Roberto Baggio (Caldogno, 18 febbraio 1967) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, presidente del settore tecnico della FIGC.
Considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio mondiale,[4] occupa la 16ª posizione (primo italiano) nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da World Soccer, ed è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi divulgata il 4 marzo 2004.
Pur non avendo mai vinto la classifica dei marcatori, è il sesto realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 205 gol, preceduto da Piola, Nordahl, Meazza, Altafini e Totti.
Con 318 gol segnati in totale tra club e Nazionale è in assoluto il quarto marcatore italiano di sempre, dietro solo a Silvio Piola (364 gol), Giuseppe Meazza (338) e Alessandro Del Piero (321).
In Nazionale conta 56 presenze e 27 gol, che lo collocano al quarto posto tra i realizzatori in maglia azzurra, a pari merito con Alessandro Del Piero. È l'unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei Campionati del mondo (1990, 1994 e 1998). È stato vicecampione del Mondo nel 1994 e ha raggiunto il terzo posto ai Mondiali nel 1990.
Nel 2002 è stato inserito nel FIFA World Cup Dream Team,[5] selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali.
A livello individuale, ha conseguito numerosi riconoscimenti, aggiudicandosi tra l'altro il Pallone d'oro 1993 (uno dei 5 italiani ad essere stato premiato con il Pallone d'oro assieme a Omar Sívori, Gianni Rivera, Paolo Rossi e Fabio Cannavaro), anno in cui è stato eletto anche FIFA World Player da una giuria composta dai commissari tecnici e dai capitani delle Nazionali di tutti i continenti.[6][7]
È uno dei 6 calciatori (gli altri sono Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin, Alessandro Orlando e Andrea Pirlo) ad aver vinto due scudetti consecutivi con due differenti squadre in Italia.[8]
Nato a Caldogno in via Marconi 3 alle ore 18:15 del 18 febbraio 1967,[9] è sesto degli otto figli di Matilde Rizzotto e Fiorindo Baggio (fra cui vi è Eddy, anch'egli calciatore).[9] Si sposa nel 1989 con la coetanea Andreina Fabbi, conosciuta a quindici anni,[9] da cui ha tre figli: Valentina, nata nel 1990, Mattia, nato nel 1994, e Leonardo, nato nel 2005.[9] Suo padre, che è stato calciatore dilettante e poi è divenuto ciclista,[9] aveva come idoli Roberto Boninsegna e Roberto Bettega: ecco perché ha chiamato così suo figlio.[9]
È proprietario di una azienda agricola in Argentina nella quale si reca spesso per trascorrere dei periodi di relax e per praticare la caccia,[10] uno dei suoi hobby preferiti.[11]
È un devoto buddhista, aderente alla Soka Gakkai, dal 1º gennaio 1988,[12] tanto che ha aperto una sala di riunione a Thiene.[13]
Dopo il ritiro dall'attività agonistica il suo nome è stato da più parti accostato ad un possibile ruolo dirigenziale all'interno della Juventus, in particolare per quanto riguarda la carica di vicepresidente, successivamente allo scandalo esploso nelle fasi finali del campionato 2005-2006.[14] Il presidente dell'Inter Massimo Moratti ha inoltre dichiarato che gli affiderebbe volentieri il ruolo di allenatore delle giovanili nerazzurre.[15] Nel gennaio 2005 si era parlato di un interessamento del Boca Juniors, che voleva ingaggiare un numero 10 di fama mondiale nell'anno del suo centenario.[16] Nel corso del 2006, sebbene lontano dall'attività agonistica da oltre due anni, ha ricevuto un'offerta per tornare in campo con la squadra australiana del Sydney FC e dall'allora allenatore del Livorno Carlo Mazzone.[17]
L'8 marzo 2008, partecipa alla grande festa per i 100 anni dell'Inter, entrando in campo al "G. Meazza" dopo il successo per 2 a 0 dei nerazzurri contro la Reggina.[18]
In occasione dei suoi quaranta anni, ha dato vita al suo blog, con la finalità di mettere in comunicazione i suoi ammiratori e tutti gli appassionati al gioco del calcio.[19]
Il 25 febbraio 2010, nel corso di un'iniziativa editoriale a Milano per la presentazione di una collana di 10 DVD in suo onore dal titolo Io che sarò Roberto Baggio, ha rivelato di essere pronto a rientrare nel mondo del calcio, smentendo le dichiarazioni del 2005 che prevedevano un suo eventuale futuro dirigenziale: «...potrei prendere in considerazione l'ipotesi di allenare in futuro. È una sfida e a me le sfide piacciono».[20]
[modifica] Impegno nel sociale
Il 16 ottobre 2002 è stato proclamato ambasciatore della FAO.[21]
Il 9 novembre 2010 gli viene assegnato il "Peace Summit Award 2010" per «il suo impegno forte e costante alla pace nel mondo e le relative attività internazionale»;[22][23] si tratta di un riconoscimento assegnato annualmente da una commissione composta dai Premi Nobel per la pace alla personalità che più si è impegnata verso i più bisognosi.
[modifica] Presenza nei media
Il poeta Giovanni Raboni ha scritto il sonetto In lode a Baggio in suo onore.[24]
Nel 2001, Lucio Dalla gli ha dedicato la canzone Baggio Baggio, inserita nell'album Luna Matana.[25] Baggio viene citato nella canzone Marmellata n. 25[26] del cantante Cesare Cremonini e in Chi ha peccato di Giuseppe Povia.
