedì 17 dicembre 1996 Forum sull’immigrazione per due giorni alla Camera del Lavoro, con numerose personalità. * 17.00: Seminario del Centro di Studi Africani. “Le leggi dell’inospitalità”, costruzione e riconoscimento dell’immigrazione. “Il ritorno della storia: gli Africani nel movimento dei sans papiers”. Lancio dell’operazione “Cartoline per l’Elysée”.

Mercoledì 18 dicembre 1996 In occasione del passaggio della carovana dei sans papiers a Nancy (città dell’Est della Francia), grande dibattito pubblico che riunisce più di 400 persone.

Giovedì 19 dicembre 1996 Uscita del CD dei sans papiers.

Domenica 22 dicembre 1996 Festa alla “Maison des Ensembles”

Martedì 24 dicembre 1996 Notte di Natale. I sans papiers festeggiano alla Cartoucherie di Vincennes (teatri dove hanno vissuto dopo lo sgombero di S.Ambroise) con la presenza di diverse personalità.

Giovedì 26 dicembre 1996 Nuovo sciopero della fame. Una donna sans papiers inizia un sciopero della fame al 32 rue du Faubourg-Poissonnière. L’indomani due uomini (un Africano sans papiers ed un Francese) decidono anch’essi di unirsi allo sciopero della fame.

Giovedì 2 gennaio 1997 “Le pazze di marzo”. Nuova azione dei sans papiers: le spose degli Africani espulsi si sono recate alle 11.00 davanti all’Elysée, accompagnate da simpatizzanti, per chiedere il ritorno dei loro mariti. Esse annunciano une manifestazione settimanale, sul modello delle “madri della piazza di maggio” in Argentina. Espulsione di Diadé Diarra, celibe, a cui è stato negato il diritto di asilo, arrestato durante lo sgombero di S.Bernard. All’aeroporto di Roissy si sono radunate un centinaio di persone, ma l’aereo è decollato da Orly alle 12.45, dove solo qualche militante delle JRE (Giovani Rivoluzionerai Europei, N.d.T. Trotzkisti) si era recato per provare ad opporsi.

Venerdì 3 gennaio 1997 Espulsione di Mamadou Kanté, del Mali, a cui è stato negato il diritto di asilo. Scontri con la polizia da parte di militanti riuniti a Roissy. Imbarco assai strano: Mamadou non si è opposto alla sua espulsione mentre aveva dichiarato di voler rifiutare l’imbarco. Nuovo arresto al 32 di rue du Faubourg-Poissonnière: a mezzanotte meno un quarto, Baradji Braima usciva per telefonare ad una amica. Arrivato alla cabina telefonica, ha trovato una macchina della polizia ad attenderlo. Controllato da loro, è subito portato in Questura e rinchiuso nell’ala riservata agli stranieri. Alle 22.00 di Sabato 2 gennaio è portato nel centro di custodia di Vincennes. La Domenica mattina, alle 10.00 è condotto in Tribunale, dove rischia di subire la procedure di espulsione. Finalmente, è liberato.

Mercoledì 9 gennaio 1997 Le “pazze di marzo”. Raduno alle 10.45 alla fermata della metropolitana S.Philippe-du- roule per accompagnare le “sans papières” che manifestano davanti all’Elysée. Il Francese che faceva lo sciopero della fame in solidarietà con i sans papiers, al 32 di rue du Faubourg-Poissonnière, deve smetterlo a causa del suo ricovero. Gli altri due scioperanti, un’Africana e un Africano, lo interrompono durante il Ramadan.

Giovedì 10 gennaio 1997 Arresto di cinque ex-scioperanti della fame che si erano recati in questura. Raduno di protesta alle 18.00 davanti alla questura. Alle 20.00, alcuni manifestanti occupano i locali di France 2 per chiedere la possibilità di fare un intervento durante il telegiornale.

Venerdì 10 gennaio 1997 I cinque ex-scioperanti di S.Bernard arrestati sono condotti a Roissy per essere espulsi verso Bamako con il volo regolare AF 7260 delle 11.00. Hanno mani e piedi legati. Nell’aereo, tre di loro sono cloroformizzati ed espulsi verso Bamako: si tratta di Sidy Diara, Karounga Diagouraga e Moussa Sissoko. Gli altri due si sono ribellati prima di essere addormentati (Sema Camara e Lamine Dembele) e il comandante di bordo ha rifiutato di imbarcarli. Sono stati liberati in serata dopo essere passati dalla Questura. Una ventina di militanti avevano potuto recarsi all’aeroporto dove si sono verificati scontri con la polizia. A Colombes (città della periferia Nord-Ovest di Parigi), al ventunesimo giorno di sciopero della fame, due delle quattro donne, Nadia e Karima, accettano di essere ricoverate. Jeanne e Lamia proseguono il loro sciopero della fame. Partenza di una nuova carovana di sans papiers: 11.02: Larzac, 12.02: Montpellier, 13.02: Grenoble, 14.02: Chambéry, 15.02: Lons-le-Saunier, 16.02: Annecy, 17.02: Besançon, 18.02: Dijon.

Sabato 11 gennaio 1997 All’appello del coordinamento nazionale, circa 200 persone si sono radunate a Parigi davanti alla “Fontaine des Innocents”, fra i quali alcune personalità, A.Krivine (N.d.T. Leader del partito trotzkista, LCR), Ariane Mnouchkine (N.d.T. Direttrice del teatro di Vincennes che ha più volte ospitato i sans papiers), e membri del comitato dei mediatori. Il gruppo ha ottenuto un spazio all’interno del Beaubourg per tenere un meeting improvvisato in cui interviene uno dei due ex-scioperanti di S.Bernard che ieri erano riusciti ad evitare l’espulsione.

