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Recent articles by Coordinamento lavoratori e lavoratrici Genova
Italia: ammortizzatori sociali e "patto di servizio" Sep 10 15 Italia: la lotta contro la riforma della scuola Jun 17 15 Per Chi Suona La Crisi Apr 21 15 Genova: Multinazionali a delinquere. Il caso Ericsson Jabil![]() ![]() ![]() ![]() Oggi i lavoratori devono, purtroppo, imparare a fare da sé, nel caso bypassando e superando ogni cautela delle burocrazie sindacali. Le lotte e l'unità dei lavoratori sono rimaste l'unico strumento per difendere i nostri diritti. Genova: Multinazionali a delinquere. Il caso Ericsson JabilLa Ericsson è una multinazionale svedese del campo delle telecomunicazioni. E' un'azienda solidissima con fatturati enormi e aziende sparse in tutto il mondo. In Italia è presente in diversi luoghi da Milano fino a Marcianise. A Genova occupa uno spazio alla collina degli Erzelli dove si è trasferita sfruttando soldi pubblici proprio mentre lasciava a casa vari addetti. Questa vicenda che si intreccia con la speculazione edilizia sulle alture di Sestri Ponente (dove al posto del polo tecnologico stanno costruendo palazzi di lusso e laghetti artificiali) è un caso paradigmatico dell'intreccio tra politica degli affari e desertificazione industriale. Questa vicenda non è separabile dalle altre vicende del gruppo svedese che in questi giorni sta portando a termine una dismissione nello stabilimento di Marcianise in provincia di Caserta dove è in corso da mesi una lotta sindacale che non è raccontata da nessuno se non da poche righe di alcuni giornali locali. Eppure gli addetti della fabbrica casertana hanno scioperato per oltre un mese, hanno più volte incontrato il governo e la multinazionale e stanno fornendo un esempio di resistenza operaia. Proviamo quindi per sommi capi a raccontare questa storia. Ai primi di gennaio, dopo una trattativa silenziosa e a lungo tempo negata, la Ericsson decide di vendere la fabbrica di Marcianise alla multinazionale dell'elettronica Jabil. Questa azienda era salita agli onori della cronaca sindacale nel 2008 per la chiusura della fabbrica ex Nokia di Cassina di Pecchi che aveva appena rilevata. Quella vertenza fu giocata dai lavoratori Jabil che tennero per mesi in scacco la proprietà provando a occupare e a gestire l'azienda. Dopo tre anni, complice una politica al servizio dei padroni, la Jabil ha ottenuto il risultato che voleva. Nel frattempo proprio Jabil aveva già rilevato a Marcianise circa 600 lavoratori del gruppo ex Marconi; dei circa 1.200 addetti la metà era finita in Jabil, l'altra era diventata addetta nella fabbrica del gruppo Ericsson. Dopo pochi anni la Jabil ha 520 addetti di cui circa 180 in esubero dichiarato; all'interno dell'azienda (che lavora su commesse del gruppo Ericsson) si lavora a singhiozzo (dai 2 ai 5 giorni al mese). Questa azienda vorrebbe rilevare i lavoratori della Ericsson (circa 450 di cui 100 dichiarati in esubero e con cassa integrazione fino a giugno). In questa situazione è evidente che il gruppo Ericsson vuole scaricare i lavoratori ad un gruppo che è già in crisi e non ha nessuna reale intenzione di produrre in Italia. Appare evidente che si tratta di una vera e propria dismissione di un ramo di impresa verso una multinazionale che funziona come liquidatrice di forza lavoro. Nulla di nuovo in effetti. Le multinazionali in Italia fanno il bello e i cattivo tempo: rilevano industrie e le spremono fino a ché non ritengono più vantaggioso diminuire il costo del lavoro trasferendo rami d'azienda all'estero. Nel particolare abbiamo la Jabil che è specializzata in questo tipo di operazioni. La lotta dei lavoratori e delle lavoratrici di Marcianise è quindi una lotta sacrosanta che sconta però un isolamento totale. Da un lato le multinazionali che continuano a macinare profitti trasferendo produzioni ovunque ci sia la possibilità di guadagnare di più. Dall'altro una politica locale e nazionale che vede piani industriali interessanti ogni qualvolta i padroni chiedono qualcosa fino alla prossima chiusura o delocalizzazione. Chi dovrebbe difendere i lavoratori è il sindacato che ha accettato e continua ad accettare che i lavoratori dello stesso ramo vengano divisi in categorie (nel caso specifico alcuni lavoratori Ericsson hanno il contratto delle telecomunicazioni, altri mantengono il contratto da metalmeccanici) in modo che ogni azione comune sia bandita o inutile. Solo per fare un esempio i lavoratori Ericsson di Genova hanno chiesto di attivare una cassa di resistenza per gli addetti di Marcianise ma fino a ora il sindacato non ha risposto. Oggi i lavoratori devono, purtroppo, imparare a fare da sé, nel caso bypassando e superando ogni cautela delle burocrazie sindacali. I lavoratori di Ericsson a Genova hanno già pagato una forte ristrutturazione e devono stringere con i lavoratori di Marcianise non per un astratto criterio solidaristico ma perchè si devono chiedere “chi sarà il prossimo?” Solo una lotta comune e generalizzata può convincere i padroni a cedere e la politica a prendere la parte dei lavoratori. Ma quelle sono le controparti da combattere e da costringere alla resa non compagni di lotta. E' definitivamente tramontata la stagione in cui fiumi di denaro pubblico potevano convincere le imprese a sfruttare meno i lavoratori; da almeno venti anni le multinazionali e i padroni hanno avuto gioco facile nel licenziare, abbassare tutele e salari. La politica li ha accompagnati con le leggi a loro favore fino al jobs act che renderà tutti ancora più schiavi e ricattabili. I margini per le trattative di difesa si sono ridotti fino al punto da essere non praticabili. Le lotte e l'unità dei lavoratori sono rimaste l'unico strumento per difendere i nostri diritti. |
