26/01/2012 - 17:26
La valle non si arresta
Questa mattina all'alba, 26 Gennaio, un'imponente operazione poliziesca e mediatica contro il movimento No Tav ha portato all'arresto di 25 attivisti, ed a misure restrittive nei confronti di altri 14.
Il copione seguito è stato studiato a tavolino (6 mesi di gestazione); prevede un mix eterogeneo di arresti che coinvolgono attivisti di provenienti da tutta Italia ed appartenenti a diverse aree di movimento, che accorsero il 3 Luglio scorso in solidarietà con le popolazioni in lotta. Colpiti dalla repressione anche 3 Valsusini fra i più attivi nel movimento No Tav.
L'obiettivo di Caselli, procuratore capo di Torino,  è chiaramente quello di dividere il movimento e delegittimarlo agli occhi dell'opinione pubblica. Del resto, Caselli non e' nuovo a simile operazioni  di attacco dei movimenti; paladino della sinistra giustizialista, è tra coloro che portano avanti il primo attacco giudiziario nei confronti del movimento No Tav con l'inchiesta "Lupi Grigi" ) che portò alla morte per "suicidio" di Sole e Baleno, prima di essere smontata in cassazione. Un paio di anni fa invece porta avanti l'inchiesta sugli scontri al "G8 universitario" di Torino, inchiesta che porta ad arresti e perquisizioni in tutta italia. La sua dichiarazione: "non e' un processo ai movimenti, ma agli individui", quindi, non puo' convincerci. 
 
L'estrazione degli arrestati e fermati e' esemplificativa dell'attacco brutale e scellerato che la giustizia di stato sta portando avanti: due cosiddetti "terroristi", un giovane ventenne, due minorrenni, una ragazza incinta al settimo mese, un consigliere comunale (a cui sono state sequestrate le stampelle, sic!), alcuni redattori di Radio Blackout,  gli immancabili "anarcoinsurrezionalisti", i centri sociali. 
È evidente che questa operazione repressiva punti a creare una divisione tra buoni e cattivi. Da un lato i bravi valligiani pacifisti e pacifici, che esprimono un legittimo dissenso (non resistenza, dissenso) e dall'altro i cattivi black bloc calati dall'esterno, i professionisti della violenza. È un trucchetto che è stato già sperimentato molte altre volte ma che si è dimostrato per quello che è: una menzogna buona per i media. Infatti il movimento No Tav ha sempre rifiutato questa divisione, rivendicando la diversità delle pratiche di lotta messe in campo ed esprimendo solidarietà a tutti gli arrestati e gli inquisiti, sempre e comunque.
L'abbiamo gia' detto: l'unica violenza che vediamo è quella delle cosiddette forze dell'ordine a difesa di un cantiere inesistente, che sperpera denaro pubblico per un'opera dannosa e inutile ignorando i problemi per i quali in Italia si susseguono proteste e scioperi; e che militarizza, reprime, uccide chiunque vi si oppone.
 
Non possiamo, poi, non notare la vicinanza e le analogie con altre operazioni repressive effettuate recentemente; a brescia, l'antiterrorismo ha perquisito case di studenti medi, colpevoli di aver organizzato un corteo (autorizzato); a roma, ad un compagno sono state puntate le pistole per una folle perquisizione che ha aperto un processo per traffico di armi (sic!). Si tratta naturalmente di un diverso livello di attacco: da una parte una gogna mediatica, dall'altra intimidazioni in sordina.
 
