Tanti popoli, un'unica lotta!

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La situazione sociale nei paesi baschi è gravissima, il conflitto politico che i governi spagnolo e francese stanno alimentando in Euskal Herria sta distruggendo lo stato di diritto e le vite di migliaia, milioni di cittadini baschi, attraverso illegalizzazioni di partiti di rappresentanza popolare indipendentista e anticapitalista come Batasuna, Azion Nazionalista Vasca e il Partito Comunista delle Terre Vasche; moltissime associazioni culturali e politiche sia giovanili che popolari dichiarate "fuorilegge", accomunando "tutto" quello che parla di autodeterminazione e rispetto dei diritti del popolo basco al gruppo armato ETA e quindi attuando incarcerazioni selettive, praticando torture durante i regimi di incomunicazione ai quali sono sottoposti i compagni arrestati.
A tutto questo si sommano le chiusure di vari organi di stampa con la sospensione delle attività di informazione democratica attraverso il blocco di vari giornali, radio, canali televisivi. In poche parole in Euskal Herria, nel cuore dell'Europa democratica, c'è uno uno stato d'eccezione.

Appuntamenti:
- Venerdì 12 ore 18.30 in Piazza Duomo
- Sabato 13 Festa in solidarietà con il popolo basco

Approfondimenti:
- Indymedia euskalherria
- Murales per il popolo basco
- Leggi l'appello e aderisci.
- Dossier Paesi baschi

Cuore Nero ci riprova

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Ultimamente in quanto a razzismo e a rigurgiti fascisti non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Sicuramente le manifestazioni più spettacolari del "nuovo ordine" che sta strisciando per l'Italia sono sotto gli occhi di tutti immediatamente evidenti per chi avesse anche solo la voglia di guardare; di certo non servono capacità soprannaturali per capire che il clima è dei peggiori e che i peggiori ne approfitteranno.
Nonostante scismi, divisioni e, fortunatamente, proteste la vicenda della prossima riapertura di "cuore nero" riassume molto bene quello che sta succedendo in Italia in questo periodo.
I vari cuori neri sparsi per l'Italia costituiscono il livello immediatamente osservabile di una serie di fenomeni che per larga parte rimangono sommersi o, come nel caso delle assurde ordinanze (leghiste o non), vengono abilmente nascosti sotto gli occhi di tutti.
Il neofascismo esplicito, visibilmente organizzato è una malapianta che necessita di cure continue e di un adeguato humus istituzionale fatto di revisionismo, connivenza ed emergenze mobilitate quando fanno comodo.
In questo senso parlare di un singolo cuore nero non ha senso perché i centri di produzione del fenomeno sono molteplici.
Per restare sul concreto basti ricordare l' appoggio para-ististuzionale fornito dalle amministrazioni di Rho e Milano in occasione di concerti neonazisti, oppure la disponibilità di industriali, finanzieri o politici neri a creare lobbies oppure a fornire spazi o capitali per rinverdire i fasti del neofascismo lombardo.
Eppure anche qui, a questo livello, si rischia di non cogliere appieno la gravità del fenomeno i cui centri di produzione sono molto più diffusi e non tutti di matrice esplicitamente fascista, restano annidati nelle amministrazioni e in quella infame pratica del controllo metropolitiano che sposa perfettamente gli interessi di chi specula, di chi accoltella e di chi governa.
Allora sgomberi e vilipendio della memoria storica diventano funzionali alla pacificazione urbana necessaria perché si possa utilizzare la città e i suoi abitanti come "materia prima" per palazzinari.
Il colore dell'amministrazione c'entra relativamente poco poiché pratiche simili trovano le loro radici nell asfissiante Milano e nella defunta Bologna, nel razzismo nazi-padano cosi come sotto la maschera capitolina dell' "equidistanza" veltroniana poi superata in coerenza ideologica dal suo successore.
Proprio gli atteggiamenti di "equidistanza" mantenuti in spregio ai valori della repubblica fondata sulla resistenza costituiscono un altra tessera del mosaico: a roma dove è stata permessa la creazione dei primi semi del network di "casa pound", un altro dei piccoli motori dell' estrema destra italiana, che ha recentemente dato vita all'occupazione, di breve durata, di un cascinale nella campagna bresciana; o nella vergogna di vedere un comune di una città medaglia d'oro per la resistenza costituirsi parte civile in un processo contro degli antifascisti.
Forse questo ultimo atto spiega piu di mille parole dove nasca l' onda lunga del neofascismo italiano, non solo dalle curve nere o dai covi nazisti ma dall' interno delle stesse istituzioni per cui democrazia e memoria storica sono diventate soltanto un ingombro.

