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(it) Unicobas: Convegno umanista su"Anarchismo e politica"

Date Sat, 23 Oct 2010 00:14:28 +0200


UNICOBASaCONVEGNO UMANISTAsu"ANARCHISMOe POLITICA"
Centro Mondiale di Studi Umanista
2Â Simposio Internazionale
Fondamenti della nuova civiltÃ
(tre giornate)
Programma del Parco di Attigliano in Italia
Sabato 30 Ottobre 2010
h. 09.00 â Iscrizioni
h. 10.00 â Apertura della II giornata
h. 10.15 â Seconda sessione: Lâorganizzazione sociale e lâambiente
_________Interventi dellâarea: Diritto, Politica e Economia
_________Interverranno: Hervà Andres, Stefano dâErrico, Enrico Longo,
Alessandro Pizzoccaro
h. 13.00 â Lunch
h. 14.00 â Interventi dellâarea: Educazione e Salute
_________Interverranno: Mario Betti, Cinzia Mion, Pat Patfoort
h. 14.00 â In contemporanea: Tavola rotonda sul Maschile ed il Femminile
_________Interverranno: Marcella Serli, Irene Serini, Davide Tolu
h. 17.00 â Interventi dellâarea: Ambiente
_________Interverranno: Dominique BÃroule, Jacopo Fo, Alessandro Ronca
h. 18.30 â Omaggio a Silo ispiratore e fondatore del Nuovo Umanesimo
Universalista
h. 19.30 â Chiusura della II Giornata
h. 20.30 â Cena sociale
Relatori Seconda Sessione
Seconda sessione: Lâorganizzazione sociale e lâambiente
Relatori nellâarea Diritto, Politica e Economia
Hervà Andres
Hervà AndrÃs (1966), à dottore in scienze politiche presso
l'Università Parigi 7 Denis Diderot (2007). Lavora come ingegnere nel
Centro Nazionale della Ricerca Scientifica a Nizza, presso un
laboratorio specializzato in ricerche sulle migrazioni e sulle
relazioni interetniche. Il suo dottorato verte sulla problematica del
diritto di voto agli stranieri, intesa come sintomo della crisi del
modello democratico degli Stati sovrani odierni. I nuovi modelli di
ricerca lo conducono anche a studiare lo sport-spettacolo come
fenomeno politico, principalmente a partire dal tema della nazionalitÃ
nello sport.

Titolo intervento
L'esclusione degli stranieri dal diritto di voto: punto nevralgico di
contraddizione tra sovranità e democrazia.

ABSTRACT
Gli stranieri possono votare in un paese su tre al mondo e solo in
alcuni scrutini. Pertanto nessun paese al mondo riconosce una rigorosa
uguaglianza politica tra i propri cittadini e i residenti stranieri.
Cosà il paradigma che concepisce la cittadinanza come un rapporto di
fedeltà verso uno Stato sovrano predomina nei fatti e, ancora di piÃ,
nello spirito. Il diritto di voto à oggi il principale strumento, al
tempo stesso simbolico e strumentale, che segna la formazione di una
comunità politica e contribuisce a legittimare i suoi meccanismi
decisionali. Gli stranieri, se residenti in una comunità politica,
sono sottomessi alle stesse disposizioni dei cittadini della nazione
in cui si trovano. Se esclusi del diritto di voto, non partecipano
alle decisioni che li riguardano, e questo pone un problema di
legittimità democratica.

