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London's Burning!

Questa ftr è una traduzione in progress da Indymedia Londra.

Aggiornamenti: Terzo giorno di Riots ||

Dopo la notte di riots a Tottenham (6 agosto 2011), in seguito all'omicidio da parte della polizia del tassista nero Mark Duggan, la rivolta londinese non si arresta, anzi si sta espandendo ad altri quartieri della capitale inglese.
Intorno alle 19 del 7 agosto si diffonde la voce di nuovi scontri a Enfield, nel nord di Londra, riprendendo quanto iniziato la notte precedente a Tottenham. Sono state sfondate vetrine e distrutta una macchina della polizia, diversi negozi, tra cui un supermercato Tesco, sono stati saccheggiati.
Intorno a mezzanotte, al termine di Brixton Splash, si sono verificati scontri nel quartiere di Brixton, dove diversi negozi sono stati saccheggiati e devastati [foto] e un negozio di Footlocker vicino alla stazione della metro ha preso fuoco [video, 2].
Intorno alle 2 di notte la polizia pare aver perso il controllo della situazione a Brixton, quando Currys viene saccheggiato. Scontri anche nei quartieri di Wood Green, Dalston e Holloway (timeline di Islington).
Diverse persone hanno cominciato a radunarsi fino dal pomeriggio, dopo che la polizia ha arrestato due ragazzi fuori da un negozio di panini. Sono state distrutte alcune vetrine (tmobile, pearsons e altri). Sono state erette barricate prima dell'arrivo dei TSG (anti-riot police). Verso le 21 è intervenuta la polizia a cavallo e un van della polizia è stato incendiato.

Reports fotografici (in inglese): 1, 2, 3

Foto: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7

Per aggiornamenti in diretta: 1, 2

Fonte originale:
http://london.indymedia.org/articles/9679

Genova2001 - ValSusa2011: Chi sono i veri violenti

Aggiornamenti:
15-30 Luglio 2011 Campeggio NOTAV a Chiomonte

L'appello a Genova dei NOTAV | La risposta dei comitati di Genova, 2, 3
Scarcerati i 4 arrestati del 3 luglio

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Racconti e analisi dalla Valle, 3 luglio 2011:
La battaglia della Maddalena | Testimonianza dalla Val Susa | Indyani e Tav | Lacrime agli occhi

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Oggi come dieci anni fa, gli strumenti che lo Stato adopera per reprimere il dissenso sono i medesimi: gas CS, manganellate, violenza, militarizzazione degli spazi, abusi.
Dal 2001 nulla è cambiato: lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena come l'irruzione nella Diaz, le centinaia di lacrimogeni tra i boschi di Chiomonte come quelle lanciate il 20 e 21 luglio a Genova, le violenze nella caserma di Bolzaneto come le botte ai manifestanti in Val Susa.

Le analogie negative sono molte, troppe; ma forse, a ben vedere, ve ne è una positiva, cioè la ripresa di un conflitto sociale vero e radicale.

Genova 2001 - Roma 2010 - Val Susa 2011 - Genova 2011?

Genova2001: G8 2001 violazione dei diritti umani e gas CS | La sindrome di Genova, parte 1, parte 2, parte 3 | Testimonianze delle torture nella caserma di Bolzaneto | Testimonianza di Mark Covell, parte 1, parte 2 | Irruzione alla Diaz, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5
Val Susa2011: Sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, 1, 2, 3 | Distrutte le tende dei NO TAV | Lacrimogeni e pietre lanciati sui manifestanti NO TAV, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 | Violenze sui manifestanti NO TAV, 2

