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ARGENTINA |
24/12/2003 |
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QUE SE VAYAN TODOS |
Di fronte alla crisi del sistema neoliberista, che produce una crescente instabilità globale, da Porto Alegre (sede del Forum Sociale Mondiale) a Buenos Aires, questo documento di Indymedia coglie i germi di alternative sperimentali a quella crisi, che hanno come obbiettivo la costruzione di un mondo attraversato da nuove relazioni sociali e politiche.
Da Seattle (terzo ministeriale dell'OMC) in poi, milioni di persone si sono unite per lottare contro la globalizzazione delle multinazionali, prendendo coscienza della crisi del sistema del commercio internazionale e delle sue principali istituzioni e organismi: OMC, FMI, BM e G8.
L'Argentina è stata la vittima più eclatante di quello che in questo video viene definito "the market fundamentalism", il fondamentalismo del mercato. Un dogma composto di spinte alla privatizzazione, azzeramento dello stato sociale e inasprimento delle disparità sociali che è riuscito a mettere in ginocchio l'economia di un paese fino a pochi anni fa considerata tra le più solide al mondo.
Il documentario prende il via da una panoramica su questa nuova forma di fondamentalismo toccando i temi della sovranità alimentare, della biodiversità, del free-software e delle nuove guerre per poi addentrarsi nel complesso arcipelago dei movimenti argentini.
Scambi non monetari (trueque), ovvero reti di baratto diffuso in tutto il paese, assemblee popolari, esperienze di autogestione, picchetti di ostruzioni delle grandi vie di comunicazione del paese, scioperi.
Il conflitto interno argentino dimostra come un popolo intero possa ribellarsi e trovare forme di resistenza allo strapotere distruttivo del mercato e come quest'ultimo, indifferente ad ogni apparenza di democrazia, quando si sente messo in discussione non conosce altre risposte se non la violenza e la repressione.
Questo video è stato girato e prodotto da mediattivisti della rete globale di Indymedia durante una carovana da Porto Alegre all'Argentina che aveva come obbiettivo quello di rafforzare la rete di media indipendenti in America del Sud e dare una copertura approfondita delle dinamiche sociali e delle pratiche politiche in sperimentazione in questi paesi. |
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PIQUETE PUENTE PUEYRREDON |
20/01/2004 |
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PIQUETE PUENTE PUEYRREDON |
Il 26 di giugno del 2002 nel cono urbano bonairense, afflitto dalla miseria e dalla fame che sono il risultato della esclusione sociale e
economica alla quale è costretta più dei due terzi della popolazione del
paese, le differenti organizzazioni politiche dei lavoratori disoccupati
iniziano una massiccia mobilitazione.
Mille di loro stavano tentando di bloccare la principale via di accesso
alla Capital Federal: il Puente Pueyrredon, che passa sopra il corso del
fiume Riachuelo, frontiera geografica tra la periferia e la città di Buenos
Aires. Il ponte era presidiato da un operativo formato dalle tre forze di
polizia: Prefettura Navale, Gendarmeria Nazionale e la Polizia della
provincia di Buenos Aires.
Il governo nazionale e provvisorio del presidente Duhalde aveva
annunciato dalle due settimane prima del blocco del ponte la sua
decisione di impedire chiunque si sarebbe messo al di fuori della legge,
interrompendo la normale circolazione del traffico. Mentre sui media si
annunciava l'ennesima visita della inviata del Fondo Monetario
internazionale per analizzare la situazione argentina, si montava
simultaneamente una campagna per nascondere la protesta sociale.
Quando i disoccupati iniziarono a confluire sul Ponte dai vari distretti
vicini e lontani del sud della città le forze dell'ordine attuarono un
repressione feroce, che si concluse con arresti di massa, cento feriti tra
proiettili di gomma e piombo, fermi e perquisizioni illegali, e l'assassinio di
due piqueteros: Darío Santillán y Maximiliano Kosteki, entrambi giovani
sui vent'anni.
Questo video, che contiene un'intervista esclusiva a Darío Santillán del
febbraio dello stesso anno (nella quale spiega i motivi della sua militanza,
argomentando aspetti diversi dell'identità "piquetera") mostra anche
immagini riprese direttamente durante il giorno del massacro, che
servirono sul momento per svelare la strategia del governo e la campagna
della stampa ufficiale intono a una supposta "violenza piquetera", e che
serve oggi come prova nella causa giudiziale intentata contro gli atti
criminale dello stato argentino.
In questo filmato si racconta anche la dimensione concreta che
assume il lavoro dell'MTD Annibal Veron, il movimento dentro al quale
militavano Darío e Maxi, quando arriva a generare dentro le favelas
argentine uno sprazzo di speranza e di solidarietà, coscienza e politica, nel
mezzo della crisi sociale e economica più pesante di tutto il sud america. |
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