I Liguri (in greco Λιγυες, ovvero Ligues e in latino Ligures) erano un'antica popolazione, che ha dato il suo nome all'odierna regione della Liguria.
In epoca preromana, i Liguri occupavano l'attuale Liguria, l'area apuana e il Piemonte a sud del Po. È però opinione comune che, prima del 2000 a.C., i Liguri occupassero un'area molto più vasta, comprendente il nord Italia occidentale, la Francia meridionale, e in generale tutta la fascia costiera mediterranea posta tra le foci del Rodano e quelle dell'Arno. Successivamente, al sopraggiungere di nuove ondate migratorie (proto-Italici, Venetici e Celti), si ritirarono fino ad essere ristretti nei loro confini storici. Come si sia in pratica arrivati a questo "ritiro" è ancora oggetto di dibattito; le ipotesi variano dalla pacifica fusione dei popoli, ad un ritiro volontario, alla guerra con successiva pulizia etnica.
È interessante segnalare che alcuni studiosi, sottolineando similitudini vascolari (Cultura di Polada, Euganei), linguistiche[1], genetiche e di siti (castellieri), hanno ipotizzato che i Liguri fossero tra gli ultimi rappresentanti di un'antica cultura neolitica che, nel II millennio a.C., era diffusa in tutta la costa mediterranea occidentale, dalla foce dell'Ebro all'Istria, Corsica e parte della Sardegna (Gallura)[2] compresi. Infine, alcuni autori antichi (Virgilio, Sesto Pomponio Festo) hanno riportato delle antiche tradizioni latine, secondo le quali, i liguri anticamente avevano colonizzato le coste tirreniche dell'Italia centrale, per poi esserne cacciati da altri popoli.
Secondo una visione invasionista tradizionale, i Liguri sarebbero stati in origine un antichissimo popolo pre-indoeuropeo[3]. Secondo una visione più continuista, rappresenterebbero il ramo più settentrionale di un antico strato indoeuropeo diffuso nel II millennio a.C. in tutta l'area tirrenica, fino all'Italia meridionale e alla Sicilia[4].
La fonte più antica che cita i Liguri è rappresentata da una discussa versione di un frammento di Esiodo (fine VIII-inizi VII secolo a.C.), riportato da Strabone[5] che cita i Liguri (o i Libi?)[6] insieme agli Etiopi e agli Sciti come i più antichi abitanti dell’Occidente: “Etiopi, Liguri e Sciti allevatori di cavalli”. Sempre Esiodo redige il racconto mitico della caduta di Fetonte, presso l'Eridano (spesso individuato nel Po), dove venne pianto dal Re dei Liguri Cicno.
Tucidide[7] (V sec. a.C.) riferisce come i Sicani si sarebbero stabiliti in Sicilia scacciati dai Liguri dal loro territorio originario presso il fiume Sicano nella penisola iberica, prima della guerra di Troia. Mentre, secondo Filisto da Siracusa (V-IV sec. a.C.), gli stessi Siculi sarebbero stati Liguri, cacciati dalla loro terra dagli Umbri e dai Pelasgi e passati in Sicilia sotto la guida di Siculo, diciotto anni prima della guerra di Troia.
Erodoto[8] (V sec. a.C.), elencando i popoli che presero parte alla spedizione di Serse contro i Greci, enumera i Liguri insieme ai Paflagoni e ai Siri. Di nuovo li cita tra i componenti dell'esercito radunato dal tiranno Terillo di Imera e comandato dal cartaginese Amilcare, figlio di Annone, che fu sconfitto da Gelone di Siracusa e Terone di Agrigento.
Il Periplo di Scilace, una descrizione delle coste del Mediterraneo e del Mar Nero datata tra il IV e il III secolo a.C., riporta la presenza dei Liguri mescolati agli Iberi tra i Pirenei e il fiume Rodano e dei "Liguri veri e propri" sulle coste tra il Rodano e il fiume Arno[9].
Apollonio Rodio (III sec. a.C.), nelle sue Argonautiche, racconta che il ritorno di Giasone fu un lungo peregrinare attraverso le vie fluviali dell'Europa (Danubio, Eridano, Reno, Rodano). In questa occasione ebbe ad attraversare i territori dei Celti e dei Liguri, dai quali si nascose grazie ad un intervento divino che mandò la nebbia.
Dionigi di Alicarnasso (I secolo a.C.) nelle Antichità romane, parlando degli Aborigeni, riporta l'opinione di alcuni secondo i quali essi sarebbero stati coloni dei Liguri e definisce questi ultimi "vicini degli Umbri", riportando che abiterebbero "molte parti dell'Italia e alcune parti della Gallia" ma che non si conosce il loro luogo di origine[10]. Riferisce inoltre[11] dei versi del Trittolemo di Sofocle (V sec. a.C.), che enumera i Liguri lungo la costa tirrenica a nord dei Tirreni e ancora[12] riprende la notizia di Tucidide, relativa ai Sicani. Infine riferisce che i Liguri occupavano i passi delle Alpi e avrebbero lottato contro Ercole (citando il Prometeo liberato di Eschilo)[13].
Nell'Eneide, Virgilio (I secolo a.C.), racconta che i Liguri furono una delle pochissime popolazioni che combatterono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli. Virgilio nomina anche i loro condottieri, Cunaro e il giovane Cupavone: quest'ultimo era figlio e successore di Cicno.[14]
Lo storico greco del I secolo d.C. Plutarco [15] riferisce che, nella battaglia di Mario ad Aquae Sextiae (102 a.C.), i Liguri chiamavano se stessi Ambrones, lo stesso nome dei germani nemici (Ambroni). Questo ha fatto nascere l'ipotesi (in epoca moderna) che i Liguri vedessero nei germani delle antiche parentele d'origine; in realtà è opinione comune che il termine fosse usato come loro grido di battaglia, per distinguersi da quello dalle milizie italiche-romane alleate.
