Corrado Guzzanti (Roma, 17 maggio 1965) è un comico, attore e sceneggiatore italiano. Celebre autore satirico,[1] nel corso della sua carriera si è specializzato nelle imitazioni di noti personaggi appartenenti al mondo della politica, del giornalismo, dello spettacolo e della religione, ed al tempo stesso ne ha inventati di nuovi, traendo spunto da caratteri espressi dalla società contemporanea. È figlio del giornalista e politico Paolo Guzzanti,[2] fratello di Sabina e Caterina,[3] e pronipote dell'ex ministro Elio Guzzanti (zio del padre).[4]
I personaggi di Corrado Guzzanti possono essere divisi in due categorie principali: da un lato le creazioni originali, quali il regista Rokko Smithersons, l'istrionico e "coatto" adolescente Lorenzo, il santone Quelo, la procace conduttrice Vulvia, il gerarca fascista Barbagli, il poeta Brunello Robertetti ed il signor Gianni Livore, dipendente da psicofarmaci e perennemente perseguitato dall'"olio de mamma", causa di una forte crisi di coppia con la moglie abruzzese; dall'altro le imitazioni di personaggi reali, come Emilio Fede, Antonello Venditti, Gabriele La Porta, Giovanni Minoli, Umberto Bossi, Romano Prodi, Francesco Rutelli, Giulio Tremonti, Fausto Bertinotti, Gianni Baget Bozzo, Edward Luttwak, Vittorio Sgarbi, Gianfranco Funari e Walter Veltroni.
Divenuto famoso nel 1992 come comico di punta dello show televisivo Avanzi,[5] da allora Guzzanti ha partecipato a quasi tutte le trasmissioni satiriche di Serena Dandini, con la quale negli ultimi quindici anni ha realizzato e prodotto programmi come Tunnel, Maddecheao', Pippo Chennedy Show e L'ottavo nano.[6] Tra il 2002 e l'anno successivo condusse insieme a Marco Marzocca Il caso Scafroglia, corrosiva striscia satirica quotidiana in cui Guzzanti chiarì definitivamente al pubblico le sue convinzioni politiche.[7]
A partire dal 2003, le sue apparizioni in televisione sono diminuite drasticamente; tra la fine di quell'anno ed il 2006 realizzò e presentò al pubblico il film Fascisti su Marte,[8] pellicola cinematografica contenente alcuni episodi dell'omonima saga trasmessi tra il 2002 e l'anno successivo all'interno de Il caso Scafroglia.[9]
Nel 2008 è tornato sul piccolo schermo con la sit-com Boris, trasmessa dal canale satellitare Fox.[10] Nel 2009, a molti anni di distanza dall'ultima tournée teatrale, ha portato in giro per l'Italia il suo nuovo spettacolo itinerante, Recital, in cui ha portato in scena le sue imitazioni ed i personaggi storici, interpretando tra l'altro una nuova parodia, quella di Antonio Di Pietro.[11]
[modifica] Gli esordi in teatro e sul piccolo schermo
Dopo avere frequentato il liceo scientifico (dove raccolse una bocciatura)[12] e la facoltà di Filosofia presso l'Università "La Sapienza" di Roma,[13] senza però conseguire la laurea, esordì come autore scrivendo un pezzo per un provino della sorella Sabina. Il buon esito di questo primo approccio segnò l'inizio della carriera artistica di entrambi.[5] Nel 1988 collaborò alla redazione dei testi dei programmi televisivi L'araba fenice di Antonio Ricci, Non-stop III (Enzo Trapani) e La TV delle ragazze. L'esordio in qualità di attore teatrale avvenne l'anno successivo, quando ottenne una parte nello spettacolo Il fidanzato di bronzo, prodotto dalla sorella e da David Riondino;[14] entrato nel gruppo comico di Valentina Amurri, Linda Brunetta e Serena Dandini nel 1989,[15] debuttò in televisione all'interno della trasmissione Scusate l'interruzione, dove portò in scena il suo primo personaggio, il regista di film horror Rokko Smithersons.[16]
[modifica] Le prime creazioni satiriche e il successo ad Avanzi
La banda di
Avanzi nel
1991; Corrado Guzzanti, che nella foto è il primo in basso a destra, veste i panni del regista e critico cinematografico
Rokko Smithersons.
Scritturato da Amurri-Brunetta-Dandini per partecipare alla loro nuova trasmissione Avanzi, la cui prima puntata fu trasmessa il 25 febbraio 1991, Guzzanti, abituato fino a quel momento al ruolo di semplice comparsa, si guadagnò in breve tempo la ribalta televisiva nazionale riproponendo il personaggio citato in precedenza, esperto nel produrre nuove pellicole partendo da film molto noti e stravolgendone in chiave satirica sia il titolo che la trama ed i protagonisti.[17] Nello stesso anno, insieme ad altri comici del gruppo (Masciarelli, Loche e Fassari) diede vita ad un progetto musicale, intitolato Rokko e i suoi fratelli, che portò alla realizzazione dell'album Sopravvoliamo,[18] titolo della colonna sonora che la stessa band suonava all'inizio di ogni puntata. In sintonia con l'atmosfera goliardica del programma, anche la canzone era ironica ed il ritornello recitava:[19]
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« Sciogliamo le camere, per un mondo migliore, sciogliamo le camere, con i caschi blu: sopravvoliamo! »
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Nella seconda edizione del programma, trasmessa nella stagione 1991/1992, il comico romano presentò un'altra serie di macchiette e parodie, come quella del conduttore Giovanni Minoli, reso come un giornalista alla ricerca continua e spasmodica di fatti di sangue e di eventi tragici,[20] e di Vittorio Sgarbi, riproducendone la vistosa spontaneità e volgarità di fronte alle telecamere.[20] Nel frattempo scrisse e pubblicò Il libro de Kipli, dove raccolse le battute delle sue più fortunate creazioni televisive e antologizzò anche molte delle "perle di saggezza" che dispensava alla fine di ogni puntata di Avanzi.[21]
Poco dopo, nel mese di giugno, debuttò nel cinema insieme a Stefano Masciarelli con il film Prima le donne e i bambini, per la regìa dell'esordiente Martina D'Anna.[22]
Nell'autunno del 1992 riprese a collaborare alla stesura dei testi della nuova edizione di Avanzi, sempre condotta da Serena Dandini, con la quale instaurò un rapporto di stima professionale e personale, forte a tal punto da creare un sodalizio destinato a durare moltissimi anni. Nel biennio 1992/1993 Guzzanti abbandonò alcune delle sue classiche gag per dedicarsi alle parodie di personalità della politica italiana - uscita malconcia dal caso Tangentopoli e dall'inchiesta Mani Pulite - come Ugo Intini, ex portavoce del PSI, (partito pesantemente coinvolto nei vari scandali) e successivamente tornato all'attività pubblica nelle file dell'Ulivo.[23] Guzzanti presentò anche l'imitazione del conduttore del TG5 Enrico Mentana ed un personaggio nuovo di zecca, Lorenzo, un liceale ignorante e svogliato, cresciuto a "pane e Videomusic", al quale la Dandini cercava inutilmente di infondere voglia di studiare.[20]
Successivamente, nel mese di giugno, Serena Dandini e Corrado Guzzanti realizzarono un altro programma, Maddecheao': come secernere agli esami. Nata come "costola" di Avanzi, la rubrica, nella quale la conduttrice romana, che interpretava il ruolo di insegnante, ironizzava con Lorenzo sull'imminente esame di maturità di quest'ultimo, fu tramutata così in un vero e proprio show, dove i due protagonisti cercavano di esorcizzare le paure ed i patemi degli studenti italiani che si apprestavano ad affrontare la delicata prova scolastica.[24]
[modifica] La satira politica e il successo a teatro
All'inizio del 1994, Guzzanti apparve di nuovo sul grande schermo recitando una piccola parte all'interno del settimo dei dieci episodi di DeGenerazione, pellicola sperimentale del cinema thriller ed horror.[25] Nello stesso anno fece parte del cast di Tunnel, programma televisivo ideato come sempre dal trio di autrici della TV delle Ragazze/Avanzi Valentina Amurri, Linda Brunetta e Dandini, che si distinse dal precedente per l'alternarsi delle esibizioni dei comici con quelle di protagonisti del panorama musicale italiano ed internazionale: infatti, oltre ad artisti del calibro di Francesco De Gregori e Tazenda, furono invitati anche i Sonic Youth e i Nirvana, che proprio a Tunnel fecero la loro ultima apparizione televisiva,[20] a causa del suicidio di Kurt Cobain, frontman della band, avvenuto poche settimane dopo l'esibizione sugli schermi della Rai.[26]