Lunedì 13 gennaio 1997 Alle ore 13.30: processo di Brehma Kante a Parigi.

Mercoledì 15 gennaio 1997 Le “pazze di marzo”. Alle 11.00, raduno davanti all’Elysée con le “sans papières”. Dopo il raduno, il centinaio di manifestanti è “scortato” da due file di celerini…

Venerdì 17 gennaio 1997 Uscita del libro di Ababacar Diop, “Dans la peau d’un sans papier”, ed. Du Seuil (N.d.T. “Nella pelle di un sans papiers”). Arresto di Koné Diadié in serata, portato al centro di custodia di Vincennes, poi liberato dopo tre giorni.

Sabato 18 gennaio 1997 Alle 14.30: manifestazione a Parigi contro il progetto di legge Debré, dalla Place d’Italie al Senato. Circa 5.000 persone hanno sfilato fino al blocco dei celerini, Place du Luxembourg. Durante la dispersione della manifestazione, la fermata della metropolitana Cité è chiusa al pubblico….

Domenica 19 gennaio 1997 Al crepuscolo, Ababacar organizza una cena repubblicana al 32 di rue du Faubourg-Poissonnière, per l’uscita del suo libro. Al menu, Thiebou Dieune senegalese, contributo: 10 FF.

Martedì 21 gennaio 1997 Alle 9.00: Madjiguène è processata in seguito al suo fermo del 10 ottobre scorso. È assolta.

Mercoledì 22 gennaio 1997 Le “pazze di marzo”. Alle 11.00, raduno settimanale davanti all’Elysée con le “sans papières”, che riunisce solo una ventina di persone. Le forze dell’ordine bloccano l’accesso alla fermata della metropolitana.

Giovedì 22 gennaio 1997 Dopo l’appello della Procura al giudizio del 24 agosto scorso (due mesi di condizionale), Madjiguène si trova di nuovo in Tribunale, che conferma la decisione e aggiunge alla condanna un foglio di via dall’intero territorio francese per tre anni! I suoi avvocati fanno ricorso in cassazione. Alle 18.00: ciclo di conferenze pubbliche “Contro il razzismo e la xenofobia” organizzato dall’Università di Parigi I-Panthéon-Sorbonne. “Scienza e razzismo. La questione antropologica delle razze”, J.P.Demoule

Martedì 28 gennaio 1997 Alle 20.00: riunione pubblica a Parigi. Proiezione de “La ballade des sans papiers”, incontro con i delegati dei sans papiers fra cui Madjiguène. Dimissioni di J.C.Barreau, consigliere di Debré per l’immigrazione. Il suo consiglio durante l’occupazione di S.Bernard (Vedi Le Figaro del 28.01.1997): “Espellere immediatamente via charter un terzo degli occupanti, ed eventualmente regolarizzare con discrezione gli altri due terzi”. Simpatico, no?

Mercoledì 29 gennaio 1997 Le “pazze di marzo”. Alle 11.00, raduno settimanale davanti all’Elysée con le “sans papières”. Partite in pullman dal 32 di rue du Faubourg-Poissonnière, sono bloccate dalla polizia in prossimità dell’Elysée e scortate subito fino al 32 di rue du Faubourg-Poissonnière.

Martedì 04 febbraio 1997 18.00: Comizio davanti al Senato per tentare un’ultima azione contro il progetto di legge Debré. Questa manifestazione ha riunito solo mille persone. Durante la sospensione della seduta, i senatori di sinistra sono usciti per incontrare i manifestanti. Condanna di Jacqueline Deltombe : a Lille. L’autunno scorso J.Deltombe riceve una coppia di amici, Hélène e il suo fidanziato zairese Tony, senza chiedere la situazione amministrativa di quest’ultimo, che è in situazione irregolare. I genitori di Hélène si oppongono al loro matrimonio e denunciano Jacqueline per “aiuto a soggiorno irregolare”. Riconosciuta colpevole, ma esonerata dalla pena, Jacqueline si ritrova disoccupata perchè il suo arresto è stato effettuato sul suo posto di lavoro…

Mercoledì 05 febbraio 1997 Le “pazze di marzo”. 27 uomini e 9 donne sono fermati (sostenitori e sans papiers), insieme a Brigitte Plaza, avvocato dei sans papiers, in via du Bac, davanti alla casa della figlia di Chirac, alla quale volevano consegnare una lettera per il Presidente. I Francesi sono stati liberati, i sans papiers (10 fra cui Madjiguène) sono stati portati in Questura, per essere poi liberati. Durante l’arresto, al Senato si discuteva della legge Debré, e Jack Rallite (senatore del PCF) dichiarava : “Ho appena saputo dell’arresto di donne sans papiers e di persone presenti con loro (…). Mentre discutiamo di questo progetto di legge, questo gesto costituisce un simbolo provocatorio. Questo testo è stato qualificato come “tecnico” e che io sappia non rimette in causa il diritto di manifestare (…) Chiedo quindi al Ministro degli Interni di intervenire immediatamente perché queste persone siano liberate”. 18.00: Ciclo di conferenze pubbliche “contro il razzismo e la xenofobia” organizzate dall’Università Parigi-I : la Francia e gli stranieri. Evoluzioni dell’opinione pubblica e delle politiche. XIX e XX secoli, con Antoine Prost.