Altro riferimento al calciatore è presente nel celebre fumetto Topolino: la storia Topolino e il giallo alla World Cup apparsa su Mega 2000 numero 451, del luglio 1994, narra del celebre calciatore Paggio, cui, alla vigilia dei mondiali americani, un tifoso avversario ha mozzato il codino, fonte del suo talento. Inoltre, nella puntata 34 "Arrivo in Italia" del cartone animato Che campioni Holly e Benji!!! compare un suo alter ego animato.
Curiosamente, nel 1994 è stato bersaglio di un'imitazione satirica di Corrado Guzzanti che parodiava un suo sketch pubblicitario.
Nel 2010 è comparso nel video di Waka Waka (This Time for Africa), inno ufficiale dei Mondiali 2010 cantato da Shakira, nell'episodio del rigore sbagliato nella finale dei Mondiali 1994 e del suo gol contro la Spagna nei quarti di finale di quel Mondiale con capriola finale.
[modifica] L'autobiografia
Ha scritto un'autobiografia, pubblicata nel 2001, col titolo Una porta nel cielo (Limina Edizioni, ISBN 88-88551-92-1), nella quale ripercorre la propria carriera, il proprio rapporto con la fede buddhista, e approfondisce i complicati rapporti avuti con alcuni allenatori (Arrigo Sacchi, Renzo Ulivieri e Marcello Lippi), spendendo parole di elogio per altri (Giovanni Trapattoni, Gigi Simoni, Gigi Maifredi, Oscar Washington Tabarez e Carlo Mazzone).
In particolare vengono descritti i contrasti con Marcello Lippi durante la stagione 1999-2000 all'Inter. Secondo Baggio l'allenatore tenne nei suoi confronti un atteggiamento ostile e scorretto. Nel libro Baggio accusa Lippi d'avergli chiesto di riportargli i nomi di eventuali calciatori a lui contrari nello spogliatoio della squadra. Dinanzi al rifiuto da parte di Baggio, sarebbe nato l'atteggiamento ostile che si estrinsecò in vari episodi. Celebre quello, raccontato nel libro, verificatosi durante una partitella al ritiro dell'Inter: il calciatore fa un lancio dalla lunga distanza per Christian Vieri, che dopo aver segnato applaude con Christian Panucci il cross. Lippi reagisce esclamando: «Vieri, Panucci, ma che cazzo fate? Credete di essere a teatro? Non siamo qui per farci i complimenti a vicenda, siamo qui per lavorare!». In seguito l'allenatore viareggino ha risposto alle critiche contenute nel libro affermando di non aver mai chiesto aiuto a Baggio «perché è una persona di cui non ho stima e che non reputo importante dal punto di vista umano» e dando mandato ai propri avvocati di avviare un'azione legale contro il giocatore, contro le «cattiverie e falsità» raccontate.[27]
[modifica] Caratteristiche tecniche
Era un fantasista ed una seconda punta,[28] adatto anche in fase di trequartista.[29][30] In grado di impostare la manovra di gioco,[28] era rapido sia nello smarcarsi[28] che nell'esecuzione dei tiri.[28] Eccelso dal punto di vista tecnico,[31] aveva un ottimo tocco di palla.[28] Destro di piede,[28] utilizzava quello sinistro per iniziare il dribbling,[28] repertorio tecnico in cui eccelleva.[28] Era anche uno dei migliori specialisti italiani nei calci di punizione,[32] abile anche nei tiri calci di rigore.[33]
Calciatore di classe,[31] Michel Platini lo definì un «nove e mezzo», perché lo vedeva metà attaccante e metà rifinitore.[34]
Dopo aver iniziato nella squadra del suo paese, il Caldogno,[35] all'età di 13 anni si trasferì al Vicenza, a quel tempo in Serie C1. Si mise subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni 110 gol in 120 presenze.[35] Tale risultato gli permise di debuttare in prima squadra il 5 giugno 1983 all'ultima giornata del campionato di Serie C1, Vicenza-Piacenza (0-1), entrando nel secondo tempo.[35] Nella stagione 1984-1985, inserito in prima squadra dall'allenatore Bruno Giorgi,[35] mise a segno 12 gol in 29 partite, consentendo alla sua squadra la risalita in Serie B. In una delle ultime partite di campionato, il 5 maggio 1985 contro il Rimini, subì un grave infortunio al ginocchio destro (compromessi legamento crociato anteriore e menisco),[36] il primo di una lunga serie, che lo costrinse ad un periodo di oltre un anno di assenza dai campi di gioco. I suoi muscoli vennero affidati a Carlo Vittori ed Elio Locatelli, due dottori specializzati nel potenziamento muscolare in atletica leggera.[37] Durante questa fase di riposo forzato e quindi di incertezza sulla propria carriera di calciatore visse una profonda crisi personale e spirituale, che lo convinse ad abbracciare definitivamente la fede buddhista.
Questo infortunio arrivò a due giorni dalla firma del contratto con Fiorentina,[36] che lo aveva ingaggiato per 2,7 miliardi di lire.[36] Operato a Saint-Étienne,[38] in Francia, dal professor Bousquet,[36] il ritorno in campo avvenne nel febbraio del 1986, al Torneo di Viareggio.[38] Esordì in Serie A il 21 settembre 1986 allo Stadio Artemio Franchi contro la Sampdoria. Il 28 settembre seguente subì una lesione al menisco del ginocchio destro.[36] Il suo primo gol nella massima divisione arrivò su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli (1-1).