Nello show il comico non si limitò a riproporre le vecchie imitazioni (Rokko Smithersons e Lorenzo), ma focalizzò la sua attenzione sullo stato della politica italiana e sull'imminente "discesa in campo" dell'imprenditore italiano Silvio Berlusconi. Corrado Guzzanti prese soprattutto di mira due personaggi chiave della politica e del giornalismo italiani nel passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica: Ugo Intini, di cui aveva già sperimentato la parodia nelle battute finali di Avanzi ed Emilio Fede, passato da qualche tempo a Mediaset e divenuto uomo di fiducia di Berlusconi.[20][27]
Guzzanti interpretò l'ex-collaboratore di Bettino Craxi in diversi sketch, in studio oppure registrati; celebre fu quello in cui il finto Intini tormentava una spaventatissima Francesca Reggiani uscendo di notte ed all'improvviso dai luoghi più disparati, come cassonetti della spazzatura, frigoriferi e perfino vasi sanitari, rassicurandola che il periodo di Tangentopoli era terminato e che la politica italiana era cambiata, pronta a tornare più forte di prima.[20] La paura dell'attrice di fronte al politico simboleggiava un timore più grande, quello che dopo gli scandali la vecchia classe politica potesse rimanere la stessa, comportando di fatto il fallimento delle inchieste condotte all'inizio degli anni novanta per smantellare il sistema generalizzato di corruzione e tangenti creato dalla precedente classe dirigente.[28]
Oltre a quelle già citate, Guzzanti interpretò (una sola volta) anche l'imitazione del calciatore Roberto Baggio, in quel periodo protagonista di uno spot per la compagnia petrolifera dell'Ip. Ad esse si aggiungono quelle di Giampiero Mughini ed Umberto Bossi, quest'ultimo dipinto come un personaggio all'apparenza blasfemo e rivoluzionario, ma in realtà schiavo del mezzo televisivo e dei suoi padroni. Nel frattempo preparò uno spettacolo teatrale con Marzocca, intitolato Millenovecentonovantadieci, nel quale, oltre a presentare il suo abituale repertorio, svolse un'indagine sulle manie ed i vizi dell'Italia che si preparava ad entrare nel terzo millennio. Lo spettacolo fu preparato nel 1995 e portato in scena nei teatri di tutta Italia l'anno successivo fino all'inizio del 1997.[29]
Nella stagione 1995/1996, fece il suo esordio in Mediaset nella trasmissione della Gialappa's band Mai dire gol, dove propose l'imitazione di Paolo Liguori, all'epoca direttore di Studio Aperto. Intervistato dalla giornalista del Corriere della Sera Maria Volpe, Liguori rivelò di non apprezzare la parodia per i toni a suo dire «dispregiativi» usati dal comico romano nei confronti suoi e del telegiornale di cui era responsabile. Liguori rimase offeso anche dall'atteggiamento delle tre voci fuori campo della Gialappa's band, che secondo la sua opinione insultavano chi, come lui, aveva idee politiche diverse dalle loro.[30] In una delle puntate della nuova edizione di Mai dire gol, Guzzanti si travestì anche da Ugo Intini, interpretando un'ironica canzone su Tangentopoli: quella fu l'ultima apparizione nelle vesti del politico dell'ex-PSI.
In quell'edizione del programma Guzzanti portò in scena anche il suo cavallo di battaglia Lorenzo ed Emilio Fede, con l'imitazione del quale il comico interveniva in trasmissione mediante collegamenti con lo studio del finto Tg4; al suo fianco l'immancabile Michelino (Marco Marzocca), un tenero bambino di otto anni figlio di Vittorio Cecchi Gori, rapito dallo stesso Fede per costringere l'imprenditore a cedere a Mediaset i diritti di trasmissione in esclusiva delle immagini delle partite di calcio.
[modifica] Il Pippo Chennedy Show e Quelo
Nel 1997 il gruppo di Avanzi e Tunnel, privo per la prima volta dei Broncoviz e di altri componenti (Pierfrancesco Loche e Masciarelli), si arricchì di altri attori (tra i quali Ale e Franz, Neri Marcorè e Francesco Paolantoni[31]) e dopo tre anni di assenza tornò in televisione con una nuova trasmissione, il Pippo Chennedy Show. Trasmesso in prima serata su Rai 2[32], il programma si reggeva prevalentemente sulle gag dei fratelli Guzzanti. Il comico lanciò nuovi ed inediti personaggi, come il presentatore Pippo Chennedy, Gianfranco Funari, del quale caricaturò lo stile verbale, rendendolo ancor più rozzo e volgare, Romano Prodi, Walter Veltroni, Fausto Bertinotti (protagonisti questi ultimi dei numerosi contrasti dentro la coalizione di centro-sinistra del governo Prodi I) ed il santone Quelo, profeta della nuova era informatica che si serviva di una connessione internet ante litteram per diffondere la parola di un semplice parallelepipedo di legno, simulacro di una divinità, proposto come l'unico mezzo per combattere e sconfiggere il dolore e la violenza imperanti nel mondo moderno.[33] La creazione di Corrado Guzzanti divenne in breve tempo molto nota, dando vita ad un tormentone lessicale durato a lungo e ritornato in auge anche qualche anno dopo, quando le affermazioni più ricorrenti del personaggio, riproposto nel nuovo spettacolo L'ottavo nano, erano ripetute dal pubblico in studio.
Nello stesso anno Corrado Guzzanti pubblicò ...La seconda che hai detto!, volume nel quale raccolse le battute più ricorrenti e famose del personaggio già citato; nel 1998, invece, uscì nelle librerie Big Book, comprendente i suoi due primi lavori ed aggiornato con un nuovo capitolo, dal titolo di Pinocchio su Marte, nella nuova pubblicazione del 2004. Poco dopo, insieme a Marco Marzocca, scrisse il copione della nuova pièce teatrale ...La seconda che hai detto! (intitolata come uno dei tormentoni di Quelo), premiata con il Biglietto d'oro come spettacolo teatrale più popolare della stagione 1997/1998.[34] Tornò poi al teatro Jovinelli, dove lavorò ancora una volta insieme alla sua più importante collaboratrice, Serena Dandini, da poco nominata direttore artistico della stessa struttura.[35]
Sempre nel 1998, fu distribuito in alcune sale cinematografiche un film oggi semi-sconosciuto, Millenovecentonovantadieci, la versione televisiva dell'omonimo spettacolo teatrale di un paio di anni prima. La pellicola, pubblicata in formato DVD nel luglio 2008[36] (per approfondire clicca qui), narrava la storia di un giovane (Corrado Guzzanti) scappato dal futuro che, per ottenere asilo politico, era costretto a raccontare ad un poliziotto (Marco Marzocca) il degrado culturale che avrebbe vissuto l'Italia nei decenni venturi, cambiando di continuo la propria personalità ed assumendo progressivamente quelle dei personaggi che avrebbero monopolizzato il mondo che sarebbe stato.[37]
Corrado Guzzanti accompagnò l'amico
Alex Britti per tutta l'estate
1999, "disturbando" ogni esibizione con un personaggio diverso.
Qualche tempo dopo, fu chiamato dalla Dandini a partecipare come ospite speciale ad una puntata del suo nuovo show Comici, trasmesso da Italia 1. Durante la serata in cui fu protagonista, Corrado Guzzanti interpretò sul palco del programma alcuni dei suoi "cavalli di battaglia": Fausto Bertinotti, Gianfranco Funari, Emilio Fede, Brunello Robertetti (quest'ultimo proposto nello stesso anno anche ne La posta del cuore, ideata dalla sorella Sabina)[38] ed il profeta Quelo, messo alla prova sul piano filosofico da Franco Battiato, che lo sollecitò per una sua personale interpretazione di un complicato distico - in lingua latina - di Alfano di Salerno. Il santone, visibilmente spiazzato dalle parole del cantautore, se la cavò facendosi cambiare la domanda in un semplice «che ore sono?», rispondendo con finta aria di supponente superiorità intellettuale e chiedendo di andare avanti con le domande, facendo intendere di non aver tempo da perdere per questioni tanto banali.