Antifascismo "De Corato" di denunce:
- 9 settembre [1] [2]
- Audio. Intervista ad Abo della Cascina Torchiera

Aggiornamenti:
- Nuove scritte in Via Bramante
- Rifatta in via Bramante la scritta "No justice no peace" - Foto
- Incredibile dopo 2 ore ricancellata la scritta in v.Bramante
- Dal presidio [1] [2] [3] Foto

Appuntamenti:
- 6 settembre ore 15.00 presidio in Piazza Cimitero Maggiore [1] [2]
- 2 settembre Assemblea cittadina
- 31 agosto presidio antifascista
- 30 agosto presidio antirazzista
- 27 Agosto assemblea antifascista

Rassegna Stampa:
- 9 settembre [1] [2] [3]
- 8 settembre [1] [2] [3] [4] [5]
- 6 settembre [1] [2] [3] [4] [5]
- [1] [2] [3] [4] [5]

Approfondimenti:
- Leggi la feature nero il cuore e marcio il cervello
- Nuovo asse tra forza nuova e gli hammer
- Cronologia e mappatura delle aggressioni fasciste in Italia

Chiudere Corelli

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La storia di come Milano sia potuta cadere così in basso non inizia di certo il 5 luglio ma questa data rappresenta un buon punto di partenza per capire quanto l' arroganza e l' avidità di pochi stia costando cara a molti.
Il 5 luglio 2008 i reclusi nel CPT di via Corelli entrano in sciopero della fame poichè questa è l' unica arma che gli resta per rivendicare tutta la dignità che gli è stata rubata. La goccia che fa traboccare il vaso è il mancato rimpatrio di un sudanese affetto da aids e diabetico.
Può sembrare assurdo che tutto questo nasca dalla volontà negata di tornare a casa, ma forse questo rende bene l' idea di quanto poco ospitali siano quei posti che ci ostiniamo a chiamare "centri di accoglienza".
L' assistenza sanitaria è insufficente o meglio le medicine probabilmente entrano nel cpt solo per sedare i detenuti come già notato nel cpt di Torino, il cibo è scarso e di qualità infame nonostante la croce rossa e le cooperative di gestione siano state annaffiate di soldi.
Le proteste all'interno vengono abitualmente soffocate a manganellate dalla celere, ma questo non basta nei cpt è anche possibile morire come bestie per le negligenze dell'amministrazione sanitaria, nessun problema, solerti deportazioni copriranno tutte le responsabilità del caso.
Ma il vero regno dell'assurdo sono le modalità di ingresso. Nei cpt ci sono persone, costrette a lavorare in nero, prelevate direttamente dal posto di lavoro. Persone in possesso di documenti regolari e rinchiuse perché ancora in attesa di un rinnovo. Persone rastrellate dai mezzi pubblici, braccate all'uscita del supermercato, colpevoli di un non-reato, colpevoli di essere sfruttate prima economicamente tramite il lavoro nero ed il caporalato poi politicamente in maniera che ovunque ci si possa democraticamente terrorizzare con la favola dell'uomo nero.
Ma tutto questo non basta ancora a spiegare lo schifo e la miseria, non bastano le orride cronache dei lager nostrani questo perché Corelli non è solo un luogo, Corelli è una condizione permanente come quelle che accomunava Said e Ion Cazacu, uccisi perchè la loro vita non valeva nemmeno un salario in regola o come quella di Adam Ioan massacrato di botte e poi carbonizzato dai propri datori di lavoro per ordire una truffa all'assicurazione.
Corelli è il flusso di quattrini che fà entrare nelle casse delle associazioni “umanitarie” prima fra tutte la Croce rossa, implicata direttamente nella gestione di buona parte dei CPT.
Ma non è ancora tutta perchè la faccia più infame di Corelli non sta a Milano, non sta nemmeno in Italia ma si nasconde in Libia da Gheddafi che da anni, grazie ai finanziamenti italiani gonfia carceri improvvisate nel deserto libico.

Aggiornamenti:
- Agosto in Corelli [1] [2] [3] [4]
- 11-07-08 transgender picchiato in Corelli - la denuncia - la querela dell'avvocato

Approfondimenti:
- Fuga da Tripoli
- mappa dei lager di Gheddafi
- capitolo del rapporto hrw sulle complicità di EU ed Italia nelle violazioni libiche
- rapporti attività Frontex
- Diario Corelli 2008