Stefano DâErrico
Stefano DâErrico (1953) partecipa al movimento degli studenti del 1968
e, successivamente, a diverse esperienze comunitarie di quel periodo.
Attivo nellâanarchismo romano, collabora a lungo alla rivista âAâ e ad
âUmanità Novaâ. à fra i fondatori della Cooperativa âBravetta â80â,
esperienza pilota capitolina, autogestita dallâarea del âmovimentoâ
contro lâistituzionalizzazione della tossicodipendenza e per il
recupero del sottoproletariato urbano. Sviluppa una lunga ricerca
collettiva sul campo, riferita in AA. VV., La diversità domata.
Cultura della droga, integrazione e controllo nei servizi per
tossicodipendenti (a cura di R. De Angelis, Istituto âPlacido Martiniâ
- Officina Edizioni, Roma 1987).
Tra gli animatori dei Comitati di Base della Scuola, nel 1990 dâErrico
diviene segretario nazionale della Confederazione Italiana di Base
Unicobas, prima realtà intercategoriale del sindacalismo alternativo
in Italia. Negli anni â90, contribuisce anche allo sviluppo
dellâAssociazione culturale âlâAltrascuolAâ, attiva sul terreno
dellâaggiornamento dei docenti, promotrice di studi e convegni. Firma
lâintroduzione di A scuola fra le culture del mondo (D. Rossi, Teti
Editore, Milano 2000) ed un libro di materia sindacale (Tutti i
contratti. Manuale per lâuso, U Book â Rubbettino, Catanzaro 2000). E'
autore dell'opera ANARCHISMO E POLITICA. Nel problemismo e nella
critica all'anarchismo del Ventesimo Secolo, il "programma minimo" dei
libertari del terzo Millennio. Rilettura antologica e biografica di
camillo Berneri, edito da Mimesis, Milano 2007.