All'inizio del 1999 Guzzanti scrisse il copione di un film drammatico dal titolo Und1c1 8ttavi, ma il progetto si arenò e non fu avviato alla produzione. Tuttavia, sui siti specializzati si può trovare una "scheletrica" scheda della pellicola in questione[22], che avrebbe dovuto trattare la crisi di ideali della società italiana nel passaggio dal secondo al terzo millennio.[22]
In primavera conobbe Alex Britti e gli fece da spalla nel corso della tournée musicale estiva, irrompendo sul palco ed interpretando alcuni "classici" del suo repertorio satirico quali Quelo e Lorenzo.[39]
[modifica] L'ottavo nano e l'impegno politico de Il caso Scafroglia
In autunno Guzzanti tornò in televisione con Neri Marcorè e la sorella Sabina, partecipando a L'ottavo nano, trasmissione satirica condotta, come gli show degli anni precedenti, dalla Dandini. Nel programma, trasmesso come il Pippo Chennedy Show su Rai 2 ed in prima serata, il comico offrì ai telespettatori delle nuove macchiette: l'imitazione del giornalista Gabriele La Porta e del leader politico della Margherita Francesco Rutelli, il Dottor Armá, (liberamente ispirato alla figura del televenditore di opere d'arte Francesco Boni)[40] assieme al già collaudato personaggio di Quelo. Oltre a questi si ricorda anche Vulvia, bionda e maggiorata presentatrice dell'immaginario canale di approfondimento culturale Rieducational Channel, tormentata dalla passione per gli imbuti (storpiati in 'mbuti). Imbuti è anche il titolo che Guzzanti diede al suo nuovo libro, corredato di una videocassetta, in cui concentrò quelle che a suo parere erano state le più belle gag degli ultimi anni: dal poeta Brunello Robertetti al regista Rokko Smithersons, dalla conduttrice Vulvia al santone Quelo.[41] Solo l'anno prima era uscito, edito da Baldini Castoldi Dalai, La seconda che hai detto! Il libro di Quélo e di altra gente in grossa crisi. Il 18 aprile 2001 fu premiato insieme a Fiorello agli Oscar Tv come personaggio maschile televisivo dell'anno.[42]
Nel 2002 Guzzanti realizzò il suo primo progetto televisivo personale, Il caso Scafroglia, un programma pseudo-giornalistico basato sulle indagini riguardo alla presunta scomparsa del signor Mario Scafroglia. Il conduttore, impersonato dallo stesso Guzzanti, questa volta senza l'ausilio di trucco o travestimenti, partendo dal caso, si dilungava in digressioni andando ad analizzare la situazione politica italiana, in quel momento caratterizzata dalla presenza di Silvio Berlusconi alla presidenza del consiglio. Le varie riflessioni, sempre critiche, sull'attività politica del governo erano intervallate dagli sketch del comico, che propose nel programma caricature come il Mafioso, ritratto nella sua arroganza e nei suoi poteri per nulla affievoliti dal carcere (e dunque in aperta polemica con le presunte inefficienze dell'articolo 41 bis), la figura del Massone, l'imitazione dell'allora Ministro delle Finanze Giulio Tremonti (presentato come uno scialacquatore del denaro pubblico e sfrenatamente dedito al gioco d'azzardo) ed il gerarca fascista Barbagli, leader di un manipolo di uomini partiti alla conquista del Pianeta rosso nella striscia satirica Fascisti su Marte, trasmessa all'interno di ogni puntata. All'interno dello show, in onda in seconda serata su Rai 3 sino alla primavera del 2003, Guzzanti, attraverso l'uso della satira, criticò aspramente il governo Berlusconi, colpevole a suo dire dello sfascio economico, politico e soprattutto culturale del Paese, destinato a subire una dittatura dolce.
Terminato Il caso Scafroglia decise di raccogliere i contenuti più significativi e divertenti della saga sull'invasione fascista di Marte in un cortometraggio di quarantacinque minuti, presentato nella sezione Nuovi Territori alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 2003.[43]
[modifica] Parla con me, Fascisti su Marte e il nuovo tour itinerante
Dopo la fortunata parentesi della striscia satirica Il caso Scafroglia, riconosciuta come uno dei momenti migliori di Rai 3 e di tutta la televisione degli ultimi anni[44], Corrado Guzzanti concentrò i propri sforzi sulla lavorazione del suo secondo film. Realizzò in tre anni la trasposizione cinematografica degli sketch sull'invasione fascista di Marte già trasmessi in televisione, arricchita da scene girate tra il 2004 ed il 2005 in una cava alla periferia di Roma e modificate digitalmente.[45]
Corrado Guzzanti alla guida degli "impavidi" militi
fascisti.
Guzzanti fu poi ospite del divano del talk show Parla con me, la nuova trasmissione di Serena Dandini, in sole due occasioni: la prima vestendo nuovamente i panni di Giulio Tremonti[46], la seconda irrompendo in studio a bordo di una camionetta e relativi squadristi, con la divisa di Barbagli e recitando un monologo sulla recente situazione politica italiana, dal punto di vista di una persona trasportata nel 2000 direttamente dal Ventennio. In un'altra puntata della trasmissione, la Dandini lanciò un breve filmato contenente i "dietro le quinte" del nuovo film di Guzzanti Fascisti su Marte, che si apprestava ad uscire al cinema con una versione di durata più che doppia rispetto alla versione del 2003.[47]
La pellicola, in gara alla Festa del cinema di Roma del 2006 nella sezione Extra e poi trasmessa sul grande schermo nello stesso anno, racconta l'invasione, da parte di un piccolo reparto di camicie nere, del pianeta rosso, abitato dai Mimimmi, pietre rotonde alle quali Barbagli ed i suoi uomini cercano inutilmente di imporre la propria autorità.[48] Guzzanti, regista e voce narrante del film (con il tipico stile di narrazione usato dai commentatori dei cinegiornali della EIAR del periodo della dittatura), aveva sfruttato le peripezie dei protagonisti per un'analisi finale delle reali differenze tra il regime di allora e la situazione politica corrente, sintetizzandola con le seguenti parole:[49]
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« La dittatura è un sistema per opprimere il popolo. La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo. »
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Sempre nel 2006 diede alle stampe due volumi, Il caso Scafroglia e Fascisti su Marte, entrambi provvisti di libro e DVD, nei quali non inserì solo le versioni integrali delle sue creazioni, ma anche extra e contenuti speciali di vario genere.[50][50]
Nel corso dell'ultimo spettacolo teatrale
Recital, Guzzanti ha rispolverato molte delle sue storiche imitazioni, come quella del
Ministro Giulio Tremonti, adagiato su di una poltrona truccata da trono per sottolineare l'isolamento dorato in cui secondo il comico vivono gli uomini più importanti d'
Italia.
Nel 2007 il film ottenne la candidatura al David di Donatello per la migliore canzone originale, vinto da La Paranza di Daniele Silvestri, colonna sonora di Notturno bus.[51]
All'inizio del 2008, Corrado ha Guzzanti partecipato come guest star alla fiction Boris, (serie televisiva prodotta da Sky-Fox),[52] dove ha recitato nel ruolo di Mariano Giusti, un attore in crisi che nella sit-com interpreta il ruolo del Conte malvagio nella metafiction Gli Occhi del Cuore 2.[53] Oltre al personaggio di Giusti, il comico romano ha interpretato in Boris anche la parte di Padre Gabrielli, un prete dallo spiccato accento napoletano ed affiliato alla Camorra, che assiste Mariano sul set dal momento della sua conversione religiosa.[54]
Alla fine del 2008, in collaborazione con l'amico "Lillo" Petrolo, ha realizzato insieme a Victoria Cabello la parodia di un'esibizione live dei Ricchi e Poveri risalente al 1984, dove veste i panni del tastierista Franco Gatti; la scenetta è stata poi usata come sigla di chiusura della trasmissione Very Victoria, condotta dalla stessa Cabello ed in onda su MTV.
Per la stagione 2008/2009 del programma televisivo Parla con me era prevista la sua partecipazione saltuaria alla trasmissione[55], realizzatasi solo in una delle ultime puntate della serie, quando è stato mandato in onda un nuovo sketch di Romano Prodi[56][57], tratto direttamente dallo spettacolo teatrale, dal titolo Recital, che ha impegnato Guzzanti dal 3 aprile al 16 maggio 2009[58] in ventiquattro tappe in giro per l'Italia centro-settentrionale e durante il quale ha portato dal vivo nuove gag dei personaggi e delle parodie che lo hanno reso più noto al pubblico televisivo. L'unica sostanziale novità introdotta da Guzzanti è stata l'imitazione di Antonio Di Pietro, interpretata non dal vivo ma registrata e mostrata al pubblico mediante un maxischermo collocato sullo sfondo del palco.