Nella stagione successiva, di cui fu la rivelazione,[37] si presentò a San Siro segnando alla seconda giornata in Milan-Fiorentina (0-2). Negli anni seguenti la Fiorentina navigava nelle zone medio-alte della classifica e raggiunse una finale di Coppa UEFA nel 1990, persa poi contro la Juventus. Alla fine dell'anno ricevette il "Trofeo Bravo", premio assegnato dalla rivista Guerin Sportivo al miglior giovane Under-23 partecipante alle coppe europee, unico riconoscimento personale vinto con la Fiorentina.
Nel 1988 venne convocato per la prima volta in Nazionale, in occasione del match del 16 novembre contro l'Olanda, nella gara amichevole organizzata in ricorrenza del 90º anniversario dell'istituzione della FIGC
Rimase a Firenze fino al 18 maggio 1990, quando venne acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 25 miliardi di lire.[39] La tifoseria viola, consapevole di perdere il proprio simbolo, scese in piazza protestando contro la dirigenza ed il presidente Pontello. I disordini causarono anche diversi feriti ed arrivarono fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali e al giocatore stesso, che arrivò a ricevere sputi da alcuni esagitati.[40]
L'allora procuratore Antonio Caliendo ha in seguito narrato un fatto singolare al riguardo: «Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch'io».[41] Baggio restò per sempre legato a Firenze ed ai colori viola, suscitando non pochi malumori tra i suoi nuovi tifosi.
Dopo i Mondiali italiani, iniziò la sua esperienza con la Juventus, che durerà cinque anni (78 i gol segnati nel campionato italiano con la maglia bianconera). Acquistato per 16 miliardi di lire più il cartellino di Renato Buso valutato 2 miliardi,[42] con i colori bianconeri vinse uno scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa UEFA.
Nel primo anno con la Juventus di Gigi Maifredi segnò 27 gol, tra cui uno nel ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe contro il Barcellona finito 1-0 con gol di Baggio che non fu sufficiente a ribaltare l'1-3 dell'andata. A fine campionato la Juventus restò fuori dalle posizioni UEFA. In questa stagione rimase celebre la sua prima sfida in maglia bianconera contro la Fiorentina a Firenze, il 7 aprile 1991 nella vittoria viola per 1-0:[43] Baggio si rifiutò di calciare un rigore contro la sua ex squadra, ed una volta sostituito, uscendo dal campo andò poi a salutare i suoi ex tifosi raccogliendo una sciarpa viola che gli era stata lanciata dagli spalti, in un'atmosfera surreale di applausi e fischi.[40]
L'anno successivo sulla panchina della Juve torna Giovanni Trapattoni. La Juve, fuori dalle Coppe, arrivò seconda in campionato dietro al Milan. Nella stagione 1992-1993 la Juve riuscì a battere per la seconda volta in due anni il Milan, con un 1-3 a San Siro con firma di Baggio. Termina la stagione con 21 gol e con la fascia di capitano al braccio.
In Coppa UEFA, in semifinale contro il Paris Saint-Germain, Baggio segna una doppietta nella gara di andata finita 2-1 per i bianconeri e quindici giorni dopo, a Parigi, sarà ancora Baggio a siglare il successo per 0-1 che vale la finale, partita nella quale segna un'altra doppietta, contro il Borussia Dortmund. Al ritorno la Juventus vince per 3-0 e si aggiudica il trofeo. A fine anno vince Pallone d'oro e FIFA World Player.[44]
Fra il 1992 e il 1995 subì cinque infortuni importanti: costola fratturata, tendinite, pubalgia, lesione del tendine del ginocchio destro e distorsione al ginocchio sinistro.[45] Nel dicembre 1994 si classificò secondo nella classifica del Pallone d'oro, alle spalle di Hristo Stoichkov, e terzo in quella del FIFA World Player, dietro allo stesso giocatore bulgaro e a Romario.
Dopo l'infortunio la società aveva deciso di non farlo sottoporre ad una operazione e Baggio rientrò in campo dopo quasi cinque mesi, segnando comunque gol decisivi per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia. Il periodo di assenza dal terreno di gioco favorì l'esplosione del giovane Alessandro Del Piero, sul quale la dirigenza bianconera e il nuovo allenatore Marcello Lippi scelsero di puntare, e venne ceduto al Milan nell'estate del 1995, nonostante il parere contrario dei tifosi.[46]
Pagato 18,5 miliardi di lire,[47] con il Milan allenato quell'anno da Fabio Capello vinse subito lo scudetto, il secondo consecutivo per lui, tuttavia, le discussioni sul suo vero ruolo (punta, mezzapunta, rifinitore) e sulla compatibilità con Dejan Savićević si sprecarono, nonostante mostrasse invece un'ottima intesa sia con il montenegrino che con George Weah. Parte titolare in quasi tutte le partite ed assume anche il ruolo di primo rigorista della squadra, ma viene puntualmente sostituito dal tecnico di Pieris, che non lo riteneva in grado di giocare per tutti e 90 i minuti.
Non venne convocato da Sacchi per gli Europei del 1996, nel quale la Nazionale si fermò al turno preliminare. Nella stagione successiva sulla panchina del Milan arrivò l'allenatore uruguagio Oscar Washington Tabárez, che subito dichiarò di voler puntare su di lui e sull'asso africano George Weah per l'attacco della squadra. Partì infatti titolare nelle prime partite stagionali, esordendo anche in UEFA Champions League nella partita casalingo contro il Porto, ma la crisi di risultati della squadra lo relegò in panchina, a favore di Marco Simone.
