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Italia: la politica di immigrazione xenofoba porta a centinaia i morti nel Mediterraneo

Di Marianne Arens
29 agosto 2009

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco il 25 agosto 2009 e in inglese il 27 agosto 2009.

Altri 73 profughi africani sono annegati nel mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia via mare. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), 525 rifugiati sono morti in mare nel 2008 e diverse centinaia sono già annegati quest’anno.

Solo cinque profughi dall’Eritrea—due giovani uomini, due ragazzi e una giovane donna—sono sopravvissuti durante la loro recente odissea in una piccola barca. Il loro viaggio è durato 20 giorni, uno dei sopravvissuti ha riportato. Un portavoce della marina maltese ha detto a CNRmedia.com che un elicottero Frontex tedesco aveva individuato sette cadaveri nelle acque libiche e l’equipaggio ha ritenuto che venissero dalla barca.

Giovedì i cinque eritrei esausti e indeboliti sono sbarcati sull’isola italiana di Lampedusa. “Siamo gli unici sopravvissuti”, hanno detto. Il resto dei profughi era morto lungo il viaggio, e i loro cadaveri erano stati gettati in mare. Molte navi li avevano incrociati, ma nessuna di loro ha tentato il soccorso. Una motovedetta è arrivata a dar loro carburante e giubbotti di salvataggio, ma “poi è ripartita di nuovo e ci ha lasciato, nonostante la nostra condizione”.

Un portavoce dell’UNHCR ha riferito che un peschereccio aveva anche dato del pane e dell’acqua ai rifugiati, ma poi li aveva abbandonati al loro destino.

Tale indifferenza da parte delle navi nel Mediterraneo è un nuovo fenomeno. Contraddice completamente l’obbligo marittimo a salvare chi si trova in una situazione di emergenza. Questa indifferenza è incoraggiata dalla politica del governo italiano di Silvio Berlusconi, che non permette ai rifugiati di sbarcare in Italia. Esso ha condotto una lunga e spregevole campagna per diversi mesi contro i rifugiati africani ed è pronto ad accettare le fatali conseguenze.

In virtù di un accordo tra Italia e Libia, la costa libica e lo Stretto di Sicilia sono sistematicamente sorvegliati da motovedette. Il momento che vengono intercettati, i rifugiati sono rispediti direttamente in Africa. Non gli viene nemmeno permesso di mettere piede sul territorio italiano per fare domanda di asilo.

L’ultima tragedia nel Mediterraneo ha portato ad un acceso scontro politico. Il quotidiano cattolico Avvenire ha criticato la politica del governo in materia di immigrazione. Ha accusato l’Occidente di “chiudere gli occhi” davanti al problema, e ha paragonato il tragico destino dei traghettati nel Mediterraneo alla Shoah.

Umberto Bossi, capo della Lega Nord, partito apertamente razzista della coalizione di governo, ha reagito invitando il Vaticano a dare il buon esempio e aprire le sue porte agli immigrati.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini (Forza Italia) è intervenuto e ha cercato di imputare la responsabilità all’Unione Europea, sostenendo che quest’ultima non ha fatto nulla per fermare l’immigrazione verso l’Italia. Frattini ha poi chiesto che altri paesi europei siano pronti ad accogliere i rifugiati.

Nel mese di maggio, Silvio Berlusconi ha cinicamente cercato di giustificare le politiche di deportazione italiane, ammettendo che le condizioni dei centri di espulsione italiani erano molto simili ai “campi di concentramento”. Pertanto, secondo lui è “più umano” impedire a priori ai rifugiati di sbarcare sul suolo italiano.

Scontri si sono verificati nei centri di identificazione e di espulsione, all’inizio di agosto, con l’entrata in vigore delle nuove norme di sicurezza. Molti detenuti si sono arrampicati sul tetto del centro di deportazione di Torino. Altri si sono armati con sbarre di metallo e hanno cercato di abbattere alcune saracinesche. La ribellione è stata alla fine sedata da un aggressivo intervento della polizia. Simili proteste e scontri hanno avuto luogo anche in altri centri di deportazione.