Diversi autori (Diodoro Siculo, Virgilio, Livio, Cicerone) riportano come i Liguri ancora nel II secolo a.C. vivessero in condizioni primitive e ci consegnano l’immagine di un popolo semiselvaggio, ferino, i cui guerrieri incutono timore solo con il loro aspetto. Nel contempo vengono però sottolineate le qualità di solidarietà ed onestà di una popolazione agricola e pastorale non ancora divisa in classi e in cui le donne affrontano le stesse fatiche degli uomini in una terra definita sassosa, sterile, aspra o coperta di alberi da abbattere. Non tutti gli autori antichi esprimono giudizi positivi, ad esempio Marco Porcio Catone definisce i Liguri ignoranti e bugiardi, un popolo che ha perso memoria delle proprie origini. Tutti questi elementi ci fanno capire come i Liguri, popolo antichissimo la cui diffusione in tempi remoti interessò gran parte del Mediterraneo Occidentale, furono assoggettati non senza difficoltà dai Romani, nei confronti dei quali la mancanza di una cultura, di tradizioni radicate, di una identità, di un’unità politica e di una classe nobiliare con potere decisionale, furono motivo di debolezza non sufficientemente bilanciata dal vigoroso temperamento che li caratterizzava.
[modifica] Origini dei Liguri
Uno degli argomenti più dibattuti su questo popolo, è legato alla loro origine e alla successiva celtizzazione. Questo è un ambito di ricerca difficile, in quanto si tratta di trovare l'origine di un popolo che era antico già per gli antichi (romani e greci). Inoltre i Liguri, non conoscendo la scrittura, non hanno lasciato testimonianze dirette sui propri miti.
Ciò ha lasciato ampio margine alla speculazione intellettuale, più o meno supportata da indizi indiretti di natura storica, archeologica, linguistica e recentemente genetica.
Le fonti antiche (romane e greche) sono pochissime e non si sa quanto accurate.
Come già accennato, nella fonte più antica (VIII sec. a.C.), Strabone citando Esiodo rifersce che i Liguri furono tra i più antichi abitanti dell’Occidente. Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.) riferisce che non si conosce la loro origine.
[modifica] Teorie sulle origini
Nel XIX secolo alcuni storici iniziarono ad occuparsi dei Liguri. Questo avvenne soprattutto sotto la spinta della ricerca storica e linguistica a dare un costrutto alla teoria dei popoli indoeuropei.
Emersero ben presto in sostanza due teorie (con molte varianti):
- la tesi pre-indoeuropea, in cui si sostiene che i liguri siano un popolo pre-indoeuropeo;
- la tesi indoeuropea, in cui si sostiene che i liguri siano tra i più antichi popoli indoeuropei.
[modifica] Tesi pre-indoeuropea
Karl Viktor Müllenhoff (1818-1884), professore di antichità germaniche alle università di Kiel e di Berlino, studiando le fonti dell'Ora maritima di Rufio Festo Avieno (poeta latino vissuto nel IV secolo, ma che avrebbe utilizzato per la sua opera un periplo fenicio del VI secolo a.C.)[16], ritenne che il nome dei Liguri fosse riferito genericamente a diverse popolazioni che vivevano nell'Europa occidentale, compresi i Celti, ma ritenne i Liguri veri e propri come una popolazione pre-indoeuropea[17].
A favore di un'origine pre-indoeuropea, fu Henri d'Arbois de Jubainville, storico francese ottocentesco, che sostenne che i Liguri, insieme agli Iberi, costituissero i resti della popolazione autoctona che si era diffusa nell'Europa occidentale con la cultura della ceramica cardiale[18].
Sempre a favore di un'origine pre-indoeuropea, Arturo Issel[19], geologo e paleontologo genovese, che li considerò diretti discendenti dell'Uomo di Cro-Magnon, e diffusosi a partire dal mesolitico in tutto l'occidente eurpeo[20].
Recentemente, a parziale supporto della tesi pre-indoeuropea, ci sono le ricerche di genetica comparata[21], che evidenziano una significativa diversità genetica nelle popolazioni originarie dell'area ligure, langarola e monferrina. Alcune delle caratteristiche evidenziate le avvicinano ad altre popolazioni (basche, gallesi, bretoni), tradizionalmente indicate come rimanenze delle antiche popolazioni pre-indoeuropee.
[modifica] Tesi indoeuropea
Dominique François Louis Roget de Belloguet[22] ne sostenne invece un'origine "gallica". Del resto anche l'origine dei popoli gallici è ancora oggetto di dibattito e non bisogna dimenticare che i popoli celtici vengono identificati esclusivamente per mezzo delle loro lingue e delle loro culture. Durante l'età del ferro la lingua parlata, le divinità principali e la fattura dei manufatti portati alla luce in area ligure (vedi i numerosi torques) erano di tipo celtico. Bisogna infatti considerare che molte volte le divisioni nette tra le culture di un'epoca e un'altra e tra territori limitrofi sono frutto di una necessità di collocazione storica. Come nel resto d'Europa è probabile che una componente etnica pre-indoeuropea, in questo caso ligure, sopravvisse in epoca celtica e le successioni non furono sempre traumatiche ma di sovrapposizioni osmotiche[23].
Silcan[24] sottolinea l'incertezza dei contemporanei nel distinguere i Liguri dai Celti e che all'epoca di Strabone si doveva ormai trattare di un unico popolo.
Amédée Thierry (1797-1873), storico francese, ritenne che i Liguri fossero da collegare agli Iberi[25], ma non si schierò in maniera decisa verso una delle tesi di base.
[modifica] Tesi etnografica corrente
Fermo restando che ancora oggi le opinioni sono ancora contrastanti, la tesi che nel tempo ha trovato maggiori adesioni è quella pre-indoeuropea.
Pertanto[26] gli antichi Liguri vengono ritenuti un gruppo di popoli inizialmente non indoeuropei (pre-indoeuropei), provenienti dalla Penisola iberica e diffusosi in epoca Preistorica in Linguadoca e nell'Italia Nord-occidentale.
Successivamente durante il Neolitico, a seguito di ondate migratorie, i Liguri vennero a contatto con altri popoli, che si fusero con l'etnia ligure preesistente, o almeno ebbero su di essa una profonda influenza culturale.
Alcuni linguisti hanno trovato traccia di tre impatti culturali in successione:
- un contatto con elementi Indoeuropei (III millennio a.C.), parlanti una lingua ancora non specializzatasi nelle varie lingue indoeuropee note, che portò i Liguri ad essere essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio delle due lingue;
- un contatto con elementi Proto-celtici (II millennio a.C.), parlanti una forma arcaica di celta, anche se i Liguri riuscirono a mantenere ancora parte della lingua antico-ligure;
- un contatto con elementi celtici[27] o celtizzati (dal 1000 a.C. in poi[28]), che portò alla quasi scomparsa delle reminiscenze linguistiche antico-liguri.
Secondo il linguista Villar, in epoca romana, la Liguria presentava per lo meno cinque strati ben identificati[29]: latino, gallico, lepontico, antico europeo[30] e pre-indoeuropeo[31].