Tabarez venne infine esonerato ed al suo posto la società chiamò l'ex tecnico Arrigo Sacchi, con il quale Baggio non era in buoni rapporti dopo il Mondiale americano; la situazione restò tesa tra i due: oltre a venir sostituito nel ruolo di rigorista da Demetrio Albertini, venne anche relegato nel ruolo di riserva del francese Christophe Dugarry.
In rossonero non trovò più spazio e, sebbene lasciasse il segno nelle occasioni in cui viene impiegato (come ad esempio il gol nel derby di ritorno della stagione 1996-1997, finito 3-1 per i nerazzurri), non riuscì a far cambiare idea al tecnico. Tuttavia, il 30 aprile 1997 ritrovò la convocazione in Nazionale (non più guidata da Sacchi) segnando uno splendido gol nella partita giocata al San Paolo di Napoli contro la Polonia valida per le qualificazioni ai Mondiali 1998.
Nell'estate 1997 si presentò al raduno milanista con l'intenzione di restare, ma il rientrante Fabio Capello non mostrò progetti tecnici per lui.[38] La nuova gestione tecnica lo convinse così ad abbandonare il Milan. Il 9 luglio il Parma annuncia l'accordo coi rossoneri per 3,5 miliardi di lire e col giocatore per 2,5 miliardi a stagione,[38] affare vanificato all'ultimo momento dall'intercessione negativa dell'allenatore Carlo Ancelotti.[48][38]
Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che avrebbero preso parte ai Mondiali francesi, il 18 luglio passa allora al Bologna[49] per 5,5 miliardi di lire,[38] tagliando anche il celebre "codino". A distanza di anni, Ancelotti si dichiarerà pentito di aver rinunciato al talento di Baggio; nella sua biografia del 2009 Preferisco la Coppa, Ancelotti infatti scrive: «Ho sbagliato ad essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova. A Parma pensavo ancora che il 4-4-2 fosse lo schema ideale per eccellenza, ma non era così. Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e Baggio eccome se lo prenderei. Avrei potuto gestire la situazione in maniera diversa».
Quella nel Bologna sarà la stagione del record di marcature per Baggio, con 22 gol segnati in 30 partite, tanto da meritarsi la fiducia del nuovo ct della Nazionale Cesare Maldini e la convocazione per i Mondiali.
Anche in questa stagione si verificarono alcune incomprensioni con l'allenatore di turno, Renzo Ulivieri, tanto che lasciò il ritiro della squadra quando il tecnico gli comunicò che non avrebbe giocato dall'inizio nella partita con la Juventus.[50]
Nella sua biografia, pubblicata poco prima dei Mondiali del 2002, accusa Ulivieri di essere stato invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore.
In quella stessa estate si trasferì all'Inter,[51] fresca vincitrice della Coppa UEFA e grande favorita in tutte le competizioni, guidata da Gigi Simoni.
Fu una delle annate più controverse della squadra, tormentata da infortuni celebri (su tutti Ronaldo) e caratterizzata da numerosi cambi d'allenatore (dopo Simoni, arrivarono Lucescu, Hodgson e Castellini), che gli impedirono di esprimersi al meglio. Unica soddisfazione della stagione, la doppietta realizzata in Champions League il 25 novembre 1998 contro il Real Madrid campione in carica, nei minuti finali della gara.[52]
Nella seconda stagione arriva Marcello Lippi, che lo utilizzò col contagocce, ma Baggio riuscì a sfruttare al meglio i pochi spezzoni di partita che gli furono concessi mettendo a segno gol importanti in Campionato ed in Coppa Italia. Polemizzò apertamente contro Lippi e smentì pubblicamente le voci infondate sui suoi presunti guai fisici, precisando che veniva spesso tenuto fuori per scelte personali dell'allenatore.
Nella partita con il Verona del 23 gennaio 2000, l'Inter perdeva 1-0 e Lippi, non avendo altri attaccanti a disposizione, si vide costretto a farlo entrare: di tutta risposta Baggio segna il gol del 2-1. A fine stagione, scaduti i due anni di contratto, si congedò dall'Inter nel migliore dei modi e chiuse tutte le polemiche lasciando parlare il campo: con una doppietta nello spareggio contro il Parma del 23 maggio 2000, svoltosi allo stadio Bentegodi di Verona, permise ai neroazzurri di accedere ai preliminari di Champions League.
La grande prestazione contro il Parma è considerata tra i capolavori della sua carriera, anche per le conseguenze connesse: aveva spiegato che sarebbe rimasto all'Inter soltanto nel caso di un addio di Marcello Lippi ma, dal canto suo, Moratti aveva spiegato che Lippi sarebbe rimasto solo in caso di qualificazione in Champions League quindi, segnando quella doppietta, di fatto segna la propria esclusione dalla squadra neroazzurra. Nonostante i soliti sprazzi di classe, paga la poca continuità concessagli durante la stagione, ed il CT della Nazionale Dino Zoff, nonostante la solita mobilitazione popolare, lo lascia fuori dalla lista dei 22 convocati per gli Europei in Belgio e Olanda.