Front pageAnarkismo wishes you all a 2016 of solidarity and resistance Luta e Organização na Ocupação das Escolas em São Paulo FAG, 20 anos a enraizar anarquismo Attentats de Paris: Contre leurs guerres, nos solidarités Can’t Be Forgotten, Can’t Be Forgiven Statement from Anarkismo on the AK Press accusations against Michael Schmidt Proceso de paz, lucha de clases y las batallas del post-conflicto Libertarian Communist Group: An Assessment And An Appeal Ίδρυση Αναρχικής Πολιτικής Οργάνωσης The deepening capitalist crisis: From blood and dirt to much worse 12e congrès d'Alternative Libertaire Remember and Revive the Militant Tradition of September 3, 1984! Building autonomy in Turkey and Kurdistan: an interview with Revolutionary Anarchist Action Socialist Faces In High Places: Syriza’s Fall From Grace And The Elusive Electoral Road Aportes para un análisis de la Etapa Histórica Actual From Living Wage to Working Class Counter-power On the Recent Massacre in Suruç, Turkish Kurdistan Grèce: Quelles suites à la victoire du «non»? The Meaning of World War II—An Anarchist View Bakunin, Malatesta e o Debate da Plataforma International call for solidarity with the case of Nicolás Neira Italia / Svizzera | Lotte sindacali | Comunicato stampa | it Fri 01 Jan, 19:56
I recentissimi decreti applicativi del Jobs Act emanati dal governo italiano si aggiungono ad altre legislazioni anti-operaie approvate all'interno dell'Unione Europea (UE). I contratti individuali a tutele crescenti, la ridefinizione del lavoro subordinato, la flessibilità svincolata dalla contrattazione, la monetizzazione dei licenziamenti e dell'espulsione dal ciclo produttivo hanno lo scopo immediato di portare all'irrilevanza il diritto di coalizione dei lavoratori ed il ruolo dell'organizzazione sindacale dentro le fabbriche.
Negli anni recenti, la gestione padronale si è contraddistinta per intimidazioni ai danni di lavoratori, lavoratrici ed esponenti sindacali, svolgendo una vera e propria azione antisindacale sia nei confronti del diritto di assemblea in fabbrica che del diritto di sciopero.
Un coordinamento per stringere e rafforzare i legami di fratellanza tra i lavoratori, nel quale potranno confluire i tanti lavoratori, la maggioranza, delle piccole aziende, oggi isolati da quelli delle medie e grandi imprese, e i sempre più numerosi disoccupati. Oggi è in gioco la sopravvivenza della difesa collettiva dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e non solo, di fronte a scelte politiche che tentano di disarmarci per segregarci in un futuro di schiavi, impotenti a reagire alla violenza delle politiche dei padroni. Oggi in piazza dobbiamo esserci in tanti se vogliamo cambiare di segno le politiche autoritarie di una Europa che cerca il suo spazio imperialista attraverso la compressione sociale. [Português] Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che il mondo del lavoro sindacalizzato intreccia la sua lotta con le realtà sociali di base che nei territori, da anni, fanno da argine e da rete solidale di conflitto contro la devastazione capitalistica dei luoghi di vita e dell'ambiente. Ma questo 14 novembre cade nel sesto anno di una crisi che non è più solo finanziaria,solo economica ed occupazionale. Come era facilmente prevedibile le rassicurazioni diffuse e propagandate a piene mani da politici, affaristi, finanzieri e confindustriali sulla possibilità di riprendersi da quella che veniva chiamata crisi si sono dimostrate una colossale bugia. Con una ingombrante operazione di depistaggio mediatico all'insegna di "dobbiamo abbattere il debito pubblico" o "dobbiamo abbattere le Tasse", "l'Europa ce lo chiede", "dobbiamo rispettare i vincoli del deficit imposto", si è proceduto alla cancellazione quasi totale dei diritti dei lavoratori. I tranvieri di Genoa hanno segnato un passaggio importante e guadagnato una posizione fondamentale: hanno bloccato la privatizzazione e non hanno accettato peggioramenti alla loro prestazione lavorativa e questo serve come riferimento al resto del paese. Siglato l’accordo. Spetterà ai lavoratori dell’azienda trasporti trarre le conclusioni da un accordo con luci e ombre. Per quel che ci riguarda abbiamo sostenuto la loro battaglia, ci interessa qui fare una riflessione e fissare alcuni punti. La lotta è stata contro i licenziamenti, contro il peggioramento delle condizioni di lavoro, contro la riduzione del salario attraverso l’eliminazione dei contratti sia aziendali che nazionali, contro la perdita delle parti normative,delle tutele e dei diritti. Questo significa per la classe l’azione del capitale di privatizzare, esternalizzare le aziende in capo al “pubblico”, poi le ovvie ricadute sul servizio e i cittadini. Sosteniamo incondizionatamente la lotta dei lavoratori AMT di Genova. Siamo stati e saremo sempre al loro fianco in piazza per la difesa dei loro salari, dei loro diritti e per la salvaguardia ed il rilancio della mobilità pubblica.