In concordanza con le nuove leggi, i rifugiati, senza permesso di soggiorno possono essere rinchiusi per sei mesi. L’immigrazione clandestina può essere punita con una multa fino a €10.000 e gli immigrati devono pagare €200 per una domanda di permesso di soggiorno. Inoltre la nuova legge prevede che insegnanti, funzionari e personale sanitario denuncino gli immigrati clandestini. I proprietari di immobili inoltre rischiano il carcere nel caso di affitto a clandestini. Le leggi legalizzano anche l’introduzione di milizie civili per integrare l’uso sistematico di soldati nel pattugliamento di centri urbani.

I nuovi regolamenti danno sostegno ad elementi fascisti ledendo non solo i diritti democratici fondamentali dei rifugiati, ma quelli di tutta la popolazione. Allo stesso tempo, la campagna del governo contro i lavoratori immigrati è sempre più utilizzata per fornire un capro espiatorio da biasimare per la crisi economica del paese e esentare così l’élite al potere da qualsiasi responsabilità.

La situazione economica in Italia è drammaticamente peggiorata nel 2009. Secondo la Confcommercio, il prodotto interno lordo del paese è diminuito di quasi il 5 per cento (-4,8 per cento), e il consumo di circa l’1,9 per cento. L’industria automobilistica ha venduto il 15 per cento di auto in meno rispetto all’anno precedente. Di conseguenza, il governo è ben consapevole del pericolo di controversie sul lavoro nelle grandi aziende come Fiat e di possibili disordini nelle grandi città.

Il governo Berlusconi è stato in grado di mantenere il potere e attuare le sue politiche di destra, perché non ha una una seria opposizione politica. I cosiddetti partiti di opposizione rappresentano punti di vista, che differiscono solo in misura irrilevante dalle politiche del governo. Inoltre, un certo numero di ministri, che sono responsabili delle disumane direttive xenofobe del governo, hanno iniziato la loro carriera nel campo della sinistra parlamentare o come radicali piccolo-borghesi.

Il Ministro degli Interni Roberto Maroni, che oggi è un membro della Lega Nord, ha iniziato in politica come membro del gruppo di cosiddetti marxisti-leninisti di Varese. È poi passato per un periodo all’organizzazione Democrazia Proletaria, una unione di diverse sinistre, di tendenze piccolo-borghesi, i cui membri in seguito si sono dissociati per unirsi principalmente a Rifondazione comunista o ai Verdi.

Come Berlusconi e Bossi, Maroni ha sbarcato il lunario per un po’ come musicista. Ha incontrato Bossi alla fine degli anni ‘80 e nel 1990 si è iscritto alla Lega Lombarda, in seguito divenuta Lega Nord. Oggi Maroni difende l’introduzione delle milizie di quartiere ed è intento a espellere mezzo milione di immigrati quest’anno.

In qualità di artefice dell’”accordo italo-libico per la lotta contro l’immigrazione clandestina”, Maroni è uno dei principali responsabili della tragedia dei rifugiati. A maggio negoziava il presente accordo a Tripoli. Secondo il quotidiano libico Akhbar Libya, il contratto “obbliga la Libia a combattere l’immigrazione clandestina, mentre Roma ha promesso in cambio di pagare alla Libia cinque miliardi di dollari nei prossimi 25 anni come risarcimento per il periodo coloniale”. Inoltre, il governo italiano ha donato tre navi per effettuare pattugliamenti lungo la costa libica.