Mancata la convocazione in Nazionale e lasciato libero dall'Inter, il 14 settembre si accorda con il Brescia,[53] sotto la guida di Carlo Mazzone, di cui diviene il capitano; firma un contratto biennale da 5 miliardi di lire netti a stagione.[53] Rifiuta l'offerta della Reggina per non allontanarsi da casa[54] e le offerte di grosse squadre come Arsenal e Real Madrid, ma l'intenzione di restare in Italia ha una motivazione ben specifica: partecipare ai Mondiali del 2002.[55][56][57]
Durante la stagione 2000-2001 conduce la sua squadra alla qualificazione alla Coppa Intertoto, nella quale i lombardi riescono a raggiungere la finale, poi persa contro il Paris Saint-Germain, nonostante un suo gol su rigore nella gara di ritorno che consente di pareggiare ma non di passare il turno. Durante la stagione, nel girone di ritorno, il 1º aprile 2001 in Juventus-Brescia segna uno dei gol più belli: Pirlo lo lancia con un preciso passaggio da centrocampo e lui salta Van der Sar con un delizioso stop a seguire per poi insaccare a porta vuota, dopo un fuorigioco non segnalato dal guardialinee con conseguenti polemiche[58], fissando il punteggio sul definitivo 1-1, risultato che allontanerà la Juventus dal vertice della classifica, guidata fino alla fine dalla Roma.[59]
Inserito fra i 50 pretendenti per il Pallone d'oro 2001,[60] giunge venticinquesimo nella classifica finale.
La stagione decisiva (2001-2002) inizia nel migliore dei modi ed addirittura si ritrova capocannoniere con 8 gol dopo 9 giornate. Segue una prima lesione al ginocchio avvenuta a causa di un contrasto duro con Antonio Marasco del Venezia in campionato, e si fa male anche in Parma-Brescia di Coppa Italia, procurandosi la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro[57] con lesione del menisco interno. Viene operato a Bologna il 4 febbraio 2002[57] e riesce a rientrare in campo a 77 giorni dal giorno dell'infortunio grazie a un pesante lavoro di rieducazione,[57] a tre giornate dalla fine del campionato in trasferta contro la Fiorentina,[57] gara del 21 aprile nella quale segna un gol dopo due minuti dal suo ingresso in campo, raddoppiando poco dopo. Nell'ultima di campionato riesce a salvare ancora il Brescia dalla retrocessione con un gol decisivo contro il Bologna (finita poi 3-0).[61] La stagione si conclude con un bottino di 11 gol segnati in 12 partite, ma tutto questo non basta per convincere il commissario tecnico della Nazionale Giovanni Trapattoni a convocarlo, che lo riteneva non completamente ristabilito dall'infortunio e non in forma ottimale.[62]
Nelle due stagioni successive continua a giocare nel Brescia e, anche grazie ai suoi gol, fa raggiungere alla squadra la qualificazione per l'Intertoto. Il 14 marzo 2004, durante la partita contro il Parma, mette a segno il suo duecentesimo gol in Serie A[63] (a fine stagione raggiungerà quota 205), soglia raggiunta solo da altri sei giocatori nel campionato italiano: Silvio Piola, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza, José Altafini e successivamente Francesco Totti. Quanto fosse determinante il suo apporto, sebbene a fine carriera, per il Brescia è dimostrato indirettamente da una semplice constatazione: gli anni di Baggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni) ed alla fine della stagione 2004-2005, successiva al suo ritiro, il Brescia retrocederà in Serie B.
Disputa l'ultima partita della sua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan-Brescia (4-2), ultima giornata della stagione 2003-2004. Alla sua uscita, cinque minuti prima dalla fine dell'incontro, viene abbracciato da Paolo Maldini e tutto lo stadio si alza in piedi per tributargli un lungo applauso.[64] Al termine della stagione, il Brescia in suo onore ritira la maglia numero 10, da lui indossata per quattro stagioni.[65]
Conta una convocazione con la rappresentativa Under-21 nel 1987 che non lo vide però scendere in campo. Convocato dal ct Azeglio Vicini, esordisce con la maglia della Nazionale il 16 novembre 1988, a 21 anni, nella partita amichevole Italia-Olanda (1-0). Segna il suo primo gol in Nazionale il 22 aprile 1989, su calcio di punizione, nella partita amichevole contro l'Uruguay (1-1) disputata a Verona. Nella partita amichevole contro la Bulgaria del 20 settembre 1989, segna il 500º gol realizzato in Italia dalla Nazionale (firmerà poi una doppietta nella medesima partita).
Partecipa alla Coppa del Mondo Italia '90 durante la quale gioca con il numero 15. Nelle prime due partite viene lasciato in panchina da Vicini ma, appena chiamato in causa, non delude ed alla sua prima apparizione nella sfida con la Cecoslovacchia mette a segno un gol memorabile, considerato il più bello del Mondiale e settimo nella classifica del più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra avversaria.
Così nelle successive partite viene schierato titolare al fianco di Schillaci anche se, nella decisiva semifinale di Napoli contro l'Argentina, l'allenatore punta su un poco convincente Vialli, ed entra in campo al posto di Giannini solo al 73' sfiorando il gol su punizione e segnando il suo tiro dal dischetto nella serie di rigori che premia l'Argentina, dopo gli errori di Donadoni e Serena.
Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l'Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Da segnalare, nella medesima partita, la sua altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol.