[Genova 2001-2011] Che il vento della libertà soffi ancora sulla città

Questa vuole essere una Ftr in continuo aggiornamento sul materiale contro-informativo in vista del decennale del g8 genovese. (((State agitati)))
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[Aggiornamenti: 22/7/11 Blindati e cinquecento uomini Genova torna militarizzata | 22/7/11 G8: la "festa" di "pacificazione" che aiuta lorsignori a riscrivere la Storia | 17/7/11 Scontri a Berlino al corteo per Carlo e Genova 2001 | 15/7/11 Casarini:«Violenza, il movimento è capace di scegliere» | 15/7/11 G8 2011, allerta black bloc e proteste dei sindacati | 15/7/11 Attacchi incendiari alla polizia e corteo a Berlino per Carlo e per il 20 luglio | 10/7/11 Decennale del G8, ecco le minacce di morte alla polizia | 8/7/11 Giacomo Toccafondi premiato per il buon lavoro svolto | 5/7/11 "G8, niente vendette nel corteo" Il Forum 2011 isola i violenti | 1/7/11 G8, Coisp: “Il 20 luglio saremo in piazza Alimonda” | 29/6/11 Allarme G8, dopo gli scontri per la Tav | 27/6/11 [Ge] Striscione in solidarietà ai valsusini in lotta | 25/6/11 [Ge] Un murale per Carlo Giuliani]
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Venerdì 1 luglio 2011 dalle 17 a Balbi4, presentazione e proiezione di Detour [opuscolo | video], dibattito pubblico per una mobilitazione in vista del decennale del G8 genovese, cena vegan con buffet musicale, concerto di autofinanziamento ingresso 2 euro: REBELSOUNDARMY, PEGGIOKLASSE, SERPEINSENO, STONEDBASSCONSPIRACY. maggiori info.

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[Contributi: Su una manifestazione a Berlino in ricordo della rivolta genovese | Noi non dimentichiamo Combat | Genova 2001 - Il giorno più bello della mia vita | Un racconto su Genova 2001 | G8 Genova 10 anni dopo Usi Arti e Mestieri-AIT | G8: ieri, oggi, domani! Autonomia Spezzina | Genova per noi Proletari Comunisti | Uniti contro la crisi, uniti per l'alternativa UnitiControLaCrisi | All’Assemblea permanente No Tav Il Coordinamento genovese Verso Genova2011 | Per legare Genova alla Val Susa I Firmatari della Fiaccolata No Tav Bene Comune di Torino | Ai senza sponda Combat | Ripartire dalla politica dichiarazioni di Marina e Vincenzo | I morti siete voi | E' troppo tardi per restare calmi C.A.O.S antifa Genova | Verso una 3 giorni di lotta autorganizzata RedBlock Palermo | Lettera aperta ad Haidi Giuliani Morchia | Agli insofferenti | Manuale di autodifesa urbana]

Verso lo sciopero umano

[Analisi] Il fantasma della rivolta [Aggiornamenti: comunicati delle assemblee a Lettere e Filosofia tenutesi il 12/05/11 e il 6/05/11 in seguito agli scontri] Venerdì 6 Maggio 2011, concentramento universitari ore 9, via Balbi

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Negli ultimi vent’anni i governi dell’alternanza hanno imbandito un tavolo ghiotto per i padroni: dalle manovre per erodere ogni garanzia conquistata grazie alle lotte proletarie, alla disintegrazione progressiva della previdenza sociale, coloro che pensavano che col lavoro interinale si fosse toccato il fondo hanno visto sorgere le cooperative per il lavoro in affitto, coloro che vedevano nei co.co.co. il ritorno del lavoro a cottimo hanno scoperto che c’è qualcosa di peggio: i contratti a progetto. L’elenco del disastro sociale sarebbe interminabile ed è inutile dilungarsi: per il domani ci si prospetta un ulteriore peggioramento della nostra già precaria sopravvivenza ed è assolutamente chiaro che le risorse non verranno investite per attenuare i problemi dei poveri (casa, affitto, mutuo, sanità, reddito, istruzione). Le “crisi” sono precisamente i momenti in cui chi detiene potere e ricchezza si organizza per arricchirsi ulteriormente sulla nostra pelle e la concorrenza e le contraddizioni di questo sistema non permettono alcun miglioramento per i poveri.
I soldi non ci sono per tutti e non esiste alcuna possibilità di ridistribuire la ricchezza. Abbiamo di fronte un futuro certamente non roseo e lo sappiamo bene. Più precisamente, lo diciamo da mesi, per noi non c’è più alcun futuro al di fuori di quello che riusciremo a strappare.
Che fare quindi? Innanzi tutto, dobbiamo pretendere tutto quello che ci rubano; e visto che mai ce lo restituiranno, dobbiamo cominciare a riprendercelo.