L'etnia Ligure rimase identificabile anche dopo la conquista romana: quest'ultimi chiamavano ‘Liguri dai capelli lunghi’ (Ligures comati) la popolazione stanziata nelle zone più montuose della Liguria e dell’Appennino tosco-emiliano. Nelle Alpi Marittime molte tribù si manterranno a lungo ostili ai Romani, continuando ancora a chiamarsi a questo mondo (Ligures capillati) al tempo di Augusto.
L'etnia Ligure si dissolse nella "cittadinanza romana", con il progredire della romanizzazione nei territori conquistati.
[modifica] Celtizzazione dei Liguri
Indipendentemente dalla diatriba sull'origine indoeuropea dell'etnia ligure, è certo che ad un certo punto della storia, i Liguri si confrontano con popoli celtici e ne assorbono (almeno in parte) la cultura.
Anche in questo caso vi sono però, da parte degli studiosi, diverse interpretazioni, che variano tra due tesi estreme:
- a partire dalla metà del II millennio a.C., popolazioni celtiche o protoceltiche si infiltrarono nell'Italia settentrionale e nella Francia meridionale, fondendosi gradualmente con le varie tribù liguri, fino a che, all'arrivo dei romani, non vi erano più differenze significative tra Galli e Liguri, ma solo diverse tribù unite da relazioni di parentela e da motivi geografici.
- a partire dalla metà del II millennio a.C., popolazioni celtiche o protoceltiche si espansero nell'Italia settentrionale e nella Francia meridionale, cacciando le varie tribù liguri; quest'ultimi rifugiatesi in un'area ristretta, sopravvissero come popolo autonomo, anche se i continui contatti commerciali, finirono per "celtizzarne" pesantemente usi e costumi.
Due sembrano essere i punti fermi:
- nelle aree "liguri", prima del XIV sec. a.C., vi era una cultura che praticava l'inumazione dei morti, poi, a partire dalle zone più settentrionali, pian piano si riscontrano sempre più incinerazioni, finché quest'ultima finì per essere la più praticata;
- all'arrivo dei romani, i Liguri avevano la stessa cultura materiale (gioielli, utensili, armi) dei Galli.
Le evidenze archeologiche delle necropoli ticinesi indicano una succesione di culture (Scamozzina-Canegrate-Protogolasecca-Golasecca) che trovano successivamente dei paralleli nelle necropoli liguri, pur con delle loro varianti. Questa evoluzione stilistica e temporale sembra avere una direzione di propagazione nord -> sud, e si protrae dal XIV al IV sec. a.C.
D'altronde sappiamo che i greci distinguevano i Liguri dai Celti, e che gli stessi Liguri non si ritenevano Galli.
Secondo i più, la chiave per la giusta interpretazione potrebbe essere proprio nel commercio. I celti avevano bisogno di una via commerciale per il mediterraneo e l'Italia centro-meridionale. I Liguri avrebbero potuto essere dei buoni partner, tanto più che da millenni era attiva una via per il commercio dell'ambra e loro stessi praticavano del commercio marittimo. Dall'altra i Liguri erano pittosto arretrati dal punto di vista tecnologico, e il commercio con i celti gli avrebbe dato la possibilità di mettere le mani su oggetti fuori dalla loro portata. Questo è stato lo stesso meccanismo che ha permesso (nei secoli successivi) ai liguri di possedere anche dei manufatti etruschi e greci d'alto pregio.
Infine, in alcune necropoli sono state ritrovate ricche sepolture spiccatamente celtiche, assieme ad altre più modeste e con un particolarità locali; questo ha fatto ipotizzare che negli empori liguri vi fossero dei veri e propri "agenti di commercio" di tribù celtiche (si è arrivati ad ipotizzare che originariamente Chiavari fosse un emporio a tutti gli effetti celta).
[modifica] Incontro con i Greci
Nell'VIII sec. a.C. i greci cominciarono a spingersi nel mediterraneo occidentale con la volontà di fondare colonie ed espandersi; nel fare questo sono stati costretti a confrontarsi con i popoli che già lo occupavano, tra cui i Liguri.
Nella particolareggiata leggenda di Massalia (Marsiglia), si racconta come i primi coloni Focesi provenienti da Efeso, incontrando il sovrano ligure Nannu (o Nanno), sarebbero stati invitati in una lingua incomprensibile a partecipare ad un banchetto al quale a loro insaputa, la figlia del re Gyptis, avrebbe scelto il suo sposo tra gli astanti. Gyptis espresse la sua preferenza per il greco Protis; questo ha fatto sì che Nannu concedesse ai greci la fondazione della colonia di Massalia.
In realtà l'armonia si incrinò presto, probabilmente i greci manifestarono l'intenzione di espandere il territorio della colonia, e già il figlio di Nannu (Comano) l'attaccò, ma senza successo. Comunque la pugnacità dei liguri (che continueranno a manifestare fino all'assorbimento romano) ebbe l'effetto di ridurre le pretese greche, che rinunciarono all'espansione territoriale. I massalioti finirono per concentrarsi nello sviluppo del commercio, con i Liguri prima, e con i Galli poi, fino a fare di Massalia il più importante porto della Gallia.
Tra il V ed il IV secolo a.C. furono frequenti i contatti commerciali con Etruschi, Cartaginesi, Campani e principalmente con i Greci Ateniesi e Massalioti, ma nessuno di questi popoli riuscì a colonizzare i territori occupati allora dai Liguri.
[modifica] Contatto con gli Etruschi
Nell'VII sec. a.C., oltre ai greci, anche gli Etruschi cominciarono a spingersi nel Tirreno settentrionale, fino a quello che noi oggi chiamiamo Mar Ligure. Pur intrattenendo intensi scambi commerciali, di fatto erano concorrenti dei Greci, con cui spesso venivano ai ferri corti. Dopo la battaglia di battaglia di Alalia (VI sec. a.C.), gli Etruschi sembrarono primeggiare nel Tirreno e nell'Italia centrale.
La loro politica espansionistica era però differente da quella dei greci: la loro espansione avveniva prevalentemente per via terra, cercando via via di occupare le aree a loro confinanti. Pur essendo dei buoni marinai non fondavano colonie lontane, ma al limite empori destinati a supportare il commercio con le popolazioni locali. Questo creò un'ambivalenza nei rapporti con i Liguri; da una parte risultavano ottimi partner commerciali per tutti gli empori costieri, dall'altra, la loro politica espansionistica li portò a premere sulle popolazioni liguri stanziate a nord dell'Arno, facendole arretrare fino a dentro le aree montane.