Giovedì 06 febbraio 1997 Nel quadro della campagna per i matrimoni dei celibi del 32 di rue du Faubourg-Poissonnières, il sindaco del X Distretto di Parigi ha celebrato il matrimonio di Mamady Sané. Auguri ai nuovi sposi!

Venerdi 07 febbraio 1997 I “pasticci contrari alla legge” del Ministro degli Interni: un Tunisino, ammalato di AIDS, Ali Bouaouaja, presente in Francia dal ’72, in situazione regolare (fino al 4 giugno 1997) è stato espulso senza i farmaci per la sua triterapia.

Sabato 08 febbraio 1997 Celebrazione dei battesimi civili di sans papiers minacciati di espulsione.

Lunedì 10 febbraio 1997 Elezione di un sindaco del Front National, a Vitrolles, con il 52% dei voti. Bruno Megret, il marito della neoeletta sindaco, dichiara alla stampa straniera (New York Times del 11 febbraio 1997): “Manderemo gli Arabi, gli Africani e gli Asiatici a casa loro, non per odio, ma perchè sporcano la nostra identità nazionale e prendono i nostri posti di lavoro. Quando saremo al potere, organizzeremo il loro rimpatrio. Sopprimeremo il rinnovo delle loro Carte di soggiorno e costringeremo le imprese a pagare una tassa sui lavoratori stranieri”.

Mercoledì 12 febbraio 1997 Manifesto dei 66. Le Monde, Libération e Les Inrockuptibles pubblicano un appello alla disubbidienza civile contro le leggi Debré, raggruppando 66 registi.

Giovedì 13 febbraio 1997 Il “treno degli intellettuali” arriva a Chateuvallon, per una grande manifestazione di sostegno a Gérard Paquet, direttore del Centro Nazionale della Danza e dell’Immagine il cui scioglimento è stato deciso dal sindaco FN di Tolone.

Venerdì 14 febbraio 1997 22.25: su France 2, B. Pivot consacra la sua trasmissione televisiva “Bouillon de culture” (NdT. La trasmissione culturale più famosa di Francia) alla mobilitazione degli intellettuali contro lo scioglimento del Teatro di Chateauvallon e contro le leggi Debré.

Lunedì 17 febbraio 1997 Partenza di una nuova carovana di sans papiers nel Sud-Ovest della Francia con 12 tappe in 12 giorni.

Martedì 18 febbraio 1997 Processo di Mamadou Diallo, uno dei due sans papiers di S.Bernard arrestati il giorno prima. Durante l’udienza, il giudice presenta la domanda del Questore di Parigi che richiede l’arresto di Ababacar Diop, presente fra il pubblico. Il giudice si rifiuta di dar seguito a questa domanda e lasciato andar via liberamente Ababacar, con il resto del pubblico. Sembra che una tale richiesta di arresto di un membro del pubblico durante un’udienza sia senza precedenti…

Mercoledì 19 febbraio 1997 Le “pazze di marzo”. Le sans papières cambiano orario e si recano all’Elysée alle 18.00. Tre giornate di solidarietà organizzate all’Università della Sorbonne, a Parigi con dibattiti: “Mondializzazione e relazioni economiche internazionali” e manifestazione.

Giovedì 20 febbraio 1997 La manifestazione degli studenti davanti alla Sorbonne ha riunito solo qualche centinaio di persone. La manifestazione in sostegno delle leggi Debré, organizzata a Nizza dal sindaco RPR (Ndt. RPR : Il partito gollista di Chirac) ha riunito 2000 persone. Libération pubblica un sondaggio secondo il quale: – il 59% degli intervistati sono favorevoli all’obbligo di denunciare la partenza di un straniero ospitato – il 58% sono contro l’appello alla disubbidienza civile. – il 49% sono contro il movimento degli artisti e degli intellettuali. A Strasburgo, gli europarlamentari votano una risoluzione che condanna il progetto Debré e chiedono il suo ritiro. Chirac scrive una lettera al Presidente del Parlamento europeo per protestare contro questa risoluzione che giudica “inaccettabile”.

Sabato 22 febbraio 1997 Appello dei 121 “cognomi difficili da pronunciare”. Manifestazione a Parigi, alle 15.00, 33.000 manifestanti per la Questura, 100.000 per la polizia presente alla manifestazione, 150.000 per gli organizzatori, … La manifestazione parte dalla “Gare de l’Est” da dove partivano i convogli dei deportati dai nazisti. Alcuni partecipanti sono venuti con una valigia per simboleggiare il loro esilio dalla Francia. Il “Terzo collettivo” occupa la chiesa di S.J.B. di Belleville nel XX Distretto di Parigi, ma è sgomberato dalla polizia alle 6.00 di mattina, su richiesta del sindaco di Parigi, J.Tibéri.

Lunedì 24 febbraio 1997 J.Baumel, deputato RPR, pensa di organizzare una grande manifestazione in Place de la Concorde a Parigi, per sostenere Debré e la sua legge, “con la stessa volontà che nel ’68” (NdT. Si riferisce alla manifestazione organizzata da De Gaulle nel ’68 per sostenere il suo governo contro il movimento di maggio, che originalità!!).