Ad accompagnarlo nel tour, l'amico e collega Marco Marzocca, che ha interpretato i ruoli dello schietto e risoluto Ermes Cassiodoro, del "picciotto" agli ordini del Mafioso e soprattutto -in una riedizione de Il caso Scafroglia- di Padre Federico, e la sorella Caterina, nei panni di una tormentata Mariastella Gelmini, di una Miss Italia ignorante e di un angelo mendicante dall'accento est-europeo.[59]
Il tour, aggiornato continuamente da Guzzanti a quelle che sono le novità politiche e sociali degli ultimi tempi, è ripreso nella stagione autunnale 2009 e dopo una breve interruzione a cavallo del 2010, è terminato il 13 febbraio 2010.[60]
Dal 1990 ad oggi Corrado Guzzanti ha portato sugli schermi televisivi e sui palchi dei teatri italiani più di quaranta personaggi, da suddividere in parti pressoché equivalenti tra parodie di persone esistenti e macchiette originali.
Guzzanti ha scritto fino ad ora cinque libri e quattro volumetti a corredo del supporto visivo (VHS o DVD) dei suoi spettacoli e contenenti brevi commenti dell'autore ed i copioni di ciascun opera. I suoi lavori sono stati pubblicati dalle case editrici Baldini & Castoldi, Mondadori e BUR.
[modifica] Il libro de Kipli
Pubblicato dalla casa editrice Baldini & Castoldi nel 1992, questo libro, che non supera le cento pagine, contiene una raccolta di poesie scritte «molti secoli fa» dal fantomatico Kipli, un poeta ottomano del quale Guzzanti, nei panni di Rokko Smithersons, era solito declamare alcuni versi nello studio di Avanzi.
Nell'introduzione al libro il comico ha scritto:[61]
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« Per quanto riguarda Rokko Smithersons avrei voluto avvalermi della sua collaborazione, ed egli si era, anzi, inizialmente impegnato a girare il "primo tempo" di questo libro. Poi la crisi economica che ha travolto il mondo del cinema lo ha pesantemente demoralizzato e non vuole più saperne di scendere dal suo yacht. Non posso che sopravvolare su di egli e augurare a tutti una buona lettura. »
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(Prefazione al libro)
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Nel volume sono antologizzati quaranta componimenti ed alcuni aforismi, incentrati su temi di stringente attualità tra cui il razzismo, la prostituzione, la politica e l'economia. Le poesie sono state raccolte in modo tale da non accavallarsi; terminata una poesia, anche nella parte iniziale di una pagina, bisogna voltare quella successiva per passare ad un'altra poesia - espediente pensato da Guzzanti perché il lettore possa focalizzare la sua attenzione su ciascuna di esse. Il testo iniziale di ogni carme è «verboso e faticoso», ma non va saltato per comprendere al meglio il capovolgimento finale, che ribalta, con una tecnica usata da molti comici, ciò che si è affermato in precedenza o lo si esagera per cogliere il lettore di sorpresa.
Le massime di cui si parla in precedenza servono ad alleggerire il carico della parte in rima e risalgono, da quanto scrive Guzzanti all'inizio del libro, al «periodo ingrato» di Kipli, quando quest'ultimo esercitava la professione di scrittore di biglietti per cioccolatini, con uno stile pungente e dissacrante, molto apprezzato dai proprietari della fabbrica. I testi erano però così feroci da innescare spesso, tra gli innamorati che si scambiavano a vicenda il dolcetto, furibondi litigi che terminavano sempre con la «strage di San Valentino» (evidente riferimento all'omonimo massacro compiuto dagli uomini di Al Capone ai danni della banda di Hugs Moran nel 1929), nella quale gli amanti si crivellavano i corpi con pallottole di cacao.
[modifica] La seconda che hai detto!
Scritto e pubblicato nel 1997, il libro è costituito da 132[62] pagine tra le quali si ripartiscono le battute più esilaranti e divertenti di Quelo, il profeta new-age che al Pippo Chennedy Show, "sconvolgendo" le menti e le idee dei telespettatori più perbenisti, aveva cercato di rispondere alle domande sui misteri inestricabili della vita umana col suo stile tipicamente ironico, spicciolo e sbrigativo. Il libro è costituito non soltanto dalle espressioni tipiche pronunciate dal personaggio, ma anche da un lungo elenco di dialoghi, nei quali si alternano le domande rivolte al santone e le risposte "nonsense" di quest'ultimo, volutamente assurde o destinate a capovolgere la concezione comune dei fatti a proposito dei quali la macchietta viene interrogata (come quando afferma che «l'uomo non può discendere dalla scimmia; forse solo il bambino può scendere» da essa «se è molto grossa»). Tra i motti più ricorrenti di Quelo, «La seconda che hai detto!» e «C'è grossa crisi!», che ritornano inesorabilmente in moltissime "spiegazioni".
Questo volume risale al 1998 ed incorpora i due lavori precedenti, unificando in un singolo tomo le originali poesie de Kipli e le taglienti affermazioni di grande attualità di Rokko Smithersons, agli effervescenti motti di spirito del guru con il camice bianco.[63]
[modifica] La seconda che hai detto! Il libro di Quelo e di altra gente in grossa crisi
Questo libro (l'ultimo scritto da Guzzanti per Baldini & Castoldi), è frutto di un sostanziale rimescolamento dei contenuti di La seconda che hai detto!, l'"antologia di Quelo" pubblicata nel 1997. Il numero delle pagine è praticamente lo stesso (la nuova versione, uscita nel 2001, presenta una sola pagina in meno[64] rispetto all'edizione di quattro anni prima) e rimangono immacolate le sezioni più importanti; stessa cosa per gli aforismi, che subiscono lievi modifiche di forma senza che ne venga intaccata l'incisività. Altri detti, come «mettetevi il preservativo senza pronunciarlo» e «non rimandare a domani quello che puoi fare dopodomani», subiscono un semplice copia-incolla.
Imbuti è il titolo del quinto libro di Guzzanti, il primo ad essere corredato di un supporto video (formato VHS) montato direttamente dal comico, contenente le performance più divertenti dei personaggi portati in televisione negli ultimi dieci anni - da Avanzi a L'ottavo nano: Rokko Smithersons, Vulvia, Brunello Robertetti e le parodie di Antonello Venditti, Francesco Rutelli ed altri ancora. Il libretto che si trova all'interno della confezione è di 111 pagine e contiene diversi copioni dei testi originali scritti da Guzzanti.[65]
[modifica] Lorenzo e la maturità. Come secernere agli esami
Lorenzo, tutto fuorché assetato di sapere.
Lorenzo e la maturità. Come secernere agli esami è il titolo di un cofanetto, pubblicato dalla BUR senza filtro nel 2005, contenente il meglio della trasmissione Maddecheao' (datata giugno 1993), sia su supporto cartaceo che video. Infatti, al DVD di durata complessiva di 123 minuti (con un quarto d'ora di materiale inedito, frutto di un nuovo confronto tra studente ed insegnante di sostegno), si aggiunge un libretto di 160[66] pagine che si suddivide in più parti e che si apre con l'intervista della giornalista Elena Sani a Guzzanti e Serena Dandini, i quali, a distanza di dodici anni, raccontano le origini del personaggio (Lorenzo) ed i successivi sviluppi che ne hanno definito la precisa identità.
Terminata l'introduzione, il lettore incontra un breve glossario gergale, che raccoglie i termini e le espressioni caratteristiche di Lorenzo e fa un riassunto del curioso lessico da lui abitualmente parlato. A questo punto inizia la parte centrale del libro, costituita dai testi delle gag del personaggio ad Avanzi e a Maddecheao', con una lieve differenza tra le due trasmissioni, dal momento che solo nel secondo caso intervengono con qualche sporadica battuta altri interpreti (gli amici del personaggio). Le sezioni seguenti comprendono, in ordine di lettura, i testi delle canzoni Muco nasale e Modella, interpretate una tantum in studio dalla macchietta; i copioni dei due interventi di Lorenzo nelle trasmissioni successive Tunnel e Pippo Chennedy Show (in una nota si racconta che a Tunnel lo sketch, nel quale il personaggio doveva irrompere sul palco alla fine dell'esibizione dei Nirvana, fu rovinato da un improvviso "ripensamento" dei componenti della band)[67]; un racconto pulp dove Lorenzo racconta con un italiano molto zoppicante l'uccisione di una donna e del figlio, padrone del bar dove si consuma la "tragedia"; infine, prima dell'appendice finale sono riportate due digressioni, ad opera di Marco Lodoli e Valeria Parrella, dove viene compilato un resoconto sul significato del personaggio, cosa rappresenta e come è riuscito Guzzanti ad illustrare con esso il carattere ed il modo di fare dei giovani di oggi.