Blocco dei licenziamenti, il finanziamento degli ammortizzatori sociali, la battaglia contro la precarietà, la riduzione del prelievo fiscale a carico dei lavoratori, i diritti fondamentali (casa, salute, trasporti), i punti essenziali per impostare immediatamente una battaglia condivisa e credibile. more >>
Entrerà in vigore nel 2016 il decreto sugli ammortizzatori sociali che si porta dentro 2 gravi novità: niente Cassa integrazione se l'azienda chiude e introduzione del "patto di servizio", che obbliga il lavoratore ad accettare un lavoro, un piano di formazione o di reinserimento lavorativo se non vuole perdere l'integrazione salariale.
Quella dei lavoratori della scuola è una dimostrazione di unità, di coesione e di combattività della categoria che si sta auto-organizzando in ogni scuola per cercare di fermare il progetto autocratico in corso.
Il governo Renzi risponde a quella che è una richiesta della classe padronale: ridurre i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in nome di una sempre maggiore flessibilità del lavoro che vada di pari passo alla flessibilità del mercato.
L'accordo è finalmente il punto di arrivo del percorso intrapreso dai padroni, che ha subito un'accellerazione dal 2009, si è servito come testa di sfondamento dell'accordo separato in FIAT con le successive fasi, fino al sostegno legislativo dello stesso accordo attraverso l'art. 8 sulle deroghe ai contratti e alle leggi in sede aziendale, attualmente in vigore.
Abbiamo passato mesi di soporifera assuefazione agli psicodrammi di una politica istituzionale sempre più avvitata sull'autoconservazione. Una politica paga della riuscita trasformazione autoritaria impressa dalle politiche neoliberali della oligarchia finanziaria. Una elite che ormai comanda ed impera in tutto il mondo, totalmente sorda alle necessità e alle urgenze di una crisi causata dall'esproprio delle ricchezze a danni delle forze più deboli della società. Ma ora le realtà di lotta e di opposizione ricominciano a muovere qualche passo. more >>
I recentissimi decreti applicativi del Jobs Act emanati dal governo italiano si aggiungono ad altre legislazioni anti-operaie approvate all'interno dell'Unione Europea (UE). I contratti individuali a tutele crescenti, la ridefinizione del lavoro subordinato, la flessibilità svincolata dalla contrattazione, la monetizzazione dei licenziamenti e dell'espulsione dal ciclo produttivo hanno lo scopo immediato di portare all'irrilevanza il diritto di coalizione dei lavoratori ed il ruolo dell'organizzazione sindacale dentro le fabbriche.
Negli anni recenti, la gestione padronale si è contraddistinta per intimidazioni ai danni di lavoratori, lavoratrici ed esponenti sindacali, svolgendo una vera e propria azione antisindacale sia nei confronti del diritto di assemblea in fabbrica che del diritto di sciopero.
Un coordinamento per stringere e rafforzare i legami di fratellanza tra i lavoratori, nel quale potranno confluire i tanti lavoratori, la maggioranza, delle piccole aziende, oggi isolati da quelli delle medie e grandi imprese, e i sempre più numerosi disoccupati.
Oggi è in gioco la sopravvivenza della difesa collettiva dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e non solo, di fronte a scelte politiche che tentano di disarmarci per segregarci in un futuro di schiavi, impotenti a reagire alla violenza delle politiche dei padroni. Oggi in piazza dobbiamo esserci in tanti se vogliamo cambiare di segno le politiche autoritarie di una Europa che cerca il suo spazio imperialista attraverso la compressione sociale. [Português]
Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che il mondo del lavoro sindacalizzato intreccia la sua lotta con le realtà sociali di base che nei territori, da anni, fanno da argine e da rete solidale di conflitto contro la devastazione capitalistica dei luoghi di vita e dell'ambiente. Ma questo 14 novembre cade nel sesto anno di una crisi che non è più solo finanziaria,solo economica ed occupazionale. more >> |