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« I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli. »
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Durante la stagione 1993-1994, fatica ad entrare in forma a causa di piccoli ma fastidiosi acciacchi, eppure il CT italiano Arrigo Sacchi fa di tutto per recuperarlo fisicamente e psicologicamente, considerandolo "un patrimonio del calcio italiano".[senza fonte]
Italia-Irlanda: l'Italia affronta la prima partita con lo schema tattico 4-4-2, nonostante durante tutti gli incontri preparatori Sacchi l'avesse schierata con il 4-3-3. Tenta qualche assist in favore di Signori ma nel complesso la sua partita è piuttosto anonima e l'Italia disputa il peggior match del Mondiale. L'Irlanda si impone 1-0, con gol di Houghton che all'11º del primo tempo beffa Pagliuca con un pallonetto. Oltre alla mancanza di gioco, anche la sua poco convincente prestazione preoccupa i tifosi.
Italia-Norvegia: nel secondo incontro l'Italia non può più sbagliare, deve battere la Norvegia se vuole sperare di qualificarsi agli ottavi. Questa volta, tutto sembra andare per il meglio: l'Italia incomincia la partita con il piglio giusto e lui sembra ispirato.
Tuttavia, in occasione della prima azione norvegese, Pagliuca viene espulso dopo avere toccato il pallone con le mani uscendo oltre l'area di rigore per fermare un avversario lanciato a rete. L'Italia si ritrova in 10 ed un giocatore deve uscire per far posto al secondo portiere Luca Marchegiani: Sacchi, fra lo stupore generale, decide di far uscire proprio lui. Famose le immagini televisive nelle quali si vedono i suoi gesti e la sua espressione e soprattutto il suo labiale «Ma questo è matto!»[11] L'Italia, ad ogni modo, al termine di un incontro molto tirato, riesce a vincere per 1-0, con un gol di testa di Dino Baggio su assist di un ispiratissimo Giuseppe Signori.
Italia-Messico: in occasione del terzo incontro, Italia e Messico pareggiano 1-1 (gol di Massaro per l'Italia e Bernal per il Messico), ma lui sembra l'ombra di se stesso. L'Italia si qualifica agli ottavi solo grazie al ripescaggio come una delle migliori terze classificate nei gironi. Agli ottavi ci si aspetta di affrontare l'Argentina di Batistuta e di Maradona, ma gli argentini (privati del Pibe de oro, sospeso per doping) perdono contro la Bulgaria. È così la Nigeria a classificarsi prima del suo gruppo e ad affrontare l'Italia.
Italia-Nigeria: a Boston la Nigeria, campione d'Africa in carica, passa in vantaggio al 26' con un gol di Amunike, dopo una carambola in area. L'Italia è costretta a vincere e gioca una prima frazione accettabile, nei limiti consentiti dalle proibitive condizioni climatiche (per esigenze televisive le partite si disputano nel primo pomeriggio di una torrida estate americana). Nonostante l'Italia fosse in 10 uomini a causa dell'espulsione di Gianfranco Zola, a due minuti dalla fine, Baggio riceve un pallone sul limite dell'area da Roberto Mussi e lascia partire un tiro rasoterra ed angolato che entra alla destra di Rufai, passando fra una selva di gambe e portando l'Italia al pareggio.[67]
Nel primo tempo supplementare Benarrivo lanciato da uno spettacolare passaggio di Baggio, subisce un fallo in area e l'arbitro fischia il calcio di rigore. Spiazza il portiere e segna con l'aiuto del palo. L'Italia vince 2-1.
Italia-Spagna: nei quarti di finale l'Italia supera la Spagna ancora per 2-1 con i gol di Dino e Roberto Baggio che segna quasi allo scadere un gol di pregevole fattura: Nicola Berti lancia con precisione Beppe Signori, il quale lancia subito per il numero 10 che, involatosi verso l'area spagnola, aggira danzando sul pallone l'uscita di Zubizarreta e tira in porta da posizione impossibile vanificando il recupero alla disperata di un difensore spagnolo.[68]
Italia-Bulgaria: in semifinale, l'Italia batte la Bulgaria di Stoichkov ancora per 2-1, grazie alla sua doppietta.[69]
Il primo gol nasce da un fallo laterale battuto da Donadoni, il quale dà la palla direttamente al fantasista che si accentra dal vertice sinistro dell'area di rigore e, dopo aver saltato un avversario, batte il portiere con un tiro a giro che si infila vicino al secondo palo. Il secondo gol, quinto del "Pallone d'Oro" nella rassegna iridata, arriva grazie ad un preciso diagonale su lancio millimetrico di Albertini, che entra a fil di palo alla destra del portiere bulgaro Mihailov. Nel finale di gara rimane vittima di un infortunio muscolare, complici il caldo e la fatica.
Italia-Brasile: si gioca contro il Brasile allo stadio Rose Bowl di Pasadena, sobborgo di Los Angeles, sotto il solito torrido sole. Arrigo Sacchi decide per l'occasione di rischiare sia il capitano Franco Baresi, rientrante dopo l'operazione al menisco, sia il Codino, che non ha recuperato a pieno dopo lo stiramento nella precedente partita.
Nonostante nel primo tempo esibisca una prestazione di alto livello, paga l'infortunio e, pur rendendosi pericoloso dalle parti del portiere verdeoro Claudio Taffarel, non riesce ad essere decisivo come nelle partite precedenti, sforzando stoicamente la gamba malconcia. Il match, difficile e teso, rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari. I rigori danno la vittoria ai sudamericani per 3-2, con l'ultimo rigore sbagliato proprio da Baggio, che manda alto sopra la traversa, dopo gli errori di Franco Baresi e Daniele Massaro.[70][71]
Nel 2000 sarà protagonista di uno spot per Wind che riprenderà la celebre scena dell'errore di Baggio, modificata digitalmente in maniera da fare realizzare il rigore decisivo contro il Brasile.[55]
Partecipa a Francia '98, il suo terzo Mondiale, con il ct Cesare Maldini. L'opinione pubblica si divide sul "dualismo" tra lo stesso Baggio e Del Piero, seppur rientrante da un infortunio rimediato nella finale di Champions League. Baggio parte titolare in attacco al fianco di Christian Vieri contro il Cile nella prima partita e dimostra subito di essere uno dei giocatori più in forma tra gli Azzurri: inventa l'assist per il gol di Vieri, si procura e segna il rigore che riporta l'Italia sul pari dopo la rimonta cilena.