*AGGIORNAMENTI*
 
 
26/01 Roma: Occupazione tetto sede trenitalia. Ascolta la corrispondenza di RadiOndaRossa
Roma:  ore 18, facolta' di fisica della Sapienza: assemblea sulla questione https://roma.indymedia.org/articolo/41460/assemblea-pubblica-no-tav-3
Presidi di solidarietà a Parigi, Milano (Statale), Padova, Torino (Piazza Castello), Cagliari,
Roma.
8000 Persone partecipano alla fiaccolata a Bussoleno
27/01 Liberati Guido e Maja! Ora ai domiciliari
Roma: presidio ore 13 Regina Coeli
Cosenza: sit-in in piazza 11 settembre. Ascolta la corrispondenza di transizionedifase
 
14/12/2011 - 18:42
unite against racism

Ripubblichiamo un articolo apparso su indymedia Napoli ricordando che le aggressioni di stampo fascista sono all'ordine del giorno:

Samb Modou e Diop Mor, due nostri concittadini senegalesi, sono stati trucidati nella maniera più assurda e gratuita, mentre lavoravano inconsapevoli nei mercati. Altri tre migranti della stessa nazionalità, Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, sono feriti gravemente in due distinte aggressioni a colpi d’arma da fuoco.


L’autore di questa mattanza si chiama(va) Gianluca Casseri. Alla fine, circondato dalla polizia, probabilmente si spara in bocca.

I giornali on-line sottolineano la militanza fascista di Casseri e la sua vicinanza/internità ai “fascisti del terzo millennio” di Casa Pound. Che immediatamente cercano di prendere le distanze: non potendo negare i rapporti puntano a sminuirli, dichiarano che non si tratta di un iscritto ma di un “simpatizzante” e ripuliscono il più possibile la rete dalle tracce di frequentazioni divenute all’improvviso imbarazzanti. Ma soprattutto cercano di confinare la responsabilità del gesto nella “follia” di Casseri, in una dimensione astratta e inconsulta che screditerebbe ogni altro piano di lettura di questa tragedia.


Ma non è così! Ovviamente Casseri è “anche” uno squilibrato, uno che si mette a sparare per strada a vittime innocenti e inconsapevoli. Ma il suo gesto trova incubazione e lettura dentro un fortissimo odio ideologico.

Casseri è un razzista fanatico e militante!

14/10/2011 - 21:35
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IL NUMERO DEL LEGAL TEAM PER IL 15 OTTOBRE A CUI POSSONO RIVOLGERSI
TUTTE LE PERSONE CHE HANNO PROBLEMI E':
06491563 (Casa dei diritti sociali)

Il 15 Ottobre il mondo (map) prenderà le strade e le piazze. Dalle Americhe all’Asia, dall’Africa all’Europa tutte e tutti coloro che hanno a cuore i diritti delle persone prima dei profitti saranno in movimento determinato contro la violenza sociale, economica e fisica di chi la crisi globale l’ha generata.

A scendere in strada sarà tutto il fronte sociale che rifiuta la già in atto gestione della crisi dell’economia neoliberista con la volontà di affermare la propria esistenza come corpus protagonista di una alternativa attiva ai poteri governativi, finanziari e speculativi. L’eterogeneità delle molteplici componenti che hanno raccolto la call del movimento indignados spagnolo è ben descritta dal consistente numero di assemblee, comunicati, iniziative ed azioni che nelle ultime settimane hanno costruito l’avvicinamento alla giornata di sabato 15: le manifestazioni studentesche di venerdì scorso e l’appuntamento del 12 a Bankitalia vanno in questa direzione.

Percorsi politici dei più vari si sono espressi ed hanno aderito alla partecipazione della giornata: dalla piattaforma sciopero precario al movimento queer e alla critica di genere passando per il fronte No-Tav. Non mancano letture che vedono la giornata inserita all’interno di un percorso di avvicinamento ad una governance istituzionale del paese, adesioni provenienti da redivivi schieramenti di partito e piattaforme di incontro del mondo del lavoro, dell’università, del sindacalismo .

Ciò che certamente emerge è la propagazione di un dissenso che travalica i confini degli stati nazione e unisce territori geograficamente lontani portandoli su percorsi di lotta comune e interconnessa: dalle rivolte in Grecia all’New York di New York.In questa direzione azioni repressive come quella contro il movimento spagnolo 15M palesano i timori delle autorità garanti delle strutture di controllo politico-economico nei confronti di un QUE SE VAJAN TODOS divenuto globale: 15 ottobre global map

Noi tenteremo di documentare queste giornate di mobilitazione invitandovi ovviamente a integrare, completare, partecipare a questo racconto.

