[Di Eduardo Lopes. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 23 novembre 2014 con il titolo How the Law of Lands Kept Black People in Submission in Brazil. Traduzione inglese di Erick Vasconcelos. Traduzione italiana di Enrico Sanna.]
Nota: Questo articolo è stato scritto in occasione della Giornata della Consapevolezza dei Neri in Brasile.
La schiavitù in Brasile, l’ultimo paese americano indipendente che a quei tempi aveva ancora questa istituzione, fu abolita ufficialmente il 13 maggio 1888. Certo non fu una legge firmata dall’aristocrazia a risolvere i problemi della popolazione nera che, per secoli, era stata derubata della dignità e del frutto del proprio lavoro. L’avvenimento era stato preparato per quarant’anni così che l’abolizione potesse procedere nel modo più tranquillo possibile… per gli schiavisti.
Cedendo alle pressioni che venivano dall’Inghilterra, il Brasile andava in direzione dell’abolizione da tanto tempo. La più famosa e inefficace tra le cosiddette “leggi da mostrare agli inglesi” (un’espressione che ancora oggi indica una legge perfettamente inutile ma che suona bene) fu la legge Feijo, promulgata nel 1832, che dava la libertà nominale agli schiavi che lavoravano la terra. Il commercio di schiavi, però, non fu abolito prima del 1850 con la legge Eusebio de Queiros. L’abolizione sembrava ad un passo, ma alcuni atti ne estesero la durata.
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