Memorabile è l'esultanza, quasi liberatoria, dopo il centro dal dischetto, quattro anni dopo quell'infausto rigore che aveva tolto all'Italia il titolo mondiale.[72] Nella seconda partita, vinta 3-0 contro il Camerun, sforna l'assist su calcio d'angolo per il primo gol di Di Biagio e gli annullano un goal per fuorigioco, ma la sua prestazione appare meno brillante rispetto alla gara d'esordio, complici anche alcuni ruvidi interventi a suo carico da parte dei difensori africani e si consuma la prima "staffetta" con Del Piero.[73] Contro l'Austria segna il 2-0 su assist di Filippo Inzaghi.
Durante l'incontro si consuma ancora la "staffetta Baggio-Del Piero", con Baggio che subentra al compagno nella ripresa.[74] Dopo non essere stato impiegato nella partita degli ottavi contro la Norvegia, entra nel corso della partita con la Francia, valida per i quarti di finale, al posto di Del Piero, offre notevoli giocate e nei supplementari, lanciato da Demetrio Albertini sfiora persino il golden gol, calciando in corsa un pallone che sfila di pochissimo dal palo destro della porta di Fabien Barthez. Nell'epilogo ai calci di rigore segna il primo tiro dagli 11 metri, ma l'Italia viene eliminata dopo gli errori di Demetrio Albertini e Luigi Di Biagio.[75]
Grazie ai due gol realizzati, raggiunge il record italiano di marcature nei Mondiali detenuto da Paolo Rossi a quota 9 gol (il record verrà poi raggiunto anche da Vieri), e diventa l'unico giocatore italiano ad aver segnato in tre Mondiali diversi.[76]
[modifica] Ultima partita in Nazionale
Il 28 aprile 2004 a Genova gioca, a 37 anni, per l'ultima volta in Nazionale, grazie alla convocazione-tributo da parte del ct Trapattoni in occasione di una partita amichevole contro la Spagna (fino a quel momento soltanto Silvio Piola era stato celebrato in questo modo). La partita, terminata 1 a 1, è ricca di suoi numeri e l'affetto degli sportivi italiani è espresso da ovazioni continue ogni qualvolta tocca palla e da una standing ovation quando viene sostituito negli ultimi minuti da Fabrizio Miccoli.[77]
Per via dell'altissimo livello delle sue prestazioni, l'opinione pubblica e la stampa spingono per vederlo in campo all'Europeo 2004 e alle seguenti Olimpiadi,[78][79] ma quella di Genova resterà la sua ultima apparizione in azzurro. Nonostante il suo rendimento nei tre Mondiali disputati, non è mai stato convocato per un Europeo, infatti se si esclude Umberto Caligaris (59 presenze) che ha militato in Nazionale quando ancora non era stato costituito il Campionato Europeo di Calcio, Roberto Baggio è il calciatore con più presenze in nazionale (56) a non aver disputato un Europeo.
Su proposta del Presidente della FIGC Giancarlo Abete, d'accordo con il Presidente del'AIAC Renzo Ulivieri, il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a Presidente del Settore tecnico della Federazione.[80]
Il 5 dicembre 2011 viene inserito nella Hall of Fame del calcio italiano per la categoria Giocatore italiano.[81][82]
Il 5 luglio 2012 acquisisce a Coverciano il titolo di allenatore di Prima Categoria UEFA Pro e quindi il diritto di ricoprire il ruolo di tecnico in una squadra della massima serie.[83]
Per quanto riguarda i rigori, nella sua carriera ne ha realizzati 108 (10 nel Vicenza, 25 nella Fiorentina, 38 nella Juventus, 5 nel Milan, 11 nel Bologna, 1 nell'Inter, 11 nel Brescia e 7 in Nazionale) su 122 tirati, fallendone quindi solo 14, di cui 4 poi convertiti in rete dopo la respinta del portiere. Per quanto concerne i rigori extra-time, naturalmente esclusi da questa statistica, ne ha realizzati 3 su 4. Tra questi, tre nei tre Campionati del mondo disputati: quelli messi a segno nella semifinale contro l'Argentina a Italia '90 e nei quarti di finale contro la Francia nel '98, e il famoso rigore della finale di USA '94. Com'è noto nelle tre diverse occasione l'Italia fu eliminata dai tiri del dischetto.
Tornando alle reti in generale, l'avversaria più colpita nella sua carriera è stata l'Inter, colpita 17 volte (13 in Serie A, 4 in Coppa Italia). A livello di Nazionale, l'avversaria più colpita è stata la Bulgaria contro cui ha segnato 4 reti. Contro il Foggia vanta invece la miglior media gol segnati/partite giocate in Serie A, con 8 gol in 7 partite. Nella stagione 1992-1993 in Serie A in Juventus-Udinese ha realizzato il record di reti realizzate in una partita, con una quaterna senza l'ausilio di rigori. Per quanto riguarda le partite consecutive suggellate da gol in Serie A, il palmares va alla stagione 2000-2001 nel Brescia, quando Baggio, "andando in rete" consecutivamente dalla 24ª fino alla 29ª giornata inclusa, ha realizzato in quel lasso di tempo 8 delle 10 reti segnate in Serie A in quella stagione.