26/09/2011 - 08:53
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Dagli indignati spagnoli è stata lanciata l'idea di una manifestazione in tutte le capitali europee, una manifestazione per esprimere il dissenso verso la gestione in alternanza di un sistema che ha generato, attraverso lo sfruttamento sociale e economico, una crisi di livello globale.

Le partecipazioni a questa giornata di manifestazione sono diversificate, e gli appelli comprendono quello pubblicato sul giornale Il Manifesto e quello "dobbiamo fermarli" e altri ancora che confermano la partecipazione di di centri sociali, comitati, gruppi spontanei di cittadini, sindacati di base, fiom, cgil, eccetera.

La manifestazione del 15 ottobre ha una grande portata e la voglia, di sempre più persone, a partecipare a quelle che sono questioni di sensibilità sociale è sempre più evidente. Così la crisi che sta mettendo in difficoltà popolazioni di tutto ilmondo, sta diventando un collante per far unire le stesse.

In italia abbiamo già visto movimenti che hanno unito le loro forze per opporsi ad un sistema economico sempre più in crisi e abbiamo anche visto la forza che ogni volta è stata mossa nel tentativo reprimerli, costringendoli così a disgregarsi e agire sempre più singolarmente.

Questa del 15 ottobre si potrebbe rivelare un'altra occasione per cercar di creare movimenti unitari dove ogni gruppo o persona partecipa, con la propria divesità e esperienza, per perseguire un ideale più o meno comune.

Spesso la questione opposta è quella che vede partecipare chi invece questa crisi l' ha creata, partendo dai governi, passando dalle banche, e le braccia dei media nazionali, i quali cercano di opporsi a queste "dimostrazioni di socialità" disgregandole e mettendole le une contro le altre.

Leggiamo in continuazione giornali che sottolineano unicamente gli aspetti violenti di alcune manifestazioni, tv che cercano di stimolare nello spettatore il così detto "spirito di dissociazione": mostrando immagini di violenza automaticamente si induce il pubblico a rinnegare quell'atto quindi l'intero contenitore che comprende diverse persone, movimenti, idee e gruppi.

Riguardo il 15 ottobre stiamo già assistendo a piccole dimostrazioni del genere, i media nazionali allarmano alla rivolta urbana (ben lontana dalla passionale e bakuniana rivolta sociale) citando un post apparso su indymedia come la posizione di un intero mondo "antagonista", "dipietristi" che inneggiano "al morto" e strumentalizzazioni da parte di partiti.

Quello che noi auguriamo è che ci possa essere partecipazione e socialità in una situazione di opportunità come potrebbe essere questa, perché in fondo abbiamo sempre saputo che le occasioni e il futuro ce lo si crea, insieme.

07/09/2011 - 16:00
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Italy indymedia apre una nuova sezione dedicata alle inchieste e al videoattivismo.

Nasce in seguito all'aumento di pubblicazioni originali registrate dalla riapertura del servizio sul sito nazionale, con l'auspicio di sollecitare un ulteriore incremento.

Con essa vogliamo offrire ai mediattivisti la possibilità di raggiungere la vasta platea di utenti che segue Indymedia e arricchire il sito di contenuti e approfondimenti.

Per accedere alla pubblicazione sarà necessario richiedere un account personale dell'autore inviando una richiesta alla lista di gestione del sito, pubblica, a cui se lo desidera può iscriversi.

Per pubblicare il materiale si dovrà:

- redigere una sinossi a corredo dell'opera. Potrà consistere in un breve riassunto del tema trattato o in un vero e proprio approfondimento con collegamenti multimediali.

- fornire un recapito dell'autore per facilitare il contatto e la richiesta di informazioni sull'opera.

- loggarsi. Una volta eseguito l'accesso basterà cliccare il tasto "Pubblica" e compilare il form raggiungibile dal link "Materiale".