Titolo intervento
Lâanarchismo fra politica ed antipolitica

ABSTRACT
Il dominio del socialismo statalista ed autoritario che ha
immancabilmente prodotto il capitalismo di stato in tutti i paesi in
cui sâà imposto o la socialdemocrazia (per lo pià integrata nel
sistema di sfruttamento, compartecipe della spoliazione del Terzo
Mondo), non poteva che compromettere la sinistra su basi planetarie.
Il giacobinismo moderno, succube di cià che Camillo Berneri denunciÃ
già negli anni Trenta come mito âoperaiolatraâ, ha da una parte
corroborato la crescita selvaggia dellâindustrialesimo, la crisi
ambientale ed il saccheggio indiscriminato delle risorse. Dallâaltra
ha quasi imposto un marchio xenofobo contro i contadini (considerati
âretriviâ e âpiccolo borghesiâ) e negato (come il colonialismo) le
culture astatali libere dalla soccombenza alla produzione, considerate
âinvoluteâ dallo stesso Marx. Lâetnocentrismo occidentale ha cosÃ
avuto mano libera nellâimporre su basi globali il proprio modello
tecnologico, culturale e religioso come âmarchio di fabbricaâ ed un
sistema mercantile assolutamente apocalittico e fine a se stesso.
Il primo revisionismo (quello autoritario) ha âsdoganatoâ nel
movimento dei lavoratori la cosiddetta âstatualità proletariaâ, ovvero
lâutilizzabilità del principale veicolo del sistema di sfruttamento
(poichà non sono le classi a produrre lo stato, ma à lo stato che ne
determina la nascita). In ambito politico, tutto cià ha accreditato
lâutilizzazione sconsiderata dellâautonomia del partito (nuova classe
dirigente) in funzione totalitaria. Con buona pace di Lenin, il
comunismo autoritario ha imposto a milioni di persone un âpensiero
unicoâ ante litteram basato sullâassurdo di un materialismo cosiddetto
scientifico considerato (su basi idealistiche e deterministe) perfetto
ed âinvincibileâ, negando al contempo il metodo sperimentale ed
empiriocriticista (libertario e pluralista per definizione). Tali sono
le radici della ragion di stato giacobina (del partito fatto stato) e
dellâassurdo di una (presunta) eguaglianza conquistabile in assenza di
libertà con la dittatura del (sul) proletariato. E vi sono elementi di
prossimità anche con le inevitabili accezioni del resto della
âmodernitÃâ involuta, rappresentate dai totalitarismi di destra
(ugualmente statalizzatori) e dalle democrazie apparenti, blindate e
consociative. Tali i punti di contatto con il pensiero unico attuale
(neo-darwinismo sociale e revanche del capitalismo), impostosi dopo
che il crollo del socialismo autoritario ha â nellâimmaginario
collettivo di una sconfitta âcosmicaâ â trascinato con sà anche
lâincolpevole socialismo libertario. A questi si puà imputare infatti
solo un vizio sovrastrutturale ed indotto rispetto alla propria
ideologia: quello di aver buttato il bambino (la politica intesa come
autogoverno della polis) insieme allâacqua sporca (il politicismo),
impedendosi infine di esprimere in tempi e modi dovuti quella critica
radicale e di classe al capitalismo di stato che à parte
imprescindibile della sua base fondativa dai tempi di Proudhon e
Bakunin.
Oggi occorre partecipare ai movimenti radicali, progressivi e
dâemancipazione riconoscendone finalmente la necessaria e strutturale
pluralitÃ. Se vogliamo riprendere il cammino interrotto non possiamo
abbandonarci alle subdole trappole del revisionismo storico, tantomeno
dimenticare le nostre origini, come credono di poter fare i fanatici
del âpostâ (âpost-moderno, post-socialismo, post-anarchismoâ). NÃ
adottare la âreligioneâ del ânuovismoâ (âneo-socialismo,
neo-anarchismoâ), per sua natura troppo eterogeneo, caotico e
indistinto.
I movimenti (e non vanno trascurate le organizzazioni sindacali di
base che adottano un metodo libertario ed autogestionario), devono
ricominciare dalla loro autonomia rispetto alla politica, negando
proprio la cosiddetta âautonomia del politicoâ. Se devono ripartire
dai propri ambiti specifici e dal territorio, costruendo una rete di
democrazia diretta solidarista, associazionistica e comunalista in
alternativa al centralismo ed allo stato, occorre soprattutto che
imparino onestamente a subordinare la politica allâetica, perchà il
fine non giustifica i mezzi. Ma, al tempo stesso, non possono negare
di assumersi le responsabilità che tutti coloro che sviluppano azione
sociale hanno di fronte alla storia. Devono svincolarsi dalla paura di
âcompromettersiâ, da cià che Berneri indicava come âfobia della
degenerazioneâ (e lo diceva criticando giustamente anche il diktat
onnicomprensivo dellâastensionismo). Occorre evitare la confusione fra
giudizi di merito e giudizi di valore, ovvero che passi tattici
assurgano al ruolo di principi (e che i principi stessi vengano
considerati inamovibili persino a fronte di una loro eventuale
confutazione, sedimentino unâortodossia integralista). Quanti vogliono
cambiare le cose devono aborrire particolarismi e soggettivismi e
dotarsi di unâorganizzazione e di un programma collettivo flessibile e
sempre riformabile.
Occorre ritornare alle basi del socialismo umanitario e libertario,
moralmente intransigente, eppur tollerante ed aperto alla
sperimentazione. Chi vuole cambiare il mondo deve accettare
strutturalmente la necessità del pluralismo e del confronto quali
elementi inalienabili. Sarebbe bene convincersi del fatto che, se Ã
giusto perseguire la perfettibilitÃ, non esiste la perfezione
assoluta. Lâidea stessa di una società âtrasparenteâ à assolutamente
totalitaria. Lâidea di potere deve ridursi al diritto di poter fare.
Va apertamente rifiutata a priori qualsiasi forma di dittatura, palese
o occulta che sia. Il totalitarismo, sotto qualsiasi forma, non puÃ
certo costruire la libertà nÃ, tantomeno, lâeguaglianza. In nessun
caso, neanche di fronte al cambiamento radicale o alla rivoluzione, si
à da soli, ed anche qualora si fosse maggioranza (come capità agli
anarchici spagnoli), la cosa di per sà non esime dalla politica.
Occorre quindi tener sempre presente a priori che sono necessarie
delle alleanze, riconoscendo lâalterità delle forze in campo e
delineando un progetto gradualista che non si ponga in contraddizione
con il fine ultimo. Sapendo prefigurare e concordare percorsi comuni
con altre forze, senza nessun tabà sulla politica nà complessi
dâinferiorità o chiusure settarie. Non si tratta di accettare quel
riformismo che vuole solo âaggiustareâ lâesistente, ma neppure di
abbandonarsi ad un massimalismo totalizzante che nega la necessità di
una politica dei piccoli passi. In ultimo, proprio il âfineâ va
concepito come un (problematico) inizio: non esistono palingenesi
sociali.

Enrico Longo
Dottore in Economia e Commercio. Nel 2001 inizia la sua attività nel
Movimento Umanista e, nel 2003 si dimette dal proprio incarico nel
mondo finanziario e bancario. Ã oggi responsabile di progetti FSE e
docente di discipline economiche nel circuito delle Agenzie Formative
del Piemonte. Co-fonda lâAssociazione Culturale Jak Bank Italia,
organizzazione che ha lâobiettivo di riprodurre in Italia il modello
svedese di banca senza interessi, e, nel 2008 viene eletto presidente.
Nello stesso anno à relatore al convegno internazionale sulla Finanza
Etica tenutosi a Torino, in compartecipazione con Jak Medlemsbank,
esponenti della finanza etica internazionale, dellâUniversità degli
Studi di Torino, del circuito MAG e di Banca Popolare Etica.

Titolo intervento
Il ruolo delle banche nella sperequazione ed un futuro senza interessi

ABSTRACT
Lâalba di una nuova civiltà à prossima. Sono passati settecento anni
da quando i mercanti-banchieri fiorentini e veneziani intuirono la
legge dal miglior rendimento, sperimentando empiricamente cià che
secoli dopo il pragmatismo inglese formalizzà con la tesi della mano
invisibile. La schiavità imposta dalle banche ha da tempo prodotto la
propria antitesi e richiede ora con forza quella sintesi che permetta
il superamento del vecchio ad opera del nuovo.
La superpetroliera del libero mercato ha solcato gli oceani
dellâeconomia avanzando lenta e silenziosa, percorsa da una nera
vibrazione. La sua lentezza ha rivelato una potenza distruttrice, in
ragione della sua stazza e del suo peso. Una nuova coscienza globale
ha dato lâordine dâarresto, ma i comandanti sanno che la loro nave
colossale non si fermerà senza prima aver percorso ancora decine di
miglia. Nel poco tempo che rimane loro, non potranno salvare il
prezioso carico e, nel tentativo, affonderanno con esso.
La sovrastruttura degli interessi, generata dalle leggi di signoraggio
ed implementata dal turpe meccanismo della riserva frazionaria, ha
permesso per secoli la creazione di moneta ex nihilo. Dal nulla, da
virtuali scritture contabili, le banche hanno attirato a sÃ, come
idrovore inarrestabili, la ricchezza generata dal lavoro delle
persone. Abbiamo affidato loro il nostro denaro, e con il nostro
denaro hanno alimentato il cancro della finanza, un grattacielo
costruito su fondamenta di carta e volto ad alimentare unicamente i
settori a maggior tasso di rendimento.
Negli ultimi anni le banche hanno incrementato vertiginosamente le
loro attivitÃ. Alcune di esse hanno iscritto a bilancio assets
superiori al Prodotto Interno Lordo dei propri paesi. Il vero stato,
dopo aver dettato il trattato di Maastricht, ha palesato il proprio
potere, politico e monetario, come estremo atto di forza. Non Ã
necessario, per chi voglia saper vedere, esplicitare i numeri della
strage. Ã sufficiente osservare la fame, la morte e la sofferenza che
come un cupo mantello ricoprono lâintero pianeta.
Le fondamenta hanno ceduto. Ã compito di tutti noi mettere in atto un
nuovo modello. La nube di detriti e polvere, che per troppo tempo ha
oscurato la vista, si sta diradando e la luce di una nuova civiltÃ
mostra i suoi raggi.

Alessandro Pizzoccaro
Imprenditore, Ã fondatore di GUNA, la 5Â azienda farmaceutica al mondo
nel settore delle medicine naturali e di origine biologica.
Sostenitore attivo di un paradigma medico non violento, ha portato la
sua azienda ad essere una best-in-class nell'impegno sociale. E' stato
il principale sostenitore del tratto italiano della Marcia Mondiale
per la Pace e la Non Violenza del 2009.

Titolo intervento
La felicità interna lorda: dai paradigmi del XX secolo alla vera
misura del benessere

ABSTRACT
Numerosi segnali indicano che due paradigmi alla base del nostro
vivere sociale odierno si stanno dimostrando per lo pià inadeguati: il
paradigma economico e il paradigma medico.
à accettabile un sistema sociale dove lâ1 per cento della popolazione
possiede il 40 per cento delle ricchezze, dove 34.000 (trentaquattro
mila!) bambini muoiono ogni giorno per denutrizione, dove oltre il 50
per cento del pianeta vive con meno di due dollari al giorno? Per
quanto riguarda il management delle imprese, la parola-chiave allora
dev'essere Âresponsabilità socialeÂ, ossia un approccio alla ricerca
del profitto e dellâottimizzazione delle risorse che puà e deve
integrarsi pienamente con lâattenzione costante alle conseguenze
sociali delle proprie decisioni imprenditoriali. Gli imprenditori
devono assumersi la responsabilità del buon andamento delle proprie
aziende, della soddisfazione dei propri dipendenti, dellâatteggiamento
leale nei confronti dei concorrenti ma devono anche perseguire fini
non indirizzati allâobiettivo unico della massimizzazione del profitto
ma che sappiano anche rispondere alle necessità umane, della comunitÃ
e dellâambiente. Se dallâambito economico passiamo a quello della
salute, ritroviamo lo stesso paradosso e la medesima contraddizione di
fondo: il Âparadigma commercialeÂ, il Âparadigma scientifico
riduzionista cosà funzionale per lâesasperazione tecnologica, non
funziona per lâuomo, per la sua salute e il suo benessere.
Finanziamenti pubblici, investimenti privati, ricerche, biotecnologie
e medicinali sofisticati paradossalmente non ottengono un autentico
miglioramento dello stato di salute, non necessariamente consentono
una vera guarigione e non contribuiscono al benessere. Sarebbe allora
assai interessante identificare e convalidare un metodo di verifica
delle cose che possa misurare lo stato di salute globale dei cittadini
e della società attraverso un indice innovativo, una sorta di indice
di ÂEnergia interna lorda (...)



Relatori nellâarea Educazione e Salute


Mario Betti
Laureato in Medicina e Chirurgia. Specializzazione in Psichiatria. Ha
compiuto il Training di formazione in psicoterapia relazionale. Autore
di numerosi testi e articoli. Formazione quadriennale in Medicina
Psicosomatica presso l'Istituto Riza di Milano. Ha approfondito lo
studio del mesmerismo e degli stati modificati di coscienza. Da tre
anni collabora con il Villaggio Globale di Bagni di Lucca ed ha
introdotto l'uso dei trattamenti olistici transpersonali (tecniche di
meditazione, di bioenergetica, di respirazione, di ipnosi) nella
terapia dei disturbi psichici. Fondatore della Scuola Umanistico
Scientifica per la Salute Mentale (www.schesis.it)

Titolo intervento
Schesis: una prospettiva umanistico scientifica per la salute mentale.
Esperienze di trasformazione nel servizio pubblico.



Cinzia Mion
Dirigente scolastica dal 1974 al 2001 con sedi di servizio a
Conegliano, Perugia, Treviso. Socio fondatore della Associazione
Nazionale Dirigenti Scolastici di cui ha ricoperto la carica di
vicepresidente dal 1989 al 1995, poi presidente del Consiglio
Nazionale della stessa Associazione, ora membro del Consiglio. Ha
presieduto il gruppo che ha elaborato il CODICE ETICO DEI DIRIGENTI
SCOLASTICI (1993) allâinterno della stessa Associazione. Iscritta
allâalbo degli Psicologi della Regione Veneto dal 19/10/93 con il
numero1054. Dal 1989 al 2000 membro del COMITATO PARI OPPORTUNITAâ
donna- uomo presso il Ministero della Pubblica Istruzione, Ufficio
Studi e Programmazione, comitato che si à interessato della formazione
di unâidentità di genere di bambini e bambine, il pià possibile scevra
da stereotipi, a partire dai tre anni. La rivoluzione culturale delle
Pari Opportunità parte da queste premesse. Cultrice della materia
âPsicologia dellâapprendimentoâ presso lâUniversità agli studi di
Perugia- Facoltà di Scienze della Formazione. Docente a contratto
presso la medesima Università e presso lâuniversità di Udine.
Esperta e formatrice secondo lâapproccio relazionale a mediazione
corporea con adulti (docenti, operatori ASL, psicologi, medici,
fisioterapisti, ecc.), Formatrice in psicomotricità relazionale.
Esperta e formatrice nel campo delle dinamiche relazionali secondo il
modello di analisi psicosociale. Formatrice alla gestione del âGruppo
come strumento di lavoroâ. Competenze teoriche e pratiche in
psicologia dellâapprendimento, con particolare riferimento
allâapproccio socioculturale; competenze metodologico-didattiche
riguardanti la valutazione, la continuitÃ, lâintercultura, ecc..
Formatrice in educazione alla cittadinanza.

Titolo intervento
Educare alla cittadinanza oggi.

ABSTRACT
Oggi in Italia il deficit di etica pubblica, che si registra crescere
continuamente, caratterizza la difficoltà di educare alla
cittadinanza. Cittadinanza che si deve contrassegnare non soltanto
come capacità di costruire la categoria mentale e poi etica del bene
comune - che prenda in considerazione non solo il proprio tornaconto
ma anche quello della collettività - ma anche come evoluzione della
caratteristica della sudditanza , purtroppo ancora pervasiva e sempre
alla ricerca di protettori, privilegi, favori , in autentica
cittadinanza. Questa trasformazione , che poggia sullâetica della
responsabilità , dovrebbe essere in grado invece di renderci
orgogliosi di pagare qualche prezzo, nel senso di rinuncia a ipotetici
vantaggi, pur di non asservirci.
La deriva economica attuale del neoliberismo che ha legittimato un
individualismo sbrigliato , insieme alle rinforzate derive sociali del
consumismo e del conformismo, hanno partorito lâindifferenza e la
non-curanza nei confronti degli altri e del pianeta. Lo storico
familismo amorale che da troppo tempo caratterizza il popolo italiano
insieme alla tendenza tutta attuale ad un narcisismo diffuso a tutti i
livelli, che neutralizzano qualsiasi etica del limite, rendono ancora
pià difficoltosa lâeducazione alla cittadinanza.
La scuola, sensibilizzando al presente problema anche la famiglia,
dovrebbe accettare questa sfida essenziale ed ormai ineludibile di
educare alla cittadinanza autentica , per salvare il Paese dalla china
inquietante che à sotto gli occhi di tutti e che ci sta portando
sempre pià lontano da quella Repubblica Democratica che avevano
vagheggiato i nostri Padri Costituzionali.


Pat Patfoort
Antropologa fiamminga belga, nata nel 1949. Ã docente, trainer e
mediatrice a livello internazionale nel campo della Trasformazione e
della Gestione Nonviolenta del Conflitto. Autrice di diversi libri e
articoli, tradotti in varie lingue. Co-fondatrice e direttrice del
centro per la gestione nonviolenta del conflitto âDe Vuurbloemâ (âIl
Fiore di Fuocoâ) a Brugge, in Belgio. Tiene lezioni e conferenze in
molte Università del mondo (Belgio, Italia, Olanda, Svezia, Spagna,
Stati Uniti, Russia, ecc.)

Titolo intervento
Educare alla nonviolenza non à un'utopia ma una scelta concreta ed efficace

ABSTRACT
Educare alla nonviolenza significa mettere veramente in pratica, nelle
nostre relazioni con i bambini, valori quali l'ascolto, il rispetto,
la tolleranza e l'amore verso gli altri e verso noi stessi. Quando non
lo facciamo, in generale, non à perchà non vogliamo ma perchà non
sappiamo come farlo.
Il metodo MmE (o Maggiore-minore-Equivalenza) ci offre un sistema per
realizzare quello che desideriamo tanto ardentemente e profondamente:
costruire con ed attraverso i nostri figli un mondo in cui ognuno
possa sentirsi felice di vivere e di svilupparsi.
Pat Patfoort, che ha creato il metodo MmE e che lo ha utilizzato e
provato da vari decenni in molti paesi del mondo, con molteplici
gruppi ed in situazioni molto diverse, ci presenterà personalmente
questo metodo illustrandolo con alcuni esempi molto chiari.



Relatori nellâarea: Ambiente


Dominique BÃroule
à ricercatore in Scienze Cognitive del CNRS (Centro Nazionale della
Ricerca Scientifica) in Francia dove ha sviluppato un modello di
memoria associativa di ispirazione neurobiologica. Come attivista,
dette inizio dal 2005 fino a 2007 alle Giornate Internazionali di
Opposizione Collettiva agli OGM e, dal 2008, a AlterTour "Per un
Pianeta senza Doping"

Titolo intervento
L'ambiente sottoposto al doping generalizzato della societÃ

ABSTRACT
L'uomo moderno non puà esulare dalla constatazione che il suo
ecosistema non sta bene e che egli à il principale responsabile di
questa situazione. Le nostre risorse energetiche si esauriranno in
alcuni decadi; le risorse naturali indispensabili per la
sopravvivenza - l'aria, l'acqua, la vegetazione - e con esse la
diversità della vita sulla Terra sono deteriorate come mai in passato.
E tuttavia, i privilegiati del pianeta continuano a consumare senza
moderazione, subito seguiti dai cosiddetti popoli "in via di
sviluppo."
E tuttavia, lo spirito di competizione continua a dominare le
relazioni internazionali, ne consegue lo sfruttamento sfrenato e non
coordinato delle risorse naturali.
E tuttavia, gli scienziati appoggiano ancora questo doping
dell'economia con la speranza di risolvere i problemi ambientali che
ne derivano.
Come à possibile giustificare uno sviluppo della società tanto poco
adeguato alla difesa del pianeta?
Forse la risposta a questa domanda si potrebbe trovare in un altro
comportamento irrazionale: Quello del fumatore che scopre gli effetti
secondari del consumo di tabacco senza comunque interromperlo. L'uomo
moderno, come il fumatore, Ã spinto dalla ricerca di una soddisfazione
immediata che gli fa trascurare le conseguenze a lungo termine delle
sue azioni. Egli à diventato dipendente da prodotti pubblicizzati dal
sistema politico finanziario dominante, come ad esempio la chimica
per l'agricoltore, il credito, l'elettricità permanente, l'automobile
ed il telefono cellulare per tutti.
Una eventuale rinuncia a questo modo di vita implica in primo luogo,
prendere coscienza della realtà delle nostre dipendenze e dei loro
effetti negativi e successivamente, disporre di alternative alle varie
"droghe" * che riguardano l'economia, l'agricoltura, i trasporti, la
produzione di energia, le telecomunicazioni.: Modelli di attività che
siano contemporaneamente rispettosi dell'ambiente e generatori di
soddisfazione personale.
Questa ricerca di alternative a differenti forme di doping della
società attuale costituisce un avvicinamento all'obiettivo generale
che qui c'interessa, descritto da un'esperienza di vita collettiva
itinerante: âl'AlterTour per un pianeta senza doping."