Martedì 25 febbraio 1997 18.00: manifestazione a Parigi contro il progetto di legge Debré che deve finire davanti all’Assemblée Nationale (NdT. Il parlamento francese). Circa 30.000 persone. Scontri con la polizia alla fine della manifestazione. Manifestazione in provincia, in particolare a Tolosa, dove il FN organizzava un meeting. Altri scontri con la polizia. La sera alcuni sans papiers si recano davanti all’Elysée per chiedere un incontro con Chirac. Quest’ultimo rifiuta di riceverli e la polizia procede ai fermi per poi liberarli. Un sans papiers, Sacko Mana, è stato arrestato a Tarbes, nel Sud-Ovest della Francia.

Mercoledì 26 febbraio 1997 11.00: Conferenza stampa dei sans papiers per annunciare l’arresto di Sacko Mana. 18.00: Comizio a Parigi per protestare contro l’espulsione annunciata di Sacko. Durante il comizio, arriva la notizia della sua liberazione del campo di custodia di Blagnac, Sud-Ovest della Francia, per vizio di procedura. Il comizio si scioglie.

Giovedì 27 febbraio 1997 Rivolta a bordo del 36.mo “charter della vergogna” organizzato da J.L. Debré. Un aereo della compagnia Air Charter, filiale della Air France, ha espulso 77 immigrati provenienti dal Mali, accompagnati da 47 poliziotti, il giorno stesso dell’approvazione della legge Debré al Parlamento. Arrivati a Bamako, gli espulsi devastano l’aereo. Due feriti gravi tra le forze dell’ordine francesi. La FASP (Federazione autonoma dei sindacati di polizia) e il sindcato CFDT di Air France protestano con vigore contro l’uso dei charter per espellere i sans papiers. I sans papiers di S.Bernard constatano: “I disagi dei poliziotti francesi a Bamako sono il giusto ritorno delle loro pratiche”.

Venerdì 28 febbraio 1997 A Lille, 45.mo giorno di sciopero della fame. Uno degli undici sans papiers scioperanti, Lamin Meta Diame, 50 anni, è stato ricoverato all’ospedale.

Mercoledì 05 marzo 1997 18.00: Prosegue il ciclo di conferenze all’Università della Sorbonne con il tema del giorno ” Il posto del razzismo nella costruzione delle identità nazionali”

Domenica 09 marzo 1997 15.00: Manifestazione a Parigi contro la legge Debré con almeno 20.000 partecipanti. Partenza di una carovana del coordinamento nazionale dei sans papiers in Bretagna con 9 tappe in 9 giorni.

Lunedì 10 marzo 1997 Due sans papiers sono fermati. Occupazione dei locali di Air France a Parigi da parte di membri del comitato “Boycottare e Assillare Air France” (BHAF). (NdT. BHAF foneticamente significa schiaffo…).

Martedì 11 marzo 1997 18.00: Comizio dei sans papiers, associazioni e sindacati che li sostengono, collettivi di firmatari delle petizioni, davanti al Senato dove il progetto di legge Debré deve passare in seconda lettura… prima dell’adozione definitiva! Circa 4.000 persone partecipano a quest’ultimo scatto antixenofobo. Qualche incidente durante lo scioglimento… la vetrina dell’agenzia Air France di Place du Luxembourg non ha resistito.

Mercoledì 12 marzo 1997 A Lille, i Vigili del Fuoco portano via di forza i sans papiers al 58.mo giorno di sciopero della fame per sottoporli a un controllo sanitario su richiesta del Questore. Da due giorni, il vice-presidente della Regione, membro dei Verdi, aveva raggiunto gli scioperanti per partecipare a loro digiuno. Nuova carovana di sans papiers che parte dall’Est della Francia per passare al Nord ed arrivare il 18 marzo a Parigi davanti alla chiesa di S.Ambroise.

Giovedì 13 marzo 1997 Nuovo charter organizzato da J.L. Debré che porta 55 Marocchini a Casablanca; l’aereo appartiene alla compagnia Euralair.

Sabato 15 marzo 1997 Giornata-incontro contro la legge Debrée e la xenofobia presso La Cartoucherie ed organizzata dalla LDH (Lega per i Diritti Umani) per considerare le modalità di proseguimento del movimento di protesta contro la legge Debré. Circa 300 persone vi partecipano, si nota la scarsa presenza dei registi. Diffusione dell’appello per la soppressione dei visti.

Lunedì 17 marzo 1997 A Lille, i nove scioperanti della fame, Africani ed Asiatici, smettono il loro digiuno dopo sessantuno giorni. La Questura ha annunciato che venti “dossiers” saranno regolarizzati, fra i quali uno degli scioperanti. Gli altri scioperanti potranno rimanere sul territorio francese, a titolo umanitario.

Martedì 18 marzo 1997 ANNIVERSARIO DELL’OCCUPAZIONE DELLA CHIESA DI S.AMBROISE. I sans papiers festeggiano l’anno 01 della loro lotta. Ore 11.00: Giornata “porte aperte” al 32 di rue du Faubourg-Poissonnière. Ore 17.00: Appuntamento davanti alla chiesa di S.Ambroise, circa 500 persone. Ababacar, Madjiguène, Doro, Gaousso e Hamady fanno diversi interventi.

