Morte
La morte è la cessazione di quelle funzioni biologiche che definiscono gli organismi viventi. Essa si riferisce sia a un evento specifico sia a una condizione permanente irreversibile. Con la morte, termina l'esistenza di un essere vivente o, più ampiamente, di un sistema funzionalmente organizzato. La morte non può essere definita se non in relazione alla definizione di vita, anch'essa piuttosto ambigua. Da una visione atea, in un punto spazio-temporale infinito, la morte non esisterebbe in quanto l'universo non perde comunque le proprie funzioni, essendo, quindi, una condizione relativa[1].
Indice
Definizione scientifica[modifica | modifica wikitesto]
In ambito biologico la morte (dal latino mors) può essere definita in negativo, come la permanente cessazione di tutte le funzioni vitali dell'essere vivente, cioè dell'organismo vivente: quindi la fine della vita.
Ma determinare quando una permanente cessazione di tutte le funzioni vitali sia avvenuta non è semplice, poiché la vita, e di conseguenza la morte, è fenomeno emergente da una struttura che è l'organismo stesso.
Per spiegare la situazione con un esempio, comprensibile e riferibile a un animale superiore, ci sono modalità di morte cerebrale che precedono la cessazione del battito cardiaco, che a cascata precede tutta una serie di arresti di processi biochimici conducenti alla morte (apoptosi o necrosi) cellulare di tutte le singole cellule costituenti l'organismo.
La definizione si è evoluta nel tempo insieme ai cambiamenti culturali, religiosi e scientifici. La morte viene sempre considerata come un processo: con la locuzione morte biologica ci si riferisce alla conclusione di tale processo in riferimento a un organismo vivente, ovvero alla dissoluzione dell'organismo stesso.
Significato biologico della morte[modifica | modifica wikitesto]
La morte, intesa come morte individuale, non deve essere confusa con la morte (o estinzione) di una intera specie. Dal punto di vista evolutivo, anzi, la morte individuale è una conseguenza e una necessità contenuta nel concetto di evoluzione. Secondo Danilo Mainardi:
« Il senso biologico della vita, se un senso c'è, consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui. L'individuo, ogni individuo, non è che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove e si evolve nello spazio e nel tempo[2] » |
In tale processo, inoltre, intervengono:
- La variabilità genetica, legata alla modalità di riproduzione, che può essere agamica o sessuata. Con la ricombinazione del patrimonio genetico che avviene durante la riproduzione sessuale si realizzano innovazioni che accelerano il processo evolutivo descritto per primo da Charles Darwin, per le specie viventi.
- La possibilità di mutazioni genetiche.
- Il meccanismo della selezione naturale, secondo quanto già osservato sempre da Charles Darwin nel suo libro L'origine delle specie, del 1859.
Cenni medico-legali riferiti all'uomo[modifica | modifica wikitesto]
Diagnosi di morte - Alcuni semplici cenni storici[modifica | modifica wikitesto]
Nel I secolo, Celso scriveva: Democrito, un uomo di ben meritata celebrità, ha dichiarato che, in realtà, non c'è nessuna sufficientemente certa caratteristica della morte su cui il medico possa basarsi[3]. Montgomery, facendo rapporto sull'evacuazione del Cimitero di Fort Randall, dichiara che quasi il 2% dei cadaveri esumati erano stati sepolti vivi[4]. Molta gente nel XIX secolo, allarmata dalla frequenza dei casi di sepolture premature, richiese, come parte delle ultime cerimonie, che fossero praticate ferite o mutilazioni per assicurarsi che non si sarebbero svegliati e l'imbalsamazione ricevette un considerevole impeto a causa della paura di una sepoltura prematura. Si arrivò anche al punto di installare campane all'interno delle bare, nel caso il sepolto si fosse risvegliato.
Diagnosi di morte - Normative attualmente in vigore in Italia[modifica | modifica wikitesto]
In medicina legale la morte si identifica come la cessazione non reversibile delle funzioni dell'encefalo, in congruenza con la legge 29 dicembre 1993, n. 578.[5] Per accertare la morte il medico deve attenersi alle regole tecniche della semeiotica tanatologica e deve tenere presenti le disposizioni di legge in materia di decessi.