Anche in questo caso, la capacità di opposizione ligure impedì agli Etruschi di andare oltre; anzi, sebbene tradizionalmente il confine tra l'area ligure e quella etrusca sia considerato il Magra, è testimoniato che tutti gli insediamenti etruschi a nord dell'Arno (es. Pisa), venivano periodicamente assaliti e saccheggiati dalle tribù liguri delle montagne.
Come già accennato, l'ostilità ai confini non impediva un intenso rapporto commerciale, testimoniato dalla grossa quantità di ceramiche etrusche ritrovate nei siti liguri. Di questo periodo è la fondazione dell'oppida di Genua (Genova, 500 a.C. c.a); il nucleo urbano del Castello (forse un antico castelliere ligure) iniziò, per i fiorenti commerci, ad ampliarsi verso l'odierna Prè (la zona dei prati) e verso il Rivo Torbido. A tal proposito, alcuni studiosi ritengono che Genova fosse un emporio etrusco, e che, solo in un momento successivo, la tribù ligure locale ne prese il controllo (o si fuse con gli Etruschi).
A partire dall'inizio del V sec. a.C., la potenza etrusca cominciò a declinare: attaccati a nord dai Galli, a sud dai greci e con le rivolte delle città controllate (es. Roma), la presenza etrusca tra i Liguri venne via via meno, rafforzandosi quella massaliota e gallica.
Da quel momento Genova, abitata dai Liguri Genuati, fu considerata dai Greci, dato il suo forte carattere commerciale, "l'emporio dei Liguri": legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti Liguri di scambio commerciale.
[modifica] Lo scontro con i Romani (238–14 a.C.)
Nel III secolo a.C., i Romani, avendo avuto ragione degli Etruschi e integrato i loro territori, si trovarono a diretto contatto con i Liguri. L'espansionismo romano puntava però verso i ricchi territori della Gallia e della penisola iberica (allora sotto il controllo cartaginese), e il territorio dei liguri era sulla strada (controllavano le coste liguri e le alpi meridionali).
All'inizio i Romani ebbero un atteggiamento piuttosto accondiscendente: il territorio dei Liguri era considerato povero, mentre la fama dei suoi guerrieri era nota (li avevano già incontrati in qualità di mercenari), infine erano già impegnati nella Prima guerra punica e non erano intenzionati ad aprire nuovi fronti; pertanto cercarono innanzitutto di farseli alleati. Però, malgrado i loro sforzi, solo poche tribù liguri fecero con i Romani accordi di alleanza (famosa l'alleanza con i Genuati), il resto si dimostrarono subito ostili.
Le ostilità furono aperte nel 238 a.C. da una coalizione di Liguri e di Galli Boi, ma i due popoli si trovarono ben presto in disaccordo e la campagna militare si arrestò con lo sciogliersi dell'alleanza. Intanto una flotta romana comandata da Quinto Fabio Massimo sbaragliò le navi liguri sulla costa (234-233 a.C.), permettendo ai Romani il controllo della rotta costiera da e per la Gallia.
Con lo scoppio della seconda guerra punica (218 a.C.) le tribù Liguri ebbero atteggiamenti differenti:
- una parte (le tribù del ponente, quelle apuane e appenniniche) si allearono con i cartaginesi, fornendo soldati alle truppe di Annibale quando giunse in nord-Italia (speravano che il generale cartaginese li liberasse dal vicino romano);
- un'altra parte (i genuati, le tribù del levante e i Taurini) si schierarono in appoggio ai Romani.
I Liguri pro-cartagine parteciparono alla battaglia del Trebbia, in cui i cartaginesi ottennero la vittoria. Altri Liguri si arruolarono nell'esercito di Asdrubale, quando questi calò in Italia (207 a.C.), nel tentativo di ricongiungersi con le truppe del fratello Annibale. Nel porto di Savo (l'attuale Savona), allora capitale dei Liguri Sabazi, trovarono riparo le navi triremi della flotta cartaginese del generale Magone Barca, fratello di Annibale, destinate a tagliare le rotte commerciali romane nel mar Tirreno.
Ai Liguri pro-romani, all'inizio non andò altrettanto bene. Annibale, appena superate le Alpi, attaccò i Taurini (218 a.C.) e distrusse la loro capitale. Nel 205 a.C., Genua fu attaccata e rasa al suolo da Magone.
Con il rovesciamento delle sorti della Seconda Guerra Punica, ritroviamo Magone (203 a.C.) tra gli Insubri, a tentare di bloccare l'avanzata romana: subì una grave sconfitta che gli costò anche la vita; nello stesso anno venne riedificata Genua. Truppe liguri sono ancora presenti, come truppa scelta di Annibale, alla battaglia di Zama nel 202 a.C., che decretò la sconfitta di Cartagine.
I Romani, con l'appoggio dei federati liguri, presero il controllo del territorio, creando la IX Regio dell'Impero romano (chiamata Liguria), la quale si estendeva dalle Alpi Marittime e Cozie, al Po, al Trebbia e al Magra[32].
Con la fine della Seconda Guerra Punica però non erano finite le ostilità. Delle tribù liguri, dei galli e truppe cartaginesi sbandate, partendo dai territori montani, continuavano a lottare con tattiche di guerriglia. Così i Romani furono costretti a continue operazioni militari in nord-Italia.
Nel 201 a.C. gli Ingauni furono costretti alla resa. Nel 200 a.C., Liguri e Boi saccheggiarono e distrussero la colonia romana di Piacenza, controllando di fatto il guado più importante della Pianura Padana.
Solo nel 197 a.C. i Romani, sotto la guida di Minucio Rufo, riuscirono a riprendere il controllo dell'area piacentina sottomettendo i Celelati, i Cerdiciati, gli Ilvati e i galli Boi e occupando l'oppida di Casteggio.
Seguì una seconda fase del conflitto (197-155 a.C.), caratterizzato dal fatto che i Liguri si trincerarono sull'Appennino, da dove periodicamente scendevano per saccheggiare i territori circostanti. I Romani, dal canto loro, organizzavano continue spedizioni sulle montagne, sperando di snidare, accerchiare e sconfiggere i Liguri (avendo cura di non essere distrutti con imboscate). Nel corso di tutta la guerra i Romani vantarono 15 trionfi e almeno una grave sconfitta.