Liberté, Légalité, Fraternité

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Alla fine degli anni 70, a centinaia i protagonisti del conflitto sociale trovarono rifugio in Europa, in esilio da leggi emergenziali, condanne sommarie e carceri speciali, che colpirono in Italia oltre 40.000 attivisti.
Particolarmente in Francia, il Presidente Mitterand, rinnovando la peculiarità storica della "Francia terra d'asilo", si fece artefice di un editto che garantiva a costoro lo "status di rifugiati", in quanto riconosceva la natura politica agli esiliati italiani e il loro abbandono della lotta armata.
Il diritto d'asilo risiede nella notte dei tempi, è parte fondamentale della "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo", adottata dall'Assemblea dell'ONU il 10 dicembre 1948.
Tra questi Marina Petrella usufruiva dagli anni '90 di un regolare "permesso di soggiorno" che le ha consentito di lavorare 15 anni come assistente sociale ad Argenteuil, nella banlieue parigina dove non tutti accetterebbero di lavorare.
Dall'agosto 2007 Marina Petrella è in carcere in attesa dell'estradizione che dev'essere decisa dall'attuale presidente Sarkozy, incredula che un Paese con così antica tradizione di libertà possa venire meno alla parola data, per iscritto da un suo Presidente.
Allo spirito di "libertè, egalitè, fraternitè", al rispetto delle idee universali conquistate con il sangue patriota, fanno appello le migliaia di firme raccolte in Francia e in Italia contro l'estradizione di Marina Petrella.
Da due mesi Marina Petrella è stata trasferita in un istituto psichiatrico perché c’è la paura che si lasci morire pur di non ritornare in Italia, questo sarebbe una cosa in più di cui Sarkozy si renderebbe colpevole e che la Francia non gli perdonerebbe.

Aggiornamenti:
- Scarcerata Marina Petrella
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Appuntamenti in Francia:
- Ogni giovedì alle h 18.30 sulla piazza del centro Pompidou (Beaubourg), métro Rambuteau

Rassegna Stampa:
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Video:
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Approfondimenti:
- Il caso Walter Grecchi - Liberata in Francia Nathalie Menigon
- Lettera a Sarkozy
- Terrorismo di Stato

Parco giochi con pena di morte

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Certe abitudini sono dure a morire.
Per ogni stato, per ogni governo le olimpiadi sono state un palcoscenico per narrarsi nel migliore dei modi scopando sotto al tappeto abusi, repressione sfruttamento ed esecuzioni.Per pochi giorni tutto diventa pulito, sterilizzato ed efficiente, per un breve lasso di tempo ovunque si puntino i fari delle telecamere tutto ricorda Disneyland. Le olimpiadi cinesi non rappresentano un caso isolato; pressoché ogni olimpiade è stata preceduta da un ciclo di sfratti, di speculazioni immobiliari e, ovviamente da un accentuazione della deriva securitaria: ad Atene nel 2004 le olimpiadi costarono la ""rilocazione forzata" di 2700 rom, le olimpiadi di Atlanta prevedettero una serie dipolitiche di “clean up” che possono essere ben riassunte nei 9000 procedimenti giudiziari adottati per allontanare i barboni dalla città, e cosi ad nauseam.
Visti i precedenti il milione e mezzo di sfratti pechinesi stimato dal cohre non sembra roba nuova, cosi come non sembrano novità le detenzioni di dissenzienti ed attivisti.
Nonostante tutto questo le olimpiadi del 2008 sembrano travalicare la frontiera del grottesco, non solo per l'ovvia assurdità di promuovere sport e fratellanza in un paese che detiene il record di condanne a morte,non solo per il coinvolgimento dei cinesi nella repressione in Tibet e Darfur non solo per il nonsenso di un evento globale sottoposto alla più grande macchina censoria della storia dell'umanità, non solo per colpa dei cinesi.
Le olimpiadi, come già detto, sono una ribalta su cui, nel vortice del "mercato globale" ci si assicura una posizione d' onore per raccontare il solito vecchio stanco e triste soliloquio su quanto questo sia il migliore dei mondi possibili. La disinformazione diventa un arte raffinata ma spesso difficile da padroneggiare per la burocrazia cinese e allora, per noi, il soliloquio si trasforma in un teatro dell'assurdo in cui chiunque, comparandosi al “mostro cinese” ed enumerandone gli abomini si trasforma istantaneamente in un santo.
Per l'amministrazione USA l'occasione di spazzare Guantanamo, due guerre e le proprie sistematiche violazioni dei diritti civili sotto al tappeto era troppo ghiotta per non essere colta al volo.
Anche nel nostro piccolo ricordare la cattiveria dei cinesi ci permette di rassicurarci: nonostante la democrazia da queste parti non goda di ottima salute le sventure del prossimo ci possono offrire un seppur magro magro conforto. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per tutti quegli attori del capitalismo globale che hanno subappaltato in Cina le proprie attività per sfruttarne le vergognose leggi sul lavoro.
Le olimpiadi sono un teatro in cui ognuno otterrà quello per cui ha pagato: i cinesi avranno il loro giocattolone nazional-patriottico noi potremo rassicurarci di essere ancora una democrazia.
Quasi come se un un torto, confrontato con un sopruso, si trasformasse automaticamente in ragione.

Rassegna Stampa:
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