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Venerdì 20 Giugno 2014 14:06

Torino senza vertice, un’altra sconfitta per Fassino In primo piano

altA Torino Matteo Renzi credeva di poter pressoché inaugurare il semestre italiano con lo spettacolo del vertice europeo sulla disoccupazione giovanile, attirando i flash delle televisioni e dei giornali ma anche proponendo un nuovo sketch del siparietto rottamatore, per poter annunciare al mondo l’incantesimo del #cambiaverso italiano. Ma il meeting non ci sarà: il cambio di programma è stato annunciato sotto voce ieri sera dalle agenzie, rinviandolo a data da destinarsi (novembre?) e ipotizzando una nuova location (Bruxelles?). Le carte sul tavolo non sono però scoperte, né quelle della costruzione del vertice che verrà né delle motivazioni reali che hanno comportato il clamoroso annullamento. La figuraccia fatta da Torino e dall’Italia è l’unica certezza, come già avvenuto per il G8 della Maddalena trasferito poi a L’Aquila. Come è possibile giungere a poche settimane da un appuntamento internazionale e accorgersi, solamente oggi, che la città prescelta non è una soluzione ospitale per la sicurezza e che il vertice è meglio svolgerlo quando il semestre italiano in Europa avrà compiuto il suo cammino? Valutazioni che indubbiamente si sarebbero potute fare già ai tempi dell’invenzione dello show sul lavoro che non c’è. Probabilmente ha prevalso non solamente la paura degli scontri in piazza (come inaugurazione del semestre) ma è stata anche scoperchiata la realtà delle cose, cioè che i governi europei non hanno tutte queste soluzioni in tasca per vincere la disoccupazione nella crisi.

La depressione di Fassino

Torino resta a bocca asciutta: la prima regale occasione per Torino, nell’era Renzi, è caduta prima di arrivare al traguardo, generando una gran delusione mediatica, sollevando i nervosismi di Palazzo di Città, rasserenando le forze dell’ordine. Nella città sotto la Mole una personalità rimasta certamente scontenta sembra sia quella di Piero Fassino. La frustrazione del sindaco non è un segreto, non solamente per la sua condizione di primo cittadino infelice. La cancellazione del vertice dell’11 luglio ha drammatizzato lo psicodramma fassiano. Era stato il sindaco a volere fortemente il meeting europeo a Torino, nella speranza di poter investire la città sotto la Mole di un altro evento mediatico di spessore che lo vedesse come padrino dello show. Il taglio dei nastri è la specialità del sindaco Fassino, che si fa trovare in città solamente in queste grandi occasioni, se no preferisce volteggiare altrove. Non è difatti una casualità che anche quest’ultima cocente delusione Fassino la stia consumando fuori dai confini torinesi, probabilmente con una convinzione ancora maggiore sulla sua necessità di darsela a gambe da Torino, puntando a un qualche ruolo in Europa, insistente voce da noi anticipata lo scorso 14 maggio (“Europa, la chimera del quasi ex sindaco Fassino”) e riportata questa mattina anche da Il Corriere della Sera. La nomina del presidente della Commissione Europea, processo finora dimostratosi per nulla lineare e pacifico, probabilmente chiarirà i destini della Sala Rossa del Comune di Torino, anche se un sindaco così capriccioso farebbe bene a dire, quanto prima, alla sua città, se intende continuare o dimettersi.

da Nuova Società

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