Mercoledì 19 marzo 1997 Camara Sema, ex porta-voce degli scioperanti della fame viene arrestato, poi espulso verso Casablanca per arrivare poi a Bamako. Sembra che le autorità francesi abbiano prodotto un falso lasciapassare, dopo il rifiuto da parte del Consolato del Mali di firmarne un vero… Camara era per poco scampato all’espulsione, il 10 gennaio 1997. Nascita di Djime Diombera, figlio di Sako Magou e di Diombera Mamadou, originari del Mali. Djime, nato all’indomani dell’anniversario dell’occupazione di S.Ambroise, è stato concepito durante la lotta… Ore 18.00: Nuova conferenza alla Sorbonne, “Il diritto permette alla democrazia di proteggersi del razzismo?”.

Giovedì 20 marzo 1997 Ore 20.30 : Riunione-dibattito con una delegazione di sans papiers che vivono in Spagna.

Venerdì 21 marzo 1997 Ore 16.00: Comizio davanti alla Questura di Nanterre (regione parigina) con la presenza di un centinaio di persone per esigere il rinnovo dell’autorizzazione di soggiorno per Hamadi Camara, portavoce degli ex scioperanti della fame di S.Bernard. Nei Stati Uniti, lancio di una petizione “Papers for All Campaign” in favore di milioni di migranti che si trovano in una situazione di “Apartheid” virtuale. A Londra nella chiesa S.Mary, proiezione della video “La Ballade des sans papiers” con l’intervento di un ex scioperante della fame del carcere di Rochester e di donne asiatiche sans papiers.

Sabato 22 marzo 1997 Manifestazione per la giornata mondiale contro il razzismo.

Domenica 23 marzo 1997 Concerto a Parigi con i gruppi che hanno registrato il CD “Undici minuti e trenta secondi contro le leggi razziste” (NdT. La banda sonora del nostro sito è l’inizio di questo CD).

Martedì 25 marzo 1997 Manifestazione ad Amiens (150 chilometri al nord di Parigi) per protestare contro l’arresto di Nasser, un Marocchino che vive in Francia da quindici anni, e la sua espulsone prevista per Sabato 29 marzo. La manifestazione ha riunito 1.000 persone.

Mercoledì 26 marzo 1997 Uscita di un cortometraggio di 3 minuti, “Noi, sans papiers di Francia…” che sarà diffuso in più di trecento cinema.

Sabato 29 marzo 1997 Manifestazione a Strasburgo contro il FN che contemporaneamente organizza il suo decimo congresso nazionale.

Mercoledì 02 aprile 1997 Arresto di Dembele Makan che sarà espulso l’indomani. Ore 18.00: Nuova conferenza alla Sorbonne, ” La filosofia e la nozione di razza”.

Lunedì 07 aprile 1997 Balde Assana, arrestato Mercoledì scorso, si è rifiutato di entrare nell’aereo e sarà quindi processato domani.

Martedì 08 aprile 1997 Balde Assana è condannato a tre mesi di carcere ed a un divieto di presenza sul territorio francese.

Venerdì 11 aprile 1997 Ore 11.00: I sans papiers fanno finta di traslocare dal 32 di rue du Faubourg-Poissonnières creando il panico nella polizia… Ore 15.00: Comizio dei sans papiers davanti al Trocadero (Parigi) mentre Debré è in riunione con i ministri degli interni dei paesi dell’Unione Europea per parlare di immigrazione.

Mercoledì 23 aprile 1997 A Monaco di Baviera, grande incontro sul diritto all’immigrazione con la presenza di Salah, membro del coordinamento nazionale dei sans papiers.

Venerdì 25 aprile 1997 Adottata dal Parlamento, la legge Debré è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Il Consiglio Costituzionale ha rigettato l’articolo che sottomette il rinnovo della Carta di Soggiorno per dieci anni all’assenza di “minacce per l’ordine pubblico”.

Domenica 27 aprile 1997 Presenza silenziosa Place du Trocadéro (Parigi) per ricordare la memoria degli Africani morti per la Francia durante le diverse guerre di questo secolo.

Lunedì 28 aprile 1997 J.L. Debré durante la campagna elettorale interviene per sostenere la candidatura del suo fratello gemello, Bernard : “Voi accettate che degli stranieri entrino a casa vostra, si sistemino a casa vostra, aprano il vostro frigorifero e si servano? No, sicuramente…”.

Giovedì 01 maggio 1997 I sans papiers sfilano con i sindacati.

Martedì 06 maggio 1997 Libération pubblica nelle sue pagine “Dibattiti”, il documento “Noi, siamo la sinistra” redatto, fra gli altri, dai sans papiers di S.Bernard.

Domenica 11 maggio 1997 Al Festival di Cannes, Ababacar Diop e Madjiguène Cissé sono invitati dai registi per partecipare ad una conferenza stampa. Il cortometraggio “Noi, sans papiers di Francia…” è diffuso prima dei film in selezione.

Mercoledì 14 maggio 1997 Giornata nazionale di azione e di sostegno ai sans papiers. Una manifestazione davanti allo “Stade de France” (Nuovo stadio costruito per i mondiali ’98 nella periferia nord di Parigi, Saint-Denis) è brutalmente repressa dalla polizia.

FASE 3 La sinistra al potere, il ritorno…

Domenica 1 giugno 1997 Risultati del secondo turno delle elezioni politiche: vittoria della sinistra, Jospin sta per diventare il nuovo Primo Ministro della Francia. Chirac rimane Presidente della Repubblica e si apre così una nuova “cohabitation”. Un quarto d’ora dopo i risultati, i sans papiers, fra i quali Madjiguèe, sono di fronte al palazzo dove è riunito lo staff della campagna elettorale di Jospin e urlano “des papiers pour tous”. Gli altri sans papiers che erano ad Angoulème, al Festival di Musica Etnica, decidono di tornare a piedi a Parigi e di formare così un’ennesima carovana.