Su 6 presenze e 4 gol segnati in Champions League con l'Inter nella stagione 1998-1999, 2 presenze ed un gol si riferiscono al turno preliminare. A livello di Nazionale è l'unico calciatore Italiano ad aver segnato in 3 edizioni della Coppa del Mondo e con 9 reti è l'Italiano ad aver segnato più reti in quella competizione a pari merito con Paolo Rossi e Christian Vieri. Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, Baggio in carriera ha ricevuto 4 espulsioni, di cui 3 nella stagione 1988/89 nella Fiorentina (1 in Coppa Italia, 2 in Serie A) e una in Serie A nella stagione 1997/98 nel Bologna.
Sommando le cifre di presenze e gol in Nazionale maggiore (56 presenze/27 gol) con quelle in competizioni professionistiche riservate ai club (643 presenze/291 gol), ha complessivamente totalizzato nella sua carriera 699 presenze e 318 gol (di cui 108 su rigore), ed è il quarto marcatore di sempre in Italia, dietro solo a Giuseppe Meazza, Silvio Piola e Alessandro Del Piero. A questi dati si aggiungono 3 presenze e 2 gol nella selezione FIFA World Stars.[84][85]
Competizioni: Club 643 presenze/291 gol di cui:
Nazionale 56 presenze/27 gol di cui:
- Mondiali 16 presenze/9 gol
- Qualificazioni Mondiali 10 presenze/6 gol
- Qualificazioni Europei 7 presenze/2 gol
- Amichevoli 23 presenze/10 gol
Selezione FIFA World Stars 3 presenze/2 gol
[modifica] Presenze e reti nei club
[modifica] Cronologia presenze e reti in Nazionale
Cronologia completa delle presenze e delle reti in Nazionale -
Italia
Cronologia completa delle presenze e delle reti nella selezione FIFA World Stars
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- 1994
- 1995
- 2001
- 2001
- Calciatore più amato dai tifosi: 2002
- 2002
- 2003
- 2011
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- ^ 44 (12) se si comprendono lo spareggio in doppio confronto per l'accesso alla Coppa UEFA contro il Bologna della stagione 1998-1999 e lo spareggio contro il Parma per l'accesso al turno preliminare di Champions League.
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- ^ Spareggio contro la Roma per l'accesso alla Coppa UEFA, in quanto le due squadre chiusero il campionato con lo stesso punteggio.
- ^ Spareggio per l'accesso alla Coppa UEFA guadagnato grazie alla condizione di semifinalista in Coppa Italia e disputato contro l'altra semifinalista Bologna, dato che le due finaliste Parma e Fiorentina erano qualificate in base alla posizione guadagnata in Serie A per il turno preliminare di Champions League.
- ^ 2 presenze nel turno preliminare.
- ^ Un gol nel turno preliminare.
- ^ Spareggio contro il Parma per l'accesso al turno preliminare di Champions League, in quanto le due squadre chiusero il campionato con lo stesso punteggio.
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- ^ CALCIO, BAGGIO: PREMIO WORLD PEACE AWARD RIEMPIE D'ORGOGLIO. repubblica.it, 12 novembre 2010
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- Giorgio Comaschi, Il rapimento di Roberto Baggio, Pendragon, 2003. ISBN 88-8342-227-9
- Enzo Catania, Toccato da Dio. Le sette vite di Roberto Baggio, Limina Edizioni, 2001. ISBN 88-86713-76-2
- Italo Cucci, Roberto Baggio, Gremese, 1999. ISBN 88-7742-255-6
- Mario Sconcerti, Baggio vorrei che tu Cartesio e io... Il calcio spiegato a mia figlia, Baldini Castoldi Dalai, 1998. ISBN 88-8089-493-5
- Darwin Pastorin, Ti ricordi, Baggio, quel rigore? Memoria e sogno dei mondiali di calcio, Donzelli, 1998. ISBN 88-7989-397-1
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[modifica] Voci correlate
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Capocannonieri della Coppa delle Coppe UEFA - Cronologia |
Brand, Hamrin, Millar (1961) · Göröcs (1962) · Asparuhov, Greaves (1963) · Mascarenhas (1964) · Kerkhoffs, Mašek, Mráz (1965) · Emmerich (1966) · Claessen (1967) · Seeler (1968) · Rühl (1969) · Lubański (1970, 1971) · Osgood (1972) · Chiarugi (1973) · Heynckes (1974) · van der Kuijlen (1975) · Rensenbrink (1976) · Milanov (1977) · Gritter, Keller, Van der Elst (1978) · Altobelli (1979) · Kempes (1980) · Cross (1981) · Shengelia, Voordeckers (1982) · Santillana (1983) · Gračëv, McGhee, Morozov (1984) · Gazzaev, Gray, Panenka (1985) · Bjelanov, Blochin, Lippmann, Zavarov (1986) · Bosman (1987) · Cascavel (1988) · Stoičkov (1989) · Vialli (1990) · Baggio (1991) · Lipcsei (1992) · Czerniatynski (1993) · Andonov, Jess, Kirsten, Mizrahi (1994) · Wright (1995) · Samec (1996) · Fowler (1997) · Luiso (1998) · Mizrahi (1999)
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