Storicamente l'inizio della campagna viene datato al 193 a.C. per iniziativa dei conciliabula (federazioni) dei Liguri, che organizzano una grande scorreria spingendosi fino alla riva destra del fiume Arno. Seguirono delle campagne romane (191, 188 e 187 a.C.), vittoriose ma non risolutive.
Con la campagna del 186 a.C., i Romani vennero battuti dai Liguri nella valle del Magra. Nella battaglia, che avvenne in un luogo stretto e dirupato, i Romani persero circa 4000 soldati, tre insegne d'aquila della seconda legione e undici vessilli degli alleati latini. Inoltre, nello scontro rimase ucciso anche il console Quinto Marzio. Si pensa che il luogo della battaglia e della morte del console abbia dato origine al toponimo di Marciaso o a quello del Canale del marzo sul Monte Caprione nel comune di Lerici e vicino ai ruderi della città di Luni, che sarà poi fondata dai Romani. Tale monte aveva un'importanza strategica perché da esso si controllava la valle del Magra ed il mare.
Nel 185 a.C., si ribellarono anche gli Ingauni e gli Intimeli, che riuscirono a resistere alle legioni romane fino al 180a.C. Gli Apuani, i liguri alpini e quelli del lato "piemontese" resistettero ancora.
Volendo però "disporre" della Liguria per la loro prossima conquista della Gallia, i Romani approntarono una grande armata di quasi 36'000 soldati, agli ordini dei proconsoli Romani Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo, con l'obbiettivo di porre fine all'indipendenza ligure.
Nel 180 a.C. i Romani inflissero una gravissima sconfitta ai Liguri (soprattutto agli irriducibili Liguri Apuani), e ne deportarono ben 40.000 nelle regioni del Sannio (compresa tra Avellino e Benevento). A questa deportazione ne seguì un'altra di 7.000 Liguri nel corso dell'anno successivo. Questi sono stati uno dei pochi casi in cui i Romani hanno deportato popolazioni sconfitte in un numero così elevato. Nel 177 a.C. altri gruppi di Liguri Apuani si arresero alle forze romane, mentre la campagna militare continuava più a nord. Le tribù liguri superstiti, ormai isolate ed in assoluta inferiorità, continuarono però a lottare.
In successione, Frinati (175 a.C.), Statielli (172 a.C.), i liguri alpini (162 a.C.) e i Velleiati (158 a.C.), dovettero arrendersi. Le ultime resistenze apuane furono vinte solo nel 155 a.C. dal console Marco Claudio Marcello.
Le ultime tribù liguri (es. Vicontii e Salluvi) ancora autonome, che occupavano parte della Provenza, vennero sottomesse nel 124 a.C. Un discorso a parte merita il Regno dei Cozii che, grazie un'oculata alleanza con i Romani, rimase formalmente indipendente fino alla metà del I sec. d.C., al tempo di Nerone, quando ormai la popolazione era completamente romanizzata.
Nel corso della campagna i Romani fondarono, su agglomerati preesistenti, le colonie di Lucca (180 a.C.) e di Luni (177 a.C.), originariamente concepite come avamposti militari per il controllo del territorio e come basi di rifornimento per le legioni impegnate nella guerra.
Dopo la loro sconfitta definitiva, alcuni contingenti di Liguri operarono per qualche tempo come ausiliari negli eserciti romani, combattendo nella guerra contro Giugurta e nella campagna contro i Cimbri e i Teutoni. Una legione di liguri era stanziata ad Olbia per opporsi alle incursioni dei Sardi dell'interno[senza fonte].
Nel 6 Genova divenne il centro della IX delle regioni dell'Italia augustea e le popolazioni liguri si avviarono verso la definitiva romanizzazione.
Malgrado le fonti giunte a noi siano poche, confuse e qualche volta contraddittorie, i ricercatori hanno cercato di mettere ordine alla struttura etnica di questo antico popolo. Sono per cui state individuate alcune delle tribù (o pagu) in cui i Liguri si raggruppavano:
[modifica] area litoranea
[modifica] area interno-appenninica
- I Friniati, insediati all'interno, nell'Appennino, tra le attuali province di Parma (valli del Parma e dell'Enza), Reggio Emilia, Modena (una vasta zona dell'Appennino modenese è denominata Frignano pare proprio dal nome della tribù Ligure dei Friniati) e Pistoia;
- Gli Ilvati, abitanti originariamente nell'isola d'Elba ma poi ritiratisi nell'Appennino;
- I Veituri, (suddivisi nelle sottotribù degli Utrines, Sestrines, Mentovines e dei Langenses), insediati nell'attuale ponente genovese ed in Val Polcevera, dove nel 1506 fu rinvenuta la nota Tavola Bronzea di Polcevera, redatta a Roma nel 117 a.C.;
[modifica] area "toscana"
- Gli Apuani, che si stabilirono nelle montagne della Lunigiana, della Garfagnana e della Versilia;
- I Casuentini, insediati nella valle del Casentino (ma potrebbero trattarsi anche di una tribù degli Umbri);
- I Magelli, insediati nella zona del Mugello e nelle pendici del Valdarno superiore;
[modifica] area "piemontese"
- Gli Statielli, insediati nell'odierna provincia di Alessandria nel territorio di Acqui, nelle valli delle due Bormide e degli affluenti Orba e Belbo;
- I Dectunini, insediati nel tortonese e nel novese;
- I Bagienni (o Vegenni), insediati nell'alta valle del Tanaro e poi in parte trasferitisi in val Trebbia a Bobbio (sede del pagus omonimo sotto il municipio di Velleia), il centro principale in età romana era Augusta Bagiennorum - ora Bene Vagienna;
- Gli Epanteri che in origine erano stanziati nella zona del Roero;
- I Caburriati che in origine erano stanziati nella zona tra il Pellice ed il Po;
- I Taurini che occupavano la piana prospiciente le valli di Susa e Lanzo (secondo Tito Livio e Strabone occupavano anche le valli e controllavano i relativi passi);
- I Libui stanziati nel basso vercellese;
[modifica] area centro padana
- I Veleiati (o Eleati, o Celeiati) insediati all'interno, sul territorio che attualmente comprende le provincie di Piacenza e Parma (centro principale in età romana: il Municipio di Velleia);
- I Levi e i Marici, insediati nella zona attorno al Po (province di Pavia e Alessandria);
[modifica] area "provenzale"
Della lingua parlata si conoscono solo antroponimi e toponimi (tipici i suffissi -asca o -asco = desinenza per villaggio). Non conoscendo la scrittura, non hanno lasciato propri testi.