Martedì 10 giugno 1997 La carovana dei sans papiers, dopo 500 chilometri, arriva a Parigi ed alcuni di loro sono ricevuti a Matignon (Palazzo del Primo Ministro). Durante l’incontro, il governo annuncia che una circolare sarà mandata prossimamente ai questori per chiedere loro di regolarizzare, caso per caso, i dossiers dei sans papiers, secondo i sei criteri dell’avviso presentato nel settembre ’96 dalla Commissione Nazionale Consultiva dei diritti umani. Da 20.000 a 40.000 persone circa potrebbero essere regolarizzate. Il consigliere di Stato, J.M. Galabert, è nominato mediatore fra l’amministrazione e i sans papiers.

Mercoledì 11 giugno 1997 Processo in appello a El Hadj Momar Diop, il quale è stato condannato in prima istanza per soggiorno irregolare, e per violenze a pubblico ufficiale, che non ha mai commesso… El Hadj Momar Diop rimarrà in detenzione fino al 7 luglio prossimo, data della decisione definitiva che prenderà la Corte d’appello.

Giovedì 12 giugno 1997 Ababacar è ospite della trasmissione televisiva culturale “Le Cercle de Minuit” su France 2. Speak Out Against Racism ad Amsterdam, il 12 e 13 giugno 1997: grande meeting organizzato da UNITED con la partecipazione di Sekou, membro del coordinamento nazionale dei sans papiers.

Venerdì 13 giugno 1997 All’Università Bretagne-Sud, serata-dibattito sul tema “Diritti umani dei sans papiers”, organizzato dal Collettivo per la Difesa dei Diritti degli Stranieri.

Sabato 14 giugno 1997 Meeting alla Camera di Lavoro di Parigi con i sans papiers, presenti circa 500 persone.

Venerdì 20 giugno 1997 Manifestazione notturna a Parigi.

Giovedì 26 giugno 1997 La Circolare sulla regolarizzazione è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, e definisce le categorie di sans papiers regolarizzabili.

Dal 28 giugno al 7 luglio 1997 DOCUMENTA X a Kassel (Germania). La più grande mostra di arte contemporanea del mondo apre le sue porte ai sans papiers.

Sabato 28 giugno 1997 Patrocini repubblicani di sans papiers ed anniversario dell’occupazione di S.Bernard. Ore 11.30: al Comune del XVIII Distretto di Parigi, patrocinio repubblicano di una trentina di sans papiers, che doveva essere seguito da un picnic della Fratellanza nel giardino davanti alla Chiesa di S.Bernard. Il patrocinio è cominciato in una bella atmosfera, malgrado il rifiuto della giunta comunale di patrocinare El Hadj Momar Diop, condannato e incarcerato dopo l’intervento della polizia alla manifestazione davanti allo “Stade de France”. Il vice-sindaco interviene per annunciare che non tutti i sans papiers potranno essere regolarizzati e che saranno eseguite espulsioni “condotte in modo umano”. Il pubblico presente risponde per cinque minuti con “des papiers pour tous!”. Doro Traoré chiede di intervenire a nome dei quaranta sans papiers di S.Bernard non regolarizzabili secondo le affermazioni dell’ufficio per stranieri della Questura, ed annuncia che di conseguenza hanno deciso di occupare pacificamente il Comune. Aria di panico fra i rappresentanti del Comune. Stefane Hessel, un membro del collegio dei mediatori durante l’occupazione di S.Bernard, interviene: “I sans papiers devono essere contenti di avere il patrocinio dei rappresentanti eletti dalla Nazione” e riceve un sacco di fischi da parte dell’aula. Il Comune è quindi occupato e iniziano le trattative fra i sans papiers e i rappresentanti della giunta. Sul terrazzo, la gente approfitta del sole bevendo tè alla menta. Verso le 17.00, intervento dei celerini. Ababacar è duramente pestato ed è portato svenuto in mezzo all’aula. Tre altri sans papiers sono portati al pronto soccorso e altre tre persone sono arrestate. Dopo lo sgombero, la gente si ritrova davanti al Comune e decide di starci tutta la notte. Verso le tre di notte, la polizia (in un rapporto di trenta celerini per un manifestante…!!!) carica di nuovo con violenza.

Lunedì 30 giugno 1997 Delle tre persone arrestate durante lo sgombero del Comune, due erano francesi, membri di collettivi di sostegno alla lotta dei sans papiers, e sono stati rilasciati dalla polizia, mentre Touré, un sans papiers di S.Bernard, è stato incarcerato e sarà processato nel pomeriggio.

Giovedì 3 luglio 1997 La Comissione Nazionale Consultiva dei diritti umani adotta un avviso che rovescia totalmente lo spirito della legislazione sugli stranieri: è la possibilità di circolare liberamente che è un diritto, e le restrizioni a questo diritto sono tollerabili solo se esse hanno una finalità legittima. L’avviso ricorda i tre principi fondamentali alla base della legge: – il diritto di andare e tornare; – il diritto di condurre una vita famigliare normale; – il diritto di ricercare i mezzi convenienti di sussistenza.

