Giuseppe Verdi - NABUCCO opera in 4 parti su libretto di Temistocle Solera Venezia, Teatro la Fenice - Live recording, 1972 personaggi e interpreti: Nabucco, re di Babilonia, MARIO ZANASI Abigaille, schiava creduta figlia primogenita di Nabucco, ANGELES GULIN Zaccaria, gran pontefice degli Ebrei, BONALDO GIAIOTTI Ismaele, nipote di Sedecia, re di Gerusalemme, GASTONE LIMARILLI Fenena, figlia di Nabucco, MIRNA PECILE Gran Sacerdote di Belo, ALESSANDRO MADDALENA Abdallo, vecchio ufficiale del Re di Babilonia, GUIDO FABBRIS Anna, sorella di Zaccaria, MARISA ZOTTI Soldati babilonesi soldati ebrei, Leviti, vergini ebree; donne babilonesi; maghi; grandi del regno di Babilonia, popolo ecc. (costumi di Rodolfo Monaco – sculture di Giobatta Gottardi; regia di Attilio Colonnello) Orch. e Coro del Teatro la Fenice – M° del coro, Corrado Mirandola - Maestro concertatore e direttore d'orchestra, NINO SANZOGNO Questa registrazione riveste una particolare importanza per me, testimoniando la mia prima esperienza in assoluto con un’opera dal vivo. Allora ero molto giovane e avevo idee ancora vaghe su certi aspetti della vocalità lirica, e se i cantanti mi impressionarono per presenza vocale (non avrei mai pensato che degli esseri umani potessero cantare con un tale volume senza l’ausilio di microfoni), non riuscii a formarmi un’idea precisa sul loro valore artistico. Riascoltando a distanza di tanti anni quel “Nabucco” che diede il via alla mia "carriera" di melomane, ciò che più mi ha impressionato è stato il vigore di Angeles Gulin, che viene a capo della parte di Abigaille con invidiabile sicurezza. Il soprano spagnolo (1939-2002) dimostra un temperamento d’eccezione ed è veramente indomita nell’affrontare le infernali difficoltà del ruolo (che pare desse il colpo di grazia alla declinante prima interprete, Giuseppina Strepponi) con un piglio che a tratti elettrizza il pubblico, pur rischiando di debordare qua e là, contando fin troppo nelle proprie forze. Insomma, la Gulin non era certo una Callas, una Dimitrova e nemmeno una Chiara, ma è difficile negare che una cantante così oggi “tirerebbe giù i teatri”, come si usava dire in tempi meno grami per la vocalità. Mario Zanasi (1927) è stato un baritono di buona scuola, dalla voce chiara e piacevole, sempre corretto e alieno da effettacci: e conferma qui le sue doti migliori, che gli valsero una buona carriera nei migliori teatri. Però il ruolo di Nabucco farebbe desiderare un fraseggio più ampio e solenne, che qui talora latita per una certa introversione di modi dell’artista bolognese. Non è che la parte di Ismaele offra grandi possibilità di mettersi in luce a un tenore, tuttavia Gastone Limarilli (1927-1998) fa valere il suo piacevole timbro in qualche frase. Buono lo Zaccaria di Bonaldo Giaiotti (1932), che se non aveva un grande velluto, era tuttavia un basso corretto e professionale come pochi altri. Il veneziano Nino Sanzogno (1911-1983), direttore eclettico sempre a suo agio con qualsiasi partitura, era di casa alla Fenice, dove in seguito lo vidi dirigere ancora parecchie volte, sempre con invidiabile sicurezza e attenzione alle esigenze dei cantanti (aspetto spesso trascurato da molti maestri, anche di grande fama). Una nota infine per l’allestimento, che allora mi deluse molto. Se i costumi tradizionali erano abbastanza piacevoli, la scena era infatti quasi sempre spoglia, e le ambientazioni erano alluse – piuttosto che descritte – da sculture raffiguranti colonne o altri semplici elementi, che venivano spostati a vista e ridisposti in vario modo onde suggerire questo o quell’ambiente. Nel 1972 non potevo tuttavia immaginare quel che sarebbe venuto dopo. Ragione per la quale mi corre l’obbligo di rivalutare quella messa in scena rendendo pieno merito agli autori, che se cercarono qualche inconsueta soluzione visiva, tuttavia mai forzarono il senso del primo capolavoro verdiano, dimostrando un rispetto per l’Opera che altri farebbero bene oggi ad imitare.

• published: 29 Nov 2014
• views: 32