Due giorni contro le frontiere

CONTRO LE FRONTIERE, CON CHI LE SUBISCE E REAGISCE

Vecchie frontiere ricompaiono, nuove si stagliano all'orizzonte, ciò che le unisce è l'arbitrarietà e la volontà di chi di detiene il potere nella Fortezza Europa.
La vita di migliaia di individui la sta mettendo in discussione, decidendo di solcarla non rispettando le leggi e i divieti imposti.
Centinaia di tunisini cercano di passare in Francia, una Francia che non li vuole, che militarizza le frontiere e li respinge terrorizzandoli con la violenza poliziesca.
Per chi pensa che le frontiere e chi le controlla siano ostacoli e nemici alla costruzione di rapporti umani liberi sorge spontaneo il desiderio di un’azione di solidarietà e complicità, che vuole adesso trasformarsi in una volontà e in una lotta comune per un mondo senza frontiere, senza oppressione e rispettosa della terra in cui abitiamo tutti.
A Ventimiglia la maggior parte degli immigrati vaga da un centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa e una piazza della stazione ipermilitarizzata in una città razzista e indifferente.
Lo stesso accade in tutte le città europee a dimostrazione del fatto che le frontiere non sono semplici luoghi fisici ma anche muri e barriere all'interno delle città: Centri di Identificazione ed Espulsione, sistema carcerario, aeroporti e porti dai quali la gente viene espulsa.
Le rivolte del nord africa hanno sfidato i regimi di controllo e aperto le frontiere verso l'Europa. Ora stanno portando avanti le lotte dentro ai CIE. E' ora di portarle fuori. Per farlo è necessario organizzarsi al di là del luogo di nascita, riconoscere gli obiettivi comuni e colpirli.
Lo stesso sistema contro il quale ci si rivolta in Tunisia o in Egitto ha le sue basi e i suoi centri operativi, qua, in europa ed è quello che decide della nostra vita, decide i nostri consumi, ci costringere a vivere in un mondo nocivo e carcerario. Gli stessi soldi, lo stesso petrolio.

Reclaim the streets! via delle Fontane

Venerdì 29 aprile 2011 BLOCK PARTY ANTIFA writers & mc's against casapound @ via delle Fontane dalle ore 16 ::: Video della giornata
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Da una parte sola della barricata...

Uno degli ultimi patetici tentativi di appropriazione di controculture messi in atto da Casapound, ha come obbiettivo quello di mettere le mani su fenomeni come il writing e la street art. Se da un lato tutto questo può sembrare oggettivamente grottesco, da un altro non dobbiamo però sottovalutare tutti i vari aspetti, compresi quelli più paradossali, che un’operazione del genere comporta. Come writer e street artists abbiamo sentito immediatamente il bisogno di prendere una posizione netta, a prescindere dal fatto di essere compagni e compagne appartenenti a realtà autorganizzate. Ci è sembrato importante attivarci per far si che, anche all’interno della variegata scena italiana si iniziasse a ragionare su quello che facciamo quotidianamente da anni.

Il writing come fenomeno di libera espressione nasce alla fine degli anni ’60 all’interno delle maggiori metropoli statunitensi. Praticato soprattutto dalle comunità chicane e nere, si propaga come un incendio ed evolve in una babele di forme lettere e colori, diventando in breve tempo un linguaggio diffuso. La sua prima finalità è quella di rompere le diverse dinamiche di esclusione sociale a cui erano soggetti i ragazzi delle grandi periferie e trova le sue fondamenta in una pratica di riappropriazione illegale degli spazi urbani. E così, nel vuoto delle politiche culturali riservato ai tanti soggetti marginali che vivono le grandi metropoli americane, nasce spontaneamente una nuova forma di espressione artistica che nel corso di alcuni decenni metterà radici in tutti e 5 i continenti. Si tratta di un linguaggio che vuole innanzitutto essere un grido per uscire dall’anonimato e dalla noia, che resta indissolubilmente legato al concetto di autoaffermazione e che nel corso degli anni costruirà intorno alle sue diverse pratiche una vera e propria filosofia.

Sul fronte interno: ancora "interventi umanitari"?

Giovedì 14 aprile: presidio itinerante a Genova, ore 17 Piazza Cavour.
sabato 16 aprile: corteo a Bologna, ore 15 piazza XX settembre.
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Le rivolte in nord-Africa - e la caduta temporanea di governi compiacenti con le politiche di contenimento dell'immigrazione - hanno prodotto, com'era prevedibile, l'aumento esponenziale dei flussi migratori. L'ammassamento a Lampedusa di folle di disperati, in assenza di burocrati e frontiere, poteva facilmente essere evitato, ma è tornato evidentemente utile a chi non aspettava altro per creare un ennesimo stato d'emergenza.
Intanto il mediterraneo è diventato un cimitero a cielo aperto. Barconi straripanti di profughi continuano ad affondare, mentre le istituzioni minacciano di ricorrere ai respingimenti. Chi riesce ad attraversare il Mediterraneo, dopo una deriva fatta di stenti e sofferenze, si ritrova imprigionato in un limbo di fame e di controllo.
Mentre le mura dei moderni lager (C.I.E.) - all'interno dei quali da tempo ormai scoppiano rivolte - non riescono più a contenere i deportati, nuovi centri di accoglienza nascono in tutto il territorio. Oggi sono tendopoli, domani chissà: veementi amministratori locali propongono forti ed ex caserme.
A Manduria, nelle campagne pugliesi, ronde razziste pattugliano il territorio. Lì come a Lampedusa la propaganda istituzionale che alimenta l'atmosfera di intolleranza, l'odio xenofobo e la guerra fra poveri, per distogliere l'attenzione dai veri colpevoli del disagio, dal vero problema: lo Stato e l'idea di nazione.

Senti che caldo che fa

[Aggiornamenti: 27/3/11 [Ge] Contro la vostra guerra, contro la vostra pace _ Solidali coi ribelli al di là del Mediterraneo! | 26/3/11 foto striscione "monumentale"]
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Giovedì 7 aprile: aperitivo antirazzista, ore 18.30 in via delle Fontane!
Domenica 27 marzo: manifestazione a Genova, ore 15 Piazza Caricamento!
Martedì 29 marzo: manifestazione nazionale a Roma.
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Molto è stato scritto sulla rivolta libica, e più in generale sui focolai insurrezionali lungo le sponde del mediterraneo e nel mondo arabo. Le fonti sono varie e rimangono zone d’ombra. Certo la situazione si è caratterizzata per una repressione cruenta di migliaia di ribelli, organizzati per resistere e annientare l’oppressione dei governi e il sistema dittatoriale del Raìs.
Il caso libico ha rappresentato il pretesto per l’intervento diretto delle forze militari occidentali contro le truppe lealiste e, “en passant”, i bombardamenti sui civili. In Cirenaica soprattutto, anni di soprusi e giochi di potere non sono riusciti a disgregare il tessuto sociale tribale, dando la possibilità alle rivolte di sfociare in qualcosa di più grande e con prospettive maggiori. Eppure, la possibilità che la guerriglia abbia di fatto sbocchi rivoluzionari è remota, dal momento che l’appoggio internazionale fin da subito è stato offerto proprio da quei governi occidentali che per anni hanno sfruttato e devastato il paese per trarne petrolio, gas o accordi politico-economici. Le borghesie locali, fra cui ex ministri, stanno tentando di riciclarsi da oppositori dell’ultima ora, e i “capi degli insorti” hanno ben presto azzittito le voci contrarie all’ingerenza delle potenze straniere.
Non possiamo però liquidare queste esperienze negandone l'importanza storica e l'esempio pratico. La capacità di reazione delle popolazioni sfruttate arabe ci sta dimostrando che sovvertire l'esistente è possibile e necessario. Nell’istanza di libertà di un partigiano non ci può essere l’aspettativa di un cambio di regime (all’occidentale?) bensì la necessità di una gestione diretta della propria vita, di giustizia sociale. Quello che ci testimoniano alcune fonti [1|2] dal marasma di blog e testate giornalistiche di dubbia attendibilità è che, soprattutto a Bengasi, le rappresentanze istituzionali sono state soppresse e la vita dei quartieri liberati è da settimane autogestita dalla popolazione: dalle caserme distrutte sono state distribuite armi agli insorti. Non c’è polizia, i beni di prima necessità vengono condivisi, il lavoro salariato non esiste più e tutti si adoperano per il bene comune e la rivoluzione.

Informazione indipendente, musica non convenzionale

Fine della festa: [due arresti | Una notte sotto la Questura | Video | Stampa locale | Fra e Vito sui fatti di sabato mattina]

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Radio Blackout, la storica Radio Indipendente di Torino, viene a Genova venerdì 4 febbraio per un incontro pubblico, nell'aula M della facoltà di Lettere di via Balbi4. Fai nascere anche tu una Radio Libera ed Indipendente; vieni a sentire come!

dalle ore 18 incontro con alcuni membri di Radio Blackout 105.250FM, 9210 FM radio libera dall'entroterra ligure, Indymedia Liguria

dalle ore 20 aperitivo mangereccio con Vito e le Orchestrine live

a seguire DANCEHALL SOLDIERS
Madò che Crew, Sensistar Sound, Rebel Sound Army

INGRESSO GRATUITO

"Da 15 anni Radio Blackout. Non siamo stati sempre gli stessi, alcuni di noi sono arrivati nel corso di questi anni, altri se ne sono andati. Ma qualcuno c’è sempre stato dietro questi microfoni, perché qualcuno ha sempre ritenuto che una radio come questa fosse utile o interessante o divertente, e ognuno ha portato i suoi gusti musicali, o i suoi interessi culturali e sociali, o una particolare competenza tecnica. Ora ci siamo noi, sentirete cosa riusciamo a fare. Abbiamo deciso di cominciare raccontandovi qualcosa sulla nostra STORIA, sull’INFORMAZIONE, sui nostri DEEJAY, sul FINANZIAMENTO, sulla FESTA, sulla REDAZIONE e su tutto ciò che facciamo per migliorare la radio. Che non ospitiamo pubblicità chi ci ascolta lo sa già, nessun programma è mai stato interrotto per pubblicizzare rosticcerie, parrucchieri o pompe funebri. Forse non tutti sanno che nessuno di noi è mai stato pagato. Siamo contro l’attuale società fondata sulla divisione in classi, sul lavoro salariato, sull’oppressione di genere, sul profitto, sul carcere, sulla guerra e su altre cose orribili ma su questo punto, invece di usare tante parole difficili e noiose, la cosa migliore è che ci ascoltiate sui 105.250 FM."

La riforma è passata, la rabbia no!

Sabato 15 gennaio 2011, in solidarietà alla rivolta in Algeria e Tunisia, ore 9.30 presidio al consolato Tunisino, concentramento ai giardini di Brignole (piazza Verdi). Ore 15.00, presidio al varco traghetti per la Tunisia, concentramento ore 15 dalla metro di Principe.

Giovedì 13 gennaio 2011, ore 16.30, assemblea pubblica, facoltà di Lettere e Filosofia, via Balbi4, Genova

Il 14 dicembre scorso a Roma è finalmente esplosa una tensione che aleggiava da tempo.
La rabbia espressa nelle strade con tanta determinazione e compattezza da una massa eterogenea di persone, non solo studenti, ha dimostrato che le lotte sviluppatesi nei mesi precedenti in tutte le città d’Italia non possono essere liquidate come una semplice richiesta di bloccare la riforma Gelmini o di far cadere il governo Berlusconi.
Il disagio e la rabbia sono ben più profondi e sono gli stessi che hanno agitato le strade della Francia, della Grecia e di Londra. E’ la rabbia contro un mondo allo sfacelo che non riesce più ad illudere nessuno con le sue false promesse di progresso e felicità.
Di fronte a quest’evidenza, nessuno riesce a far credere alla favola di un movimento creato da presunti professionisti del disordine; e quasi nessuno ha voluto dar credito alla divisione tra buoni e cattivi.
Questi sono bagagli di esperienza fondamentali, maturati da questo movimento, su cui impostare il prosieguo delle lotte; i motivi per continuare a scendere in strada, sabotare la normalità, disturbare i progetti di normalizzazione del potere sono sotto gli occhi di tutti. A noi la capacità di non farci rinchiudere nelle gabbie delle identità, delle categorie sociali, di rivendicazioni parziali, e che la diversità delle istanze e delle pratiche di lotta non diventi un freno.
Ora che la cappa di apatia e rassegnazione è stata squarciata è quanto mai necessario non fermarsi e osare. Sono anni che ci dicono che la storia è finita e che il futuro è morto; l’insopprimibile urgenza di vivere delle persone dimostra invece che il futuro è ora e ogni occasione è buona per invertire il corso della storia.

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