Sabato 5 luglio 1997 Ore 14.00: manifestazione dei sans papiers a Parigi, circa 2.000 persone. Documenta X a Kassel segue per tre ore via telefono la manifestazione e propone i suoni e le interviste nell’aula dell’ Hybrid Workspace, accompagnati da video sulla lotta dei sans papiers.

Giovedì 10 luglio 1997 Alcune organizzazioni scrivono una Lettera Aperta al Primo Ministro a proposito della futura legge sull’immigrazione.

Dal 10 al 19 luglio 1997 Festival d’Avignone. I sans papiers vi partecipano con uno spettacolo intitolato “Documenti, per favore” (NdT. La frase preferita dalla polizia francese quando ferma qualcuno per strada per un “semplice controllo di identità”, il “per favore” non accompagna sempre la richiesta di documenti…).

Lunedì 14 luglio 1997 Chirac, durante il suo intervento televisivo per la celebrazione della festa nazionale, dimostra, se era ancor necessario…, una volontà politica xenofoba. “Dare documenti a tutti, significa legittimare l’immigrazione clandestina e dare un segnale positivo ai paesi con popolazioni desiderose di venire qui per svariati motivi. (…) Ciò ha per conseguenza, indipendentemente dai casi che sistemiamo, indicare agli stranieri, che una volta arrivati in Francia, è possibile cavarsela. Però, la situazione sociale, e soprattutto la disoccupazione, non permette al nostro paese di avere un’immigrazione di questo tipo. Nelle reazioni negative di tanti Francesi, che alimentano xenofobia e razzismo, che io odio, c’è questo lassismo nei confronti dell’arrivo di stranieri. Inoltre, tutti gli stranieri che vivono regolarmente in Francia, e che sono numerosissimi, sono terrorizzati all’idea della presenza di una forte immigrazione clandestina, perché sanno benissimo che ciò provocherebbe problemi di rigetto da parte della popolazione, rigetto di cui sono i primi a farne le spese. Quindi, in questo caso, non basta lasciar parlare il cuore. Bisogna anche riflettere e saper vedere quale è l’interesse della nazione e soprattutto dove sta il rispetto dei nostri valori. Non dobbiamo fare niente che incoraggi la xenofobia, il razzismo, l’estremismo di ogni natura. (…) Le leggi Pasqua-Debré sono buone leggi, il governo farà ciò che vorrà, certamente, ed io darò un giudizio al momento giusto”.

Martedì 15 luglio 1997 Ad Avignone, Ababacar è stato arrestato mentre promuoveva lo spettacolo dei sans papiers, fermando la gente per strada e chiedendo i documenti. Le forze dell’ordine hanno considerato che ciò “costituisce un oltraggio all’immagine della polizia”. Dopo un brutale controllo di identità, Ababacar ha passato un’ora in commissariato per poi essere rilasciato.

Venerdì 18 luglio 1997 I Venerdì del coordinamento nazionale. Manifestazione davanti alla Questura di Parigi. Uno sciopero della fame è iniziato nei campi di custodia di Roissy e Nanterre, contro le condizioni di detenzione disumane e per la regolarizzazione di tutte e tutti. Su France-Inter (NdT. Equivalente della RadioRAI), Debré fa la promozione del suo libro: ” Sull’argomento della regolarizzazione dei sans papiers, i socialisti danno prova di un ideologismo assurdo e sorpassato” (…) “Cosa sono i sans papiers? Sono uomini e donne che sono venuti in Francia senza rispettare le leggi della Repubblica e che vi restano, sempre senza rispettarle o contro i giudizi processuali della Repubblica”. (…) “Oggi abbiamo a che fare con un’immigrazione che vuole avere diritti, con uomini e donne che non cercano di integrarsi, bensì di approfittare del sistema sociale. E di conseguenza (…) non c’è possibilità di integrazione”. (…) “Inoltre gli stranieri che sono in situazione irregolare dimostrano chiaramente di non voler rispettare, o di non essere in grado di rispettare , le nostre tradizioni e leggi”. (…) “E’ normale che il Presidente della Repubblica dica che, in materia di lotta contro l’immigrazione irregolare, ciò che fa il governo è sbagliato, perché il governo, con la sua politica, sta porgendo un vero invito ai paesi in cui ci sono stranieri, ehm… persone che vogliono venire a casa nostra”. (…) “Siamo stati criticati sull’immigrazione, e tutti oggi riconoscono, tranne gli ideologi, che la posizione del governo era la posizione giusta”.

Lunedì 21 luglio 1997 Processo a Dabo Mady, il quale rifiuta l’espulsione e fa appello. E’ incarcerato al Carcere di Fleury-Merogis (Carcere centrale, alla periferia di Parigi) e vi ritrova un suo compagno di lotta, Cissé Issa.

