Obiettiamo gli obiettori

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L'attacco clericale, ormai pluriennale, alla L. 194 è un buon indicatore dello stato di crisi del libero pensiero nel nostro "belpaese".
La "moratoria" proposta dal neocon Giuliano Ferrara sulla L.194, paragandola alla precedente sulla pena di morte è assurda ed oscurantista.
Assurda poiché si configura in assoluta controtendenza rispetto alle politiche internazionali in materia.
Oscurantista poiché va contro le necessità della ricerca scientifica in ambiti importantissimi legati alla cura delle malattie genetiche.
A partire da questo stato di cose è importantissimo ribadire che la vita da difendere non può essere la vita "astratta" di un feto o di un ovocita da fecondare, non a discapito della vita reale, concreta di milioni di donne che hanno portato sul loro corpo i segni della dominazione patriarcale: stupri, violenze, aborto clandestino sono tutti figli della stessa madre; la volontà di nascondere l'asservimento della donna sotto il rassicurante manto della “famiglia naturale”.
Nella Lombardia formigoniana la quasi totalità delle istituzioni di cura è controllata direttamente o indirettamente dalla longa manus clericale; in questo scenario mettere in crisi il diritto all'interruzione di gravidanza significa ribadire,di fatto, un controllo clericale sulla sanità, con conseguente moltiplicazione degli introiti.
Essere contro l' orwelliana “revisione” della 194 significa reagire al soffocante clima di “tolleranza a senso unico” propugnato da quanti, da destra e da sinistra si attaccano all'abito talare per mendicare un pugno di voti in cambio di sigificative eccezioni legali quali esenzione dell' ici e 8x1000.
Ancor di più: essere per la libertà di scelta significa essere per la libertà di pensiero e per la vita. Non un astratta libertà di obiettare per far carriera ma la libertà, concreta, di poter disporre del proprio corpo e della propria vita.
Per questo il no alla moratoria sulla 194 rappresenta una battaglia per il diritto alla vita, quella delle donne.

Approfondimenti:
Intervista al collettivo mai state zitte

Prove tecniche di trasmissione

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Durante la giornata del 10 febbraio verranno svolti alcuni lavori di manutenzione sul server che ospita indymedialombardia.
Per poco quindi non sarà possibile pubblicare sul sito.
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IL teorema dei sovversivi

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50 anni di pena, questa la richiesta del pubblico ministero Fiordalisi per gli imputati del Sud ribelle. Siamo giunti alle battute finali del processo che si tiene a Cosenza e che vede coinvolte 13 persone, accusate a vario titolo di associazione sovversiva, ai fini di impedire l'esercizio delle funzioni del Governo italiano durante il Global Forum di Napoli e al G8 a Genova nel luglio 2001 e creare una più vasta associazione composta da migliaia di persone volta a sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato.
Dopo oltre 3 anni di udienze, il processo al Sud Ribelle, che vede imputati tredici compagni, tra cui molti attivisti di Cosenza, provenienti da diverse realtà di movimento, arriva al suo epilogo.
Il PM Fiordalisi sferra il suo colpo finale nel tentativo di tradurre i propri teoremi accusatori nei loro confronti in anni di galera.
Le pene vanno dai 2 anni e sei mesi ai sei anni. Per tutti gli imputati sono state richieste anche misure di sicurezza, da tradursi in libertà vigilata per periodi che vanno da un anno a tre anni.E' stato fatto nell'analogo processo di Genova , lo si vuole riproporre ora anche in quello di Cosenza. Gli scenari in cui sarebbe maturato l'impianto accusatorio elaborato dal "bravo" Fiordalisi, sono quelli delle giornate di Napoli e Genova nel 2001. I capi di accusa a carico dei tredici attivisti, dal sapore tragicomico e straordinariamente inverosimile perché si basano su una serie confusa di video, intercettazioni, email e testimonianze opportunamente risistemati e riformulati secondo un criterio accanitamente persecutorio - sono di cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio delle funzioni del governo, effettuare propaganda sovversiva e sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nel nostro Stato, sopprimere la globalizzazione dei mercati economici, alterare l'ordinamento del mercato del lavoro.
Ancora una volta "Nessun rimorso": come per Genova, così per Napoli non ci può essere alcun rimorso in chi ha tentato di opporsi al potere economico mondiale.

Aggiornamenti:
Chiesti 5.000.000 di euro per danni all'immagine

Appuntamenti:
- 1 febbraio incontro-dibattito con Haidi Giuliani e Silvia Baraldini
- 2 febbraio manifestazione nazionale a Cosenza |ascolta lo spot |Guarda il video

Rassegna stampa&comunicati:
[1][2][3] - Comunicato liberitutti

Approfondimenti:
Appello alla mobilitazione
Comunicato di Supporto Legale |English |Castellano |Deutsch
Comunicato sud ribelle