La tesi comune è che si tratti di un'antica lingua pre-indoeuropea, successivamente influenzata da lingue celtiche (gallico) e latine. Altre tesi sostengono che l'antico ligure sarebbe stato una variante della lingua celtica, cugino del gallico (Xavier Delamarre [33]).
Del resto non sappiamo nemmeno come si chiamassero nella loro lingua, o se avevano un termine per definirsi: "Liguri" è un termine che deriva dal nome con cui i greci chiamarono questa etnia (Ligues), quando cominciarono l'esplorazione del Mediterraneo occidentale. Poi in epoca tarda, cominciarono anche loro ad usare questo termine per differenziarsi dalle altre etnie. Alcuni studiosi, citando Plutarco, riferiscono di un singolo episodio (la battaglia di Aquae Sextiae del 102 a.C.), quando i liguri alleati dei romani urlarono "Ambrones!" come grido di battaglia; ma sull'episodio ci sono interpretazioni opposte.
Un'opinione condivisa ai più, è che in origine i Liguri non avessero un termine per definire tutta la propria etnia, avevano solo dei nomi con cui si definivano come membri di una particolare tribù. Solo quando dovettero confrontarsi con popoli uniti e organizzati (greci, etruschi, romani) e dovettero federarsi per difendersi, sentirono la necessità di riconoscersi etnicamente tramite un unico termine.
Come per il resto degli aspetti, ci sono pervenute poche testimonianze, per lo più di natura archeologica.
Tra le testimonianze più importanti, vanno segnalati i siti sacri montani (Monte Bego, Monte Beigua) e lo sviluppo del megalitismo (statue-stele della Lunigiana).
La spettacolare Valle delle Meraviglie del Monte Bego è il sito più rappresentativo dei numerosi siti sacri ricoperti di incisioni rupestri, e in particolare di coppelle, canalette e vasche rituali. Quest'ultimi indicherebbero che parte fondamentale dei riti degli antichi liguri, prevedessero uso dell'acqua (o latte, sangue?). Il sito del Monte Bego ha un'estensione e spettacolarità paragonabile ai siti della Val Camonica. Un altro importante centro sacro è il Monte Beigua, ma la realtà è che moltissimi promontori della Liguria e dell'arco alpino presentano questi tipi di centri sacri.
L'altra testimonianza di rilievo è il proliferare di manifestazioni megalitiche, la cui più spettacolare e originale è quella delle statue stele nella lunigiana. Queste particolari pietre oblunghe, conficcate nel terreno dei boschi, terminavano con teste umane stilizzate, e potevano essere dotate di braccia, attributi sessuali e oggetti significativi (es. pugnali). Del loro reale significato si è perso la memoria, oggi si ipotizza che rappresentassero:
- dei;
- antenati ed eroi divinizzati;
- la nascita dal grembo materno a simboleggiare la provenienza della loro razza scaturita direttamente dal grembo della terra e della natura.
Le teste, così tanto rappresentate, per i Liguri erano la sede dell'anima, il centro delle emozioni ed il punto del corpo dove erano concentrati tutti i sensi, di conseguenza l'essenza del divino e da qui il suo culto.
In linea di massima, si ritiene che la religione ligure fosse piuttosto primitiva, rivolta a dei numi tutelari soprannaturali, rappresentanti le grandi forze della natura, e dai quali si poteva ottenere aiuto e protezione tramite la loro divinazione.
Il proliferare di centri sacri in prossimità delle vette, starebbero ad indicare il culto di maestosi numi celesti, rappresentati dalle alte vette: in effetti Beg- (da cui Baginus e Baginatie), Penn- (trasformato poi con la romanizzazione in Iuppiter Poeninus e nell'Appenninus pater) e Alb- (da cui Albiorix) sono indicati come numi tutelari delle vette liguri.
Sono citati anche numi come Belenus e Bormo, legati al culto delle acque, e il culto delle matronae (da cui il santuario di Mons Matrona, oggi Monginevro).
Tra le moltissime incisioni, significativa è la presenza della figura del toro, anche solo stilizzato tramite il simbolo delle corna, questo starebbe ad indicare il culto di una divinità taurina, maschile e fecondatrice, già nota alle culture anatoliche e semitiche.
Un altro nume di rilievo era Cicnu (il cigno), che rappresenta forse la divinizzazione di un mitico re antico (il Cicno dei greci) oppure, come per molte culture nordiche, l'animale totemico associato al culto del sole.
Grazie al lungo contatto con le popolazioni celtiche, probabilmente i Liguri acquisirono credenze e miti provenenti da quel mondo. Sicuramente, a partire dal VII sec. a.C., i corredi funerari sono simili a quelli riscontrabili presso popolazioni di cultura celtica.
Come per tutto il resto, ci sono poche certezze sugli usi e sui costumi degli antichi liguri. In più è difficile generalizzare, perché le tribù, nel corso del tempo, avevano sviluppato proprie caratteristiche peculiari.
Una cosa su cui si è sicuri è che i Liguri non avessero uno stato centralizzato: erano divisi in tribù indipendenti, a loro volta organizzate in piccoli villaggi o castellari. Rari gli oppida, a cui corrispondevano le capitali federali delle singole tribù o empori commerciali importanti.
Il comprensorio di una tribù era nella quasi totalità di proprietà pubblica, solo una piccola percentuale del terreno (il coltivato) era "privato", nel senso che, dietro il pagamento di una piccola tassa, era dato in concessione. Solo in età tarda, si sviluppa il concetto di proprietà privata, ereditabile o vendibile.
Il castelliere costituisce uno dei siti più caratteristici del popolo ligure. Situato in cima ad un promontorio (o una posizione rialzata), era costituito da un mastio centrale, terrapieni e con una o più cinte murarie concentriche; il tutto ralizzato con la tecnica dei muri a secco, usando spesso pietre ciclopiche. Sebbene alcuni ospitassero villaggi, i castellari sono per lo più strutture militari usate per il controllo del territorio, l'acquartieramento dei soldati o come rifugio in caso di invasione. Ne furono costruiti molti, per lo più nelle zone di confine contro i popoli che si stavano espandendo verso di loro (greci, etruschi e galli).