[modifica] Il caso Scafroglia
Dal titolo dell'omonima trasmissione di Raitre, Il caso Scafroglia è costituito da un cofanetto con un libro (108 pagine) e due DVD di 240 minuti complessivi, nei quali si trovano gli sketch più divertenti e graffianti del programma.[68] La pubblicazione è stata curata dalla BUR senza filtro e risale ai primi mesi del 2006, poco tempo prima che il comico terminasse di completare la preparazione del suo primo film importante, Fascisti su Marte. Protagonisti di questo best of non sono soltanto le sagome di Guzzanti, ma anche i vari personaggi interpretati da Marco Marzocca e Caterina Guzzanti, che rientravano nel cast ufficiale della trasmissione e che il comico ha voluto ringraziare per la collaborazione. Infine, buona parte degli spezzoni inseriti nel supporto video vertono su temi di attualità politica, che Guzzanti ha voluto far prevalere per realizzare un'analisi, il più possibile completa ed aderente alla realtà, dell'Italia e dello scenario internazionale tra il 2002 ed il 2003.
[modifica] Fascisti su Marte
Fascisti su marte è il titolo del cofanetto edito dalla BUR nel 2007 e contenente, nello stesso formato delle opere precedenti di Guzzanti, un DVD (il film Fascisti su Marte uscito al cinema l'anno precedente) ed un libro di 48[69] pagine con numerose foto del set di registrazione e le bozze originali realizzate dall'addetto alla cura degli effetti speciali. Per quanto riguarda il DVD, non contiene soltanto il film, ma anche diversi extra tra cui i dietro le quinte, le "papere" degli interpreti ed un video nel quale l'azienda incaricata di effettuare le modifiche a livello digitale, illustra allo spettatore le tecniche grafiche utilizzate per costruire con il computer il paesaggio spaziale al di sopra dei protagonisti e l'astronave da loro utilizzata per compiere il viaggio extraterrestre.
[modifica] Millenovecentonovantadieci
Millenovecentonovantadieci è il titolo del quarto ed ultimo cofanetto prodotto e distribuito dalla BUR senza filtro. Pubblicato nel luglio 2008, contiene la registrazione dell'omonimo spettacolo teatrale tenutosi nel 1997 presso il Teatro del Giglio di Lucca, citato in più occasioni da Marco Marzocca e Guzzanti, gli unici interpreti dello show, che dura tra tutto 150 minuti e nel quale Guzzanti porta in scena i suoi personaggi più noti al pubblico, compresa la "triade" dei giornalisti showmen Gianfranco Funari, Emilio Fede e Paolo Liguori.[70]
Come consuetudine, all'interno della custodia si trova, oltre al DVD, un libro di 76 pagine, dedicato alla memoria dell'autore televisivo Roberto Danè, preceduto da un'introduzione firmata dallo stesso Guzzanti, che ringrazia Serena Dandini per la collaborazione per i testi dello spettacolo e confessa che quest'ultimo è nato «più per necessità che ispirazione», dovendo «fronteggiare affitto e bollette».[71] Il resto del libretto contiene il copione dello spettacolo teatrale, nel quale si riscontrano diverse incorrispondenze tra testo e DVD, date per scontate da Guzzanti che nel prologo del libro scrive:
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« Ciò che segue è il copione originale qui riproposto nel suo caos filologico.[...] È assai probabile che ciò che vi si legge non corrisponda esattamente al contenuto del DVD allegato. [72] »
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L'incongruenza più evidente riguarda l'ultima parte del copione, il quale narra il dialogo tra il poliziotto e Quelo che manca invece nel DVD, la cui ultima scenetta ha come protagonista Lorenzo che tenta col suo stile inconfondibile di superare con un voto positivo l'interrogazione di Dio per avere in premio una donna con la quale ripopolare il mondo; infatti il personaggio era rimasto l'unico sopravvissuto del genere umano dopo che si era scatenato sul pianeta il diluvio universale.
La carriera cinematografica di Corrado Guzzanti si basa principalmente su due pellicole (Millenovecentonovantadieci e Fascisti su Marte) risalenti rispettivamente al 1998 ed al 2006, nelle quali ha recitato nel ruolo di protagonista. Nel caso di Fascisti su Marte, Guzzanti ha esordito come regista, curando anche la produzione e la sceneggiatura del film.
[modifica] Idee, pensieri, opinioni
[modifica] Satira e comicità
La complessità della definizione della satira è un fattore costante e antico quanto la satira stessa. Si potrebbe spiegare come «espressione di giudizi critici su qualunque aspetto della società attraverso il linguaggio dell'umorismo, in tutte o in una qualunque delle sue declinazioni, grafica, letteraria, musicale o attoriale».[73]
Secondo Corrado Guzzanti il tentativo di normare questa espressione creativa può rivelarsi un'arma a doppio taglio, divenendo, da impulso scaturito da una sana «curiosità filosofica», una ricerca per stabilire cosa la satira non è, di porre paletti da utilizzare a scopo censorio,[73] con un meccanismo di provata efficacia quale l'affermare che in talune circostanze la satira è uscita dalla "norma" e per questo è mal fatta, quindi censurabile. Così come il lavoro mal realizzato di un artigiano viene contestato sulla base di un progetto precedente, un'espressione di comicità satirica può essere censurata o bandita sulla base di canoni già configurati: è con questo paragone che Guzzanti esprime la sua diffidenza nei confronti di qualsiasi definizione della satira.[73]
Essa è inevitabilmente di parte; infatti, recitando un brano di satira, ogni attore esprime sul fatto di cui parla un chiaro punto di vista, che dipende dalle sue idee e dal suo carattere. Per questo motivo è inutile chiedere ad un autore satirico di colpire indifferentemente a destra e a sinistra, poiché in questo campo non avrebbe senso «intavolare trattative per concordare una prestazione graduale di se stessi».[73] La questione dell'imparzialità, quindi, non sussiste nell'ambito della satira, che non può essere slegata dalla critica sociale, la principale componente, ma non l'unica, che la differenzia dalla comicità. Quest'ultima, infatti, è nettamente distaccata dalla satira per diversi motivi.
Innanzitutto, la comicità è fine a se stessa e punta a far scaturire la risata nello spettatore senza ulteriori obiettivi; dunque, non ha conseguenze di nota ed ogni battuta viene subito «assimilata» dall'ascoltatore, non proponendo alcuno spunto di riflessione. Il comico «alla Zelig»[74] è per Guzzanti un semplice intrattenitore che non sfrutta appieno le sue potenzialità e si limita all'utilizzo dei meccanismi consolidati della comicità, come la semplicistica caricaturizzazione dei difetti (molto spesso, banalmente, quelli fisici), più facilmente riconoscibili del potente o famoso di turno, oppure delle più insolite ma riconosciute abitudini che la società ha fatto proprie; fin quando un attore basa la sua esibizione su queste strutture generiche e superficiali, questo riscontrerà nel gruppo sociale o dell'individuo che viene satirizzato una forma di approvazione. L'oggetto della satira sa di non ricevere critiche che possano intaccare la sua reputazione e ne gode perché questo tipo di comicità riesce ad «umanizzarlo ed assolverlo». Per sintetizzare il concetto, nel 2007 Guzzanti ha detto: «Se l'unica cosa che ho da dire di Berlusconi è che è basso non faccio bene il mio mestiere...».[73]
Scopo della satira è, al contrario, «esprimere ed articolare una critica» per stimolare le coscienze del pubblico e portarlo ad una maggiore consapevolezza attraverso diversificati punti di vista riguardo ad un fatto o ad una decisione, che comporti conseguenze nella società alla quale appartiene. Fare satira è un «valore necessario» che deve proporre spunti di riflessione ad ogni persona, di qualunque corrente di pensiero o colore politico.[73] Al contrario di quanto pensano la sorella Sabina e Beppe Grillo, per Corrado Guzzanti l'attività satirica non si deve prefiggere obiettivi di tipo politico, anche perché «con la satira non si spostano voti»[75] ed essa deve stare molto attenta al modo con cui si trasmette un messaggio, in quanto è reale il rischio di scivolare nell'ambiguità ed essere criticati per una parolaccia o per un giudizio troppo pesante.
Così come la posizione di Guzzanti sulla necessità di codificare in qualche modo la satira è fortemente scettica, allo stesso modo dubita di chi difende la satira sempre e comunque, di chi non la considera sufficientemente pungente se non ferisce od offende, ritenendo falsa questa equazione. Offendendo e denigrando non è detto che si faccia buona satira.[73] L'autore satirico deve articolare la critica desiderata pensando con grande attenzione alle conseguenze che possono scaturire, andando ad inficiare e distorcere il risultato del lavoro. Il fine ricercato da Guzzanti è proprio quello di non cercare affannosamente un effetto, una conseguenza pratica, ma quello di esprimere una critica e stimolare la consapevolezza.[73]
Per Guzzanti l'autore satirico raggiunge il suo obiettivo quando riesce a sintetizzare con un gesto od una battuta un elemento caratterizzante che tutti percepiscono ma non riescono a mettere a fuoco.[73] Questo aspetto tecnico della satira è efficace in quanto porta il pubblico ad interrogarsi sulle reali ragioni che lo hanno indotto a sorridere, in questo modo si innesca un meccanismo interpretativo di codifica del messaggio che gli è stato comunicato. Questo processo porta alla realizzazione di ciò che è stato detto in precedenza: ogni spettatore, indotto dalla curiosità del conoscere se la sua stessa interpretazione della battuta è stata condivisa dagli altri spettatori, e se hanno dato ad essa lo stesso significato, ne discute con gli altri e facendo questo attiva una riflessione, realizzando in toto l'obiettivo dell'autore satirico di stimolare le coscienze di chi lo ascolta.
Corrado Guzzanti non condivide l'umorismo di tipo cabarettistico di trasmissioni come Zelig e Colorado, in cui prevale il modello di «comico da consumo», tanto meno apprezza quello di Adriano Celentano da lui denominato celentanismo, che ritiene abbia come protagonisti «showmen con eccessi narcisistici».[76] Per promuovere la creatività bisogna abbandonare la figura del comico che ci fa fare quattro risate, parlando di temi popolari e neutri, come il calcio, il sesso ed il traffico[77] ed invece, sostenere artisti del calibro di Maurizio Crozza,[76], Neri Marcoré[76] Gene Gnocchi,[74] Daniele Luttazzi,[76] Paola Cortellesi,[76] e la sorella Caterina,[75] che suscitano l'ammirazione del comico romano ed incarnano alla perfezione il modello di satira che lo ispira maggiormente. Guzzanti ha avuto parole di stima anche nei confronti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, dalla comicità «moderna e unica».[78]
[modifica] Preparazione per gli spettacoli e stile delle parodie
Corrado Guzzanti prepara ogni sua interpretazione con grande cura dei dettagli; ogniqualvolta Guzzanti lavora alla costruzione di un nuovo personaggio (seguendo un metodo caro a molti colleghi imitatori), per approfondirne le dinamiche mentali - con l'intento di una vera e propria ricerca psicologica - ne studia attentamente le registrazioni, così da svilupparne al meglio la personalità. Questa fase viene ancora prima dell'analisi dei gesti e delle espressioni più ricorrenti della personalità da parodiare, poiché lo scopo di Guzzanti non è assomigliarle il più possibile, ma adoperare alcune componenti del personaggio per sintetizzare un clone, che in seguito l'attore modella come una creatura propria. Usando le parole dello stesso Guzzanti, il personaggio viene «spulciato e masticato»,[75] e l'insieme di tutte queste azioni costituisce un rituale necessario per impossessarsi del modo di essere della "vittima", la quale, nella seconda ed ultima fase, viene fornita di uno o più elementi di novità che la arricchiscono artisticamente rendendola, agli occhi dello spettatore, originale e differente e allo stesso tempo riconoscibile.
Fausto Bertinotti ha avuto parole di elogio per Guzzanti dopo avere assistito alla propria imitazione.
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Nel momento di redigere il copione di uno sketch, Corrado Guzzanti scrive un testo unitario e racchiuso tra un inizio ed una fine ben chiari.[80] Molte battute e gag vengono pensate per essere inserite in un momento ben preciso della rappresentazione, definendone così i tempi comici; in questo modo si crea una struttura in cui viene lasciato dello spazio all'improvvisazione, che secondo il comico è importantissima in quanto arricchisce il pezzo con ulteriori spunti e ne scongiura la parvenza di meccanicità che lo farebbe scivolare nello scontato e nel noioso.[80]
In seguito, a seconda del ruolo, cambia il grado di memorizzazione del testo; quando la macchietta deve sostenere un dialogo con un interlocutore (per esempio, tutte le volte che nei panni di un personaggio, Guzzanti viene intervistato da Serena Dandini) è fondamentale ripetere con estrema precisione la frase come era stata inserita nel discorso, (anche se questo porta una forte riduzione della possibilità di digressioni estemporanee) per non rischiare asincronie e nonsensi che porterebbero la battuta immediatamente successiva all'incomprensione e al fallimento.[80]
Il comico è molto duttile nella scelta dei personaggi, per la maggior parte legati all'attualità e tratti tutti dal mondo della cultura, della politica, della televisione o del costume. Tuttavia, da molti anni sceglie preferibilmente il terreno della satira politica (Walter Veltroni, Romano Prodi, Fausto Bertinotti), che preferisce alleggerire usando toni pacati e sempre rispettosi del personaggio imitato, senza scadere in insulti ed inutili offese ed anzi, attirandosi qualche volta la "simpatia" dell'interessato, come avvenuto per gli ultimi due.[79] Naturalmente, i riferimenti agli avvenimenti politici del periodo sono numerosi e servono ad inquadrare i contorni cronologici della macchietta, che analizza gli eventi descrivendo quadretti in cui compaiono i protagonisti del momento.
Le volgarità fanno raramente parte dei manoscritti di Guzzanti, che evita quasi sempre la battuta con la "parolaccia" improvvisa, usualmente molto efficace a suscitare la risata dell'ascoltatore. La tecnica più usata da Guzzanti è quella del paradosso, che consiste nel ribaltare il concetto espresso dando una conclusione opposta a quella che ci si aspetta, andando quindi contro l'uso comune del concetto stesso. Per quanto riguarda l'aspetto conferito al personaggio, Guzzanti vi ripone grande attenzione e, se l'originale si distingue per qualche stranezza nei movimenti e nei gesti, il comico cerca di esagerare queste caratteristiche, secondo i classici canoni della caricatura. Il trucco, per il quale si serve di appositi collaboratori, è molto curato e ad esso abbina una gestualità altrettanto appropriata. Fortemente esplicativo è l'esempio dell'imitazione di Gianfranco Funari, nella quale il movimento delle mani e delle dita è continuo e fedele all'originale.
L'approccio di Guzzanti al proprio lavoro è molto scanzonato; benché fare umorismo sia arte, l'attore concepisce la comicità come la capacità di divertire gli altri e se stessi: egli è un «clown dei nostri tempi, capace di strappare sempre e comunque una risata».[81] Una capacità che però non deve essere sfruttata con un eccessivo presenzialismo. L'attore, infatti, rifiuta di apparire continuamente sul piccolo schermo, volendo così evitare il rischio di sovraesporsi causando noia al pubblico. L'attore definisce questo comportamento come «teoria dell'assenza»[74], secondo la quale, restando per lungo tempo lontani dai palcoscenici dei teatri e della televisione, l'affetto e le aspettative dei fans crescono sempre di più e paradossalmente la celebrità ne esce rafforzata.
[modifica] Interessi in materia di musica, fumetti e cinema
Corrado Guzzanti, pur non avendo mai studiato musica, sa improvvisare al pianoforte e alla tastiera,[12] come dimostrato nelle gag in cui ha imitato Antonello Venditti. Fin dall'infanzia ha avuto la passione della musica classica e uno dei suoi compositori preferiti è Gustav Mahler,[12] mentre la musica leggera l'ha conosciuta relativamente tardi.[12]
A otto anni era autore di una striscia a fumetti che aveva come protagonista un dinosauro buono chiamato "Buonannosauro",[12] dal momento che le creature preistoriche avevano attirato immediatamente la sua attenzione. I fumetti preferiti della sua adolescenza erano quelli pubblicati su Métal Hurlant. A sedici anni coltivava il sogno di diventare da adulto disegnatore professionista di fumetti di fantascienza, ma dopo che la rivista a cui aveva mandato alcuni disegni per esaminarli non gli rispose mai, abbandonò il disegno per riprenderlo poi ai tempi di Avanzi quando, a lato di ogni copione, lasciava uno spazio per il fumettume.[12]
Per quanto riguarda il cinema, Guzzanti apprezza il genere della commedia all'italiana e stima attori come Alberto Sordi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e in campo internazionale, Michael Caine. Ha dichiarato in un'intervista di avere visto cento volte il film Riusciranno i nostri eroi... e lo rifarebbe fino alla morte.[74]
[modifica] La sfida personale alla TV spazzatura
La posizione di Corrado Guzzanti rispetto alla qualità della televisione italiana attuale, sia pubblica che privata, risulta essere critica. Analizzando realisticamente e con un velo di rimpianto l'impossibilità di tornare ad essere una tv educativa, definisce come «diabolico» il riuscire a renderla «addirittura diseducativa».[82] La propria analisi si sofferma anche sulla sua percezione del pubblico, sentito come anestetizzato dalla carenza di stimoli, normalmente veicolati da offerte differenziate del prodotto televisivo, ma comunque bramoso di risvegliarsi con produzioni non uniformate, omogeneizzate.[82]
Secondo l'attore, le responsabilità vanno ripartite in parti uguali tra Rai e Mediaset, che «impostano un modello di tv al ribasso»[74] in una concorrenza che non lascia spazio a digressioni creative, trasmettendo invece programmi «degradanti» per l'educazione dei ragazzi; a tal proposito, Guzzanti afferma che, se avesse un figlio, preferirebbe che guardasse cassette porno o che fosse un «teppistello» piuttosto che guardare in tv i reality show, ritenuti pericolosi perché «esercitano un'azione depressiva».[74] Considerando la propria posizione consapevolmente pessimista, l'attore romano ritiene che, generalmente, il pubblico televisivo sia sprofondato in questi anni in un «amarissimo e malinconico»[82] letargo e dia pochissimi segni di risveglio, anche se, come già detto, ne percepisce una latente voglia di riscatto. Sempre nell'analisi della situazione, Guzzanti arriva a considerare l'ignoranza come caratteristica onnipresente nei programmi televisivi e che «da handicap è stata promossa a modello di vita».[83]
Una soluzione per combattere la piatta uniformità della televisione, condizionata dalle pressioni politiche ed interessata unicamente all'audience ed ai profitti ricavati dalla pubblicità, risulta essere, per Guzzanti, il tentare di «bypassare»[82] la tv con l'utilizzo dei vecchi ma sempre solidi mezzi di comunicazione, come spettacoli teatrali e libri, con lo scopo di raggiungere il pubblico che non riesce ad accontentarsi delle produzioni televisive attuali. Con queste finalità, in collaborazione con il gruppo editoriale della BUR, Guzzanti ha contribuito a creare una collana editoriale, la senzafiltro, che pubblica su supporto cartaceo o digitale le opere di attori professionisti (e spesso di idee riformiste) che, oscurati, epurati o semplicemente ignorati dai consueti canali televisivi, vogliono rivolgersi ad un pubblico più ampio, numericamente ed ideologicamente, di quello che si incontra a teatro. Lo scopo di questo progetto è costruire un punto di riferimento per questa parte di pubblico ed allestire così un «anticontenitore»[84] che dia la possibilità a personalità dello spettacolo di esibirsi liberamente, senza timore di incorrere nella censura.
Nel 1996, Corrado Guzzanti attaccò pubblicamente le trasmissioni televisive della domenica pomeriggio (non citò testualmente Domenica In e Buona Domenica, benché si riferisse chiaramente ad esse), accusandole di generalizzazione; contemporaneamente, invitò le produzioni ad insistere su trasmissioni di satira per contrastare il monopolio dei programmi citati in precedenza, facendo i complimenti a Fabio Fazio per il suo Quelli che il calcio.[84] La contestazione di Guzzanti si riferiva soprattutto all'idea degli autori di far interagire telefonicamente i conduttori in studio con il pubblico a casa, con elargizioni di premi in denaro per il semplice fatto di assistere alla trasmissione; relativamente a questo fatto, l'attore parlò apertamente di corruzione, e rivendicò a sé ed al gruppo di Avanzi il merito di avere saputo coinvolgere i telespettatori senza cadere in comportamenti immorali e diseducativi.[78]
Tre anni dopo, dichiarò di guardare quasi esclusivamente soltanto la televisione satellitare, ed in particolare i documentari di Discovery Channel, che elogiò per la loro forza narrativa.[82]
[modifica] Le critiche alla censura e a chi si avvale di essa
Come già accennato, la censura è una pratica di cui, da sempre, si fa largo uso per limitare la libertà di espressione e per eliminare qualsiasi forma di opposizione al pensiero dei potenti, che si trasforma in verità assoluta dopo avere zittito tutte le opinioni discordanti.
Milena Gabanelli, secondo Guzzanti, è rimasta l'unica a realizzare inchieste giornalistiche.
Chi ha il potere di censurare, spesso, si comporta come qualcuno che si arroga il diritto di «contestare un lavoro mal fatto»[73], ma non sa che la satira sfugge ad ogni contratto ed i suoi connotati sono variabili, e non hanno limiti specifici. Guzzanti, in quanto accanito difensore della libertà di parola, disprezza profondamente la censura e la apostrofa con l'espressione «È come avere i ladri in casa».[74]
La censura non è un'esclusiva della televisione, ma viene applicata un po' da tutti i media, come per esempio i giornali. Infatti, Corrado Guzzanti non risparmia critiche neppure al settore dell'informazione giornalistica, prigioniera delle segreterie dei partiti e condizionata eccessivamente da motivazioni economiche.[85] Le inchieste giornalistiche sono praticamente sparite, a resistere è soltanto Milena Gabanelli ed il suo programma di indagine Report.[86]
Al contrario, l'attore valuta positivamente internet ed i blog, come quello di Beppe Grillo, visti come una nuova forma di comunicazione difficilmente censurabile e come «un vulcano pronto ad esplodere».[82]
[modifica] Idee politiche
Corrado Guzzanti non ha mai nascosto la sua antipatia nei confronti di
Silvio Berlusconi, criticandolo direttamente o indirettamente, mediante le imitazioni di suoi collaboratori (
Giulio Tremonti) o "fedelissimi" (
Emilio Fede).
Rapportando le convinzioni politiche di Guzzanti alla realtà italiana degli ultimi anni, possiamo affermare che si è sempre collocato politicamente all'interno degli schieramenti di centro-sinistra; alle elezioni amministrative del 1993, votò Francesco Rutelli per la carica di sindaco di Roma[87]; alle Elezioni politiche italiane del 1996, diede sostegno alla coalizione di Romano Prodi votando per il PDS[88]; negli ultimi anni, non ha nascosto la sua simpatia verso il Partito Democratico, appoggiando la candidatura di Nicola Zingaretti alle elezioni provinciali del 2007[89] e sostenendo l'anno dopo Walter Veltroni per la sua intenzione di smuovere la sinistra dall'immobilismo e di «inventare qualcosa di nuovo».[90] Dopo la vittoria del centro-destra di Berlusconi, però, Guzzanti ha criticato Veltroni per «eccessiva ambiguità» verso il secondo governo Prodi, comportando la perdita di quella parte dell'elettorato che aveva sempre votato a sinistra.[91]
Corrado Guzzanti ha partecipato per qualche anno al movimento dei girotondi, chiaramente di stampo antiberlusconiano, ma negli ultimi tempi si è limitato ad appoggiarlo da fuori conformemente all'idea che gli autori satirici non dovrebbero fare politica, ma solo criticare i suoi errori. Il comico è sempre stato avverso a Berlusconi, che a suo parere ha provocato in Italia una perdita di valori[88] che ha coinvolto la società nella sua interezza, dalla politica al settore dell'informazione, dalla morale alla cultura. Il 23 novembre 2003, durante la serata di solidarietà verso Sabina Guzzanti per la censura del suo programma televisivo Raiot, tenutasi presso l'Auditorium di Roma, salì sul palco vestito da Barbagli e criticò aspramente alcuni dei provvedimenti attuati dal governo Berlusconi II, tra cui la legge Cirami ed il lodo Schifani.[92]
Qualche tempo prima, in una puntata de Il caso Scafroglia, aveva scagliato una pesantissima invettiva contro Berlusconi e la popolazione italiana, rea di non «prenderlo sul serio» e di non rendersi conto di quanto il Presidente del Consiglio stesse operando per «fare a pezzi la democrazia», ricordando le leggi sul legittimo sospetto, l'immunità parlamentare, la cosiddetta "salva-Previti"[93] ed altri provvedimenti che secondo lui avrebbero fatto diventare Berlusconi un dittatore.