Martedì 22 luglio 1997 Touré, il “cuoco del 32”, è stato condannato a sei mesi di carcere, di cui quattro di condizionale, e quindi è sempre detenuto. Però non gli è stata vietata la presenza sul territorio, dopo lo sconto della pena. È stato arrestato dopo gli scontri al Comune del XVIII Distretto di Parigi. Un poliziotto della squadra politica, merdoso con i baffi, P. Galeazzi, che aveva partecipato al suo arresto, è venuto a testimoniare: pretende di aver visto Touré, al Comune, lanciare una poltrona sui carabinieri, e poi di aver formalmente riconosciuto Touré per strada, prima di chiedere ai carabinieri di arrestarlo. Touré nega questi fatti. Il Pm ha presentato Touré come uno dei “capi” del gruppo che ha devastato un “tanto bel municipio”! … D. Noguères, la sua avvocata, ha sottolineato che Touré è stato arrestato senza opporre la minima resistenza e che uno, per girare tanto tranquillo per strada, non doveva aver commesso qualcosa di così grave… E’ stato accusato e giudicato colpevole di violenza aggravata a pubblico ufficiale e di soggiorno illegale. Di fatto, con la riduzione della pena, Touré dovrebbe uscire entro quindici giorni…

Mercoledì 23 luglio 1997 Dalle ore 15.00 alle ore 16.00, davanti alla Questura di Nanterre, un centinaio di sans papiers, di sostenitori e di membri di Act-up hanno organizzato un picchetto. Questa azione vuole denunciare l’ipocrisia della Circolare, esigere “des papiers pour tous” e una moratoria sulle espulsioni. E’ stata anche un preparativo all’incontro dell’indomani con la Questura, del “Collettivo 92”, in cui saranno discusse le modalità d’applicazione della Circolare.

Giovedì 31 luglio 1997 P.Weil rimette al governo il suo rapporto preliminare per la futura legge sugli stranieri. Fra le sue “simpatiche” proposte: – aggravare la disuguaglianza fra ricchi e poveri; – facilitare l’entrata in Francia di lavoratori qualificati e chiudere le porte a quelli non qualificati; – rinforzare l’ingiustizia nei confronti degli stranieri, favoreggiando l’espulsione dei delinquenti che non sono Francesi.

Venerdì 1 agosto 1997 Come ogni Venerdì, manifestazione del coordinamento nazionale dei sans papiers davanti alla Questura di Parigi, con circa 200 partecipanti.

Mercoledì 6 agosto 1997 Nuova manifestazione davanti alla Questura di Parigi per accompagnare una delegazione di sans papiers, che deposita una domanda collettiva di dossiers di regolarizzazione, con un unico indirizzo, quello di un’associazione.

Giovedì 21 agosto 1997 Festival del Cinema di Douarnenez (Bretagna). Madjiguène partecipa al dibattito della giornata riservata alle “Cittadine del Mondo”.

Sabato 23 agosto 1997 Dalle ore 14.00, grande catena umana attorno alla chiesa di S.Bernard, per ricordare lo sgombero dell’anno scorso. I sans papiers chiedono la regolarizzazione di tutti i sans papiers in lotta, la liberazione dei detenuti, una moratoria sulle espulsioni, il ritorno degli espulsi, il chiarimento della Circolare Chevènement.

Lunedì 25 agosto 1997 Manifestazione a Bordeaux per la regolarizzazione di tutti i sans papiers.

Martedì 26 agosto 1997 Libèration pubblica il progetto di legge Chevènement. Incredibile: il governo Jospin ripropone alcune delle proposte più xenofobe della legge Debré ! – L’aiuto ad uno straniero in situazione irregolare : un crimine. – La nozione di ordine pubblico come discriminante per il rinnovo della Carta di soggiorno. – La custodia di 48 ore. – L’impossibilità di fare ricorso alla decisione di custodia. J.L. Debré è contento e dichiara: “Sono felice di vedere il Ps tornare indietro sulle sue promesse”.

Mercoledì 27 agosto 1997 Ababacar Diop annuncia la sua regolarizzazione. Una quarantina di stranieri, in un centro di custodia vicino a Parigi, inizia uno sciopero della fame.

Venerdì 29 agosto 1997 Nuova manifestazione davanti alla Questura. Debré continua a prendere in giro il governo ed annuncia che voterà il progetto di legge Chevènement…

Lunedì 8 settembre 1997 Ababacar Diop di nuovo sans papiers: qualcuno lo ha derubato del permesso nella metropolitana e gliene è stato dato uno provvisorio di tre mesi… Hamady Camara, ex portavoce di S.Bernard, deve andare in Questura per ritirare il suo permesso di soggiorno, ma non riceve niente.

Mercoledì 10 settembre 1997 Ore 9.00: una sessantina di sans papiers occupano la sede del partito di Chevènement (MDC: Movimento dei Cittadini).

Venerdì 12 settembre 1997 Libération pubblica l’appello per l’abrogazione delle Leggi Pasqua, lanciato da intellettuali ed artisti.

Giovedì 18 settembre 1997 A Tolone, i sans papiers partecipano ad un dibattito organizzato dal Sindacato degli Avvocati di Francia.

Venerdì 19 settembre 1997 Giornata nazionale di azione, manifestazioni, comizi davanti alle Questure.

Sabato 20 settembre 1997 Manifestazione a Parigi per chiedere : – l’abrogazione delle Leggi Pasqua-Méhaignerie-Debré; – l’abbandono del progetto di legge Chevènement; – una riformulazione di tutte le leggi sugli stranieri; – la regolarizzazione veloce di tutti i sans papiers; – la liberazione di tutti i detenuti per mancanza di permesso di soggiorno; – basta con le espulsioni e il ritorno di tutti gli espulsi. Solo 2.000 persone alla manifestazione, ma bisogna tener conto che la maggior parte dei sindacati e dei partiti non ha aderito alla manifestazione.

Sabato 27 settembre 1997 Manifestazione contro il FN a Parigi, con la partecipazione dei sans papiers, e circa 10.000 partecipanti.

Solutii pentru transferul de bani online

Posted by – February 26, 2015

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