I villaggi liguri erano formati da poche capanne sparse, preferibilmente a "mezza costa" di pendii montagnosi o collinari. La posizione elevata aveva una duplice funzione, ovviamente di controllare meglio il territorio, ma soprattutto di stare lontano dalle zone, sì più pianeggianti, ma insalubri. Infatti, bisogna tenere in considerazione le condizioni bio-climatiche dell'area occupata dai Liguri nel II e I millennio a.C., dense di paludi costiere o selve acquitrinose. Solo millenni di abbattimenti, bonifiche e operazioni sul territorio sono riusciti a rendere le pianure vivibili per come oggi le conosciamo.
Riflettendo il carattere decentralizzato dell'etnia, i Liguri non disponevano di una struttura politica centralizzata. Ogni tribù decideva per sé, anche in contrasto con le altre tribù; a testimonianza di questo, sono le opposte alleanze che nel tempo le tribù liguri fecero nei contronti di Greci, Etruschi e Romani.
All'interno delle tribù prevale uno spirito equalitario e comunitario. Se anche è presente una classe gentilizia, questa è temperata da "comizi tribali" a cui partecipano tutte le classi; non sembrano esserci magistrature preorganizzate. Non esistevano nemmeno capi dinastici: il "re" ligure era eletto come condottiero di una tribù o di una federazone di tribù; solo in età tarda, e nelle tribù più celtizzate, comincia ad emergere una vera e propria classe aristocratica di tipo dinastico. In origine non esisteva la schiavitù: i prigionieri di guerra venivano massacrati o sacrificati[34].
I racconti della fondazione di Massalia [35], ci forniscono alcune interessanti informazioni:
- avevano un forte senso dell'ospitalità;
- le donne si sceglievano il marito, dimostrando un'emancipazione sconosciuta ai popoli orientali.
A tal proposito, sempre Diodoro Siculo[36] nel I secolo a.C. scrive che le donne prendono parte ai lavori di fatica accanto agli uomini. Narrazioni di Tacito[senza fonte], presenti nelle Historiae, ma anche di Strabone[senza fonte], raccontano di coraggiose donne dedite al lavoro.
L'economia ligure era basata su un'agricoltura primitiva, sulla pastorizia, sulla caccia e sullo sfruttamento delle foreste. Diodoro Siculo scrive dei Liguri:
|
« Essendo il loro paese montuoso e pieno di alberi, gli uni di essi tutto quanto il giorno impiegano in tagliar legname, a ciò adoperando forti e pesanti scuri; altri, che vogliono coltivare la terra, debbono occuparsi in rompere sassi, poiché tanto è arido il suolo che cogli strumenti non si può levare una zolla, che con essa non si levino sassi. Però, quantunque abbiano a lottare con tante sciagure, a forza di ostinato lavoro superano la natura [...] si danno spesso alla cacciagione, e trovando quantità di selvaggiume, con esso si risarciscono della mancanza di biade; e quindi viene, che scorrendo per le loro montagne coperte di neve, ed assuefacendosi a praticare poi più difficili luoghi delle boscaglie, indurano i loro corpi, e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro per la carestia de' viveri bevono acqua, e vivono di carni di animali domestici e selvatici. » |
|
|
Grazie al contatto con i "cercatori di metallo" del bronzo, i Liguri si dedicarono anche all'estrazione dei minerali[37] e alla metallurgia; anche se la maggior parte del metallo in circolazione è di provenienza centro-europea.
Importante è l'attività commerciale. Già in epoca antichissima i Liguri erano noti nel mediterraneo per il commercio della preziosissima ambra baltica. Con lo sviluppo delle popolazioni celtiche i Liguri si ritrovarono a controllare un cruciale accesso al mare, divenendo (a volte loro malgrado) custodi di un'importante via di comunicazione.
Pur non essendo rinomati navigatori, arrivarono ad avere una piccola flotta marittima, e la loro attitudine alla navigazione viene così descritta:
|
« Navigano eziandio per cagione di negozi pel mare di Sardegna e di Libia, spontaneamente esponendosi a pericoli estremi; si servono a ciò di scafi più piccoli delle barchette volgari; né sono pratici del comodo di altre navi; e ciò che fa meraviglia, si è che non temono di sostenere i rischi gravissimi delle tempeste. » |
|
|
In antichità, un'attività collaterale alla marineria era la pirateria, e i Liguri non facevano eccezione. Se ritenevano opportuno, assalivano e depredavano le navi in navigazione lungo la costa. La cosa non deve stupire: già in antichità il modo più veloce per ottenere beni è rubarli. Del resto le continue scorrerie delle tribù liguri nei territori dei popoli vicini è ben documentato, e costituisce una voce importante nella loro economia.
Diodoro Siculo, descrive i Liguri come nemici assai temibili: pur non essendo particolarmente imponenti dal punto di vista fisico, la forza, la volontà e la tenacità fa di loro dei guerrieri più pericolosi dei galli. A riprova di questo, i guerrieri liguri erano molto ambiti in qualità di mercenari e più volte le potenze mediterranee andarono in Liguria a reclutare eserciti per le loro spedizioni (ad esempio, le truppe d'élite di Annibale erano costituite da un contingente di Liguri).
I guerrieri liguri erano sostanzialmente fanteria leggera. Armati in maniera povera, con lunghe lance e una spada (spesso scadente perché fatta con metalli dolci), e molto raramente con arco e frecce. La protezione era affidata a uno scudo di legno e un elmetto semplice, non si conosce l'uso di corazze.
- ^ Francisco Villar, Los Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia, (in spagnolo) Madrid, Gredos, 1991. ISBN 84-249-1471-6 Trad. it.: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997. ISBN 88-15-05708-0
- ^ Giovanni Ugas-L'alba dei Nuraghi pg.34 - Cagliari, 2006 ISBN 978-88-89661-00-0
- ^ La presenza dei Liguri nella penisola iberica è stata ipotizzata da Martín Almagro Basch (Martín Almagro Basch, "Ligures en España", in Rivista di Studi Liguri, 15,3-4, luglio-dicembre 1949, pp.195-208 (testo on-line sul sito CervantesVirtual.com)
- ^ Antonio Sciarretta, Gli Italici occidentali in Toponomastica d'Italia. Nomi di luoghi, storie di popoli antichi, Milano, Mursia, 2010, pp. 92-112. ISBN 978-88-425-4017-5
- ^ Strabone, Geografia, 7.3.7 (testo on-line sul sito Lacus Curtius in traduzione inglese di H.L. Jones, pubblicata nella Loeb Classical Library, Harvard University Press in 8 volumi, 1917-1932 [1]; testo on-line sul sito Mediterranees.net in traduzione francese di Amédée Tardieu, pubblicata da Hachette a Parigi nel 1867 [2]). Strabone cita a sua volta il passo come riportato da Eratostene.