Altri membri del governo Berlusconi provengono dal Partito Socialista (PSI), crollato sotto il peso degli scandali di corruzione negli anni ‘90. Poco dopo una sezione del partito formava il nuovo Partito socialista (Nuovo PSI), che successivamente si è integrato nel “Popolo della Libertà” di Berlusconi. Il segretario del PSI, Bettino Craxi, giocò un ruolo cruciale nel promuovere la carriera di Berlusconi dandogli carta bianca nel centro socialista di Milano per sviluppare i suoi interessi immobiliari e televisivi. Nel 1994 Craxi fu costretto a lasciare il Paese per evitare una pena detentiva per corruzione. Morì da uomo ricco in Tunisia nel 2000. Oggi la figlia Stefania Craxi è Sottosegretaria al Ministero degli Esteri.

Altri disertori del partito socialista sono Franco Frattini e Giulio Tremonti. L’attuale ministro degli esteri Frattini era editore del quotidiano di sinistra Il Manifesto fino al suo inserimento nel partito di Berlusconi nella metà degli anni ‘90. È un sostenitore accanito delle guerre in Medio Oriente e della “guerra contro il terrorismo”. Di recente Frattini ha protestato alle Nazioni Unite contro una conferenza che ha condannato il carattere criminale degli attacchi israeliani contro i palestinesi.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Tremonti è noto per le sue politiche economiche di destra. Professa apertamente punti di vista nazionalisti e protezionisti e ha un buon rapporto di lavoro con i post-fascisti guidati da Gianfranco Fini. Ha attirato molta attenzione con il suo commento ad Annozero: “Questo è il momento di chiudere I libri di economia e di aprire la Bibbia”

Un disertore del partito socialista particolarmente prezioso per Berlusconi è Renato Brunetta, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, laureato in diritto del lavoro. È responsabile per rendere il mercato del lavoro flessibile e per introdurre contratti “precari”, cioè a breve termine e lavori a bassi salari. È famoso per la sua feroce campagna contro i “fannulloni”, ossia dei presunti “buoni a nulla” che lavorano nella pubblica amministrazione.

Maurizio Sacconi, Ministro della Salute e anche ex membro del PSI, ha difeso la campagna della Chiesa contro l’eutanasia nel recente caso di Eluana Englaro.

Un’altra sezione del governo Berlusconi deriva dal Partito Radicale di Marco Pannella e Emma Bonino. Negli anni ‘60 e ‘70 i Radicali sono stati considerati facenti parte dello spettro di sinistra della politica. Il partito includeva intellettuali come lo scrittore Elio Vittorini, l’attore Arnoldo Foà e per un periodo perfino il regista Pier Paolo Pasolini. Sostenevano i Radicali sulla base della difesa del diritto di aborto e di divorzio e della separazione tra Chiesa e Stato.

Anche un ex membro del Partito Comunista Italiano (PCI) occupa una posizione chiave nel governo Berlusconi. Sandro Bondi è Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e coordinatore del Popolo della Libertà. Da giovane Bondi aveva aderito alla Federazione Giovanile Comunista Italiana. Un fervente cattolico, ha scritto la sua tesi di filosofia su frate Leonardo Valazzana da Fivizzano, un predicatore agostiniano avversario del Savonarola (quest’ultimo fu bruciato al rogo per eresia nel Medioevo).

Bondi si iscrisse al PCI e divenne sindaco di Fivizzano in Toscana. Negli anni ‘90 cominciò a diventare un fanatico difensore di Berlusconi. Nel 2001 ha diretto la campagna elettorale di Berlusconi ed è stato l’autore di un “elegante” opuscolo pubblicitario, distribuito ad ogni famiglia italiana. Come Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Bondi recentemente si è opposto alle richieste di artisti che scioperavano contro i tagli di 100 milioni di euro dal bilancio per la cultura. Al fine di coprire il disavanzo dello Stato, Bondi ha inoltre nominato Mario Resca, ex amministratore delegato della catena di fast food McDonald’s, come direttore del progetto di gestione e sviluppo dei musei italiani con l’incarico di commercializzare il patrimonio culturale dell’Italia.