Alcuni scopi per i quali si effettua la diagnosi di morte sono:
- clinici: questa diagnosi compete al medico curante quando il decesso della persona assistita è avvenuto nel proprio domicilio o in ospedale per rendere edotti della morte i familiari. Serve inoltre per cessare il trattamento terapeutico e ogni altra forma di assistenza clinica, per autorizzare il trasporto della salma alle sale mortuarie, per richiedere ed effettuare il riscontro diagnostico, per adottare eventuali provvedimenti igienici in caso di morte da malattia contagiosa. In caso di incidente stradale o altro fatto delittuoso l'accertamento è necessario per decidere se la vittima è solo apparentemente inanimata e deve essere trasportata in ospedale, oppure se già cadavere non può essere rimossa come ogni altro corpo di reato (art. 253 c.p.p.).
- legali: serve per la denuncia al sindaco delle cause di morte e per la dichiarazione della morte all'ufficiale di stato civile onde registrare il decesso e autorizzare la sepoltura della salma. La dichiarazione della morte legale comporta tutte le conseguenze giuridiche che derivano dall'estinzione della persona fisica: successioni, trapasso di proprietà, modifica dello stato civile del coniuge, reversibilità o rendite ad aventi diritto, ecc.
- scopo di prelievo: la legge sul prelievo di organi detta le norme legali per l'accertamento della morte cardiaca o cerebrale, effettuato da collegi medici appositi, allo scopo di prelevare in tempo utile le parti da trapiantare.
Metodi di accertamento della morte[modifica | modifica wikitesto]
Deve essere verificata la cessazione irreversibile delle funzioni vitali. La normativa nazionale in materia è attualmente regolata dal Decreto 11 aprile 2008 del Ministero della salute, Aggiornamento del decreto 22 agosto 1994, n. 582 relativo al: Regolamento recante le modalità per l'accertamento e la certificazione di morte.[6]
Conseguenze biologiche[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la morte nel cadavere si verificano una serie di trasformazioni: prima si verifica l'algor mortis (raffreddamento del cadavere), poi il rigor mortis (rigidità cadaverica) e il livor mortis (ristagno e coagulazione del sangue). La decomposizione della salma, in realtà, comincia immediatamente dopo l'arresto della circolazione sanguigna (e quindi dell'ossigenazione), sebbene i suoi effetti più evidenti si manifestino solo dopo alcune ore.
Utilizzo degli organi dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]
Stabilita in modo certo la morte dell’individuo è possibile, verificato il consenso precedente del soggetto o ottenuto tale consenso dai legali rappresentanti (solitamente i familiari), procedere al prelievo degli organi utili per il reimpianto in pazienti che ne hanno necessità. Oggi è in atto, in tutto il mondo scientifico un dibattito, che coinvolge la bioetica[7] , al fine di arrivare a un accertamento di morte sempre più preciso, seguendo i progressi della ricerca medica in questo campo e considerando le problematiche di tipo umano che sorgono in queste situazioni.[8]
Aspetti antropologici e culturali riferiti all'uomo[modifica | modifica wikitesto]
Il destino del corpo della persona defunta, a seconda della cultura del popolo o delle particolari scelte dettate da consuetudini o motivazioni particolari può essere molto diversificato. A questo si aggiunge il rango del defunto, che influenza ogni decisione in merito.
Preistoria e alcune popolazioni primitive[modifica | modifica wikitesto]
Già durante il Neolitico, in Italia, era diffuso il culto dei morti, ai quali si dava sepoltura secondo un rituale che prevedeva il rispetto per il defunto e una cura particolare per la tomba.[9] In altre culture i riti e le usanze sono state differenti; ad esempio, presso gli antichi persiani, per i quali sia la terra sia il fuoco erano sacri, i cadaveri non erano seppelliti o bruciati per non contaminare i due elementi, ma lasciati a decomporsi su piattaforme sopraelevate; tale modalità fu in uso anche presso alcune tribù di nativi americani. Presso le tribù Yanoami, della zona amazzonica, è in uso una forma di cannibalismo del defunto, perché il corpo prima viene cremato, e poi le sue ceneri vengono impastate con una pappa a base di banana e mangiate da tutta la tribù. In tal modo si crede che l'anima del morto rimanga tra i suoi cari.[10]
La situazione odierna, con particolare riferimento all'Italia[modifica | modifica wikitesto]
Nella cultura occidentale, e quindi in Italia, il corpo del defunto, deposto in una bara, può solitamente subire tre destini diversi[11]:
- Inumazione - La bara, ermeticamente chiusa e di solo legno, viene sepolta sotto terra (profondità non inferiore a 2 metri).