- ^ Un papiro del III secolo con questo passo riporta tuttavia i Libi al posto dei Liguri ed è discusso quale sia la popolazione riportata originalmente nel testo: Dominique Garcia, La Celtique méditerranéenne, Errance, Paris 2004, p.67.
- ^ Tucidide , Guerra del Peloponneso, Vi,2 (traduzione inglese on-line su Wikisource.en).
- ^ Erodoto, Storie, VII, 72, 165.
- ^ Testo on-line nella traduzione francese di J.C. Poncelin del 1797.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 10 (testo on-line sul sito Lacus Curtius, nella traduzione inglese di Earnest Cary in Loeb Classical Library, volume 7 ([http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/home.html informazioni sul testo (EN) ).
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 12.2 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 22 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 41 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
- ^ Virgilio, Eneide, X.
- ^ Plutarco, Vite parallele, Mario, 19 (testo on-line sul sito Lacus Curtius, nella traduzione inglese di Bernadotte Perrin, pubblicata nel volume IX della Loeb Classical Library, 1920.
- ^ Rufo Festo Avieno, Ora matitima, 129-133 (nel quale in modo oscuro indica i Liguri come abitanti a nord delle "isole oestrymniche"; 205 (Liguri a nord della città di Ophiussa nella penisola iberica); 284-285 (il fiume Tartesso nascerebbe dalle "paludi ligustine").
- ^ Karl Viktor Müllenhoff, Deutsche Alterthurnskunde, I volume.
- ^ Henri d'Arbois de Jubainville, Les Premiers Habitants de l'Europe d'après les Écrivains de l'Antiquité et les Travaux des Linguistes: Seconde Édition, volume II, Paris 1894, libro II, capitolo 9.
- ^ Arturo Issel Liguria geologica e preistorica, Genova 1892, II volume, pp.356-357.
- ^ Renato Del Ponte, un professore di liceo seguace di Julius Evola, sia in pubblicazioni cartacee (Renato Del Ponte, "I Liguri. Etnogenesi di un popolo: dalla preistoria alla conquista romana, ECIG, 1999), sia in testi pubblicati su internet (Renato Del Ponte, "Le origini etniche dei Liguri", 1 gennaio 2000, sul sito del Centro Studi La Runa), ha ripreso le medesime ipotesi.
- ^ Studi per lo più fatti da Cavalli Sforza e Piazza.
- ^ Dominique François Louis Roget de Belloguet, Ethnogénie gauloise, ou Mémoires critiques sur l'origine et la parenté des Cimmériens, des Cimbres, des Ombres, des Belges, des Ligures et des anciens Celtes. Troisiéme partie. Preuves intellectuelles. Le génie gaulois, Paris 1868.
- ^ Gilberto Oneto Paesaggio e architettura delle regioni padano-alpine dalle origini alla fine del primo millennio, Priuli e Verlucc, editori 2002, pp.34-36, 49.
- ^ L.A. Silcan, I primi abitanti alpini, Keltia Editrice 1997, p. 76.
- ^ Amédée Thierry, Histoire des Gaulois depuis les temps les plus reculés.
- ^ Si veda a questo proposito, per una sintesi: Roberto Corbella: Celti : itinerari storici e turistici tra Lombardia, Piemonte, Svizzera, Macchione, Varese c2000; 119 p., ill.; 20 cm; ISBN 88-8340-030-5; EAN: 9788883400308.
- ^ Xavier Delamarre (2003). Dictionaire de la Langue Gauloise (2nd ed.). Paris: Editions Errance. ISBN 2-87772-369-0.
- ^ Giacomo Devoto, Gli antichi italici, Firenze, Vallecchi, 1931, attribuiva ancora l'indoeuropeizzazione dei liguri ai Leponzi.
- ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997
- ^ Ovvero indoeuropeo non ancora differenziato, secondo la definizione di Hans Krahe, ancora in uso al di fuori dei paesi di lingua anglosassone.
- ^ In relazione agli strati antico europeo e pre-indoeuropeo essi possono essere stati degli strati unici o, molto più probabilemte, specialmente nel caso dello strato antico europeo, multipli.
- ^ La descrizione della IX regio Italiae risale a Plinio (III, 5, 49): patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est.Questa regione era più ridotta rispetto all'originale area occupata dai Liguri in epoca preistorica. Probabilmente era in questa provincia che si conservava ancora l'ethnos ligure più puro, mentre in Lunigiana e nelle regioni transalpine le popolazioni si erano ormai mischiate con altre tribù. Infatti Ecateo di Mileto nel VI secolo a.C. ci tramanda che Monaco e Marsiglia erano città liguri e gli Elisici, popolo stanziato tra Rodano e Pirenei, erano un misto di Liguri e Iberi.
- ^ Xavier Delamarre, Dictionaire de la Langue Gauloise (seconda edizione), Editions Errance, Parigi 2003. ISBN 2-87772-369-0
- ^ Tito Livio cita il destino della popolazione di Modena, una volta caduta in mano ai Liguri.
- ^ Strabone, Aristotele, Trogo Pompeo
- ^ Biblioteca storica, V,39,1.
- ^ Esempi di attività estrattiva sono testimoniati nella miniera di Labiola.
- ARSLAN E. A. 2004b, LVI.14 Garlasco, in I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Catalogo della Mostra (Genova, 23.10.2004-23.1.2005), Milano-Ginevra, pp. 429–431;
- ARSLAN E. A. 2004 c.s., Liguri e Galli in Lomellina, in I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Saggi Mostra (Genova, 23.10.2004-23.1.2005);
- Raffaele De Marinis, Giuseppina Spadea (a cura di), Ancora sui Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, De Ferrari editore, Genova 2007 (scheda sul volume);
- Renato Del Ponte, I Liguri, Etnogenesi di un popolo, ECIG, Genova 1999;
- Bianca Maria Giannattasio, I Liguri e la Liguria, Storia e archeologia di un territorio prima della conquista romana, Longanesi, Milano 2007;
- John Patterson, Sanniti,Liguri e Romani, Comune di Circello;Benevento;
- Ausilio Priuli-Italo Pucci, Incisioni rupestri e megalitismo in Liguria, Priuli & Verlucca Editori; Ivrea 1994;
- Giuseppina Spadea (a cura di), I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo" (catalogo mostra, Genova 2004-2005), Skira editore, Genova 2004.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni