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La polizia italiana incarcera 1.300 lavoratori immigrati dopo
protesta in Calabria
Di Marianne Arens e Stefan Steinberg
15 gennaio 2010
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in tedesco e in inglese il 12 gennaio 2010.
La polizia italiana e i carabinieri hanno arrestato circa 1.300
lavoratori africani nella cittadina calabrese di Rosarno durante
il fine settimana caricandoli in autobus e in treno alla volta
di centri di detenzione. Gli immigrati avevano lanciato proteste
a Rosarno giovedì e venerdì della scorsa settimana
in seguito a sparatorie il giorno precedente da parte di uomini
armati ignoti le cui vittime erano alcuni immigrati.
I violenti scontri e gli arresti di massa sono indicativi di
crescenti tensioni sociali in Italia e in Europa creati dalla
crisi economica, dalla disoccupazione e dagli attacchi da parte
dei governi europei al tenore di vita della classe lavoratrice.
L'élite europea spera di deviare la frustrazione sociale
contro i lavoratori immigrati, e allo stesso tempo di manipolare
eventi come quelli a Rosarno per creare uno stato di polizia contro
tutta la classe lavoratrice, immigrati e nativi.
Il ministro degli Interni Roberto Maroni non ha perso tempo
nel descrivere gli eventi di Rosarno come il risultato di "troppa
tolleranza". In realtà, lungi dall'essere una conseguenza
della "tolleranza" dello stato italiano, tra i più
brutali in Europa con gli immigrati, la protesta dei lavoratori
immigrati a Rosarno fermentava da mesi, risultato di condizioni
di lavoro e di vita disumane e dell'abuso sfrenato della Ndrangheta.
È stata molto probabilmente la violenza della Nndrangheta
contro i lavoratori a provocare le proteste. Il giorno prima,
alcuni immigrati erano stati feriti da uomini armati sconosciuti.
Tra i feriti c'era un uomo del Togo.
Come risposta, centinaia di lavoratori al grido di "non
siamo animali!" hanno lasciato le loro abitazioni rudimentali
e hanno marciato nel centro della città di Rosarno, dove
hanno divelto recinzioni, rivoltato bidoni dell'immondizia e rotto
finestrini di auto.
Circa 1.500 lavoratori sono impiegati per la raccolta delle
arance a Rosarno, un piccolo paese in Calabria, di circa 16.000
abitanti. Il lavoro più duro è a carico dei clandestini
sottopagati, soprattutto africani. Gli africani lavorano in un
circuito nel sud Italia, raccogliendo pomodori in Campania in
primavera, uva in Sicilia in estate, olive in Puglia all'inizio
dell'autunno, e infine arance in Calabria nel tardo autunno. Stando
a fonti attendibili guadagnano non più di 2 o 3
l'ora.
Quando hanno lavoro, gli immigrati africani sono sotto pressione
intensa e dormono in tende e costruzioni di cartone. Circa 200
lavoratori africani di Rosarno vivevano in una fabbrica abbandonata,
senza riscaldamento, bagno, o acqua corrente.
Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione Internazionale
per le Migrazioni (OIM) in Italia, i disordini rivelano che "molte
realtà economiche italiane si basano sullo sfruttamento
del basso costo della manodopera straniera, che vive in condizioni
disumane, senza diritti", e in condizioni di "semi-schiavitù."
I salari degli immigrati raggiungono un massimo 23 al
giorno, da cui si deve detrarre fino a 5 di "pizzo"
alla' Ndrangheta. I colpi d'arma da fuoco della scorsa settimana
si pensa siano stati sparati dalla criminalità organizzata
che ha cercato di punire i lavoratori che si rifiutavano di pagare
il pizzo.
Un lavoratore sudanese, Abdul Rashid Muhammad Mahmoud Iddris,
ha detto alla CNN che giovedì una BMW si è fermata
fuori della fabbrica abbandonata che serviva come alloggio per
molti immigrati. Un uomo è poi uscito dalla macchina e
ha sparato ferendo il ventiseienne Ayiva Saibou. La polizia locale
ha detto che gli immigrati non hanno potuto aiutare l'uomo ferito.
Nel giro di poche ore, circa 2.000 immigrati marciavano nel
centro di Rosarno, prima di essere respinti dalla polizia. Hanno
tentato di ripetere la marcia il giorno successivo.
Lo stato italiano ha risposto senza pietà alle proteste
degli immigrati. Centinaia di poliziotti e carabinieri sono stati
immediatamente mobilitati contro i lavoratori immigrati. Unità
di polizia paramilitare hanno sparato gas lacrimogeni contro la
folla e hanno colpito con manganelli i lavoratori che protestavano.
La polizia e carabinieri sono restati in disparte quando gruppi
di estrema destra hanno attaccato i lavoratori immigrati. Armati
di bastoni, pietre e persino di fucili da caccia, questi estremisti
hanno condotto una battaglia contro i lavoratori immigrati che
è durata per tutta la giornata di venerdì. Hanno
usato camion e trattori per dare la caccia ai lavoratori stranieri,
ovunque si trovassero.
Gli immigrati si sono difesi con una barricata costituita da
due macchine incendiate e un mucchio di pneumatici prima di ritirarsi
nella fabbrica, che serviva come loro abitazione principale. Alla
fine, unità di polizia armate fino ai denti hanno circondato
gli immigrati di fronte alla vecchia fabbrica. Alcuni immigrati
sono riusciti a fuggire mentre gli altri venivano deportati dalla
città durante la notte.
La polizia ha organizzato autobus e treni per il trasporto
di più di 1.000 immigrati nei centri di detenzione di Crotone,
Bari e Brindisi, prima di radere al suolo i loro accampamenti
di fortuna, alla periferia di Rosarno.
Sabato scorso una folla razzista ha continuato a sfogare la
sua rabbia contro gli ultimi lavoratori stranieri a Rosarno. Un
ventinovenne del Burkina Faso è stato ferito a entrambe
le gambe e al braccio da colpi di fucile. Una macchina con tre
lavoratori immigrati è stata fermata dai teppisti armati
di spranghe di ferro. Uno dei tre in macchina è stato brutalmente
picchiato, gli altri due sono riusciti a fuggire.
Il numero ufficiale dei feriti ammonta a 67, di cui 31 immigrati,
17 italiani e 19 poliziotti. Otto africani rimangono ancora in
ospedale con gravi ferite.
Figure di spicco dello Stato italiano si sono espresse con
dichiarazioni xenofobe nei confronti dei lavoratori africani.
Il Ministro degli Interni Maroni ha detto che tutti i lavoratori
africani di Rosarno che erano senza documenti in regola saranno
espulsi. Il ministro Roberto Calderoli della Lega Nord ha reso
noto il programma razzista del governo italiano e ha dichiarato
che con la disoccupazione al 18 per cento nel sud d'Italia, "il
lavoro deve andare agli italiani ... non agli immigrati illegali
".
"Prima l´ordine con le politiche di contrasto alla
clandestinità, poi tutto il resto" ha esortato, Maurizio
Gasparri, l'ex neo-fascista e attuale capo del gruppo parlamentare
del Popolo della Libertà al Senato. I lavoratori stranieri
clandestini avrebbero dovuto essere deportati con maggiore efficacia,
il senatore ha insistito.
Gasparri ha taciuto sulle organizzazioni di tipo mafioso rivelate
in questo ultimo incidente, o il modo in cui la 'Ndrangheta organizza
la raccolta di frutta e realizza enormi profitti approfittando
dello stato illegale degli immigrati. Nel primo giorno dei tumulti
Maroni, della Lega Nord, era per caso in un meeting a Reggio Calabria
in merito alla questione della criminalità organizzata.
Solo pochi giorni prima la 'Ndrangheta aveva effettuato un attacco
dinamitardo contro il tribunale regionale della città.
Nel maggio 2009 la Commissione Anti-mafia aveva disposto un'indagine
sul ruolo della mafia nelle imprese agricole della regione. L'inchiesta
ha portato all'arresto di tre uomini d'affari locali e due collaboratori
bulgari.
È del tutto probabile che elementi criminali locali
hanno incitato alla violenza contro gli immigrati, al fine di
distogliere l'attenzione dalle proprie attività. Come nel
caso del 2008, quando le bande criminali della camorra hanno distolto
dall'attenzione del loro ruolo nello scandalo dei rifiuti della
città incoraggiando pogrom razzisti a Napoli.
Queste bande sono in grado di incitare alla violenza e scatenare
pogrom consapevoli che le loro attività sono accolte dal
governo Berlusconi come una cortina fumogena per la intensa crisi
sociale del paese nel suo complesso. Il governo, a sua volta,
rimane al potere a causa del completo abbandono di qualsiasi lotta
da parte dell'opposizione e dei sindacati per la difesa dei diritti
dei lavoratori.
Sabato il Segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani,
ha rifiutato di difedere i lavoratori immigrati e ha condannato
"la violenza, a prescindere da dove proviene".
Su una popolazione di 60 milioni, l'Italia ha circa quattro
o cinque milioni di immigrati legali, e forse altrettanti o più
senza documenti. Ha una popolazione che invecchia e uno dei più
bassi tassi di natalità al mondo.
Berlusconi ha introdotto alcune delle leggi più draconiane
in materia di immigrazione in Europa, comprese le vaste misure
da parte della polizia e della guardia costiera per prevenire
che gli immigrati raggiungano le coste italiane. Ci sono tutte
le indicazioni che il governo utilizzerà gli eventi di
Rosarno per inasprire le leggi ancora di più.
L'Italia non è da sola. In tutta Europa la classe dominante
sta dando il benvenuto a forze politiche di estrema destra, mettendo
in atto nuove restrizioni sui diritti democratici e rinforzando
i poteri di polizia dello stato, tutto in veste di controllo dell'immigrazione
e di lotta contro il "terrorismo". Tali misure in realtà
servono come preludio ad un attacco molto più ampio alla
posizione sociale e ai diritti democratici della classe lavoratrice
nel suo complesso.
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