* Definizione del doping generalizzato: Ogni procedimento che aumenta
temporaneamente certe capacitÃ, ma che genera deterioramenti e
dipendenze durevoli.



Jacopo Fo
à uno scrittore, attore fumettista e regista italiano. Figlio di Dario
Fo e Franca Rame. Ã il fondatore della rivista Cacao che ha portato in
seguito sul web abbinata al progetto della Libera Università di
Alcatraz da lui lanciato nel 1979.
Fo ha anche pubblicato a dispense, ed in dodici volumi, l'Enciclopedia
del sesso sublime. Impegnato in battaglie civili e di solidarietÃ
sociale, cura un blog personale nel quale esprime anche le proprie
opinioni politiche e sociali. Ha appoggiato il V-Day. Contrario alla
produzione di energia nucleare, sostiene quella eolico solare.

Titolo intervento
Le esperienze della Libera Università di Alcatraz per la costruzione
di una nuova civiltÃ


Alessandro Ronca
Nasce a Roma il 27 Marzo del 1967 e sin da bambino manifesta una forte
curiosità per il funzionamento delle cose che lo circondano che lo
accompagnerà fino ai nostri giorni. à proprio questa sete di
conoscenza che lo porta ad intraprendere moltissime attività ed
esperienze fin da giovanissimo che spaziano dal musicista al tecnico
del suono a Direttore del CET la scuola di musica di Mogol,
dallâistruttore internazionale di sub al direttore dâalbergo a Manager
e guida in campi safari in Africa, da Project Manager nella
costruzione di strutture ricettive in centro America a docente di
tecniche turistiche e Marketing in corsi comunitari; da perito
elettronico a progettista di edifici passivi, impianti a biomassa,
fotovoltaici, eolici e termosolari sperimentando tecniche di
coltivazione agricole in arido coltura, brevettando apparecchiature a
basso consumo energetico, sistemi costruttivi prefabbricati. Oggi,
come studioso di energie e sistemi ârinnovabiliâ, progetta e realizza
in totale autofinanziamento, insieme ad alcuni amici, il PER â Parco
dellâ Energia Rinnovabile. Una struttura didattico turistica
divulgativa, nella quale si sperimenta un modello sostenibile di
gestione delle risorse del pianeta e dove si intende suscitare il
âdesiderioâ ed il âpiacereâ di cambiare

Titolo intervento
L'esperienza del PER, un eco parco per l'autosufficienza agro-alimentare.

ABSTRACT
Il sistema monetario mondiale e la logica del profitto spingono gli
esseri umani a concentrarsi nelle cittÃ, dove, con il denaro,
acquistano tutto cià di cui necessitano. La cittÃ, in realtÃ, non
produce nulla di tutti quei beni primari, presumibilmente necessari
ai suoi abitanti per sopravvivere; questo e altri, i motivi per i
quali occorre invertire lâesodo nelle cittÃ. Noi pensiamo che occorra
âriruralizzareâ ed à cosà che abbiamo creato il PeR (il Parco
dellâEnergia Rinnovabile), con lâintento di sperimentare un modello
sostenibile di gestione delle risorse del pianeta, pur mantenendo un
elevato livello qualitativo della vita. Un centro didattico,
turistico, divulgativo, nel quale ,come studioso di energie
rinnovabili e sistemi sostenibili, insieme con altri professionisti ed
amici, abbiamo cercato e stiamo cercando una o pià soluzioni
alternative a questa âderiva tecnico-socialeâ. Suscitare il
desiderio ed il piacere di cambiare: sono questi due degli obbiettivi
che si vogliono suggerire alle persone che vengono a visitarlo.
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