- Tumulazione - La bara, ermeticamente chiusa da una cassa di zinco, viene murata in un loculo o in tomba privata, anche di grande dimensione.
- Cremazione - Prevede l'incenerimento della salma in bara dentro forni speciali. Le ceneri, raccolte in una urna, possono essere tumulate in loculo o in tomba o sparse in ambiente (aria, mare, terra) o in appositi spazi nei cimiteri. In questo caso la legislazione si differenzia da paese a paese.
Nella quasi totalità delle culture, si celebra una cerimonia commemorativa detta funerale, che può essere spesso religiosa, ma anche civile.
Le tombe si trovano generalmente accorpate in terreni civici destinati a tale scopo, detti cimiteri, ove il necroforo si occupa poi materialmente della sepoltura e delle altre operazioni tecniche e pratiche riguardanti le salme.
I cimiteri sono generalmente considerati luoghi sacri o di rispetto.
Oggi, come in passato, quando a morire è una personalità importante, si procede talvolta a una sorta di imbalsamazione, sul modello degli antichi faraoni egiziani. Tale destino è riservato ai papi o ad alcune personalità politiche, come Lenin o Mao Zedong.
Interpretazioni filosofiche e religiose[modifica | modifica wikitesto]
« Due cose belle ha il mondo: amore e morte. » |
(Giacomo Leopardi) |
La difficoltà d'interpretare filosoficamente la morte rispetto alla vita è ben rappresentata dalla varietà di letture consentite da una locuzione latina come «omnes feriunt, ultima necat».
Le meditazioni umane riguardo al fenomeno della morte costituiscono storicamente uno dei fondamenti nello sviluppo delle religioni organizzate. Anche se i modi di definire e analizzare la morte variano diametralmente da cultura a cultura, la credenza in una vita dopo la morte - un aldilà - è assai diffusa e molto antica.
Molti antropologi ritengono che le sepolture degli uomini di Neanderthal in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una sorta di aldilà. Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo all'uomo. Altri, invece, ipotizzano che sia una forma per giustificare la ricomparsa dei morti durante i sogni.
A differenza che nell'Ebraismo, nella maggioranza delle religioni di matrice cristiana c'è la credenza nella risurrezione: dopo la morte, l'anima del defunto, unita al corpo alla fine dei tempi, trascorrerà l'eternità in continua contemplazione di Dio in paradiso. L'inferno, il limbo e il purgatorio costituiscono invece i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sull'esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi. Dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo le chiese cristiane avventiste e i Testimoni di Geova, che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna.
Presso l'Induismo, il Sikhismo e altre religioni orientali si crede nella reincarnazione; secondo questa filosofia, la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto la nascita) tramite il quale l'anima abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (il corpo fisico), fino all'estinzione del karma e alla conseguente liberazione definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore.
« Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'impermanenza di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozione buddhista dell'impermanenza (mujo) faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere la permanenza. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nello Shodoka, neppure la morte, che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale » |
(Taïsen Deshimaru, Autobiografia di un monaco zen, traduzione di Guido Alberti. Titolo originale: Autobiographie d'un Moine Zen) |
Un chiaro riferimento al significato biologico della morte, inteso come legame tra amore e morte, è presente nell'opera di Sigmund Freud, e tale concetto viene ripreso e citato anche da altri autori.[12]
Allegorie[modifica | modifica wikitesto]
La morte non ha mai cessato d'essere, oltre che un evento biologico connaturato al fatto stesso di vivere, uno dei più forti stimoli alla fantasia. A rigore si potrebbe persino dire che non c'è la morte "in sé", ma ci sono organismi viventi che muoiono. Di fatto nell'immaginario collettivo la morte è sempre stata oggettivista come un'entità esterna al vivente, qualcosa "che arriva", da ciò la sua mitizzazione. La morte è quindi anche una figura mitologica molto popolare, presente in forma più o meno differente in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale.