In occasione della manifestazione di Piazza Navona dell'8 luglio 2008, organizzata dall'Italia dei Valori, ha appoggiato Beppe Grillo e le sue battaglie, pur avendo dei dubbi sul fatto che le sue iniziative di coinvolgimento popolare servano a qualcosa, non avendo cassa di risonanza per il comportamento oscurantista dei mass media.[94]
[modifica] Aforismi e invenzioni linguistiche
Corrado Guzzanti ha scritto e inserito nelle sue prime opere diverse "massime", impartite in maniera ironica e riguardanti in particolare la politica. Per esempio:
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« Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori! »
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(Da Il libro de Kipli, 1992)
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« Queste nuove forme di protesta sono tutte fasciste e reazionarie. Andrebbero curate con l'olio di ricino! »
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(Da Il libro de Kipli, 1992)
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Umberto Bossi, a differenza di alcuni colleghi come Bertinotti e Prodi, non apprezzò l'imitazione che di lui fece Guzzanti.
Altre frasi ad effetto sono state pronunciate nel corso degli sketch televisivi nei quali Guzzanti compariva imitando un determinato personaggio. Alcune di queste battute hanno dato luogo a forti polemiche, tra le quali:
Bossi dimostrò di non apprezzare il proprio clone, dando vita ad una controversia destinata a durare qualche settimana. Precedentemente Guzzanti, per evitare qualsiasi polemica, aveva tagliato alcune battute che erano previste dal copione, ad esempio quella in cui il finto leghista definiva Carlo Azeglio Ciampi un «comunista pedofilo».[96]
Per quanto riguarda le invenzioni linguistiche, Corrado Guzzanti ha introdotto nel lessico comune alcuni neologismi funzionali per le sue gag, specialmente quelle di Rokko Smithersons dove il personaggio in questione storpiava titoli di film, nomi di celebrità o parole appartenenti a linguaggi settoriali. Alcune di queste nuove parole sono, per esempio: antiproibizionale, cartone animale, psicoanale, sospensionismo e sopravvolare. Un altro termine, perplimere,[97] come indicato dalla Accademia della Crusca, va a riparare un'espressione mancante ereditata dal latino, quella cioè di «rendere perplessi»; Guzzanti, con questo suo vocabolo, ha colmato un vuoto lessicale. Anche per tale ragione questo termine ha poi incontrato una grande diffusione.[98]
[modifica] Aspetti controversi e critiche
Dagli esordi di Avanzi ad oggi, il lavoro di Corrado Guzzanti non è stato esente da critiche, da parte di politici, colleghi del mondo dello spettacolo e parte del pubblico televisivo.
Benché nel marzo 2001 Silvio Berlusconi avesse definito «fantastica»[100] la comicità dei fratelli Guzzanti, successivamente incluse la satira di Corrado nel novero degli artisti della Rai, come Serena Dandini, Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi, Enrico Bertolino e Dario Vergassola, che con il loro lavoro attaccavano quotidianamente la figura del Presidente del Consiglio.[101]
Nel gennaio 2001 scoppiò una rovente polemica tra Guzzanti e la Lega Nord per la presunta durezza dei toni assunti dal comico nell'imitare Umberto Bossi nella trasmissione L'ottavo nano.
Qualche settimana dopo lo stesso Guzzanti, insieme a Neri Marcorè, Giobbe Covatta e Francesco Paolantoni, fu subissato di critiche da parte di una vasta fetta del mondo cattolico per avere offeso e dileggiato la figura di Padre Pio, del quale i quattro attori vestirono i panni durante l'intera terza puntata del programma satirico citato in precedenza. Corrado Guzzanti, diretto interessato della vicenda insieme alla responsabile e conduttrice del programma Serena Dandini, precisò subito che lo sketch satirico serviva ad attaccare lo sviluppo impressionante della commercializzazione del sacro relativamente alla figura ed alla vita del frate. A prendere le difese dei comici furono anche Pier Luigi Celli e Roberto Zaccaria, mentre le critiche più aspre provennero da Mario Landolfi, il quale parlò apertamente di «dileggio religioso» e ricordò il detto popolare «scherza con i fanti ma lascia stare i santi».[99] A marzo dello stesso anno l'autore televisivo Antonio Ricci, ideatore del programma Striscia la notizia, rispose alle critiche dei fratelli Guzzanti, che lo accusavano di fare satira di destra, dichiarando che la propria satira è di ispirazione «gramsciana e nazionalpopolare», arrivando ad affermare che vengono affrontati più temi cari alla sinistra «in una settimana di programmazione di Striscia piuttosto che nell'intera carriera di ambedue i fratelli», ritenendo la loro comicità obsoleta e ferma agli anni ottanta.[102]
In considerazione delle sue idee politiche, la comicità di Corrado Guzzanti viene spesso considerata di parte, in quanto andrebbe a prendere di mira soprattutto le personalità della destra per favorire i rappresentanti della sinistra. In realtà, si possono citare, riguardo la sinistra, le imitazioni di Fausto Bertinotti, Francesco Rutelli, Leoluca Orlando, Romano Prodi, Walter Veltroni e Ugo Intini (sei in tutto); dall'altra parte, Giulio Tremonti, Umberto Bossi e Vittorio Sgarbi (tre in totale). Per quanto riguarda le parodie dei giornalisti, si contano Emilio Fede e Paolo Liguori, di comprovata fede conservatrice, ed Enrico Mentana, il cui rapporto con Berlusconi, proprietario delle reti televisive Mediaset per le quali ha lavorato per molto tempo fin dall'inizio degli anni novanta, è stato caratterizzato da non pochi screzi.[103]
- Scusate l'interruzione (Rai 3, 1990)
- Avanzi (Rai 3, 1991 - 1993)
- Tunnel (Rai 3, 1994)
- Mai dire gol (Italia 1, 1995 - 1996)
- Pippo Chennedy Show (Rai 2, 1997)
- La posta del cuore (Rai 2, 1998)
- Comici (Italia 1, 1998)
- L'ottavo nano (Rai 2, 2000 - 2001)
- Il caso Scafroglia (Rai 3, 2002)
- Parla con me (Rai 3, 2005 - 2011 cinque apparizioni)
- Boris (Fox, Cielo, Rai 3, 2008)
- Aniene (Sky Uno, 2011)
- Aniene 2 - Molto rigore per nulla (Sky Uno, 2012)
[modifica] Spettacoli teatrali
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[modifica] I libri scritti da Corrado Guzzanti
- Corrado Guzzanti, Il libro de Kipli, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 1992. ISBN 88-85988-21-0
- Corrado Guzzanti, La seconda che hai detto!, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 1997. ISBN 88-8089-370-X
- Corrado Guzzanti, Big book, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 1998. ISBN 88-8089-565-6
- Corrado Guzzanti, La seconda che hai detto! Il libro di Quélo e di altra gente in grossa crisi, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2001. ISBN 88-8490-072-7
- Corrado Guzzanti, Imbuti (con VHS), Milano, Biblioteca umoristica Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50325-4
- Corrado Guzzanti, Lorenzo e la maturità. Come secernere agli esami (con VHS), Milano, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2005. ISBN 88-17-00584-3
- Corrado Guzzanti, Il caso Scafroglia (con 2 DVD), Milano, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2006. ISBN 88-17-00692-0
- Corrado Guzzanti, Fascisti su Marte (con DVD), Milano, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2007. ISBN 88-17-01667-5
- Corrado Guzzanti, Millenovecentonovantadieci (con DVD), Milano, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. ISBN 88-17-02378-7
[modifica] I libri dove si parla di Corrado Guzzanti
- AA VV, Dai retta a un cretino. Dieci anni di irresistibile comicità, Zelig, 2001, pp. 317. ISBN 88-87291-88-8
- Peter Gomez, Marco Travaglio, Inciucio, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2005. XV-577 ISBN 88-17-01020-0
- AA VV, Nicola Fano (a cura di), Satira. Da Aristofane a Corrado Guzzanti, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2006, pp. 196. ISBN 88-17-01132-0
- Andrea Salerno, Era polare. La pazza storia dell'Italia di Berlusconi, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2006, X-84. ISBN 88-17-01105-3
- Claudio Vicentini, L'arte di guardare gli attori. Manuale pratico per lo spettatore di teatro, cinema e televisione, Marsilio, 2007, pp. 255. ISBN 88-317-9296-2
- Giangilberto Monti, Il dizionario dei comici e del cabaret, Milano, Garzanti, 2008, pp. 626. ISBN 978-88-11-74050-6
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