La casa era un diritto

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La mattina di martedì 29 gennaio 2008, si ripete per l’ennesima volta la minaccia di sfratto di un appartamento della casa occupata di Via dei Transiti.
Oggi ci troviamo di fronte a una legislazione che lascia lievitare liberamente i costi degli affitti, senza più vincolarli ad un reale valore della casa. A causa di questo è difficile far valere i propri diritti nei casi in cui ci siano comportamenti scorretti o illeciti da parte dei padroni di casa.
Ad aggravare la situazione ci hanno pensato le giunte comunali, che hanno decretato la fine della costruzione di edilizia pubblica e la svendita ai privati del patrimonio di appartamenti del Comune e dell'Aler, costringendo tutte le quote di mercato che usufruivano di questi alloggi ad entrare nel mercato privato: in questo modo si è determinato un aumento della domanda e un conseguente ulteriore incremento dei prezzi.
Sono sempre di più le famiglie italiane che chiedono la possibilità di avere una casa popolare, su 174 richieste presentate all'Aler da nuclei familiari solo 34 sono gli alloggi che saranno consegnati.
Le uniche iniziative che vengono presentate per tutelare le fasce a reddito più basso si trasformano a volte in burle dal sapore amaro.
Come ad esempio alcuni progetti di edilizia integrata dove aree comunali venivano cedute a poco a privati per la costruzione di complessi multifunzionali in cui delle parti, garantite da convenzioni, erano destinate a scopo abitativo con costi moderati. Una volta finite le costruzioni e ottenuto il risultato finanziario le convenzioni vengono dimenticate senza che il comune faccia gli opportuni controlli per esigerne il rispetto.
Lungi dal riguardare solo i privati la colpevole noncuranza dei comuni riguardo alla politica degli affitti tocca anche associazioni storiche come nel caso dell' anpi milanese di cui il comune ha messo in vendita la sede di via Mascagni.
Tra gli studenti pendolari di seconda cerchia si trasferiscono a Milano solo il 3,6% mentre ben il 36% auspicherebbe farlo. I giovani del Bel Paese vengono spesso bollati come mammoni rispetto ai coetanei europei, senza riflettere abbastanza sulle cause principali di questo fenomeno, ovvero i prezzi stellari dei posti letto, dei mutui, la mancanza di lavoro e il lavoro precario.
Gli isu, gli enti per il diritto allo studio a Milano sono cinque, ad oggi offrono complessivamente 3499 posti letto, abbastanza per coprire appena l'8% degli studenti fuori sede.
Per tutti gli altri studenti che cercano casa l'unica alternativa è il mercato privato, con prezzi in continua crescita, spesso in condizioni di sovraffollamento e quasi sempre in nero o con subaffitto da parte di uno degli inquilini.

Aggiornamenti:
Sgombero rinviato al 24 giugno
Presidio
e foto

Appuntamenti:
- Mercoledì 29 novembre ore 6.00 Presidio antisfratto

Approfondimenti:
- Dossier: Gli studenti e le loro necessità abitative
- Ricerca: Università Bicocca

Solidali et clementi

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Dagli scranni romani un applauso bipartisan si leva quando il Guardasigilli Ministro Clemente Mastella durante il discorso nel quale rassegnava le dimissioni, fra potere e famiglia il nostro sceglie italianamente la seconda. Ancor più roboante e all'unisono è la levata di scudi quando si erge a difensore del diritto alla giustizia, ma, beninteso, solo quella dei potenti.
In una ricostruzione che ha del surreale il senatore ceppalonico dipinge una innocente casta politica vittima di arditi complotti della magistratura.
Solidali e uniti quando vengono colti con le mani nel sacco; su questo nulla di nuovo, siamo ormai abituati a vedere come il politico, la magistratura, le sfere di comando militari, i gestori del dis-ordine pubblico, il potere palese o occulto, siano caste che si sorreggono e si proteggono a vicenda.
Quello che consideriamo singolare è come tutta questa solerzia garantista si trasformi in livore repressivo qualora la vittima delle attenzioni giudiziare non sia un pari-casta.
Allora spuntano fuori le leggi fasciste, i teoremi costruiti ad arte, denunce e querele come se piovesse, e dove non arriva lo Stato ci pensano le fonderie, la diossina, le holding economico-criminali che per moltissimi oramai sono sinonimo di Stato.
Si parla di giustizia, ma sia chiaro che nel 2008 in Italia la giustizia è solo un lusso per pochi come testimoniano le incommentabili nefandezze verso chi dalla casta è realmente colpito;colpito dai loro abusi di potere, dalle indagini costruite, dai loro codici fascisti, fino ad arrivare ai morti sul lavoro, alla precarizzazione della vita ed alla morte della speranza.
Sempre, ancora nel 2008,la casta e tutto il suo indotto sembra avere bene imparato la lezione del mutuo soccorso.
Prova ne sia l' ennesimo moto di indignazione quando i soliti "cattivi" dei centri sociali sono stati ritenuti responsabili del gesto di stizza del pontefice.
La corsa al soccorso del potente è la disciplina più praticata al mondo quindi nulla di stupefacente nei fatti che si sono succeduti alla cacciata di Ratzinger dalla Sapienza: un accordo sostanzialmente miracoloso di tutto l’ arco costituzionale. Lo stesso dissenso diventa sinonimo di violenza indipendentemente dai modi scelti per manifestarlo.
Da questo possiamo rilevare quanto il discorso politico in Italia sia involuto in uno stato di cose che prevede il reato di lesa maestà e la censura sistematica delle fonti non allineate

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