- ricordatevi di inserire, se possibile, un'immagine emblematica dell'argomento trattato (qui le istruzioni).

- abbinare all'opera una tra le licenze creative commons attualmente disponibili. A breve verrà implementato il motore di ricerca del sito, includendo la possibilità di individuare contenuti di cui sia consentito il riutilizzo delle immagini (in toto o in parte) in altre opere.

I filmati non saranno direttamente ospitati sul server di Indymedia e sarà consentito il solo embedding. Consigliamo caldamente l'utilizzo di piattaforme come Archive o Arkiwi. La larghezza dell'embedding  non dovrà superare i 400 px.

Chi volesse pubblicare anonimamente può continuare ad utilizzare come sempre il newswire.

La policy applicata a questa sezione è la medesima del sito sebbene in casi limite la lista di discussione abbia la facoltà di rimuovere eventuali materiali pubblicati, giudicati inadeguati.

E' consultabile una piccola FAQ dedicata alla gestione delle Inchieste / materiali.

02/09/2011 - 09:37
ciao Federico

Le motivazioni della sentenza di appello del giugno 2011 con le quali si conferma la condanna per i quattro poliziotti (Paolo Forlani, Enzo Pontani, Monica Segatto e Luca Pollastri) responsabili della morte di Federico Aldrovandi, dipingono uno scenario inquietante nel quale si è consumata la violenza che ha ucciso Federico, così come i successivi tentativi di inquinamento delle prove e di manipolazione della verità messe in atto dalle forze dell'ordine e che hanno visto il coinvolgimento della stessa questura di Ferrara.

Nel comportamento degli agenti i giudici hanno evidenziato condotte di "estrema violenza" inflitte con intenzione "punitiva", una “violenza gratuita assolutamente vietata dalle regole” nei confronti del giovane che, invano, ha implorato i poliziotti, fino all'ultimo, di frenare il pestaggio.

Gli avvocati dei poliziotti ora confidano nella Cassazione, ma le motivazioni che accompagnano la sentenza di appello non lasciano alcun dubbio su come si siano svolti i fatti di quella notte del 25 settembre 2005, sulle responabilità e sul comportamento tenuto dagli agenti della famigerata pattuglia di polizia "alfa3".

Una cronologia degli eventi legati all'omicidio Aldrovandi, fino alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza, la potete leggere qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Federico_Aldrovandi

Le motivazioni della sentenza (PDF) http://static.repubblica.it/kataweb/pdf/sentenza.pdf

il blog su federico http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

Estratto da "è stato morto un ragazzo" testimonianza di Anne Marie Tsaengue, la sola tertimone oculare che racconta la verità.

http://www.youtube.com/watch?v=G-JxUvyWUV0&feature=related

10/08/2011 - 12:58
Incendi riot

da www.finimondo.org

Quante volte è successo? Un giovane alle prese con agenti in divisa che vogliono arrestarlo o umiliarlo. Non ci sta. Ma la sua fuga o il suo atteggiamento orgoglioso vengono maldigeriti da chi è abituato ad essere temuto e riverito. E che per questo ristabilisce la propria autorità messa in discussione nell'unico modo che conosce, con la violenza. Uno, due colpi d'arma da fuoco e il giovane recalcitrante viene messo a posto. Sistemato. Liquidato. Un esempio per gli altri, per i suoi simili. Ma è un esempio che talvolta non funziona. Ottiene un risultato diametralmente opposto alle aspettative. Anziché suscitare la passiva obbedienza presso coloro a cui viene rivolto, scatena in loro una furiosa ribellione.

Dopo la Parigi del novembre 2005, dopo l'Atene del dicembre 2008, ed a poche settimane dalla San Francisco del luglio 2011, è la volta di Londra. Giovedì 4 agosto, nel quartiere di Tottenham, la polizia ha ucciso un uomo che stava scappando per sottrarsi all'arresto. Si chiamava Mark Duggan, aveva 29 anni, una compagna e quattro figli.

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