L'iconografia occidentale rappresenta la morte in genere come un sinistro mietitore: uno scheletro vestito di un saio nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta dei tarocchi e appare sovente in letteratura e nelle arti figurative.
La morte e l'uomo: aspetti etici[modifica | modifica wikitesto]
La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi a partire dal concetto fondamentale di "chi" è l'agente determinante della prima e della seconda. Sia la sofferenza sia la morte, da un punto di vista biologico, hanno la loro causa nello stesso esistere dell'essere vivente.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ morte su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011. URL consultato il 19 gosto 2015.
- ^ Danilo Mainardi, l'animale irrazionale, Mondadori, Milano, 2001, Saggi. Pag 31, ISBN 88-04-48837-9
- ^ Cerebral Death di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981 pagina 166
- ^ Cerebral Death di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981
- ^ G.A. Norelli, C. Buccelli, V. Fineschi, La morte. Fenomenologia e legislazione in Medicina legale e delle assicurazioni, Padova, Piccin Nuova Libreria, 2009, p. 105, ISBN 978-88-299-1979-6.
- ^ http://www.sanfilipponeri.roma.it/trapianti/file/decreto%2011%20aprile%202008%20pdf.pdf | Testo Decreto 11 aprile 2008 - Ministero della Salute
- ^ http://www.governo.it/bioetica/pareri_abstract/abstract_donazione_organi33.pdf | Donazione d'organo a fini di trapianto 7 ottobre 1991 - Considerazioni del Comitato Nazionale di Bioetica
- ^ http://www.clicmedicina.it/pagine-n-34/00111-morte-celebrale.htm | Punti di vista espressi al Convegno Nazionale dell'OCST
- ^ L'idolo della dea madre rinvenuto in una sepoltura neolitica
- ^ Amazzonia, viaggio tra gli Yanomami (2) | Reportage | Il Reporter
- ^ Regolamento comunale di polizia mortuaria (PDF) su comune.trento.it, Comune di Trento, 20 Giugno 1997. URL consultato il 19 agosto 2015.
- «NOTA _ Disciplina dei servizi di polizia mortuaria di un comune preso ad esempio».
- ^ Ad esempio: Meo Oscar, Amore e morte in Freud - Il Nuovo Melangolo, 1989, ISBN 9788870180893
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Xavier Bichat, Anatomie générale appliquée à la physiologie et à la médecine, Parigi, J.-A. Brosson et J.-S. Chaudé, 1821.
- V. Chiodi, R. Gilli, C. Puccini, M. Portigliatti-Barbos, M. Fallani, A. De Bernardi, Manuale di Medicina Legale, Milano, Vallardi, 1976.
- Alberto Tenenti, Il senso della morte e l'amore della vita nel rinascimento, Torino, Einaudi 1989
- Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente: dal medioevo ai giorni nostri , Milano, BUR 2006
- Giuseppe Leone, Le chiome di Thanatos. L'approccio romantico alla morte, Napoli, Liguori 2011
- Laneri, Archeologia della morte, Roma, Carocci 2011.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Vita
- Oltretomba
- Autopsia
- Necroforo
- Braccio della morte
- Cadavere
- Catacombe
- Catafalco
- Cimiteri del mondo
- Cimitero
- Cremazione
- Colombario
- Corificazione
- Divinità della morte
- Eutanasia
- Fantasma
- Fenomeni cadaverici
- Fotografie post mortem
- Commemorazione dei defunti
- Macabro
- Memento mori
- Morte civile
- Morte personificata
- Morte presunta
- Mummificazione
- Necropoli
- Pena di morte
- Reincarnazione
- Risurrezione
- Sarcofago
- Sepoltura
- Storia della morte in Occidente
- Eros e Thanatos
- Tanatologia
- Tomba
- Torre del silenzio
- Tumulo
- Esperienze ai confini della morte
- Morte apparente (biologia)
- Necrofilia
- Tanatofobia
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
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